Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: alyfa    21/06/2013    10 recensioni
Non importa quanti anni siano passati..l'amicizia che li lega è forte. Non importa quanti chilometri li distanziano..ci sarà sempre qualcuno che si muoverà, per far si che si possano incontrare. L'amicizia serve a sanare le ferite, serve ad avere dei consigli, serve a ridere, scherzare, emozionarsi..ma talvolta l'amicizia serve anche ad innamorarsi. Edward lo sa..sono anni che conosce Bella..è la sua migliore amica..ma anche la donna che ama. Sentimento nascosto che viene fuori durante un litigio..e provoca un grande dolore..
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
**Ciao a tutte…Eccomi qui con un’altra FF…Song-fic. Allora..preciso: Non so il motivo per cui mi sono trovata a scriverla, non è stato come al solito..per niente..Ero lì davanti al mio pc e stavo cercando l’ispirazione per l’altra FF in corso (Fingers Caress) e ascoltavo della musica per cercare di concentrarmi..e poi..poi eccola. La canzone che mi ha fatto crescere, quella con cui ho pianto, quella che ho ascoltato dopo una lite..quella che ho evitato di ascoltare alla radio se ero arrabbiata..Ho aperto la pagina bianca del programma di scrittura e le mani sono volate da sole sulla tastiera, scrivendo il testo a memoria, scrivendo una trama che si formava, parola dopo parola. I miei ricordi sono racchiusi dentro questa storia..mi sto mettendo a “nudo” con voi..vi esprimo i miei sogni, i miei desideri, le mie esperienze. E in questa storia..c’è qualcosa di me..qualcosa che è ancora fermo e non se ne vuole andare. Era nata molto malinconica, triste e deludente..Lo ammetto. Ma poi..poi ho pensato che voi lettrici non volete una storia reale, come nella vita, che siamo qui per sognare, per distrarci..e l’ho resa diversa, ho fatto in modo che i miei ricordi tristi divenissero piccoli desideri felici. La pubblico prima di partire, per lasciarvi qualcosa da leggere finché sarò via. Non so se riuscirò a pubblicare altro..ma sto scrivendo un’altra FF..in realtà ne ho molte di idee…messe all’interno di una cartella del mio portatile, pronte ad essere sviluppate..La canzone credo la conosciate tutti è Certe Notti, di Ligabue. Beh..Buona Lettura! Aly**

LA MIA MIGLIORE AMICA

Canzone: CERTE NOTTI (Ligabue)

 

Certe Notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei.
Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai.
Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei.
Certe notti somigliano a un vizio che tu non vuoi smettere, smettere mai.



Pov Edward.
 
Volevo solamente dimenticarmi ciò che avevo fatto, per l’ennesima volta. Era sempre così..una storia senza fine..un circolo vizioso da cui non riuscivo a uscire. Avevo finito di lavorare alle sei e poi ero andato al bar sotto l’ufficio, in cui mi aspettava Victoria, mia moglie con i suoi amici per fare l’aperitivo. E’ la classica donna che un uomo vorrebbe accanto, bella, slanciata, con i capelli rossi e gli occhi profondi, un corpo mozzafiato e un patrimonio da fare invidia a quello del sottoscritto, presidente di una delle aziende più proficue di Chicago. Mio padre mi aveva lasciato il posto quando si rese conto che aveva bisogno di andare in pensione e passare molto più tempo con mia madre, per viaggiare, per rilassarsi..per amarsi in santa pace. E’ così, guardandoli insieme, che decisi di sposarmi anch’io..il problema principale era solo che io non sapevo cosa era l’amore, non ne avevo idea..non sapevo cosa si provasse a guardare una donna negli occhi e perdere il battito, sentire le gambe molli, sorridere istintivamente al solo pensiero di lei. O forse lo sapevo, ma l’avevo accantonato in un angolo remoto del mio cervello..e soprattutto avevo impedito al mio cuore di soffrire, ancora. Quando conobbi Victoria, sembrava che fosse la ragazza giusta per me, era attratta dal mio fascino, probabilmente anche dai miei soldi e io credetti di potermi innamorare di lei. Errore fatale il mio e probabilmente dettato dalla fretta e bramosia di avere una vita normale! Io non l’amo e lei non ama me. Il nostro rapporto è basato solamente su rapporti sessuali che tra l’altro, ultimamente, non sono neppure soddisfacenti. Non abbiamo mai avuto figli. Ma lei dice che abbiamo tempo, che dobbiamo goderci quest’indipendenza e solitudine perché quando saremo più anziani ci sarà impossibile..eppure..il mio desiderio di diventare padre è sempre costante, presente, pressante. So che decidendo di sposare una donna come lei ho dato un grande dispiacere alla mia famiglia, a Carlisle ed Esme che mi hanno sempre insegnato ad amare e a mettere di fronte a tutto i sentimenti, i miei e quelli altrui, prima di guardare a tutto il resto; ma avevo deluso anche mia sorella Alice e Jasper, suo marito e mio amico da una vita. Loro hanno sempre sostenuto l’amore vero, quello che vedi nei film e che ti fa sognare..quei film che tu, da uomo, ti rifiuti di vedere perché banali, scontati e assolutamente idilliaci..eppure la loro storia d’amore era stata esattamente un idillio..Perfetto, speciale, romantico..convogliato in un matrimonio d’amore che dura da oltre otto anni e che ha prodotto due fantastici bambini, i miei nipotini Jane ed Alec, che amo con tutto me stesso. E non solo..non ho deluso solo loro..c’erano molte altre persone che con il mio matrimonio avevo allontanato volontariamente..mio cugino Emmett, che litigò furiosamente con me perché sosteneva che Victoria volesse arpionarsi solamente al mio patrimonio e che non le interessavo io come persona, come uomo..Un’altra persona che nella vita aveva trovato la sua metà perfetta, Rosalie. Mi accorsi troppo tardi che aveva ragione, che tutti attorno a me ne avevano. Tutti sembravano aver trovato la felicità, quella che non riuscivo a trovare io.
 
Ero di nuovo in macchina, dopo aver litigato con Victoria che non voleva fare sesso con me, perché aveva appena messo lo smalto fresco, cosa che a detta sua era importantissima al fine dell’incontro con l’agenzia di moda dell’indomani. Ero stanco e arrabbiato, frustrato e deluso..da lei, ma soprattutto da me stesso, dalla mia ingenuità e stupidità.
 
Ero di nuovo in macchina..verso di lei.
 
