You don't know what it's like
E’
sera.
Sono passate dieci ore dal mio addio a Pete. Non dico una parola. Non
ho
voglia, non ho nulla da dire in realtà. Rose cerca di
tirarmi su di morale. E
un po’ ce la fa. “Dai, Alice, stai per conoscere i
My Chemical Romance!” sembra
così felice per me. Forse
in un altro
momento avrei fatto i salti di gioia, ma oggi non mi va proprio. Se
penso a
tutto il tempo che ho sprecato con Pete, se penso a tutti gli amici che
ho
perso, a tutte le occasioni importanti che ho perso, mi viene da
piangere. Ed
eccole che ritornano a scendere. “Oh dai tesoro.”
Rose mi accarezza la testa. Tiro
su col naso cercando di ricacciare indietro le lacrime. Devo essere
forte, Pete
non si merita tutta questa importanza. Però infondo non sto
piangendo per lui,
piango perché mi vergogno di me stessa. Sono stata una
stupida ad infatuarmi
così tanto di lui a tal punto di rinunciare alla mia stessa
libertà.
Dopo
qualche ora arriviamo a destinazione. Ho ancora quel vestito orrendo
addosso. “Muovetevi,
siete in ritardo” ci dice un ragazzo, probabilmente un suo collega, ops, nostro.
Posa il suo sguardo
su di me, sul mio vestito. Arrossisco imbarazzata. “La
macchina te la porto io
a casa” dice a Rose prendendo le chiavi dalla sua mano.
“Mi sa che devi
presentarti così Alice. Non hai vestiti, oltre questo.
Domani ti accompagno a
fare shopping, tanto ci fermeremo a Chicago” Caspita che
sfiga. Sto per
incontrare i miei idoli e mi presento in questo modo. Ho paura di
sapere ciò
che penseranno.
Camminiamo
alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, di loro, non so cosa abbia in
mente
Rose.
Sento la
musica.
Gerard sta
cantando quella canzone.
Sometimes
I
cry so hard from pleading
So sick and tired of all the needless beating
“Corri!”
mi dice Rose prendendomi per mano e trascinandomi con se. Arriviamo al
lato del
palco. Si avvicina ad un ragazzo con dei piercing, e dei tatuaggi. Lo
riconosco. E’ Brian.
“Ciao, io
sono Brian” mi porge la mano che mi affretto a stringere.
“Alice” gli rispondo
quasi sussurrando. Non nota il mio abbigliamento, è troppo
impegnato a controllare
che vada tutto bene, per fortuna. “Passate” ci dice
spostando una ringhiera. Mi
ritrovo di fronte a loro. Immobile e incantata ad ascoltarli. Chiudo
gli occhi
e mi perdo in quella canzone. Non so se mi hanno vista, e non mi
importa. Mi
aspetto che qualcuno mi porti via scambiandomi per una pazza, ma non
è un mio
problema in questo momento.
I
don’t
love you, like I did yesterday
Ci ho
ripensato a lungo, ma ormai ogni istante è perso. Lui ha
ignorato ogni cosa, mi
ha soffocata. Non è stato semplice per me rinunciare a
vivere, lui ha cancellato
ogni ricordo, ha ridotto la mia
vita in cenere. Una lacrima fredda mi vela il viso. Sono stanca di
soffrire,
sono stanca di piangere. Vorrei solo chiudere gli occhi e non
svegliarmi mai
più.
“Ehi”
Rosalie mi sveglia. Mi volto verso il palco, Gerard canta a
squarciagola sulle
note di Cemetery Drive. Trovo il coraggio di guardarli tutti, uno per
uno. Bob
è troppo impegnato a suonare la batteria, e lo fa
divinamente. Ray scuote i
suoi capelli come se anch’essi nel loro muoversi,
producessero musica. Mikey è
tranquillo. E’ l’unico che non si muove
più di tanto. E’ strano vederlo fermo
insieme a tutti gli altri che si muovono. Mi guarda, vede i miei occhi
gonfi,
il mio vestito sporco. Chissà che idea si è
fatto. Poi nota Rose e le fa l’occhiolino.
Mi volto verso di lei. E’ completamente partita per quel
ragazzo. Gerard è
dall’altra parte del palco. Poso il mio sguardo su Frank e
vedo che anche lui
mi guarda. Abbasso lo sguardo, imbarazzata. Mi sento così
fuori luogo.
Il live
termina poco dopo. I ragazzi scendono dal palco, dileguandosi nel
backstage.
“Dai,
andiamo nel bus, ti presento gli altri.”
Rose mi
trascina con se.
Arriviamo
in uno spiazzo dove ci sono due autobus.
“Guarda,
quello è il bus dove dormo io, con gli altri dello staff.
Siamo sette in tutto.
Non c’è posto per te nel nostro bus, quindi
dobbiamo chiedere a Brian dove
possiamo sistemarti.”
Entriamo
nel bus e tutti gli occhi dei presenti puntano su di me. Dico un ciao
timido.
Mi rispondono abbozzando un sorriso. Rose mi presenta, uno per uno
dicono il
loro nome, come se fossimo al primo giorno di scuola. Sono certa che
non ne
ricorderò nemmeno uno.
“Ehi sono
tornati” dice una ragazza affacciandosi ad un finestrino.
“Ciao ragazzi!”
riconosco la voce di Gerard che ricambia il saluto.
Vado un
attimo nel bagno.
Mi lavo la faccia. Non mi va di farmi vedere così da loro.
E’
già abbastanza vedermi con questo straccio addosso.
Esco.
