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Autore: gunslinger_    20/06/2013    1 recensioni
“Non sono pazzo.” rispose, con la tentazione di alzarsi in piedi ed uscire sbattendo la porta.
“Non mi permetterei mai di pronunciare un giudizio del genere, sarei solo interessato a conoscere il suo parere riguardo l'intera faccenda.”
Matt non lo sapeva, non sapeva proprio a che faccenda alludesse lo psicologo, non c'era assolutamente niente di cui discutere. Anche se si era fatto male non aveva bisogno di aiuto, non serviva parlare, solo un antidolorifico molto forte, nel caso.
“Non lo so...” mugugnò, per poi piegare leggermente le dita della mano sulla coscia. “Non è successo niente di grave Doc, chiaro? Posso chiamarla Doc?”
|bromance|tematiche delicate|
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"Non sarei un terzo del chitarrista che sono, se non fosse stato per gli Avenged.
Sono dei ragazzi stimolanti ed è una continua sfida con me stesso
scrivendo cose che vanno oltre la mia abilità
per poi immaginare come suonarle."

(Synyster Gates)


L'attesa in quella sala d'aspetto, ordinata e pulita, sembrava più estenuante del solito. Era arrivato allo studio del dottor Grey un po' in anticipo, ma di solito con una sigaretta era sempre riuscito a far accelerare il tempo così da non soffrire troppo; fumare da solo però, per giunta con un gran peso sullo stomaco, non aveva lo stesso effetto benefico.
L'orologio ticchettava quasi noiosamente, come se non avesse nessuna intenzione di muoversi, e Matt lo guardava spazientito mentre appoggiava le guance sui palmi delle mani. I gomiti che premevano sulle cosce iniziavano a far male, ma ormai non aveva più nemmeno voglia di sbuffare.
Quando con un piede iniziò a tenere il ritmo di una canzone che aveva in mente, gli balenò in testa l'idea di tornarsene a casa, farsi una bella doccia e poi stendersi in boxer sul letto, a stella e con lo sguardo puntato sul soffitto. Poi però pensò a Brian, si rese conto che aveva commesso un errore, pensava che quella reazione avrebbe potuto evitarla, così rimase seduto lì sperando che questo avrebbe reso la sua situazione meno compromettente.
Finalmente la paziente uscì dallo studio e si diresse a lunghi passi verso l'uscita, dopo avergli lanciato uno sguardo veloce.
“Buonasera signor Sanders.” lo salutò il dottore, appena lo vide entrare. “Ammetto che questa volta sono davvero sorpreso di vederla. Si accomodi pure.”
Matt eseguì in silenzio, impiegando qualche minuto per trovare una posizione comoda.
“Sono sorpreso anch'io.” iniziò con un sospiro. “Ma ormai mi sto abituando ad un sacco di cose.”
“Brutta cosa l'abitudine, un ragazzo con un mestiere come il suo dovrebbe essere circondato da costanti stimoli.” commentò lo psicologo, dopo aver preso il suo solito taccuino in mano.
Il paziente strinse involontariamente i pugni, davvero non riusciva ancora a sopportare il rumore di quei fogli che veniva sfogliati e della mina della matita che li perforava; sembravano decine di martelli pneumatici.
“Dai miei appunti vedo che eravamo arrivati ad un punto focale la scorsa volta: la rabbia. Volev-”
“Non voglio parlarne.” asserì Matt, categorico. “Cambiamo argomento, parliamo di qualsiasi cosa, ma lasciamo stare la rabbia. Per favore.”
Anche in quel momento iniziava ad alterarsi, il dottore notò le guance del ragazzo avvampare mentre la mano sana si torturava i jeans, tenendo stretta la stoffa tra le dita.
“Di cosa ha voglia di parlare?”
Matt non lo sapeva, non voleva più dire nulla, cercava solo di non lasciar sfuggire le lacrime che iniziavano ad inumidirgli gli occhi; stava da schifo seduto su quel lettino, temeva quasi che lo psicologo si fosse alzato con dei bisturi in mano per studiare l'interno del suo cervello e forse anche del suo cuore.
Spinto da quel silenzio, il dottore cercò di proporre lui un argomento che fosse riuscito a mettere il suo paziente a suo agio.
“Mi racconta di come ha conosciuto Brian?”
A quel punto il ragazzo si trovò costretto ad annuire, non ce la faceva neanche ad arrabbiarsi e a dire di no. Si rassegnò al taccuino, alla matita che graffiava le pagine, alla fastidiosa abitudine del dottor Grey a sistemarsi di continuo gli occhiali sugli occhi.