Non importava quante miglia percorrevo per vederla, dall’altra parte dell’America, del mondo, della città..lei mi faceva stare bene. Era stata la mia migliore amica al tempo del liceo, e l’avevo amata segretamente, ogni giorno di quei cinque lunghi anni. Continuavo ad amarla, infondo al mio cuore, talmente infondo che probabilmente bisognerebbe scavare per giorni, settimane..mesi per trovarlo. Mi sono costruito una cinta murata che nasconde un fortino chiuso a chiave e stretto con delle catene impossibili da tagliare..tutto questo perché lei era la mia migliore amica. Al liceo condividevamo le stesse lezioni, perché fortunatamente eravamo capitati insieme..e fummo subito inseparabili. All’inizio credevo di poterle dichiarare i miei sentimenti..poi invece mi ritirai. Era così bello avere un’amica che per la prima volta non guardava quanti soldi avevi nel portafogli, quanto ero disposto a spendere per lei, quante camere aveva la mia villa o quante macchine erano parcheggiate nel mio garage..lei era vera ed io mi sentivo me stesso solo quando eravamo insieme. Lei era la prima persona a cui pensavo se avevo una notizia importante, la prima che chiamavo per confidarmi, la prima ragazza che ho desiderato baciare ardentemente. Lei, quella dolce, ingenua, sensuale ragazza che passava interi pomeriggi nel mio salotto a studiare e mangiare snack al cioccolato..per cinque lunghi anni. Lei..quella ragazza che mi ha mandato a fanculo così tante volte che non le conto neppure se aggiungo le dita dei piedi a quelle delle mani! Lei..la ragazza che ogni volta che avevo un problema riusciva a farmi sorridere e a trovare una soluzione per risolvere ciò che mi angosciava. Per quello non me la sentivo di rovinare l’amicizia che avevo con lei, per una stupida infatuazione..si perché a quel tempo credevo fosse solo quello. Eppure..ogni volta che la vedevo c’era qualcosa all’altezza del mio stomaco che vibrava..qualcosa che mi diceva “Edward vai, buttati..è lì per te!”
Non sapevo cosa provasse..lei ha sempre mostrato il suo lato dolce, speciale, tenero solo come amica e mi ha sempre parlato delle sue esperienze. Ero il primo con cui parlava..Non importava che ci fosse Alice o Rosalie con cui parlare..lei sceglieva me, lei ha sempre scelto me. Ed io ho scelto lei, fino a Victoria.
Al liceo ne avevamo combinate di tutti i colori, sempre insieme. Avevamo saltato le lezioni di ginnastica perché era scoordinata come poche e rischiava ogni volta di finire a terra, e allora inventavamo qualsiasi scusa per starcene seduti sugli spalti. Avevamo imbrattato il muretto sul retro con un disegno osceno, solo per vendicarci della punizione che ci aveva dato il preside perché avevamo involontariamente iniziato una guerra di cibo in mensa. Ogni mattina l’attendevo alla fermata del bus, io prendevo quello prima, per restare lì ad accoglierla con il sorriso quando scendeva dal catorcio su quattro ruote. Quando i miei genitori mi diedero il permesso di utilizzare l’auto per andare a scuola ogni mattina passavo da casa sua, per accompagnarla e non importava che abitasse addirittura dall’altra parte della scuola, rispetto a dove stavo io. Non importava neppure che suo padre fosse un semplice poliziotto e che lei non era della mia stessa classe sociale, anzi..mi dava più lei che tutte le figlie delle amiche di mia madre. Era estremamente semplice e mi aveva insegnato a sorridere ad essere me stesso. Avevamo frequentato l’università nella stessa città, ed eravamo riusciti a mantenere un rapporto forte e solido nonostante amicizie differenti, corsi diversi ed orari completamente opposti. Ovviamente Charlie, suo padre, si era opposto con tutto se stesso quando proponemmo di andare a vivere insieme, ma infondo fu meglio così..non sarebbe durata molto la nostra amicizia, se no. Lei in quel periodo stava con un certo Black, Jacob Black..non mi piaceva particolarmente, sembrava sempre avercela con me ed io non trovavo nulla di male nell’avercela contro di lui. Infondo non mi stava simpatico, per niente..probabilmente perché lui aveva potuto averla ed io mi ero tirato indietro. Quando si laureò, il fato ci distanziò. Suo padre era stato trasferito in una cittadina distante da Chicago.. Fort Wayne in Indiana. Lei non aveva potuto non seguirlo e il giorno in cui mi salutò è chiaro nella mia mente. Mi aveva mandato un messaggio, chiedendomi di raggiungerla al Cafè vicino al negozio di mia sorella, che doveva parlarmi perché era urgente. Sorrisi pensando a quale altra cavolata avrebbe tirato fuori quel giorno e invece..quando arrivai vidi i suoi occhi rossi e gonfi dal pianto e capii che non c’era niente che andava bene.
 
Flashback
-Ciao Bella.. – Il mio sguardo si era fissato sul suo, che indagava nei suoi occhi per sapere cosa poteva essere successo.
-Ciao Edward..siediti.. – Quando diceva così non mi piaceva per niente. L’ultima volta che mi aveva detto una cosa del genere era quando mi aveva parlato della separazione di suo padre e sua madre, ma allora aveva quindici anni e mi sembrava davvero, meno sconvolta.
-Che è successo? – allungai una mano, per accarezzarle una guancia. Nella mia indole sono sempre stato molto affettuoso, lei invece molto fredda, forse per difendersi dalle fregature..ma ero stato bravo. Le avevo insegnato ad accettare qualche segno d’affetto, soprattutto da parte mia.
-Mio padre ha ricevuto un trasferimento.. – e queste parole non sortirono alcun effetto subito. Credevo non fosse poi così distante, credevo che lei avesse scelto di stare qui, di lavorare dove aveva iniziato il tirocinio come psicologa infantile.
-Beh ti aiuterò io a cavartela qui, insomma non c’è bisogno di Charlie no? Siamo abbastanza in grado di farcela..e poi nel caso ci sono i miei genitori.. – lei mi guardò e il labbro inferiore prese a tremare, nonostante cercasse di sorridermi. Gli occhi si riempirono velocemente di rugiada salata.
-Vado con Charlie..Non posso abbandonarlo Edward, è mio padre..e ha fatto così tanto per me in questi anni.. – in quel momento un meteorite si schiantò su di me. Ero talmente sbalordito che mi sentivo schiacciato a terra.
-Bella.. – appoggiai una mano sulle sue –Sei sicura? – Da amico avevo imparato ad accettare le sue decisioni, ma comunque le avevo sempre espresso il mio parere..e poi lei avrebbe agito di conseguenza. Lei annuii solamente alla mia domanda. –E allora..ti aiuterò con il trasloco. Insomma l’idea non mi piace..ma non andrete poi così distante, vero? – avevo bisogno di quella certezza. Avevo la necessità di avere una qualche sicurezza di vederla..di parlarci..di poter stare con lei qualche volta. I suoi occhi si chiusero mentre una lacrima scendeva lungo la sua guancia. La catturai subito e la cacciai via, prima che potesse lasciarmi quel brutto ricordo impresso nella mente. Non volevo vederla piangere ancora.
-Fort Wayne..
-Sono solo tre ore di macchina da qui.. – sorrisi.
Flashback
 
In quel momento non mi rendevo davvero conto della distanza effettiva che c’era..ma non me ne importava poi molto. L’avevo aiutata a fare gli scatoloni, a rinchiudere tutti i suoi ricordi, gli affetti, dentro delle misere scatole di cartone anonime che portavano solo la dicitura “Bella” per distinguerle da quelle di Charlie. E poi mi ero offerto di accompagnarla. Avevo impresso nella mia mente la strada..tre lunghe ore. Li avevo aiutati a disfare i bagagli, gli scatoloni..stando con loro qualche giorno e poi con lo sguardo afflitto ero tornato a casa. Alice capì subito la situazione, passando l’intera serata con me, facendo di tutto per non farmi pensare a quei pochi giorni passati in compagnia di Bella. Ci sentivamo ogni giorno, o la chiamavo io o chiamava lei..non passava giorno senza che ci sentissimo. Poi c’erano stati i Natali, i compleanni..avevamo fatto di tutto per vederci..finché non decisi di sposarmi..Ero andato da lei, che già sapeva di Victoria, l’aveva conosciuta al mio compleanno precedente e le avevo raccontato della proposta che volevo fare.
 
Flashback
-Allora Edward..cosa ti porta qui? – sorrise mentre dall’altra parte del divano aveva raccolto le gambe al petto e mi guardava con la tazza fumante di camomilla tra le mani.
-Mi sposo Bella.. – ero elettrizzato all’idea di raccontargli tutto. Ed in quel momento vidi qualcosa passare per gli occhi della mia migliore amica, che credevo fosse gelosia..e invece era solo dispiacere nel sapermi legato a una persona per sempre..e lei sarebbe stata messa da parte, perché era giusto così!
-Sono felice..Victoria è una brava ragazza e anche molto bella! – il suo sguardo si addolcì di nuovo e mi abbracciò stretto a lungo, prima di voler sapere ogni dettaglio della proposta. Ed io..in quel momento pensavo solamente “Dimmi che mi ami, dimmi che mi ami!”
Ero un cretino perché sapevo che lei non provava niente per me, eppure volevo sperare che potesse salvarmi.
Flashback
 
Cosa che non avvenne. Mi sposai alla fine dell’anno, d’inverno.. una cerimonia sfarzosissima, costosissima..che mi aveva lasciato basito e per niente soddisfatto. Sorridevo e mi mostravo contento, ma non vedevo l’ora di scappare da quel posto, il prima possibile. Quel giorno venne anche lei, era in prima fila a godersi lo spettacolo, accanto a mia madre ed Alice. Aveva gioito con me, per me ed era stata la prima a farmi le congratulazioni, dopo i miei genitori e i genitori di Victoria. Per me lei era importante..e non avrei rinunciato molto facilmente. Così i tre anni di matrimonio sono passati tra bugie e inganni. Victoria sapevo mi tradiva con un certo James, che stava al reparto delle risorse umane della mia azienda, anche lui molto ricco e di buona famiglia..io invece appena potevo salivo in macchina e guidavo fino a Fort Wayne, fino ad arrivare al mio paradiso personale..Isabella Swan.

