Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Fred Halliwell    20/06/2013    2 recensioni
[ ... ] Come potevi non capire quanta determinazione albergasse in quel piccolo corpo di bambino non appena lo vedevi? Era evidente che lui era deciso e caparbio e volenteroso, era evidente che lui fosse qualcuno su cui contare.
Fu così che per lei divenne la spalla a cui appoggiarsi, il braccio sotto cui ripararsi, una persona da proteggere a costo della vita. Lui per Mikasa lo aveva fatto e lei si era decisa a ricambiare il favore. La ragazza ricordava sempre, mai lo avrebbe dimenticato, quel “se non combatti, muori”, pronunciato da quella voce ancora infantile che lei aveva avuto l’opportunità di sentir cambiare, di diventare quella di un uomo, e ne aveva avuto la possibilità solo perché lui l’aveva salvata.
Già … ormai era un uomo …
La ragazza accennò un mezzo sorriso a quel pensiero e le sue gote si imporporarono leggermente quando il sorriso del suo amico prese prepotentemente spazio nella sua testa. [ ... ]
I pensieri che tormentano la mente di Mikasa nel 45° capitolo del manga (ATTENZIONE SPOILER!). Le sue paure, le sue speranze e i suoi sentimenti verso l'amico Eren messi a nudo raccolti in un'unica one-shot. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Mikasa Ackerman, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve ^^ sono Fred Halliwell e sono nuova in questo fandom. Ho scoperto solo da qualche settima quel magnifico manga/anime che è Shingeki no Kyojin e me ne sono letteralmente innamorata. Quando poi ho visto che su Efp c’era questa sezione i miei occhi hanno fatto tipo così *.*
Inutile dire che mi sono precipitata nello scrivere qualcosa da pubblicare hahah, nonostante non avessi mai scritto nulla sui numerosi manga che seguo. Tra l’altro è soltanto la terza one-shot che scrivo quindi vi prego abbiate pietà e recensite numerosi hahah. Non siate troppo crudi con me, ok ^^’’’ ?
Fino ad ora l’unica opera decente che abbia fatto è una storia praticamente finita nella sezione delle 5 leggende (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1506316&i=1) con tanto di one-shot (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1728056&i=1) ambientata dopo la conclusione della storia. Vi ho messo i link così mi faccio un po’ di pubblicità XD magari se il mio stile vi paice potreste anche andare a leggerle no? Hahaha
Comunque tornando a noi u.u …. Spero sul serio che questa storia vi piaccia. Come poterte vedere è incentrata sui pensieri di Mikasa, ciò che pensa nell’ultimo capitolo del manga che ho letto … a questo proposito ci tenga a dire:
ATTENZIONE SPOILER! Per chi segue solo l’uscita italiana del manga ci sarà un enorme gigantesco Spoiler u.u quindi se non vuole rovinarsi le prossime uscite è pregato di non leggere. Per rendere la scena più realistica e inserita nella storia originale ho addirittura preso dei dialoghi dal capitolo XD.
Io adoro il rapporto che lei ha istaurato con Eren e anche se lui nella one-shot non compare fisicamente e ma solo nei pensieri di lei ho ritenuto comunque opportuno metterlo tra i personaggi ^^’’ Che ne dite, ho fatto bene?
Spero solo che Mikasa non risulti OOC. Certo, lei è una tipa tosta, ma credo che tutti abbiamo nei momenti di depressione e sconforto, persino lei e soprattutto quando l’unico appiglio che ci era rimasti ci viene portato via.
Ora però vi lascio alla storia, sperando che vi piaccia (si lo so … sono ripetitiva XD) e che mi facciate il favore di lasciarmi una recensione, anche se piccina piccina hahaha …
BUONA LETTURA!









PER LEI ERA CASA

Per lei Eren era sempre stato la sua casa, la sua famiglia, il porto sicuro dove andarsi a rifugiare, o almeno lo era stato da quando i suoi occhi scuri avevano incrociato quelli verde brillante di lui. Non aveva mai visto degli occhi così, fieri e indomabili come quelli di un coraggioso cacciatore.
