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Autore: pillina28    20/06/2013    8 recensioni
Eva: 21 anni,studentessa di psicologia per passione e cameriera in un locale notturno per necessità. È una ragazza bella,solare,timida e sognatrice e ciò che più vorrebbe dalla vita sarebbe un po’ di serenità e….di Amore.
Diego: 34 anni,ricco imprenditore a capo di una catena di alberghi di lusso. È ricco e dannatamente bello,circondato sempre da donne bellissime e di classe,con cui ama divertirsi senza mai impegnarsi con nessuna.
Cosa succederebbe se i due si incontrassero? Se lei fosse in difficoltà e la sua unica speranza fosse accettare l’aiuto di uno sconosciuto? Un uomo che in cambio del suo aiuto vuole solo una cosa: Lei
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Un ricatto per averla: “ti aiuterò, ma in cambio tu sarai mia.. fino a quando non ne avrò abbastanza di te,mi apparterrai!”
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POV: Diego. “Mi aveva colpito dal primo sguardo,dal primo momento che i miei occhi avevano incrociato i suoi,cosi verdi e luminosi.
L’avevo vista e il mio corpo non aveva più risposto ai miei comandi. La volevo. Volevo lei… Eva.. lei era il mio peccato e io il peccatore che avrebbe usato qualunque mezzo per averla al suo fianco,anche un ricatto.”
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2 : angelo custode o diavolo tentatore?
 
Pov: Eva.

 
Mi faceva male la testa.
Questo era stato il mio primo pensiero coerente.
Cercai di risvegliarmi dal torpore che mi avvolgeva,provando ad aprire le palpebre.
Dopo diversi tentativi riuscii a schiudere faticosamente i miei occhi,costatando che avevo male alla faccia e mi sentivo ancora stanca.
Cercando di allontanare la nebbia che avvolgeva il mio cervello, sollevai lo sguardo e la prima cosa che vidi fu un soffitto bianco. Normale direte voi.
Bè diciamo che non è proprio cosi. Il soffitto della mia casa è ingiallito dal tempo e ci sono varie macchie di muffa,a causa di alcune infiltrazioni del tetto. Questo soffitto invece è bianco. Assolutamente bianco e pulito.
Feci leva sulle braccia e,appoggiandomi sui gomiti,mi guardai intorno,costatando che decisamente non era casa mia. E soprattutto non era la mia camera.
La stanza dove mi trovo è grande,con una bellissima vetrata,contornata da tende sontuose,che lasciano entrare i raggi del sole,illuminandola a giorno. Di fronte a questo letto,che mi accorgo essere matrimoniale con delle deliziose lenzuola bianche a fiorellini verdi,c’è una grande libreria; al lato destro del letto invece c’è un piccolo armadio a due ante e una specchiera.
La domanda era: dove mi trovo?
Cercai di pensare a quello che era successo la sera precedente,ma il mal di testa non mi aiutava a concentrarmi.
Pian piano riportai alla mente dei flash: un bellissimo sconosciuto dagli occhi dorati aveva invaso per tutta la sera i miei pensieri,distogliendo la mia concentrazione da tutto il resto. E poi.. poi ero andata nell’ufficio del capo e..
Mi bloccai,gelata dai miei stessi pensieri.
Riportai alla mente le parole disgustose rivoltemi dal capo,le sue mani che mi accarezzavano,che mi stringevano strappandomi la camicetta e..gli schiaffi che mi aveva dato sul viso. E poi la fuga. Ero fuggita più veloce che potevo per allontanarmi da quel viscido bastardo prima che si riprendesse, che potesse riacciuffarmi e finire ciò che aveva cominciato. Rabbrividii mentre ricordavo la paura che avevo provato mentre correvo lontano dal locale. Ma la mia fuga era stata interrotta da lui. Il bellissimo sconosciuto che per tutta la sera mi aveva osservata,turbandomi ed..eccitandomi,era lì davanti a me. Ero ancora frastornata e terrorizzata e lui aveva cercato di calmarmi,stringendomi tra le sue braccia forti e finalmente mi ero sentita a casa. Protetta e ..amata(?)
Era stata una sensazione bellissima,non avevo mai provato quel senso di fiducia verso un’altra persona,uno sconosciuto per di più. Ma con lui mi ero sentita finalmente in pace,lontana dal terrore,come se tra le sue braccia niente e nessuno avrebbe potuto farmi male.
Da li il nulla. Probabilmente ero svenuta per lo stress e la stanchezza.
Ma ora? Dove mi trovavo? Quell’uomo aveva permesso al mio capo di raggiungermi? Di portarmi via?
Tremavo al solo pensiero.
In preda al panico,cercai velocemente di scendere dal letto e mi bloccai quando,una volta in piedi,mi resi conto di non indossare più i miei vestiti ma una maglia nera da uomo,decisamente grande.
Frastornata,non mi resi subito conto che qualcuno aveva appena bussato alla porta e,prima che io potessi fare qualsiasi cosa,essa si apre e appare il viso del mio salvatore.
- è lui.. mi ha aiutata lui. Non mi ha abbandonata!- pensai emozionata,tirando un respiro di sollievo.
Si avvicina lentamente sorridendomi e il suo sorriso in qualche modo mi rassicura.
 