 
Certe notti fai un po' di cagnara che sentano che non cambierai più.
Quelle notti fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu.
Certe notti c'hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà.
Certe notti coi bar che son chiusi al primo autogrill c'è chi festeggerà.
 

 
Avevo appena parcheggiato al di là della strada ed ora stavo per entrare con lo sguardo afflitto, silenzioso come al mio solito. Il classico pub anonimo di una cittadina anonima, per me. Presi un profondo respiro, come sempre e varcai la soglia. All’interno una forte ondata di fumo si percepiva come se fosse nebbia, cameriere che giravano tra i tavolini, con indosso una gonna striminzita e un top altrettanto piccolo. Mi chiedevo, per l’ennesima volta, cosa ci facevo qui..non era il mio posto preferito. E poi la vidi..dietro al bancone a servire alcolici a uomini già troppo brilli, che continuano a fissarla..ogni sera, la stessa cosa! Isabella era lì, con i capelli sciolti, un po’ più corti dell’ultima volta, lo sguardo fisso in quello che stava facendo e le gote rosse, per il caldo del luogo. Ecco cosa ci facevo lì..ero qui per lei, solo per lei. Avanzai all’interno del pub e presi posto al bancone, vicino ad un uomo che non le toglieva gli occhi di dosso. Lei non si è accorta di me e spero lo faccia il più tardi possibile..Ogni volta che vengo qui mi rimprovera per aver fatto tre ore di macchina, all’insaputa di tutti, per allontanarmi da mia moglie..solo per parlare con lei. Eppure..ogni volta mi trovavo a desiderare di tornare come ai vecchi tempi, con lei che appoggiava la testa sulle mie gambe e dormiva nel divano, mentre guardavamo un film noioso o troppo pauroso per lei. Ed ogni santissima volta..finivo per tornare a casa, da solo, con lo sguardo triste e qualche lacrima che minacciava di uscire, ad orari improponibili per un uomo d’affari che la mattina deve essere impeccabile in ufficio. Mi piace osservarla, mi piace guardare come serve i clienti e come evita i loro sguardi riprovevoli e mi piace sapere di poter essere già lì se succede qualcosa. Non capivo che bisogno c’era di lavorare così tanto..aveva ottenuto un posto davvero fico in una clinica ospedaliera privata che pagava bene, e lavorava con i bambini ricoverati o con ragazzi che gli venivano affidati da madri disperate. Era brava nel suo lavoro, amava ciò che faceva..ed io non potevo che esserne felice. Ma quando mi disse che aveva trovato lavoro in un pub, la sera..ci rimasi male. Perché diavolo doveva uccidersi così di lavoro?! Avevo tentato di chiederglielo molte volte, ma lei rispondeva vagamente..dicendo che le bollette non si pagavano da sole. Mi ero infuriato e le avevo lasciato un assegno cospicuo con cui andare avanti per un po’ di tempo, e le avevo promesso che ogni volta che sarei andato a trovarla gliene avrei dati altri. Lei ovviamente, aveva rifiutato.
 
Flashback
-Sei scemo Cullen?! – era contrariata, arrabbiata..sembrava potesse infuriarsi.
-Bella..accetta l’assegno! Per favore..Non voglio che tu debba lavorare così tanto, anche se non ne capisco il motivo. Ho abbastanza soldi da potermi permettere di farti un regalo..
-Edward..un regalo da tremila dollari? Mi prendi per il culo?! – ora si stava infuriando e non era il caso di continuare la discussione nel bar, ma lei non voleva uscire, non voleva lasciare la postazione.
-Senti Bella, siamo amici dai tempi del liceo, sai che la mia famiglia ha le spalle ben coperte e conosci la mia situazione finanziaria..perchè non puoi accettare un regalo?
-Perché sono tremila dollari! Se vuoi farmi un regalo strappa l’assegno.. – aveva incrociato le braccia al petto. Io scossi violentemente la testa.
-Non se ne parla, assolutamente. Ed anzi..ogni volta che verrò a trovarti ti farò un regalo..non puoi non accettare..e’ maleducato!
-Edward Cullen! Ti conviene tornartene a casa se non vuoi trovarti nel tuo lussuoso attico di Chicago, con tua moglie, a suon di calci nel culo! Non accetterò mai…per cui evita di venire a trovarmi se non vuoi vedere un rifiuto! – il dito che mi puntava contro e l’aria infuriata mi avevano fatto desistere dalla mia opera di convincimento.
Flashback
 
Ora come ora però, avevo voglia di ricominciare a persuaderla. Erano due anni che ogni sera lavorava fino a tardi per poi dormire solo qualche ora e raggiungere la clinica. E l’ultima volta che ero venuto a trovarla avevamo discusso proprio per questo, e lei mi aveva detto di non tornare..che la mia vita era a Chicago, con Victoria, con i miei genitori..le parole che ci eravamo detti un mese fa erano ancora vive dentro di me.
 
Flashback
-Edward..sei di nuovo qui? – sorpresa dato che era la terza sera della settimana che la raggiungevo, non era mai capitato.
-Avevo voglia di passare un po’ di tempo con la mia migliore amica.. – lei storse il naso, sapendo già che se ero lì non era, per me, un buon momento a casa. Era come se andare da lei equivalesse a fuggire per un po’ dai miei problemi, dalla realtà.
-Cullen..raccontala a un’altra ‘sta storia..avanti dimmi che succede..
-Victoria è sempre la stessa..abbiamo discusso ancora sull’argomento figli e proprio lei non ne vuole sentir parlare..per non star qui a elencarti i numerosi appunti che mi ha fatto sull’agenda..tutti aperitivi, cene, feste con i suoi amici..come se a me fregasse qualcosa.. – mi lasciava sfogare, come ogni volta.
-Edward..Siete sposati da tre anni ed è normale che magari non voglia avere figli, magari non si sente pronta o vuole far carriera prima..prova a lasciarle del tempo.
-Non è così semplice Bella..sai quanto amo la mia famiglia, sai quanto ne desidero una tutta mia..ma con lei..non c’è feeling. – lei mi sorrise e scosse la testa.
-Torna a casa Edward..vai da tua moglie e dille che l’ami..il feeling allora nascerà!
-Io non la amo Bella..non la amo. E’ questo il problema principale..
-E allora cosa l’hai spostata a fare, scusa?! – ne avevamo parlato solo una volta e non ero stato chiaro con lei, per paura di un suo giudizio..perchè sapevo che lei era l’unica che potesse farmi desistere dal sposarmi con Victoria.
-Avevo bisogno di qualcuno al mio fianco, qualcuno che mi amasse, qualcuno con cui stare una volta tornato a casa dal lavoro..e invece..mi sono trovato con una persona egoista, alla ricerca dei miei soldi e delle mie conoscenze. Per niente innamorata di me ma solo di se stessa..
-Edward..cosa diavolo sei venuto a fare qui, per l’ennesima volta questa settimana? – sapevo che il suo tono duro voleva solo farmi risvegliare dal discorso che stavo facendo.
-Mi mancavi.. – ero stato sincero. Lei mi mancava più di qualunque altra cosa al mondo.
-Edward..smettila. Devi tornare a casa, potevi farmi una telefonata..
-E quando se sei sempre a lavorare? Non lo vedi che ti stai distruggendo?! Insomma..durante la giornata lavori alla clinica e poi vieni qui..dormi pochissimo, quanto credi di poter resistere? – lei aveva aperto la bocca, sorpresa.
-Fino a quando ce la farò. Di certo non sono problemi tuoi..Non vengo a casa tua o nella tua azienda a mettere bocca nei tuoi affari..Edward stai esagerando..ora davvero torna a casa..
-No..voglio stare qui, a vedere come ti rovini la vita..non hai più tempo neppure per conoscere qualcuno, per fare amicizie..sono l’ultimo che ti è rimasto.. – lei scosse violentemente la testa.
-Non sai di cosa parli. Io ho molte amiche e sto davvero bene qui..non mi manca niente Edward. E sei tu quello che viene qui ogni mese, ogni settimana a torturarmi con i tuoi discorsi..non mi metto a piangere sulla tua spalla Edward. Hai una moglie e devi stare a casa con lei..Non venire a insinuare od offendermi. Torna a casa e non venire più. Vai dalla tua famiglia..sono loro quelli di cui hai bisogno..non io. Non. Tornare. Più. – l’avevo guardata malamente e poi me n’ero andato.
Flashback
 