Nel
bus non c’è più nessuno. Sono rimasta
sola. Sento delle voci provenire
dall’esterno. Mi avvicino alla porta dell’autobus e
guardo fuori. “Ehi Alice,
vieni!” mi urla Rose. Stava affianco a loro,
c’erano tutti, tranne i due
chitarristi.
Feci un
respiro profondo, presi coraggio e scesi i gradini. Arrivai di fronte a
lei, di
fronte a loro.
“Mikey,
Gerard, Bob, questa è Alice!” li guardo.
Li vedo
sorridere ma non sono stupida, so che si stanno scervellando per sapere
cosa mi
sia successo. Infondo siamo tutti un po’ pettegoli.
“Bel concerto” gli dico.
“Grazie
Alice!” mi dice Bob sorridendo. Mi ispira
tranquillità il suo viso.
“Alice”
Mikey mi si
avvicina a me e mi mette le
mani sulle spalle. “come cavolo fai a sopportare
Rosalie?” si pente subito di
ciò che ha detto. Rose gli da uno scappellotto in testa.
“Ehi
attento a come parli!” tutti hanno già capito di
che pasta è fatta. Testarda,
schietta, stronza a volte, ma dolce, disponibile, una vera amica.
Arrossisce
un po’ quando Mikey la guarda. Poi si volta verso di me,
facendomi capire
tutto. Le piace. “Ciao io sono Ray” mi dice il
capellone arrivando alle mie
spalle.
Sorrido.
Gerard
guarda oltre le mie spalle. Penso stia cercando qualcuno.
“Arnold, vieni qua!” si
sta rivolgendo a qualcuno alle mie spalle. Gli fa anche un cenno di
mano. Sento
la presenza di qualcuno alle mie spalle. “Arnold,
finalmente!” Gerard parla
ancora con qualcuno alle mie spalle. Chi sarà mai questo
Arnold? Mi volto,
curiosa e finalmente riesco a sorridere veramente, quando capisco che
Arnlod
non è altro che Frank. “Non chiamarmi
Arnlod” si difende “lui è più
scuro di me
e non sono così basso.” Si avvicina sempre di
più a me.
“Ciao
sposina.” Mi porge la mano. Se sapesse quello che ha passato
la “sposina” non
mi chiamerebbe in questo modo. “Frank, lei è
Alice, la mia migliore amica, e da
questo istante anche la tua” si interrompe un attimo e guarda
anche gli altri “anzi
la vostra responsabile dei vestiti, comunemente detta sarta, stilista,
un po’ come
vi pare. Non è fidanzata e l’abito non fa il
monaco. Quindi non è sposata”
caspita, ero due mesi senza sentire la sua parlantina.
“Bene,
allora non sei più sposina” mi disse Frank
sorridendo. Mi chiede anche scusa.
Imbarazzata gli dico che non c’è problema.
“No fa niente, non sapete cosa mi è
successo, quindi suppongo che vi sarete chiedendo perché
sono vestita con
questo straccio.” Ho gli occhi lucidi. Sto per piangere, di
nuovo. Che lagna
che sono. Mi mordo il labbro inferiore, gesto che faccio quando sto per
piangere. Cerco di trattenermi, i ragazzi mi guardano, in attesa che io
continui, ma non ci riesco, è troppo per me.
“Scusate” dico allontanandomi per
sedermi su un muretto non molto distante da loro. Riesco a sentire la
voce di
Rose, che racconta ciò che mi è successo. Non mi
da fastidio, sapevo che l’avrebbe
fatto. Dopo la ringrazierò.
“Praticamente
due mesi fa ha conosciuto Pete Wentz…” Sento
Gerard bofonchiare qualcosa come
un “che stronzo…” poi torno a
concentrarmi sulla voce della mia amica. Sta
raccontando la mia storia. Ed ogni parola mi fa ricordare ogni singolo
momento,
ogni singola sensazione passata in questi due mesi.
Ricordo
ancora il giorno che l’ho incontrato. Ero in un club con
delle mie amiche che
ora non frequento più per colpa di Pete, loro erano
completamente ubriache. Io
ero quella che aveva bevuto solo un bicchiere di birra, ero la
più sobria,
quando ad un tratto si avvicina Pete, che dopo essersi presentato mi
offre da
bere insistentemente. Io accetto. Non ricordo cosa successe poi,
ricordo solo
di essermi svegliata in un altro letto che non era il mio, vestita.
Pete aveva
detto che mi aveva salvato la vita, che qualcuno mi aveva drogata. Ed
io ci
crebbi. Quando venni a sapere, per caso, che a drogarmi era stato lui
era
troppo tardi, mi aveva già chiesto di sposarlo. Mia madre
diceva che quando si
trova una persona che ti ama devi sposarla, perché chi ti
ama potrà darti tutto
l’amore di cui hai bisogno.
Ed ecco
come è andata a finire.
“No,
mi
dispiace piccola” sento le parole di Gerard alle mie spalle
seguite da un
caloroso abbraccio. Mi sento una stupida. E glielo dico.
“Gerard non voglio
fare pena a nessuno.”
Mi guarda,
ha lo sguardo triste. Non sa cosa rispondermi. Tutti quanti, compresa
Rose, si
avvicinano a me. “Questa che vedete qua non è
altro che Alice Hale versione
sposa cadavere. Fra un po’ si sveglia, e saranno
guai” Rose è fantastica. Riesce
a fare dell’ironia anche in momenti tristissimi e
imbarazzanti. E’ soddisfatta
nel vedermi sorridere. Brian si avvicina a noi. “
Ho paura a
pensarlo, a crederlo, ma non riesco a nascondere a me stessa che
finalmente mi
sento bene.