<< come ti senti piccina?>> mi chiede gentilmente,con quel nomignolo dolce che mi fa arrossire come una bambina.
Dannazione a me! Che figura ci facevo ad arrossire cosi?!
Lui allargò ancora il suo sorriso,come se fosse conscio dei miei pensieri.
<< spero tu ti senta meglio.. mi hai fatto davvero spaventare ieri,non sono riuscito a svegliarti,dovevi essere esausta…>> adesso mi scrutava attentamente,serio,facendo passare il suo sguardo sul mio viso,che non doveva essere un bello spettacolo,visto il male che sentivo.
Istintivamente mi avvicinai alla specchiera  per osservare cosa avessi,ma quello che vidi mi lasciò per un momento senza fiato.
Avevo la metà sinistra del viso viola, dallo zigomo al mento e, il labbro superiore era parecchio gonfio.
Rimasi immobile mentre pensavo a quello che avrebbe potuto farmi se solo non fossi riuscita a fuggire.
All’improvviso nel riflesso apparve il volto del mio angelo custode,che mi fissa serio.
<< devi dirmi chi è stato a farti questo piccola.. merita una punizione!>> disse duro.
Mi voltai verso di lui e dissi la prima cosa che mi venne in mente.
<< mi hai salvata… grazie,davvero>> sentivo gli occhi lucidi, ma non volevo piangere davanti a lui.
<< ei piccola, va tutto bene,non è certo colpa tua se qualcuno ti ha fatto del male. E sono contento di essere stato li quando avevi bisogno. Davvero. Quindi non ringraziarmi… >> si interruppe per un attimo e poi,come colto da un pensiero improvviso dice << sai non so neanche il tuo nome piccina.. io sono Diego>> e mi fa un sorriso,che io ricambio nonostante il dolore alle labbra.
<< io…  Sono Eva>> dissi timidamente.
Lui fece una risatina << sembri più un angelo..  che una peccatrice piccina..>> mi prese in giro sorridente.
<< perché non ti fai una bella doccia adesso? Cosi ti rinfreschi un pochino. Il bagno è quella porta bianca sulla destra,un po’ nascosta. Fai come se fossi a casa tua e,quando sei pronta,scendi le scale in fondo al corridoio e ti ritroverai nel salone. Ti aspetto li.>>
Detto questo,se ne andò velocemente dalla stanza,facendomi l’occhiolino,prima di chiudere la porta.
Avvampai. Non riuscivo a controllare il battito cardiaco,che era a mille.
Era l’uomo più bello che avessi mai visto,un angelo custode un po’ tenebroso,a cui dovevo la vita.
E il solo guardarlo mandava in tilt il mio corpo e la mia mente. Ero totalmente in balìa dei suoi occhi,del suo sguardo cosi destabilizzante.
Cercando di riscuotermi da questi pensieri mi diressi in bagno dove feci una doccia rilassante.
Cercai di lavare via la sensazione di sporco che mi sentivo a dosso,cercai di cancellare la paura che avevo provato,di annebbiare un po’ il ricordo di quel terribile momento.
Ero salva.
Ero al sicuro.
Nessuno mi avrebbe fatto più male,perché c’era lui.
Con animo più leggero,fini di farmi la doccia,indossai un accappatoio che avevo trovato dietro la porta e mi asciugai un po’ i capelli.
Uscita dal bagno,ancora in accappatoio cercai i miei vestiti del giorno prima,ma trovai sul letto un paio di pantaloncini di una tuta da uomo e una felpa nera,anch’essa da uomo.
Non avendo altro li indossai velocemente.
La felpa era molto grande mi arrivava a metà coscia ma fortunatamente nascondeva bene il seno sodo,privo di reggiseno.
Anche i pantaloncini erano più lunghi del normale, ma in qualche modo stavano su senza cadere.
Dopo un’ultima occhiata allo specchio,dove appurai che di certo non assomigliavo ad una fotomodella ma ero comunque presentabile,mi diressi verso il corridoio e poi giù per le scale come mi aveva detto lui. Diego.