Non ci eravamo sentiti per molto tempo, finchè non mi decisi a mandarle un messaggio, chiedendole come stava. Lei aveva risposto solo un “Bene, tu?” concisa. Le risposi che andava tutto alla grande, giusto per mostrarmi sereno..non volevo che notasse il mio turbamento per aver litigato con lei. Ma dopo non mi scrisse più ed io non la cercai. Ora però..sento il bisogno di parlare con lei..la mia migliore amica. La donna di cui sono innamorato da secoli..la ragazza che sa farmi star bene, ogni volta.
 
-Ciao Bella.. – mi decisi a fare il primo passo. La notai mentre alzava lo sguardo su di me, rigida e poi tornava a guardare il bicchiere che stava riempiendo. Non disse nulla e allora continuai. –Come stai?
-Ti interessa davvero il mio stato di salute o sei tornato per ripetermi sempre le solite cose? – abbassai lo sguardo. Non avevo bisogno di litigare anche con lei..non dopo tre ore di macchina, non dopo aver discusso di nuovo con Victoria..non ora che vorrei decidere per il mio futuro.
-Mi interessa davvero.. – dissi debolmente.
-Sto bene..Ho avuto solo un po’ di febbre qualche giorno fa, probabilmente l’ho presa da un bambino alla clinica..ma per il resto va tutto alla grande! – cercava di essere indifferente, lo sentivo nel tono della sua voce.
-Mi fa piacere..e tuo padre? – la vidi irrigidirsi.
-Bene.. – laconica e fredda, distante. Perché si comportava così? –Che ci fai qui Edward?
-Avevo bisogno di vederti.. – dissi solamente. Era la verità..mi mancava così tanto parlare con lei, sentirla anche solo per sms..mi mancava poterle dire quanto le volevo bene e sentirla sbuffare per i miei modi sdolcinati.
-Puntuale..come un orologio svizzero! E’ un mese che non vieni qui.. – mi disse con un occhiataccia mentre porgeva la birra al cliente di fronte.
-Avevo bisogno di riflettere e pensavo ne avessi bisogno anche tu..
-Riflettere su cosa?
-Su quello che ci siamo detti la scorsa volta..
-Io non mi rimangio niente Edward. Non sono nessuno per te..solo una vecchia amica che sta cercando di andare avanti con la propria vita, senza dover dipendere da nessuno..e tu non fai altro che darmi addosso, vieni qui per confidarti, per sentire parole carine, per darmi il peso anche dei tuoi problemi..tu che sei sposato e che hai una moglie a casa che ti aspetta e che non conosce l’entità dei tuoi viaggi serali..
-A lei non frega nulla di quello che faccio..Te l’ho detto milioni di volte.
-Ed io..ho cercato di farti capire, milioni di volte, che il tuo posto non è qui..ma è a casa, tra le braccia di Victoria mentre le dici quanto la ami..
-Ed io..ti ho già detto un sacco di volte che non la amo..
-Basta Edward! – era scoppiata –Sto lavorando e tu mi disturbi..per favore va vai! – di nuovo mi allontanava, ma questa volta non me ne sarei andato.
-Dammi una birra.. – lei mi guardò malamente ma mi passò lo stesso una bottiglia. Sapevo che non poteva dire di no a quella richiesta, era come se avesse mandato via un cliente. Cominciai a sorseggiarla.
-Per quale motivo sei venuto qui stasera? – sapevo che non resistiva, era troppo curiosa.
-Sono stanco di Victoria ed ho bisogno di prendere una decisione definitiva per la mia vita..per il mio futuro. Voglio il divorzio! – il bicchiere che aveva in mano era scivolato per terra, creando un gran fracasso.
-Vuoi far venire un infarto a Carlisle? Lo sai quanto ci tiene alla famiglia, sai quanto è sacro per lui il matrimonio..e sai quanto lo deluderesti se facessi ciò che hai appena detto..
-Io non la amo, e lei non ama me..è sempre lo stesso discorso da tre anni a questa parte..anche i miei genitori non la sopportano. Lo vedo come Esme ogni volta che la vede cerca di fare buon viso a cattivo gioco, per non parlare di Alice che la evita e di Jane e Alec che non sono mai stati coccolati una sola volta..non è la donna giusta per me..
-Edward..stai combinando un sacco di casini per niente. Se solo cercassi di conoscerla meglio, al posto che fissarti l’obiettivo di torturare me..allora l’ameresti.
-Io ti torturo? – sbuffò sonoramente ed io rimasi male della sua reazione.
-Possibile che ti devi soffermare sui particolari più insignificanti ogni volta?!
-Possibile che tu mi stia dicendo che non mi vuoi qui, per l’ennesima volta?
-Si! – aveva detto decisa. Perché? Perché si comportava così?
-Wow..davvero non credevo di trovarti ancora furiosa con me..Ho sbagliato a venire qui..Pensavo che fossimo amici, noi due..che indipendentemente da tutto la nostra amicizia fosse più forte. Ogni mese per tutti questi anni sono venuto a trovarti, cercando di mantenere il nostro legame solido e duraturo nel tempo, nonostante io debba farmi tre ore di macchina all’andata e tre al ritorno..per stare con te solamente qualche ora e trovarmi distrutto in ufficio il giorno dopo..
-Nessuno te l’ha mai chiesto.. – le guance rosse per l’imbarazzo, lo sguardo basso. No..dovevo stare a casa. Non mi faceva bene restare qui, non mi faceva bene parlare con lei..lei che non mi voleva più intorno.
-Mi piacerebbe sapere cos’è cambiato Bella..perché io non lo capisco seriamente. Non capisco come mai ti alteri se ti dico che mi preoccupo per te, non capisco perché non accetti i miei soldi anche se sei costretta a lavorare come un robot per tutta la giornata..non capisco perché ogni volta mi rimproveri per essere arrivato fin qui, per te..quando prima..tempo fa eravamo sempre insieme, non ti dispiaceva se attraversavo la città solo per vederti, se correvo sotto la pioggia solo per parlarti..se passavo la notte steso per terra in camera tua a tenerti la mano se stavi male. Cosa è cambiato da allora?
-Sono cambiata io Edward..ora sono più matura, ho esigenze diverse..conosco persone diverse..che mi danno cose che tu non puoi darmi..
-E quali sarebbero? Spiegamelo..perchè davvero non capisco.. – scossi la testa.
-Lascia perdere..non è né il posto né il luogo adatto per discutere..
-Sempre così..le tue risposte sono sempre così..ed io davvero non ne posso più!
-Bene..allora vai via! Torna a Chicago dalla tua famiglia.. – stavamo urlando ormai.
-Si..tornerò a Chicago e non mi vedrai più Bella..mai più! Ti dovrai dimenticare di me..Sono solo uno stupido! Cosa credevo eh? Che tu provassi i miei stessi sentimenti? Che nonostante fossimo distanti continuassi a mantenere l’amicizia con me? No..- scossi la testa mentre lasciavo i soldi sul banco –Sono solo uno stupido..un uomo stupido e innamorato della propria migliore amica. Mi faccio pena da solo. Addio Isabella.. – avevo varcato la soglia come mezzora prima e di corsa ero salito in macchina, partendo a tutta velocità.

E si può restare soli, certe notti qui, che chi s'accontenta gode, così così.
Certe notti o sei sveglio, o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi.

