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Autore: Luna Argento    20/06/2013    0 recensioni
"...Il ragazzo allora avvicinò il volto a quello di lei, lasciandole un piccolo, dolce bacio sulle labbra. Quando si ritrasse, il cuore di lei batteva all’impazzata.
“E questo?” chiese lei in un sussurro, mentre portava una mano alle labbra che sembrava bruciassero.
“Questo…è la Realtà dei Sogni” rispose lui, con fare misterioso..."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano passati diversi giorni da quella magica notte e Kate si sentiva al settimo cielo. D’un tratto, il dover vivere in quella fattoria non le dispiaceva più, e pensò di chiedere ai suoi genitori di venire a vivere in quel posto con lei, una volta finita la missione.
Scese veloce le scale per scendere in salone, era mattina e quel giorno indossava il suo vestito verde ed una giacca chiara, dato che l’autunno si faceva sentire. Trovò James e suo padre ad attenderla, il primo che accendeva il camino ed il secondo seduto su una poltrona.
Fuori dalla finestra, si udì un tuono rimbombare in lontananza.
“Che tempaccio..” borbottò Kate una volta scese le scale.
“Capita.” rispose subito Tom alzando le spalle.
“Hai paura dei fulmini?”  chiese James guardandola con aria dispettosa.
“Certo che no!” rispose lei convinta, fingendosi offesa.
Dopo poco lui sorrise, ed anche lei fece lo stesso. Spesso restavano a guardarsi senza dire nulla, con la semplice consapevolezza di appartenersi.
C’erano state altre notti passate insieme, di nascosto, a fare l’amore e coccolarsi, come se l’uno non potesse fare a meno dell’altra, in un turbinio di emozioni incontrollabili.
Fu proprio pensando all’ultima notte che James si scottò un dito toccando del carbone bollente.
“Ahia!” esclamò ficcando subito il dito in bocca, maledicendosi per quei pensieri in quel momento inopportuni.
“Stai attento ragazzo, se non vuoi arrostirti le dita!” borbottò Tom con aria quasi divertita.
“Vado in cucina a metterlo sotto l’acqua..” mormorò lui allontanandosi.
“Ti faccio compagnia!” disse subito Kate ridacchiando, seguendolo.
Tom sapeva che quello era solo un pretesto per stare da soli, ma per il momento continuò a far finta di nulla limitandosi a sorridere vedendoli sparire dentro la cucina.
Appena Kate entrò in cucina la prima cosa che fece James fu prenderla tra le braccia e baciarla con passione, lasciando la ragazza allo stesso tempo intontita e meravigliata.
“Credevo di impazzire se non ti avessi baciata subito..” mormorò lui mentre le loro labbra ancora si sfioravano. La sua voce era sensuale ed invitante, come il suo sguardo.
“James..” sorrise ricambiando il suo sguardo “non dirmi che ti sei bruciato apposta..”
“No no, mi sono distratto pensando a te questa notte, sotto le lenzuola..” le sussurrò all’orecchio, malizioso.
Lei rabbrividì e lo strinse a sé, fissandolo “ma cosa combini…allora se ti dico che ho in mente stasera ti bruci anche il resto della mano…” disse lei, misteriosa.
“Cosa?” chiese subito lui allentando la presa.
“Non te lo dico, sarà una sorpresa..” mormorò lei maliziosa al suo orecchio, dandogli un piccolo morsetto.
Lui rabbrividì, tornando a stringerla forte a sé “sei una strega” le disse con un sorriso.
“Lo so” ammiccò, lasciandosi andare in una piccola risatina, portando indietro il collo candido.
Al gesto di Kate James subito ne approfittò per riempirla di baci, facendo nel frattempo scendere le sue mani sui fianchi di lei: dopo poco, senza preavviso, iniziò a farle il solletico.
“No fermo!” esclamò lei che già rideva contorcendosi.
“Eddai dimmelo!” disse lui senza demordere.
“Nooo..così non vale!” Kate non riusciva quasi a parlare per quanto rideva.
 
Mentre i due scherzavano in cucina, qualcuno bussò alla porta d’ingresso. Inarcando un sopracciglio, Tom si alzò dalla sua comoda poltrona per andare ad aprire.
“Non aspettavo visite…Chi è?” chiese lui alzando la voce.
Nessuna risposta.
“Forse mi sono sbagliato..” mormorò l’uomo con aria confusa grattandosi il mento.
Qualcuno bussò ancora.
“Ma allora…Chi diavolo è?” chiese ancora una volta raggiunta la porta, ma non ottenne ancora risposta.
Decise di accostare la porta, prendendo da una teca il suo fucile da caccia. Magari è il postino, si disse, oppure non era stato sentito. Mentre posava la mano nella maniglia, il cuore iniziò a battergli più forte, e puntò il fucile verso la porta, pochi secondi prima di aprire.
“Chi è? Ho un fucile..” disse un secondo prima di aprire.
Nessuno.
Tom rimase sorpreso, eppure aveva sentito bussare due volte: possibile che non c’era nessuno?
Uscì di casa guardingo, con il fucile in mano, prendendo la mira verso un punto indistinto del cortile.
Poi, qualcuno sparò.
 