Non si sorprese più di tanto quando vide quel bambino minuto, a cui quegli occhi appartenevano, uccidere senza pietà i suoi rapitori, gli assassini dei suoi genitori. Lo vide lottare, sbracciarsi, pugnalare quegli uomini con astuzia e precisione, gridando che se l’erano meritato; il suo sguardo non si era appannato neanche per un attimo, era rimasto vigile e concentrato sul suo obbiettivo fino all’ultimo secondo. Una volta sua madre le aveva detto che gli occhi erano lo specchio dell’anima e nel caso di Eren Jaeger era verissimo.
Come potevi non capire quanta determinazione albergasse in quel piccolo corpo di bambino non appena lo vedevi? Era evidente che lui era deciso e caparbio e volenteroso, era evidente che lui fosse qualcuno su cui contare.
Fu così che per lei divenne la spalla a cui appoggiarsi, il braccio sotto cui ripararsi, una persona da proteggere a costo della vita. Lui per Mikasa lo aveva fatto e lei si era decisa a ricambiare il favore. La ragazza ricordava sempre, mai lo avrebbe dimenticato, quel “se non combatti, muori”, pronunciato da quella voce ancora infantile che lei aveva avuto l’opportunità di sentir cambiare, di diventare quella di un uomo, e ne aveva avuto la possibilità solo perché lui l’aveva salvata.
Già … ormai era un uomo …
La ragazza accennò un mezzo sorriso a quel pensiero e le sue gote si imporporarono leggermente quando il sorriso del suo amico prese prepotentemente spazio nella sua testa. Il giorno in cui gli riuscì la manovra tridimensionale lui aveva nuovamente negli occhi quella luce di coraggio e decisione: sembrava dire “Mikasa non ho più bisogno di te!” Lei, però, non lo aveva abbandonato e gli era rimasta accanto, perché aveva fatto una promessa, a se stessa e alla madre di lui. Aveva giurato che si sarebbero protetti a vicenda e così sarebbe stato. Avrebbe messo in pratiche le parole che Eren le rivolse quel giorno: avrebbe combattuto!
Da quel momento, infatti, quello era diventato il suo stile di vivere: combattere per non soccombere alle difficoltà della vita. Mikasa era certa di potercela fare. Lei era forte, veloce, astuta, la migliore tra i cadetti della 104esima divisione, eppure sapeva che tutto questo era possibile solo perché Eren era con lei. Era la sua presenza che le dava la forza, la sola consapevolezza che lui era vivo, che fosse da qualche parte e che lei gli sarebbe potuta tornare vicino erano l’unica cosa che la spronava ad andare avanti.
Ecco perché ora si sentiva morire.
Si passo una mano sugli occhi, che già pizzicavano per le lacrime, per non farne fuoriuscire neanche una. Non sia mai detto che Mikasa Ackerman piangesse per un uomo, o meglio … non sia mai detto che piangesse punto! Lei non piangeva mai, mostrava poco o niente delle sua emozioni, che sembravano essere state spazzate via insieme ai suoi genitori. Solo Eren riusciva a far ripartire il suo cuore ormai pietrificato, solo lui con il suo sorriso era in grado di farla sussultare, che fosse per la gioia o l’immensa tristezza, come quella che provava il quel momento.
La era già successo di essere tanto scoraggiata, molte volte, forse troppe persino per una ragazza resistente come lei. La cosa strana è che era sempre a causa del ragazzo, paradossalmente era il suo salvatore che la metteva sempre in queste condizioni.
Non avrebbe mai potuto dimenticare come si era sentita quando Armin le aveva detto che lui era morto durante l’attacco di Trost. Il vuoto, ecco cosa aveva provato. Niente, apatia totale. Sapeva solo che si sentiva perduta, che voleva morire a sua volta per tornare a stare insieme a lui. Per fortuna non lo aveva fatto e non appena un gigante le si era avvicinato aveva capito quanto stupido fosse stato quel suo tentativo di suicidio. Aveva reagito, aveva combattuto ma soltanto perché, se fosse morta, non avrebbe più potuto ricordare il bel viso di Eren, i suoi sorrisi contagiosi, il suo carattere fiero e i suoi occhi. Se fosse morta non avrebbe più potuto avere quegli splendidi occhi verdi, più sfavillanti di una gemma preziosa, nella memoria e questo la rese più disperata di quanto già non lo fosse stata prima.