Prima di conoscere Brian, Matt aveva sentito la sua voce al telefono mentre Jimmy gli spiegava dove si trovasse il garage dove di solito provava, quello della famiglia Sanders che gentilmente si era arresa all'intenzione del figlio di buttarsi nella musica. D'altronde durante le prove si teneva fuori dai guai, il che a loro bastava.
A tra poco.” lo sentì dire, prima che il batterista tolse il vivavoce e chiuse la chiamata.
Sta arrivando!” esclamò quello, alzando entrambe le braccia al cielo in segno di vittoria. “Il miglior chitarrista di Orange Country appena diplomato.”
Matt storse il naso.
Non era neanche sicuro che Jimmy lo avesse mai visto prendere in mano una chitarra, visto che si erano conosciuti durante una rissa, ma voleva dargli almeno una possibilità.

“Si sente bene?”
Con quella domanda si sentiva tremendamente preso in giro. Non poteva stare bene mentre parlava di Jimmy, né tanto di Brian, vista l'attuale situazione.
“Jimmy è morto poco tempo fa, ma posso farcela.”
Passò il palmo della mano sul viso, come a voler cancellare le tracce dell'inquietudine che provava in quel momento.

Complimenti davvero per il provino, Brian.” Matt andò a congratularsi con l'ormai nuovo chitarrista che si stava sfilando lo strumento per riporlo accuratamente nella custodia. “Per una volta Jimmy aveva ragione.”
L'altro ragazzo, dopo aver passato una mano tra i corti capelli corvini, strinse la mano che il cantante gli aveva porso e fece una smorfia che Matt imparò a decifrare solo diverso tempo dopo, quando si rese conto che Brian incurvava le labbra in quel modo solo quando si sentiva in imbarazzo; sembrava anche solo strano che lui potesse provare una sensazione simile, eppure gli occhi bassi tradivano la sua arroganza.
Grazie... Matt vero? Abbiamo tanto lavoro da fare, ma sono contento di essere entrato a far parte degli Avenged Sevenfold.”
Zacky stappò delle bottiglie ghiacciate appena tirate fuori dal mini frigo e ne offrì una a tutti i componenti. Ora mancava solo un bassista, visto che Dameon Ash si era ritirato dopo il primo breve tour che aveva seguito l'uscita di Sounding The Seventh Trumpet, il loro primo album.
Brindarono a loro, brindarono ai successi che sarebbero venuti promettendosi in silenzio che mai e poi mai si sarebbero divisi. Purtroppo però, non è possibile prevedere le innumerevoli incombenze della vita che, come milioni di corde, cercano di allontanare sempre le persone più care.

“Deduco che non abbia voglia nemmeno di parlare di Jimmy.”
“No, se possibile. Doc non credo di riuscirci, impazzirei...” rispose, abbassando la testa per appoggiarla sul lettino.
“Immagino abbiate trovato un bassista poi.” disse il dottor Grey, cambiando discorso. Non voleva mettere Matt troppo sotto pressione, voleva dargli la possibilità di abituarsi ai loro dialoghi e a quell'ambiente, così da aprirsi pian piano.
“Sì, Johnny Christ, l'uomo che ci ha letteralmente salvato il cul- ehm, la vita.”
Nonostante il sorriso che fece anche solo pronunciando il nome di uno dei suoi migliori amici, anche parlare di Johnny faceva male. Continuava a rivedere quella scena, il loro ultimo incontro e, anche se col passare dei giorni aveva ormai capito che il discorso che stava facendo era giusto, trovava ancora molta difficoltà nel ritrovare la forza per reagire.
Scusami tanto, nanerottolo, pensò, promettendosi di chiamarlo, appena si sarebbe sentito meglio.
“Quando Dameon aveva avuto dei problemi, il fratello maggiore di Johnny che aveva la nostra età ci disse che suo fratello se la cavava piuttosto bene con quelle quattro corde, così ci aiutò diverse volte.”

Seward? Sono Brian Haner, abbiamo suonato insieme qualche volta.”
Non potrei mai dimenticare gli Avenged Sevenfold. Come se la cava Dameon?”
Da schifo amico, ci ha abbandonati e abbiamo bisogno di un bassista.”
Datemi due minuti e sono al garage di Matt con basso in spalla.”
Quello era l'inizio degli Avenged Sevenfold, cinque ragazzi e altrettanti cinque strumenti, tanta voglia di cavalcare il mondo intero.