Avevo il cuore a mille, non mi era mai successo. Avrei tanto voluto essere più carina davanti a lui,ma purtroppo i vestiti abbondanti e il grosso pesto in faccia,senza un poco di trucco e con i capelli ricci,sparati in tutte le direzioni,mi davano l’aria da bambina sperduta. Sospirai. Purtroppo non potevo farci nulla.
Cosi mi feci forza e finii di scendere i gradini che conducevano ad un ampio salone,grande quasi quanto tutto il mio appartamento.
Rimasi a bocca aperta,mentre rimiravo i mobili di legno scuro sicuramente molto pregiati e antichi,il divano ad angolo di pelle nera,lo splendido lampadario a gocce al centro della stanza e il magnifico tavolino con strutture in legno come il resto del mobilio,ma con un ripiano in cristallo. Spettacolare.
Ma la cosa che più mi piaceva aldilà di tutto quel lusso erano le due grandi finestre che si affacciavano su un giardino enorme,ricco di siepi ed alberi fioriti.
Un vero paradiso insomma.
Mi avvicinai alla vetrata, affascinata da quel posto cosi unico e,non mi accorsi che qualcuno mi era giunto alle spalle finché una voce carezzevole giunse al mio orecchio << ti piace ciò che vedi piccina?>> mi sussurrò piano.
Sobbalzai. Era cosi vicino che il cuore mi batteva all’impazzata. Sentivo il suo respiro sul collo,le sue mani sui miei fianchi,il suo profumo che mi riempiva le narici.
Era un odore buonissimo,di limone e menta,con un qualcosa che era solo suo e che mi faceva girare la testa.
Mi voltai lentamente e alzai lo sguardo verso di lui,che dispiaciuto si scusò per avermi fatto spaventare.
<< pensavo mi avessi sentito arrivare,piccina>> disse mentre io lo guardavo negli occhi imbambolata.
Annuii solamente e non replicai mentre lui mi sorrise e mi fece cenno di sedermi con lui al tavolo,mentre entrava una signora sulla cinquantina con un carrello con caffè,marmellata,fette biscottate ed altre leccornie.
Si avvicinò,presentandosi come Lucia,la governante e mi versò del caffè. La ringraziai e lei dopo avermi sorriso e dopo aver servito anche Diego,scomparve velocemente dalla sala.
<< senti..>> cominciò lui mentre lo sorseggiavo lentamente, portando il mio sguardo sul suo viso << so che non è facile..ma vorrei che mi raccontassi ciò che è successo ieri sera. Eva è importante,non puoi permettere a chi è stato di farla franca. Devi denunciare per il tuo bene e per quello di altre ragazze che potrebbero trovarsi nella tua stessa situazione.>>
Aveva parlato lentamente come se temesse di spaventarmi,ma io sapevo perfettamente cosa andava fatto. Cosi gli raccontai cos’era accaduto senza tralasciare nulla,dalla chiamata nell’ufficio del capo,alle parole che mi aveva rivolto,agli insulti,alle sua mani su di me,fino agli schiaffi e al calcio che mi aveva aiutato a fuggire.
Lui ascoltò attentamente,mentre il suo viso si faceva sempre più scuro,a man mano che raccontavo l’accaduto.
Alla fine del mio racconto,mi chiese se ero d’accordo a chiamare la polizia e a sporgere la mia denuncia. Seppur un po’ scossa per aver rivissuto quei momenti terribili nella mia mente,annuii capendo che dovevo farlo subito o non l’avrei fatto più. Inoltre le condizioni del mio viso erano una prova più che concreta.                             
Circa venti minuti dopo mi trovavo seduta sul divano con due uomini in uniforme che ascoltavano attentamente il mio racconto,fotografando il mio viso violaceo.  Diego li aveva fatti venire qui,affermando che ero troppo scossa per uscire.
Il Signor Dominik sarebbe stato prelevato e portato in caserma,dove sarebbe stato interrogato e trattenuto per il processo.
Quando finalmente tutto fu concluso,mi salutarono,affermando che mi avrebbero tenuto informata sullo svolgimento dell’indagine, e si congedarono.
 