“Il mondo era un posto crudele e meraviglioso al tempo stesso”, si era detta. Com’era possibile che quel dolce e tenero sentimento che la univa ad Eren fosse anche la causa di in così straziante dolore? Aveva visto morire così tante persone a lei care nella sua vita, come poteva essere che la morte di Eren la sconvolgesse tanto?
Perché lo amava.
Disperatamente, con tutta se stessa, ma lo amava. Lui era tutto ciò che aveva al mondo, era la sua famiglia, l’unico appiglio che le rimaneva per non cadere nel baratro dell’angoscia, e avrebbe fatto di tutto pur di rimanergli accanto, pur di non essere divisa da lui, anche se questo significava soffrire in silenzio per questo sentimento non ricambiato.
Quando lo vide spuntare dalla collottola di quel gigante anomalo, tutto intero, con gli occhi chiusi e i capelli castani spostati all’indietro, vivo, si era sentita invadere da una gioia mai provata e ignorando i giganti ancora in giro e i suoi compagni d’armi si era gettata su di lui. Aveva sentito il battito del suo cuore ed era scoppiata in un pianto disperato e liberatorio. Quanto gli era mancato, quanto aveva temuto di non poterlo più abbracciare, di non poter più sentire il suo profumo o il suono della sua voce.
Il quel momento si ripromise di non lasciarlo mai più solo, lo avrebbe seguito il capo al mondo se necessario! Lui era forte come lei, ma al tempo stesso fragile, fragilissimo. Mikasa sapeva che nonostante cercasse di fare sempre tutto da solo aveva anche bisogno di essere aiutato, di avere un supporto. Certo, Eren non poteva rappresentare totalmente l’idea di fragilità, forse Armin o Christa l’avrebbero fatto meglio, ma per lei una cosa fragile era anche preziosa e insostituibile, come il ragazzo era per lei. E le cosa fragili vanno protette.
Si! Lei lo avrebbe protetto.
Non le importava che fosse un titano o meno. Per lei era solo Eren, il suo Eren, e questo le bastava.
Da allora dovettero affrontare tempi difficili e di lontananza.
Eren fu arrestato e processato ed infine assegnato alla Legione Esplorativa, sotto il controllo del caporale maggiore Levi Rivaille, un uomo forte, anche se bassino, davvero un mostro di bravura nell’uccidere i giganti. Nonostante la bassa statura il suo sguardo freddo era più pauroso di un ghigno di un gigante e sia Eren che Mikasa lo avevano sempre invidiato per queste sue abilità, ma non appena la ragazza ebbe modo di conoscerlo meglio cominciò a odiarlo. Trattava Eren e gli altri suoi commilitoni malissimo e solo per questo avrebbe voluto spaccargli la faccia. Al processo, Rivaille malmenò il giovane, strappandoli persino un dente (anche se poi gli era ricresciuto per via dei suoi poteri da titano), perché si era difeso con toni troppo alti e Armin aveva dovuto trattenerla per non farla correre a restituirgli il favore. A quel gesto il caporale si girò lentamente verso di lei e la scrutò affondo per poi riprestare la sua attenzione al consiglio. Al tempo Mikasa non aveva la minima idea di cosa quell’uomo avesse visto nei suoi occhi neri, ma di certo quello che lei voleva leggesse era il disprezzo che si era guadagnato in meno di un minuto e notasse che la stima che provava per lui era caduta a terra insieme al dente di Eren.
Ma il ragazzo si fidava di lui e lei, per il momento, avrebbe fatto lo stesso, anche se doveva ammettere che ci trovava qualcosa di assai strano nei suoi modi di approcciarsi ad Eren, qualcosa che non le ispirava buone intenzioni.
Dovette ricredersi subito, perché quando Eren fu rapito da Annie trasformata nel titano femmina, lui fu subito lì ad aiutare sia lei che il ragazzo. Il caporale Levi aveva capito subito cosa Mikasa provasse per il ragazzo, lo aveva capito con una singola occhiata in quell’aula di tribunale, e decise di sfruttare quel sentimento per spronare lei e le sue già eccelse doti combattive. Doveva ammettere che se non fosse stato per il caporale e per le sue parole a quest’ora lei sarebbe già morta e Eren rapito, anche se alla fine era successo lo stesso: era stato rapito.
