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Autore: ferao    20/06/2013    11 recensioni
– È un procione.
– … eh?!
[Scritta per i Prompt Days di Pseudopolis Yard!]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Molly Weasley Jr, Percy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve'
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Nota: questa storia è stata scritta per i Prompt Days di Pseudopolis Yard. Passate a trovarci, è un belllissimo forum!
Ho inserito la storia nella serie "Una brezza lieve", ma non è legata ad essa. L'unica cosa che dovete sapere è che Ted Lupin e Molly Weasley jr sono coetanei.
Il prompt che ho sviluppato è "procione". Aggiungo a questo punto che IO non ho assolutamente nulla contro i procioni, anzi li trovo adorabili; è Molly che, beh, è un tipo strano. XD

Buona lettura!






Piccoli problemi di Patronus




Quel giorno, la giovane Molly appariva più pensierosa del solito. Doveva essere colpa della tensione, pensò Percy: ricordava bene cosa significasse essere in procinto di iniziare il settimo anno di Hogwarts, sentire su di sé la responsabilità degli ultimi mesi di scuola e la prossimità della vita da “adulti”. Non era stato facile neanche per lui, figuriamoci come poteva sentirsi la sua piccolina in proposito.
– Ehi, – interloquì allora, avvicinandosi al divano dove Molly era sprofondata, – va tutto bene?
La ragazza non rispose subito; continuò a fissare il vuoto davanti a sé per qualche secondo, poi inspirò profondamente. – Ho qualcosa che non va, papà.
– Ti senti tesa per la scuola? O una cosa del genere?
– No… sono io. C’è qualcosa di sbagliato in me. – Sospirò in maniera teatrale. – Non sono normale.
Percy sbuffò per non mettersi a ridere. Dubitava fortemente che la sua ormai-non-più-tanto-bambina non fosse più che normale, anzi, era persino troppo normale se si considerava il bagaglio genetico dei suoi genitori; comprese però che doveva essere successo qualcosa di grave, se Molly parlava così, quindi si accomodò sul divano accanto a lei e le passò un braccio attorno alle spalle.
– Coraggio, – le disse, – dimmi tutto.
Come quando era piccola, Molly gli si rintanò contro prima di iniziare a parlare. – Ieri sono andata con Ted da zio Harry, per le ripetizioni di Difesa – esordì. – L’ultima volta ci aveva spiegato la teoria dell’Incanto Patronus, e volevamo provare a farlo in pratica.
– Ottima cosa.
– Insomma. – Molly si accoccolò ancora di più. – L’abbiamo provato un sacco di volte, e alla fine siamo riusciti persino a evocare due Patroni corporei.
– Ma è magnifico! – Percy le strinse una spalla e le sorrise. – È un incantesimo difficilissimo, riuscire a farlo con così poco allenamento è…
– È un procione.
– … eh?!
Molly alzò lo sguardo desolato su suo padre, il quale, da parte sua, non aveva avuto l’accortezza di nascondere il proprio stupore. – Un procione, pa’ – ripeté, – uno schifosissimo procione. Il mio Patronus è un procione.
Si staccò da Percy e incrociò le braccia, tirando su col naso. Il padre sbatté le palpebre, perplesso: sua figlia era depressa per via di un Patronus? Tutto lì?!
– Molly, – disse, – non sarai davvero triste per una sciocchezza simile, vero?
La ragazza gli scoccò un’occhiataccia degna di lui. – Chiamala “sciocchezza”! – esclamò. – Zio Harry dice sempre che dal Patronus di qualcuno si ottengono indizi sulla sua personalità, i suoi sentimenti, il suo essere… Lui ha un cervo, Ted ha un lupo, e io ho un fottutissimo procione!
Si alzò in piedi e si allontanò dal divano, furiosa, mentre le lacrime iniziavano a premere per uscire. Perché suo padre non capiva come si sentisse? Perché non si rendeva conto che lei avrebbe dovuto convivere per tutta la vita con quella orribile realtà? La sua personalità era rappresentata da un roditore, da un animale inutile, senza alcuna importanza o valenza simbolica: come poteva considerare tutto ciò una “sciocchezza”?
Sentì Percy alzarsi a sua volta dal divano e raggiungerla. – Ascoltami, Molly.
– Perché? Tanto tu non mi capisci.
– Ascoltami e basta. E guardami mentre ti parlo.
Molly si voltò e si sorprese: suo padre sembrava furibondo almeno quanto lei. Che diavolo…?
– Ricorda quello che sto per dirti: zio Harry non ha sempre ragione – sbottò, categorico. – Magari zia Ginny e nonna Molly prendono le sue parole per oro colato, e magari lo fa anche Ted, ma tu sei mia figlia, quindi ricordati che zio Harry non ha sempre ragione.
– Che cos…?
– Lui dice che i Patroni definiscono la personalità? Beh, lascia che ti dica io una cosa: lui non ha finito la scuola, io sì, e io ti dico che l’idea del collegamento tra Patrono ed anima è una solenne cavolata. Non ci sono prove, né studi, né niente a fondamento di questa teoria, e il fatto che Harry Potter la ripeta a chiunque voglia ascoltarla non la rende vera. È…
– Pa’, ho capito – lo fermò Molly, preoccupata. – Smetti di urlare, per favore.
Percy si riscosse. Si rese conto solo in quel momento di aver alzato la voce e si calmò, prendendo un grosso respiro. – Ad ogni modo, – ribadì, stavolta con più calma, – non voglio più sentire certe idiozie sui Patroni. Sono solo animali. E un procione è un animale come tutti gli altri, anzi, è anche più carino di altri.
– … d’accordo.
– Non farti deprimere dalle idiozie di Harry.
– Okay.
– E…
Ho capito. Depressione passata.
Percy annuì, poi se ne andò a lunghi passi, lasciando Molly sola e ancora sconcertata dallo scatto di suo padre. Era strano che se la fosse presa così, come se fosse stato punto sul personale…
– Parlavate forse di Patroni?
Molly si voltò verso sua madre. – Già – sbuffò. – E papà se l’è presa un sacco.
Audrey sorrise. – Capisco – commentò.
– Non vorrei… non l’ho fatto arrabbiare io, vero?
– Oh, no, tranquilla. – La donna prese sua figlia sottobraccio e seguitò a ridacchiare. – Fa sempre così, da quando ha scoperto che il suo Patronus è una puzzola.
 
 




   
 
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