 
Non importava in quel momento se gli occhi erano appannati dalle lacrime, se sapevo che a casa c’era ad aspettarmi una donna che non amavo..non importava che avessi di fronte tre ore di macchina, solitarie e depressive. L’unico pensiero che avevo era lei. Bellissima come sempre..che mi diceva quelle cose, che insinuava che la nostra amicizia non le serviva più..che era solo una mia convinzione e un mio desiderio venire fin qua..lei non lo voleva. Dio che stupido che ero. Avevo quasi trent’anni e mi sentivo così stupido.
Non potevo credere di averle detto tutto, oggi..in questa serata schifosa..che male era iniziata e peggio era finita. Mi sentivo come se mi avessero riempito di piombo..talmente pesante da non riuscire a far entrare neppure l’aria nei polmoni. Non volevo crederci..dopo tutti questi anni, dopo ciò che avevamo condiviso..Eppure..un po’ dovevo aspettarmelo. Io mi ero sposato, non amavo Victoria, ma mi ero sposato. Avevo scelto di legarmi a qualcuno e lei, che prima mi era stata vicina, aveva accettato quella donna, nonostante non le piacesse, solo perché l’avevo scelta io..solo perché era mia amica. Ed ora? Dopo tutti questi anni, passati a parlarle male di Victoria, quella moglie che è solo di nome, lei continuava a dirmi di tornare a casa, dirle che l’amo e stare con lei..che Fort Wayne non è il mio posto, ma il suo, che lei non mi ci voleva. Ed ora? Dopo tutti questi anni passati a fare avanti indietro, credendo di avere lo stesso rapporto di prima, credendo di essere forti ugualmente, credendo che nulla, nella vita, potesse dividerci…lei invece non mi voleva lì. Il mio cuore era frantumato..si era disintegrato in mille pezzi..anzi di più..mille erano pochi. Tutti i sentimenti che provavo per lei..esplosi all’interno di me, confondendosi con la rabbia, l’odio, la delusione, l’amarezza. Non capivo più dove iniziava uno e finiva l’altro. Ero deluso..da lei, dalle sue parole, dal suo atteggiamento..ma soprattutto da me stesso. Non dovevo partire quella sera, dovevo ascoltare lei, quando il mese scorso mi aveva detto di non tornare più..dovevo capirlo che non era una semplice lite, che lei credeva veramente a quelle cose. Dovevo capirlo dai suoi occhi, quelli che non mentono mai, quelli che dolcemente mi hanno sorriso nei momenti opportuni e mi hanno rimproverato in altri momenti. Eppure..avevo fatto di testa mia anche questa volta..come il giorno del ballo, all’ultimo anno di liceo.
 
Flashback
-Dai Bella, sarà divertente..io e te.. – lei storse il naso per la quarta volta quella mattina.
-Edward non parteciperò al ballo..tantomeno con te! Non si va al ballo di fine anno, dell’ultimo anno di liceo, con il proprio migliore amico.. – aveva incrociato le braccia al petto e mi aveva guardato male.
-Ti prego Bella..Tu non capisci..ho bisogno di far ingelosire Tanya.. – a quel tempo, lei era la ragazza con cui uscivo, che aveva accettato l’invito di un certo Mike Newton e che mi aveva fatto imbestialire. Certo..sapevo di essere innamorato di Isabella, ma lei non mi voleva, lei non sapeva neppure..aveva avuto le sue esperienze ed io avevo fatto le mie..per cui in quel momento, la ragazza che mi piaceva era Tanya.
-Non verrò al ballo con te solo per farla ingelosire..invita qualcun’altra!
-Bella..per favore! – a nulla erano servite le mie preghiere. Così avevo fatto in modo che Alice scegliesse l’abito e le scarpe per lei, che fosse tutto organizzato per la sera del ballo e poi andai a casa sua, di sorpresa e la costrinsi a indossare l’abito e le scarpe, Alice al mio fianco la truccò e le sistemò i capelli…tutto grazie a Charlie che insistette con Bella per non perdersi quella serata, che avrebbe ricordato per il resto della sua vita.
-Questa me la paghi Cullen! – mi aveva sussurrato all’orecchio mentre Charlie ci faceva la foto prima di uscire di casa. Ma io ero felice..felice perché era con me, perché potevo ballare con lei anche se era un’incapace, felice perché non mi importava più di Tanya..quella sera Bella era fantastica, meravigliosa. Un semplice abito blu notte, aderente nel busto, con le balze sulla gonna..un paio di scarpe con il tacco, bianche e una pochette di mia sorella al braccio. Era meravigliosa e rimasi incantato mentre scendeva le scale. Non le dissi niente, ovviamente..se non un laconico “Stai bene così!” a cui lei aveva grugnito in risposta. Ci eravamo divertiti come matti, lei continuava a inciampare ed io la sorreggevo..e ridevo. Quella sera fu quella in cui mi picchiò di più..ma proprio non ce la facevo a rimanere serio.
Flashback
 
Questa volta però avevo sbagliato..questa volta avrei dovuto ascoltarla. Lei non mi aveva picchiato, mi aveva detto parole che mi avevano ferito, come solo lei sapeva fare. Come solo lei poteva fare. Ed ora?
Ora sono in macchina, per tornare a casa, il viso coperto dalle lacrime, proprio come un bambino capriccioso. Non ho voglia di tornare nel mio appartamento e scommetto che arrivare a casa di Alice alle quattro del mattino non era la scelta migliore, tanto meno andare dai miei che si sarebbero solo spaventati. Volevo solo stare da solo..e forse il luogo migliore era la mia auto. Guidai senza sosta fino a che non intravidi le luci della città di Chicago. Ero tornato a casa.

Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c'è.
Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te.
C'è la notte che ti tiene tra le sue tette un po' mamma un po' porca com'è.
Quelle notti da farci l'amore fin quando fa male fin quando ce n'è.

 
Ero tornato a casa. Chicago. Parcheggiai l’auto all’interno del giardino della villa di Alice e Jasper e rimasi lì. Avevo le chiavi di casa di tutti i miei familiari, perché ai loro occhi ero quello più responsabile, perché era sempre meglio che qualcuno avesse le chiavi di casa. Ed ora..siccome il mio palazzo non aveva un garage dove parcheggiare l’auto e dormire in macchina in mezzo alle strade di Chicago non era il massimo, avevo davvero bisogno di usare il giardino di mia sorella. Ovviamente però non avevo fatto i conti con il cane di guardia che si sono comprati pochi mesi fa e che abbaia come un forsennato ogni volta che sente il rombo di una macchina. Beh..il suo lavoro lo svolgeva egregiamente! Vidi alla finestra una figura piccina controllare chi ci fosse e dopo aver riconosciuto la mia auto mi aveva raggiunta, in vestaglia con le ciabatte da notte. Avevo visto mia sorella con questi abiti un sacco di volte, eppure mai come adesso mi sembrava buffa.
-Edward..che ci fai qui a quest’ora? – abbassai la testa sul volante, non volevo che vedesse i miei occhi gonfi e rossi. Non ero un macho se piangevo per nulla..già…nulla.
-Scusa.. – biascicai e basta. Speravo solo che se ne tornasse dentro e mi lasciasse crogiolarmi nel mio dispiacere.
-Edward..parlami..ti prego.. – La stavo angosciando. Jasper era alla finestra che ci guardava tristemente. Come se sapessero qualcosa che io non sapevo, come se avessi bisogno di cure.
-Ho solo bisogno di un posto neutro dove dormire un paio di ore..non volevo svegliarvi..
-Non ci hai svegliato..noi..stavamo guardando un film sul divano.. – la guardai sorpreso.
-Alle quattro della mattina? – lei annuii sconsolata.
-Eravamo preoccupati.. Bella ci ha chiamati dicendoci che ti eri messo a guidare arrabbiato e che voleva sapere quando saresti arrivato..
-Come? Cosa? – ero sorpreso, sbigottito. Bella li aveva chiamati? Come faceva a sapere che sarei venuto qui? Come…?
-Edward..E’ il caso che entri dentro..abbiamo alcune cose da dirti, non ti piaceranno, ti avviso..
-Alice.. – scossi la testa ma lei appoggiò una mano sul volante e mi sorrise tristemente.
-Sono tua sorella, ti conosco da quando eri piccino, piccino..So ogni cosa di te ed ora tu devi ascoltarmi..anche se sono le quattro di mattina e tra poco dovrai andare al lavoro.. – annuii togliendo le chiavi dal riquadro della macchina e scendendo, chiudendo l’auto.
 