Si passò una mano tra i capelli corti e neri, mossi leggermente dal venticello che soffiava sul muro. Non poteva credere che fosse successo, che non fosse riuscita a fare niente. Quel pensiero la fece deprimere ancora di più. Armin, seduto acanto a lei, non poteva fare altro se non guardala e cercare, inutilmente, di consolarla. Lui ne era consapevole: non poteva neanche lontanamente immaginare quale dolore stesse provando Mikasa in quel momento.
La ragazza, infatti, si sentiva nuovamente morire. Avrebbe voluto saltare giù dal Muro Rose e correre all’inseguimento di quei due traditori di Reiner e Berthold, ma non avevano cavalli e non avevano la minima di che direzione prendere.
Si diede mentalmente della stupida. Come aveva potuto permettere che succedesse di nuovo? Aveva un infranto la promessa fatta a Carol Jaeger, la madre di Eren, aveva infranto il giuramento fatto con se stessa, aveva deluso nuovamente le aspettativa dei suoi compagni e del caporale Levi, e tutto questo in un solo attimo.
L’unica consolazione era che non fosse stata Annie Leonhart a rapirlo. Quella ragazza non le era mia piaciuta, fin dai tempi dell’accademia, anche perché approfittava degli allenamenti nei combattimenti corpo a corpo per avvicinarsi ad Eren … per avvicinarsi fisicamente ad Eren … e questo Mikasa non poteva sopportarlo, anche se poteva capirlo.
Lei lo amava per il suo spirito, il suo cuore e il suo modo di pensare, ma non poteva certo negare he lo trovasse anche molto bello.
Ecco cos’era Eren: bello, sia fisicamente che interiormente.
Non era altissimo, molti altri commilitoni lo erano più di lui, e non era muscoloso, anzi il suo fisico era longilineo e leggero, una magrezza che sicuramente lo aiutava durante la manovra tridimensionale. Di bello aveva il viso, dai tratti delicati e virili al tempo stesso, contornato da scompigliati capelli castani. Ciò che Mikasa amava di più, però, erano i suoi occhi e questo non smetteva mai di pensarlo.
Erano quelli che l’avevano colpita fin dal primo istante.
Quindi si, poteva perfettamente capire il desiderio di Annie di trovarsi il più vicino possibile a quel bel corpo custode di un cuore ancora più bello. Ogni volta che la biondina lo buttava a terra, ne approfittava per sedersi, o peggio stendersi, su di lui per tenerlo giù. Una volta Mikasa non ce l’aveva vista più e l’aveva sfidata. Non ricordava neanche più chi aveva vinto, ma solo che Eren non aveva saputo scegliere per chi tifare.
Provava forse qualcosa per la biondina? Poco prima di catturare Annie glielo aveva chiesto ma lui non aveva risposto e questo dubbio ancora la tormentava.
Vide Armin abbassare il capo, così si rialzò: << Dimmi Armin >> cominciò<< perché Eren finisce sempre l’allontanarsi da noi? >>
Il biondino sorrise con rammarico << Ora che mi ci fai pensare è vero. In tutti questi anni Eren è sempre corso per conto suo, lasciandoci indietro >> quella frase non la rese di certo più felice, ma intanto Armin continuava << Che lo faccia apposta o no le cose finiscono sempre così. Forse è il suo destino … >>
Mikasa si strinse le gambe al petto e nascose il viso tra le ginocchia << Io voglio solo … restare con lui … >> confessò quasi scoppiando a piangere e lei (ci tiene sempre molto a ripeterlo) non piangeva mai, mai << Desidero solo questo, eppure … >> ma la frase le morì in gola, troppo sopraffatta dalle sue stesse emozioni per continuare. Cosa dire? Come esprimere il suo stato d’animo, il suo desiderio di rimane al fianco del ragazzo, di stringerlo tra le braccia e di sentirsi stringere a sua volta?
Quanto avrebbe voluto che Eren desiderasse la stesse cose, che un giorno l’avrebbe potuta volere come sua soltanto, che un giorno potesse amarla come lei amava lui fin dalla prima volta che lo aveva visto.