***

Matt bussò due volte mentre l'imbrunire alle sue spalle si faceva sempre più intenso, giocava con l'orologio che aveva al polso mentre aspettava che il padrone di casa andasse ad aprire la porta, sempre se ciò fosse accaduto.
“Questa non me l'aspettavo proprio!” esclamò il ragazzo che gli parò davanti, con un largo sorriso divertito. I capelli era sparati da tutte le parti e gli occhi più piccoli del solito e lievemente arrossati tradivano diverse ore passate a dormire.
“Ti ho svegliato?”
“No, stavo solo per fare una doccia, ma entra e siediti che devi proprio spiegarmi perché un duro come te sia venuto qui.”
Continuava a ridere, Brian, mentre faceva entrare l'ospite. Sapeva di avere il coltello dalla parte del manico in quel momento e non si sarebbe lasciato sfuggire quella situazione per nulla al mondo.
Matt nel frattempo si accomodò sul divano comodo e morbido, sistemandosi un po' per trovare una posizione comoda.
“Sono stato dallo psicologo.” disse, come se si aspettasse che a quel punto Brian gli facesse le feste. “Ci sono andato anche se tu non c'eri.”
“Beh mi fa piacere, almeno hai capito che forse il dottor Grey riuscirà a farti star meglio, molto più di quanto possa fare io.” Il ragazzo si strinse nell'accappatoio blu, per poi sedersi di fronte al suo interlocutore che si sentì ferito. Non si aspettava una risposta del genere, anche se forse avrebbe dovuto.
“Non volevo dire che-”
“Lo so, lo so, ma è questa la verità. Alla fine io te la do sempre vinta e così non ti aiuto. Ti ho cercato per ore quando sei fuggito via l'ultima volte e non ero minimamente arrabbiato. Questo non è sano. Vuoi una birra?”
Matt scosse la testa.
Ad ogni parola che pronunciava, sentiva Brian sempre più lontano e non avrebbe mai voluto che ciò accadesse. Non era la prima volta che lui rispondeva male a qualcuno, ma alla fine tornava sempre tutto come prima.
Forse adesso sarebbe stato diverso.
“Che stai cercando di dirmi?”
“Niente, solo che forse ho fatto bene a sparire per qualche giorno, ha fatto bene ad entrambi. Non saresti mai venuto qui a chiedermi scusa, ammettilo. Io invece ho composto, suonato, ho liberato la testa dai pensieri negativi e questo mi ha fatto bene.”
“Io invece sono stato uno schifo, mi sei mancato, mi sono sentito abbandonato anche se sapevo di avere torto.”
A quel punto Matt iniziava a sentire la rabbia salire, il viso avvampare e le mani perdere il controllo. Non riusciva a capire cosa volesse dire Brian con il suo stare bene, avevano dormito nella stessa cuccetta per anni e una settimana di silenzio non aveva avuto nessun riscontro su di lui.
Si sentiva tradito.
“Però ha fatto bene anche a te, se sei andato dallo psicologo.” disse il chitarrista, notando però il cambiamento d'umore dell'altro. “Ehi calmati, respira.” Si alzò e legò l'accappatoio in vita, così da avvicinarsi a Matt ed abbracciarlo. “Va tutto bene.” gli sussurrava piano, accarezzandogli con dolcezza la schiena. “L'ho fatto solo per te.”
Il contatto riuscì a calmargli i nervi, con un respiro profondo si sentiva già meglio.
“Non ce la faccio.” rispose con un fil di voce. “Non riesco ad affrontare tutto questo, Brian.”
“Continua a parlare con il dottor Grey, d'ora in poi sarò sempre in sala d'aspetto per te. Ti prego però, smettila di fare il cazzone con me.”
Matt sorrise lievemente, finalmente sollevato.
Anche quella volta si stava sistemando tutto, Jimmy non c'era più ma Brian e Matt c'erano ancora, sperando che sarebbero rimasti così per tanto, magari anche fino alla fine dei tempi.

***

Erano secoli che Zacky non provava la piacevole e rilassante sensazione di svegliarsi dopo molte ore di sonno, con gli occhi riposati e il viso affondato nel cuscino.
Si mise a sedere sul letto con calma, con l'intenzione di assaporare ogni momento. Con una mano cercò gli occhiali sul comodino, ma le dita si scontrarono con un flacone di plastica colorata.
Corrugò la fronte, in cuor suo però era grato a quelle piccole pillole bianche che gli avevano ridato la vita.
E il sonno.





Note: questo capitolo è arrivato un po' in anticipo, ma ammetto che la recensione che ho ricevuto mi ha davvero ispirata.
Grazie a tutti per il supporto!
   
 
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