Entrammo in casa e Alice mi fece accomodare in cucina, mentre Jasper mi versava una tazza di tè caldo. Non era la mia bevanda preferita, ma ammetto che era ciò che desideravo in quel momento..qualcosa che mi scaldasse il corpo, il cuore, l’anima.
-Allora..queste cose che devi dirmi? – Jasper si sedette di fianco a mia sorella e mi guardò anche lui con lo sguardo triste. Si..loro sapevano qualcosa.
-Da quanto tempo è che non parli con Bella? – Ma che diavolo di domande erano? Non li aveva chiamati perché me ne ero appena andato da lei?
-Ci ho parlato poche ore fa..- lei scosse la testa.
-Non intendo tu che vai da lei e parli dei tuoi problemi con Victoria..intendo..ti prendi una giornata e stai con lei, le parli, l’ascolti soprattutto?
 
E quella era la domanda che mi aveva spiazzato. Quanto tempo era che Bella non parlava con me, davvero? Tanto tempo..Lei non mi raccontava mai di quello che faceva realmente, del suo tempo libero..dei suoi amici, di un ragazzo o che so io..di Charlie. Non mi parlava più di lei..ed io ero così egoista da non rendermene neppure conto. Che idiota che ero! Sono andato da lei per tre anni tutti i mesi, e non mi sono mai preso un attimo di tempo per ascoltarla..ho sempre parlato io..e lei mi ascoltava, mi consigliava.
 
-Molto tempo.. – abbassai lo sguardo sconsolato, sulla mia tazza di te.
-Quanto di preciso?
-Da più di due anni..da dopo il matrimonio con Vic..parlavamo sempre meno..Lei parlava sempre meno. – lei si prese il volto tra le mani e scosse la testa.
-Ti prego..no..non è possibile..
-Cosa? Alice..cosa? – ero confuso e non capivo cosa cercava di dirmi.
-Ti ricordi quando io e Jasper abbiamo lasciato Jane e Alec a mamma e papà per quel viaggio all’ultimo secondo? Dopo il tuo matrimonio…? – io annuii. Erano i giorni migliori perché avevo coccolato i miei nipoti più del solito.
-Siamo andati da Bella..per aiutarla.. – la voce debole, solo un sussurro.
-Eh? Alice mi prendi in giro? – lei scosse la testa –Cosa significa? – mi stavo alterando.
-Edward ti prego..abbassa la voce, Jane ed Alec hanno la camera poco distante..non vorremmo che si svegliassero.. – mi disse calmo Jasper.
-In cosa siete andati ad aiutarla? Perché io non lo sapevo?
-Sono rimasta stupita infatti, che tu non sapessi niente..ma stasera Bella me l’ha confermato, mi ha detto che non ti ha detto nulla perché sapeva che avresti scelto lei..e tu meritavi qualcun’altra al tuo fianco..qualcuno che non avesse tutti i problemi che ha lei..
-Alice..non sto capendo nulla..per favore..sii più chiara..
-Tu promettimi solo che non farai nulla di insensato..e che cercherai di essere comprensivo.. – sbarrai gli occhi.
-Che diavolo succede? Perché mi dici queste cose? Allora devo preoccuparmi?! – Jasper sospirò pesantemente.
-Noi..noi non ti abbiamo detto nulla perché Bella ci ha detto che l’avrebbe fatto lei..per cui..non prendertela con Alice..o con me.. – io annuii se no non mi avrebbero detto nulla.
-Qualche mese dopo il tuo matrimonio..Charlie ha avuto un incidente con l’auto della polizia, mentre tornava a casa dal turno..E’ stato in coma per una settimana, poi si è risvegliato..ma..E’ paralizzato dalla vita in giù. Non cammina, non muove le gambe..è su una sedia a rotelle. Lavora part-time alla centrale di polizia ma più di quello non può fare..e la sua paga non basta per pagare le cure, le bollette, la donna che aiuta Bella in tutte le faccende..e’ per questo che Bella ha iniziato a lavorare nel pub..
 
Ero allibito. Confuso. Frastornato. Completamente atterrito dalle loro parole. Charlie ha avuto un incidente? Perché lei non me l’aveva detto? Perché lei non mi ha chiamato? Perché non mi ha chiesto aiuto? Perché ha rifiutato il mio aiuto? Perché…perché ha preferito Alice a me? Lo sguardo vitreo, per alcuni minuti aveva messo paura a mia sorella e a mio cognato, ma non me ne fregava un cazzo. Dovevo andare da Bella. Dovevo parlarle. Ora. Mi alzai dalla sedia e mi avviai alla porta, prima di essere fermato da un braccio forte. Jasper mi guardava con un cipiglio intimidatorio.
-Non puoi andare Edward.. – allargai gli occhi, aprendoli ancora di più.
-Cosa?
-Sono le quattro e mezzo passate..Alle otto devi essere in ufficio..hai quella riunione importante che aspetti da mesi, per portare a casa quell’affare importante. Ce lo ripeti ormai da mesi. Tutto il tuo staff si sta preparando da mesi, assieme a te..ed ora..non puoi non presentarti..lei sarà lì anche stasera. – io scossi la testa.
-Lei non me l’ha detto.. – riuscivo a pensare solo questo.
 
Lei che è stata la prima a sapere le mie intenzioni con Vic..lei che è stata la prima che ha saputo dell’ammissione al college..lei che è stata la prima di cui mi sono innamorato, Cazzo! Lei…lei non me l’ha detto. Riuscivo a pensare solo a questo.
 