Mentre cercavo di non pensare a tutta questa faccenda,un altro pensiero toccò la mia mente: mio padre!
Dannazione,con tutto ciò che era accaduto avevo proprio dimenticato mio padre. Volsi lo sguardo verso l’orologio a pendolo,appeso al muro, e notai che erano le 9.47.
Tirai un respiro di sollievo. Mio padre doveva essere ancora a letto. Ultimamente era sempre stanco e quindi riposava sempre fino a tardi. Avrei dovuto sbrigarmi a tornare a casa per preparargli il pranzo e fargli prendere le medicine che doveva. All’improvviso pensai alle implicazioni di tutta questa faccenda sulla mia vita e sbiancai letteralmente. Non mi ero soffermata a pensare alle conseguenze di ciò che era accaduto. Avevo perso il lavoro! Non avevo avuto neanche la paga quel mese e non avevo un soldo da parte, con lo stipendio che prendevo riuscivamo a malapena a sopravvivere. Come avremmo fatto ora? Le medicine,le bollette nuove e arretrate,l’affitto,le visite mediche… come avremmo fatto?
Una mano si poggiò sulla mia spalla,mentre un corpo caldo si sedeva al mio fianco << tutto bene Eva? sei impallidita..>>
Mi voltai a guardarlo e dissi senza pensare in preda alla disperazione << ho perso il lavoro capisci? Ho perso l’unica fonte di sostentamento per me e per mio padre.. e adesso cosa faremo? Ci sono visite e medicine da pagare perché mio padre è gravemente malato e non lavora..in più l’affitto e le altre spese..>>  sbottai esasperata.
Arrossii subito dopo,pensando a cosa stavo dicendo ad un uomo a cui già dovevo molto e che per di più era comunque uno sconosciuto. Non poteva certo stare qui ad ascoltare tutti i miei problemi. E poi sicuramente aveva del lavoro da fare. Da quel poco che aveva detto durante la colazione,avevo compreso che possedeva una catena di alberghi prestigiosi,che senza dubbio non si mandavano avanti da soli.
Ero una sciocca. E poi avevo approfittato fin troppo della gentilezza del mio angelo.
<< Mi dispiace..>> cominciai imbarazzata << non volevo esporti i miei problemi. Tu hai sicuramente di meglio da fare che ascoltare i miei sproloqui e sei stato gentilissimo ad occuparti di me e ad ospitarmi qui. Non so come ringraziarti. Sei un angelo.>>
Sorrisi in modo sbrigativo,già con la mente rivolta ai miei problemi.
Feci per alzarmi ma lui mi afferrò per un braccio,delicatamente ma in modo deciso e mi fece riaccomodare sul divano.
<> mi chiamò serio << io.. ho una soluzione hai tuoi problemi,ho un accordo da proporti.>>
Mentre mi parlava,il suo sguardo era serio e.. ipnotico,mi guardava cercando di studiarmi,di leggermi dentro, mentre io, a disagio, pensavo a cosa avrebbe potuto fare per me,per aiutarmi. Forse intendeva darmi un lavoro. Essendo cosi ricco,magari mi avrebbe offerto un posto come cameriera in uno dei suoi hotel anche se non ero cosi qualificata,da lavorare in hotel di lusso. Certo sicuramente l’avrebbe fatto perché gli facevo pena e quindi il mio orgoglio protestava ferito; d’altra parte vista la mia situazione non potevo permettermi di fare l’orgogliosa.
Sospirando,cercando di apparire incurante mi rivolsi a lui,che per tutto il tempo non aveva detto nulla e non aveva distolto lo sguardo da me.
<< lei.. vorrebbe offrirmi.. un lavoro?>> chiesi titubante.
Lui fece un sorrisetto che a mio avviso fu decisamente malizioso e che fece scattare nella mia mente un campanello d’allarme che però li per li decisi di ignorare. Dopotutto era il mio angelo,la persona che mi aveva cosi gentilmente aiutata. Non c’era nulla da temere.
<< Ecco,si diciamo sarebbe un impiego un po’ più.. piacevole di un vero lavoro,ma che per te sarebbe un ottimo affare..>>
<< Non capisco..>> dissi io flebilmente,con i sensi in allerta.
<< Eva.. ti aiuterò io con la casa,con le medicine e con tuo padre,ma voglio in cambio qualcosa da te>> e mentre diceva queste parole,si era avvicinato col viso a pochi centimetri dal mio,occhi negli occhi.
Sentivo il suo respiro sulle labbra,mentre rimanevo immobile in attesa che finisse la sua frase,decisamente..ambigua.
<< piccina mi hai colpito dal primo sguardo che ci siamo scambiati e ti ho voluta. Subito. E io sono un uomo che ottiene sempre ciò che vuole,sappilo.>> fece una piccola pausa prima di riprendere a parlare,mentre il mio cuore faceva le capriole e il mio cervello urlava a gran voce pericolo << perciò piccola Eva.. io ti aiuterò ma in cambio tu sarai mia. Starai qui,in questa casa,qui…nel mio letto.
Fino a quando non ne avrò abbastanza di te,tu mi apparterrai >>.
Ero immobile,bianca come un lenzuolo e con le mani tremanti,mentre davanti agli occhi avevo il volto di quello sconosciuto che adesso mi guardava in modo malizioso ed accattivante,mentre nella mia testa rimbombavano le parole che mi aveva detto.
E nel turbinio dei miei pensieri,che confusi si accavallavano l’uno sull’altro nella mia testa,l’unico che riuscì a superare gli altri, era che Diego non era affatto il mio angelo custode.