Nell’udire lo sparo, James e Kate restarono immobili. Il ragazzo conosceva bene il rumore del fucile del padre, e quello sicuramente non lo era. Dentro di lui iniziò velocemente a stabilirsi una terribile paura.
“Era uno sparo quello?” disse la ragazza allarmata muovendosi verso il salotto.
“Ferma! Resta qui, andrò a vedere io..se non torno subito scappa” la voce di James era piena di preoccupazione.
“Ma che dici?!” esclamò lei con gli occhi lucidi “i miei hanno detto che qui non mi avrebbero trovata..” mormorò poi, mentre l’amara consapevolezza si faceva strada nella sua mente.
“Ti prego, fa come ti ho detto…fidati di me” disse lui guardandola negli occhi implorante.
Quando Kate annuì con gli occhi lucidi, lui era già in salone.
In piedi al centro della sala c’erano tre uomini vestiti di nero, con delle maschere in volto: Kate glieli aveva descritti come esponenti dell’Organizzazione. Gli si gelò il sangue non vedendo suo padre, e quando uno di loro gli puntò la pistola addosso cerco di mantenere la calma il più possibile.
“Dov’è?” chiese uno dei tre uomini. Aveva la voce grave, profonda.
“Chi? In questa casa viviamo solo io e mio padre..”
“Non abbiamo voglia di giocare ragazzo, sarebbe meglio che collaborassi..” disse l’uomo avvicinandosi.
“Andatevene, qui non c’è nessuno!” esclamò James con più convinzione, stringendo i pugni.
“Non ci aiuti così, vorrà dire che cercheremo noi..” sibilò l’uomo, mentre anche gli altri due si avvicinavano, muovendosi alle sue spalle.
Senza neanche il tempo di reagire, il ragazzo subì un forte colpo alla nuca che lo fece finire a terra, svenuto. L’ultimo suo pensiero fu nitido e preciso: Kate.
 
Kate aveva sentito tutta la conversazione, poi un tonfo sordo le fermò il cuore per qualche istante, capendo che si trattava di James. Sarebbe voluta correre da lui, ma le sembrò una cosa molto stupida, dato che lui le stava dando il tempo di fuggire.
Silenziosa allora scivolò verso la porticina che dava su un'altra uscita, vicino all’aia. Una volta fuori, dopo aver controllato se c’era qualcuno, corse più veloce che potè verso la stalla, nel retro della fattoria. Spalancò la grande porta di legno con difficoltà, ed i cavalli nitrirono sentendo la sua paura, ma uno di loro invece rimase immobile, quasi si aspettasse il suo arrivo: BlackDragon.
Kate si avvicinò a lui velocemente prendendo una sella ed una volta aperto il box posò una mano sulla guancia del cavallo.
“Black, tu sei il più veloce ed ho bisogno di te…” mormorò al cavallo mentre lo sellava “devi aiutarmi a fuggire”
L’animale si mostrò quasi orgoglioso mentre la ragazza salì in sella, dopo tanto tempo che nessuno lo cavalcava, e batte sul pavimento con gli zoccoli, impaziente di correre.
Bastò sfiorargli con i talloni i fianchi per farlo partire, e veloci uscirono dalla stalla, verso la prateria.
Kate all’inizio rischiò di cadere tale era la forza del cavallo, che con i suoi movimenti era leggero e pesante allo stesso tempo, quasi più veloce della pioggia che iniziava a scendere.
Il cielo era grigio, l’aria fredda, ma Kate non si lasciava impressionare. Corsero veloci senza guardarsi indietro, verso la foresta, mentre il rumore di un fuoristrada iniziò a farsi strada nelle orecchie della ragazza.
Era nero e lucido, un po’ confuso dalla pioggia che si faceva più fitta, e Kate strinse forte le redini mentre spronava Black, lanciati in un galoppo sfrenato. Le facevano male le gambe, ma doveva resistere. La foresta era vicina, ed una macchina di quelle dimensioni non sarebbe riuscita a passare tra gli alberi alti e resistenti.
Gli ultimi cento metri furono interminabili. Sentiva i fari alle sue spalle sempre più vicini, e la pioggia la accecava, accompagnata da lampi che incombevano su di lei.
Quando finalmente raggiunsero il limitare della foresta era stremata dallo sforzo di restare in sella, e Black saltò per evitare un grosso tronco caduto di fronte a loro.
Quando toccarono di nuovo terra, Kate ringraziò con la mentre la madre di James, per aver allevato così bene quel cavallo, e poco dopo udì la violenta frenata dell’auto, che andò comunque a sbattere contro il tronco, fermando così la sua corsa.
Quando Black rallentò, continuando ad inoltrarsi nella foresta, Kate decise che era un buon momento per svenire. Prima di chiudere gli occhi, sfinita dalla prepotente realtà, il suo ultimo pensiero fu James.
  
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