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Autore: Sterlight    20/06/2013    1 recensioni
"Uragano. Mi era sconosciuta questa parola, ma non prometteva nulla di buono."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Sentii di colpo un’ allarme suonare, ero piccola e non avevo idea di cosa volesse significare quell’acuto rumore assordante che mi rimbombava in tutto il mio cervello.
“Presto, amore”- mi iniziò ad urlare la mamma strappandomi con violenza, ma nello stesso tempo con la dolcezza che solo lei poteva darmi, dal grosso e morbido tappeto blu su cui stavo giocando.
Mi portò fuori e lì potevo sentire la disperazione, le urla, di terrore della gente, il panico totale. Vedevo la gente scappare da ogni angolo per cercare un rifugio al più presto.
“Dove andiamo mamma?”- chiesi un po’ perplessa.
“Amore della mamma, non avere paura, andrà tutto bene.”- mi rispose senza aver prestato attenzione alla mia domanda. Vedevo nei suoi occhi il terrore. Il terrore della paura di affrontare una situazione più grande di lei mentre cercava disperatamente  qualcuno o qualcosa.
“Ecco qui amore, qui saremo al sicuro”- mi disse mentre mi staccava dal suo dolce petto per poggiarmi in una polverosa poltroncina in una stanza buia. Avevo paura del buio e la mamma lo sapeva. Perché mi stava portando in una stanza buia mentre tutta la gente era fuori?
“Mamma dove siamo? Ho paura”- dissi singhiozzando mentre scorrevano enormi lacrimoni lungo il mio viso.
“Tranquilla amore mio”- mi disse mentre asciugava le mie lacrime- “ricordi quella piccola porticina dietro la nostra casa dove non dovevi assolutamente andare perché era troppo pericoloso? Ecco, adesso sai cosa c’è.”- mi disse con il suo solito splendido sorriso.
“Mammina dov’è Josh”- domandai sempre più confusa.
“Josh!”- urlò- “Ally, non muoverti da qui dentro, la mamma sta tornando.” Mi abbracciò forte, quasi da non volermi più lasciare. Uscì fuori a cercare quel babbeo di mio fratello e quando aprì la botola, il freddo mi assalì insieme alle foglie ch entrarono per via del forte vento.
Ero lì, sola, insieme ad una candela quasi consumata che dava un po’ di penombra alla stanza. Sentivo scricchiolare i vetri dell’unica finestrella presente; il rumore aumentava ogni secondo di più, proprio come la mia paura. Cantavo. La mamma mi chiamava sempre ‘uccellino’, proprio perché canto sempre, in base alle emozioni che sento in quel momento, una canzone diversa.
Ero uno strano uccellino in quel momento: l’unico uccellino capace di cantare nel buio.
Il vento soffiava sempre più forte finché…BOOM!
Urlai per lo spavento causato dall’apertura violenta della botola.
“Che hai da urlare tanto? Stupida!”. Era Josh. La sua stridula voce l’avrei riconosciuta tra mille.
“Mi hai spaventata”- Risposi- “Dov’è la mamma? Voglio la mia mamma!”- continuai piangendo.
Mi abbracciò e stranamente mi strinse forte a se- “Tornerà presto, Ally, tornerà.”
Josh tornò appena in tempo. Dopo pochi secondi il vento diventò talmente forte che sembrasse levare il solido terreno sopra le nostre teste. Era un brutto luogo quello, un brutto luogo adatto ad una brutta situazione.
Josh mi strinse sempre più forte e mi disse che l’uragano sarebbe passato presto e che dovevo stare tranquilla. Uragano. Mi era sconosciuta questa parola ma non prometteva nulla di buono.
Il vento persisteva, vedevo la paura nel volto di mio fratello e ne provavo ancora di più non sentendo il rumore inquietante della botola aprirsi.
Mia mamma. Dov’era la mamma?
Io e Josh ci addormentammo abbracciati, tutti rannicchiati su quella sporca poltrona.
Ci addormentammo con le lacrime agli occhi e con la speranza che al nostro risveglio la mamma fosse stata lì ad accarezzarci e a dirci che il peggio era ormai passato.
Mi svegliai quando un raggio di sole baciò la mia pelle dopo essere entrato da quella finestrella, sentivo gli uccellini cantare: volavano nel cielo diventato nuovamente blu. Questo voleva dire che eravamo salvi. Potevamo uscire. Uscire e cantare insieme a loro.
“Josh! Josh! Josh, svegliati, è tutto finito! Usciamo!”- urlai scuotendolo.
Aprimmo la botola e finalmente potemmo vedere la luce calda del sole. Il cielo era di un blu splendente che mise in risalto tutta la distruzione e la desolazione che aveva lasciato quella gigantesca e violenta massa d’aria che mi portò via tutto: la mia casa, la mia scuola la mia gioia e soprattutto la persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo a soli sei anni: mia madre.
  
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