No,Diego.. era un diavolo tentatore.

 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Eccomi qui,con il secondo capitolo!
Lo so che avevo detto che avrei aggiornato la settimana prossima,ma il capitolo era pronto e ho deciso di pubblicare,soprattutto per ringraziare tutte le persone che hanno letto il primo capitolo. Sono davvero contenta!!
Un ringraziamento va inoltre alle  persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e tra le seguite. Sono senza parole *_*
Volevo inoltre citare Choppy_Choppy,  lovesuks_ e Priscy per aver lasciato un commento: grazie mille davvero e spero che anche qualcun altro voglia farmi sapere cosa pensa della storia.
Ne sarei davvero contenta! :)
Parlando della vicenda,il molestatore è stato denunciato (finalmente xD)e Diego ha fatto il suo “ricatto”, diciamo. Vedremo meglio nel prossimo capitolo se Eva accetterà o meno e cosa farà Diego per convincerla xD .
Spero che vi sia piaciuto, di non aver deluso nessuno e che il risultato sia almeno decente xD.
È narrato totalmente dal punto di vista di Eva,ma nel prossimo credo che aggiungerò anche un Pov. Diego,per farvi vivere questa “proposta” anche dal suo punto di vista!
 
PS: dal prossimo capitolo pubblicherò nei finesettimana cercando di essere puntuale.. 
A presto,grazie ancora a tutti!
Un bacio virtuale, Pillina 28
 
 
   
 
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