-Vieni Edward..Hai bisogno di riposare un po’.. –Alice mi trascinò sul divano. E mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla.
-Lei…lei non me l’ha detto.. – sembravo sconvolto.
-Shh..devi davvero dormire un po’.. – sentivo le lacrime di Alice arrivare, le mie ormai avevano solcato il viso già da un po’. Jasper sedeva sulla poltrona a guardarci. Chiusi gli occhi, non per dormire ma per riordinare le idee.
-Alice.. – sussurrai, con gli occhi chiusi e il fiato corto, per il pianto –Lei non me l’ha detto. Mi ha nascosto tutto…mi ha mentito ogni volta che gli chiedevo come stava suo padre..Due anni e mezzo di bugie..Lei..
-Bella era solo spaventata e credeva tu potessi lasciare tutto, per lei.. – disse debolmente. Ma non volevo neppure sentire nominare il suo nome. Mi faceva male.
-Non..non nominarla..per favore. Fa solo male, fa solo realtà..quella realtà che vorrei solo dimenticare..e per inciso..avrei lasciato tutto, perché per me lei è tutto..non mi importa di Victoria..non l’amo. – sussurrai ancora.
-Lo sappiamo Edward..Ce lo teniamo dentro..e quel giorno quando hai sposato Victoria ero lì e volevo oppormi..lo voleva la mamma ed anche papà…lo volevamo tutti. Ma tu eri così convinto, così certo delle tue scelte..chi eravamo noi per dirti di lasciar perdere? Ci avresti solamente accusati di rovinarti il tuo giorno speciale.. – piangeva e la sentivo mentre veniva scossa dai singhiozzi. Tutti lo sapevano? E allora…allora perché non mi hanno mai detto nulla? Perché quando ho parlato con loro del mio matrimonio non hanno cercato di farmi cambiare idea?!
Sono così stanco..vorrei solo chiudere gli occhi e dimenticarmi di questa giornata infinita.
Chiusi gli occhi e il suo volto arrivò chiaro e bellissimo, come lo ricordavo. Finii le mie lacrime e quando aprii gli occhi di nuovo la luce arrivava dal vetro della porta finestra del salotto di Alice e in cucina c’erano già Jane ed Alec che facevano colazione. Mi alzai e mi trascinai fino da loro.
-Ciao zio! – erano sorridenti e in quel momento avrei tanto voluto avere dei figli, che mi chiamavano papà..che mi amassero come io amavo loro..e invece non avevo nulla. Avevo perso l’unica persona che amavo davvero. –Ci accompagni a scuola zio? Sai oggi abbiamo la festa di compleanno di Claire..le abbiamo regalato una bambola con i vestitini…sarà felicissima.. – gli sorrisi andando a prendere Jane in braccio e coccolandola un po’, mentre anche Alec si godeva qualche carezza sulla testa.
-Lasciate stare lo zio oggi..Non si sente molto bene..
-Zio..posso farti una domanda? – annuii ad Alec. –Ci porti al parco domani pomeriggio? – sorrisi ed annuii. –E’ una promessa?
-Si..ve lo prometto! E vi compro anche un bel gelato..Con tutte le palline che volete! – sorrisi –Ora però filate a lavarvi i denti..o farete tardi! – presi la tazza di caffè che mi porgeva Jasper e la bevvi avidamente.
-Cerca di passare da casa a farti una doccia..e fila in ufficio.. – io annuii e mi alzai dalla sedia, raccogliendo il giubbino e le chiavi della macchina.
-Edward aspetta.. – Alice arrivo, affaticata, con la borsa sulla spalla, tacchi dodici, mentre si infilava gli orecchini e in bocca aveva un fermaglio per capelli. Come diavolo faceva a prepararsi così? A pensare a mille cose?
-Dimmi..
-Chiama Bella più tardi.. – il mio sguardo divenne gelido. Le avevo detto di non nominarla..le avevo detto che non volevo sentire più il suo nome.
-Alice..non voglio sentire più il suo nome, non dirlo..è chiaro? – il suo sguardo triste mentre scuoteva la testa.
-Sei così cocciuto!
-Non la chiamerò..non voglio sentirla..non le parlerò più! Evidentemente non sono così importante come credevo Alice..Evidentemente in tutti questi anni mi sono sbagliato su di lei..ed ero accecato da ciò che provavo..Comunque ora ho altro a cui pensare. Credo che lascerò Victoria. Mi tradisce da quando ci siamo sposati ed ho sempre fatto finta di niente, ora sono stanco…darò una svolta alla mia vita. Lo dirò a mamma e papà questa sera..e poi avrò bisogno dell’aiuto di Jasper.. – che è un avvocato di successo.
-Edward..- alzai una mano per fermarla.
-Non voglio il tuo parere..non te l’ho chiesto!
-Beh te lo dico lo stesso, zuccone! Sono felice..era ora che prendessi questa decisione..ora vai al lavoro..o manderai a puttane anche quello! – girò i tacchi e raggiunse Jasper in cucina.
 
Mi fiondai in macchina e tornai a casa. Victoria era in cucina che sorseggiava il suo caffè.
-Non sei tornato stanotte.. – disse semplicemente. Né buongiorno..nè una lite. Solo una costatazione.
-Sono stato da Alice..avevo bisogno di riflettere..
-Su cosa?
-Voglio il divorzio Vic..sono stanco.. – appoggiò calma la tazza sul tavolo e sorrise amaramente.
-C’entra Isabella? – perché tutti la dovevano nominare questa mattina? Il mio sguardo tornò gelido come prima a casa di Alice, e non riuscii a mantenere la calma.
-Non è lei che mi sono sposato. Era solo un’amica..Era! Ora devo pensare a me..voglio una famiglia vera Vic..dei figli..la felicità e tutto questo tu non puoi darmeli perché non vuoi. Non ci amiamo e mi tradisci con James da quando siamo sposati.. – sorrisi amaramente.
-Lo sapevi? – disse pacata.
-Si..lo sanno tutti in azienda..ma ho sempre fatto finta di niente..
-D’accordo..farò le valigie ed entro stasera sarò fuori da qui.. – era stato fin troppo semplice. –Comunque Edward..anche se non ti amo..ti voglio un po’ di bene..e sono felice che tu abbia rinunciato a Isabella..Lei non ti merita. – cosa diavolo c’entra questo ora? Perché il suo nome deve fare così tanto male? Andai a farmi una doccia e mi preparai velocemente per andare al lavoro. Raccolsi la borsa con i documenti e tornai in macchina.
 

Non si può restare soli, certe notti qui, che se ti accontenti godi, così così.
Certe notti son notti o le regaliamo a voi, tanto Mario riapre, prima o poi.


Certe notti qui, certe notti qui, certe notti qui, certe notti....


Certe notti sei solo più allegro, più ingordo, più ingenuo e coglione che puoi
quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere, smettere, mai.

 
Non si può restare soli, certe notti qui, che chi s'accontenta gode, così, così.
Certe notti sei sveglio o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi.