Fortunatamente ad interrompere i suoi pensieri giunse il soldato Hannes, l’uomo che aveva salvato lei ed Eren quando Shingashima fu attaccata dai giganti cinque anni prima << Ragazzi avete fame? >> disse sorridendo e porgendo loro dei panini << Forza mangiate questo. Provviste da campo. Non saranno il massimo ma è ciò che abbiamo >>
Sia Mikasa che Armin accettarono il cibo con riluttanza e non accennarono neanche un morso, troppo tristi e depressi per il rapimento del loro amico. Hannes si sedette di fronte a loro con le gambe incrociate e li guardò attentamente prima di riprendere a parlare << Non c’è nulla di strano, è tutto come al solito >> Mikasa non voleva ascoltare e si nascose il viso con quella sciarpa rossa che proprio Eren le aveva regalato il giorno in cui le aveva salvato la vita, quando erano bambini. Paradossalmente, dopo tutti quegli anni, profumava ancora di lui; chissà se avrebbe mai più potuto sentire quell’odore nelle narici, o il calore del suo corpo contro il suo. Hannes ignorò il mio movimento e continuò, rivolgendosi proprio a lei << E’ sempre stato così, no? Sono anni che il tuo lavoro è quello di occuparti dei casini in cui si caccia quel bastardo tenace, no? >> si prese una pausa per poi ricominciare << E’ uno di quei legami da cui non si può fuggire anche se ci si prova sai? >> bevve un grosso sorso di quello che sembrava vino, poi continuò<< Davvero, cambiano i tempi e le circostanze, ma voi … voi continuate a comportarvi come ragazzini. Non trovi? >>
Mikasa non rispose, coprendosi ulteriormente il viso con la sciarpa. La suo posto parlò Armin << Tra il bulletti locali e i titani c’è una piccola differenza di dimensioni, però … >> sottolineò capendo subito dove l’uomo volesse andare a parare.
Hannes ridacchiò << Oh, beh … anche se non era bravo a fare a pugni, quel cretino si buttava sempre nella mischia, che fosse contro tre o contro cinque, e finiva sempre per prenderle finché non arrivava Mikasa per salvarlo, o noi soldati a fermare lo scontro >> quei ricordi fecero sorridere persino la ragazza tirata in causa << Ma vedete … >> continuò l’uomo << Anche se non ha mai vinto non si è nemmeno mai arreso quando perdeva >> nei suoi occhi si vide un luccichio di orgoglio nel parlare del ragazzo << Aveva quella tenacia irremovibile che spaventava persino me, a volte. Ogni volta che finiva a terra si rialzava, ogni volta. Lui è fatto così … pensi davvero che uno come lui si lascerebbe rapire senza fare storie? >> domandò di nuovo a Mikasa, che cacciò di poco il viso dalla sciarpa per guardare l’uomo negli occhi << Io dico di no: scatenerebbe l’inferno! Soprattutto contro solo due persone. Non importa chi siano i suoi avversari, si assicurerebbe di causargli quanti più guai sia possibile, finché uno di noi non arrivi a salvarlo. Con Eren è sempre stato così >>
Quelle parole scossero la ragazza dal suo torpore. E’ vero, lei lo aveva sempre cacciato fuori dai guai, sempre. Perché sta volta sarebbe dovuto essere diverso?
Eren l’aveva sempre aspettata in attesa del suo aiuto, anche se pretendeva di voler sempre fare le cose da solo. Non era vero che lo faceva di proposito a lasciarla indietro, Armin aveva ragione, era il suo destino. Quegli occhi carichi di passione non potevano appartenere a uno qualsiasi ed infondo Mikasa lo aveva sempre saputo che da Eren ci saprebbero potuti aspettare grandi cose. Lui avrebbe cambiato il mondo e lei gli sarebbe rimasta per sempre a fianco, per aiutarlo a compiere l’impresa.
Guardò il pane che Hannes le aveva dato e subito dopo prese a mangiarlo con foga. Avrebbe combattuto, avrebbe vinto e sarebbe sopravvissuta solo per lui, per Eren e per il destino che lo attendeva. Non appena sarebbero stati pronti sarebbero ripartiti per salvarlo e questa volta non avrebbe permesso più e nessuno di separalo da lei. Non avrebbe permesso a nessuno di spegnere quella luce sfavillante nei suoi occhi verdi.
Nessuno gli avrebbe fatto del male e finalmente sarebbero tornati insieme.
L’unico posto dove poteva essere felice era vicino a lui. Solo a quel punto Mikasa sarebbe stata bene, lì, stretta tra le braccia calde e protettive di Eren.
Solo a quel punto sarebbe stata a casa … perché era Eren, per Mikasa, la sua casa

  
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