 
Ormai sono passati mesi da quella sera. Quella notte in cui sono tornato con il cuore straziato, che neppure mia sorella è riuscita a curare. Solitamente Alice è una salvezza, una garza imbevuta di disinfettante che pulisce le mie ferite e le fa rimarginare, pian, piano. Questa volta invece..mi sono isolato. Ho lasciato da parte la mia famiglia..ho lasciato da parte mia sorella, che ogni volta mi ricordava di prendere il telefono e fare quella maledetta telefonata. Ho avviato le pratiche per il divorzio, che ovviamente vanno a rilento. Ma intanto abbiamo ottenuto la separazione..cosa che ha fatto contenti entrambi. Victoria non ha fatto nessuna difficoltà, ha capito la mia situazione, ha capito che non ero ciò che desiderava..perchè comunque volevo cose che lei non poteva darmi. E così..se n’era andata senza far caciara. Mio padre non ha avuto un infarto, rispetto a quanto aveva predetto qualcuna..ma ci era rimasto molto male. Aveva comunque assecondato le mie scelte, dopo avermi detto quanto immaturo fossi stato anni fa. Me lo meritavo comunque.
Sono in ufficio, in un giorno qualunque e sto pranzando con il solito sandwich fatto arrivare dal bar. In realtà..questo non è un giorno qualunque..e lo sanno tutti. Il telefono continua a squillare, mia madre ha chiamato all’alba, perché non riusciva a contenere la gioia..ed Alice ha voluto eguagliarla..o non sarebbe stata mai contenta.
Amici del liceo e del college continuano a chiamare, per festeggiarmi..ma che ci sarà mai di bello a compiere gli anni? In realtà..ogni anno il mio compleanno era il giorno che preferivo..Bella mi faceva la torta che mangiavamo insieme, da soli..e poi mi faceva un regalo, un simbolo per ricordarmi del bene che mi voleva..e di quanto ero speciale io, per lei..Quest’anno..tutto questo mancherà. Non sarà mai come gli altri anni..non sarà mai come prima. Quest’anno il mio compleanno è il giorno più brutto che possa esserci..perchè voglio davvero dimenticarmi di compiere gli anni.
Rispondo all’ennesima telefonata.
-Pronto?! – cerco di non sembrare scocciato, anche se lo sono.
-Cugino..Auguri! – ecco Emmett..mancava all’appello in effetti.
-Emmett..grazie! Bastava un messaggio comunque! – passai la mano libera tra i capelli.
-Si certo..come no..e chi la sentiva Rose dopo?! Ahi… - sorrisi. Quei due si sarebbero uccisi un giorno. –Comunque volevamo solamente sapere se stasera ci sarà la solita festa dagli zii.. – ingoiai a fatica il boccone.
-Si..purtroppo si.. – dissi sconsolato.
-Ehi cugino..E’ il tuo compleanno dovresti essere felice! Chissà quanti regali che riceverai..qualcuno lo vorrei anch’io…Ahi…ma che ho detto?! No…Ahi Rose Basta! – sorrisi.
-Emmett…salutami Rose..ci vediamo stasera..
-D’accordo..ti saluta anche lei.. – sorrisi. Rosalie mi aveva chiamato a metà mattinata, una telefonata veloce solo per dirmi auguri vecchietto!
Non feci in tempo a mettere giù il telefono che bussarono alla porta.
-Avanti! – esclamai a voce alta, nascondendo il sandwich nel cassetto e pulendomi la bocca con un tovagliolino.
-Ciao fratellone! – Oh no. Tutti ma non Alice. Non in ufficio all’ora di pranzo. No! Perché diavolo non ho assunto una segretaria che fa l’usciere del mio ufficio? Lo avevano tutti..e invece la mia era all’entrata del palazzo..che rispondeva alle telefonate che arrivavano in sede e le deviava e prendeva appuntamenti. Ma mia sorella non la bloccava nessuno. Avevo bisogno di una guardia del corpo. In fretta.
-Ciao Alice..qual buon vento ti porta a disturbare la mia pausa pranzo?! – cercai di fare l’ironico ma ero scocciato.
-Oh smettila di fare tante storie..piuttosto..stavi per caso sbocconcellando un sandwich anonimo e ipercalorico e assolutamente poco nutriente? – la guardai frustrato.
-Ho molto lavoro..IO…E non ho il tempo di uscire a pranzo tutti i giorni Alice. Ora, buon Dio, Che cosa ci fai qui?
-Sono venuta a portarti il mio regalo di compleanno.. – la guardai sbieco. Non mi piaceva questa cosa, per niente.
-Alice..sono al lavoro. Davvero non ho tempo per queste cose. Ci vediamo da mamma e papà questa sera… - lei scosse la testa.
-Non posso..il mio regalo deperisce fino a stasera.. – ride e si avvia alla porta, lasciandola aperta. Prendo il viso tra le mani…Odio i regali di compleanno. E li odio se sono di Alice. Non so mai cosa aspettarmi…uffa! Sono disperato. Quasi, quasi uso l’uscita di emergenza…
-Buon compleanno ragazzo! – la voce maschile e segnata mi arriva alle orecchie facendomi irrigidire. Alzo lo sguardo e vedo Charlie, sulla sua sedia a rotelle, con Alice che lo spinge. Tiene in mano un pacco regalo e un gran sorriso sul volto. Sorrido e mi alzo di corsa, andando ad abbracciarlo. Sono molti anni che non lo vedo ed è sempre stato come un secondo padre per me.
-Charlie! –l’abbraccio sorridendo, sono un po’ commosso, l’ammetto.
-Ehi ragazzo..è un sacco di tempo che non ti fai vedere! – mi stacco un po’ imbarazzato e mi siedo vicino a mia sorella, nella sedia di fronte alla mia scrivania.
-Sono imperdonabile lo so! – mi gratto il sopracciglio – E’ che..sai il matrimonio.. – feci una smorfia.
-Si lo so..mi hanno raccontato. E so anche che ora hai divorziato.. – annuii ancora. –Bene..perchè quella ragazza non mi piaceva per niente! – sorrisi.
-Già..neppure a noi Charlie! – disse Alice e la guardai, forse speranzoso. Lei sapeva..e anche Charlie sapeva..ma nessuno dei due disse niente.
-Allora..lo scarti il regalo? – me lo porse e io lo accettai imbarazzato.
-Charlie..io..volevo chiederti scusa..insomma io non sapevo nulla, sarei venuto a trovarti se avessi saputo..io..
-Tranquillo Edward..so come sono andate le cose, tua sorella mi ha già spiegato tutto..ora apri il regalo. Spero solo che ti piaccia..non so cosa potesse servirti.. – sorrisi e scartai il regalo. Una bottiglia di scotch con tre bicchierini. Lo guardai un po’ confuso e sorrise.
-Oh..ne avrai bisogno figliolo! Lo berrai insieme agli amici..mentre le vostre donne se la raccontano davanti a un film strappalacrime! – risi di gusto e lo ringraziai. I regali di compleanno erano tornati a piacermi!
-Ti fermi qui per un paio di giorni? – domandai. E lui mi fece l’occhiolino, per poi guardare Alice e scoppiare a ridere. –Che c’è? Perché ridete? Sono ridicolo? Che ho detto?
-Mamma e papà gli hanno proposto di stare con loro..si sentono un po’ soli e sapendo cos’è successo, visto che Charlie è un vecchio amico, non se la sono sentiti di lasciarlo a Fort Wayne da solo.. – aprii la bocca sorpreso.
-Davvero? – mia sorella annuii mentre Charlie rideva.
-Si..si davvero! – e poi la mia curiosità si ampliò. E Bella? Lei cosa avrebbe fatto? Lei..lei dov’era? Il mio sguardo curioso, preoccupato, ansioso..metteva ad Alice e Charlie ancora più voglia di ridere..ma tornarono seri un attimo.
-Lei non c’è..non ha voluto venire al tuo ufficio..Dice che non è ancora pronta a vederti..Comunque si..anche Bells è a Chicago. E ci rimarremo perché Fort Wayne non è più casa nostra..lei non è felice e se mia figlia non è felice, non lo sono neppure io. In questi anni ha fatto così tanti sacrifici per me..che ora voglio ricambiare.. – io annuii serio. L’argomento non era da ridere. Però ora..volevo vederla..lei non era ancora pronta?! Diavolo…erano mesi che non ci vedevamo..e anni..anni interi che non parlavamo sul serio. Ci eravamo delusi a vicenda..e dovevamo riparare.
-La trovi al parchetto della scuola..il nostro liceo.. Si è fatta lasciare lì..ma non chiedermi perché! – Alice scosse la testa ed io sorrisi.
Lo sapevo..io lo sapevo. Ci trovavamo sempre al parco della scuola quando volevamo saltare le lezioni, quando volevamo studiare fuori da casa..quando volevamo stare un po’ in pace. Nessuno ci andava perché era spoglio, senza niente…solo qualche albero. Era un nostro piccolo rifugio..ma era dall’altra parte di dove eravamo adesso e Chicago a quest’ora era intrisa di traffico. Guardai terrorizzato Alice.
-Vai tranquillo. A Charlie ci penso io..lo porto da mamma e papà..e parlo io con la tua segretaria. Ora..infila queste.. – mi passò le mie sneakers e mi sorrise – e corri!
Guardavo allibito mia sorella. Mi stava davvero dicendo di mettere il mio paio di scarpe da corsa, sotto un preziosissimo vestito che proprio lei mi aveva fatto acquistare..e correre?!
-Forza figliolo..che stai aspettando? – tolsi velocemente la giacca e la cravatta, le scarpe le cambiai con le mie scarpe da corsa, recuperai il telefono, per ogni evenienza e scesi giù dalle scale di corsa e poi fuori dal palazzo, sotto gli occhi esterrefatti della mia segretaria.
Correvo ogni mattina, prima di andare a lavorare, perché era una delle poche cose che amavo fare di mattina presto. Era un’abitudine che avevo fin dal liceo, quando lo facevo invece la sera, dopo aver fatto i compiti..insieme a Bella. Lei che non amava la corsa, gli sport in generale..ma veniva con me, annaspando, rallentandomi..sono state comunque le migliori corse di tutta la mia vita. Ricordo ancora la prima volta che le proposi di venire con me, il suo sguardo confuso e preoccupato.
 
Flashback
-Cullen..ma dico…dici sul serio? – io le sorrisi, porgendole le scarpe che le avevo appena comprato.
-Si dico sul serio. Non possiamo passare il pomeriggio a poltrire! Solitamente lo faccio da solo..ma dato che ultimamente sei sempre qui e facciamo ciò che va a te..cioè guardare la tv…ci prendiamo qualche ora per fare ciò che piace fare a me! – mi guardava stralunata, come se le avessi proposto chissà cosa.
-Cullen..odio la corsa. Non sto in piedi neppure da ferma..figurati se corro! – scuoteva la testa ed io ridevo.
-Avanti..infila le scarpe Swan..stasera inizia l’allenamento! – aveva scosso la testa ancora inorridita, ma aveva infilato le scarpe, legandole bene. Le feci il doppio fiocco in modo che non potesse inciampare per colpa di quelli, anche se comunque qualsiasi altro motivo l’avrebbe fatta cadere.
Iniziammo a correre piano fino ad arrivare al parco della scuola, dove ci sbizzarrimmo. Lei continuava a inciampare e rotolare per terra ed io alla fine non avevo più fiato a forza di ridere.
-Non è possibile che cadi ogni due passi! – mi tenevo la pancia, tornando indietro.
-Ehi..smettila di ridere..te l’avevo detto che non faceva per meee… - e di nuovo a terra. La raggiunsi, seduta sul marciapiede, ormai distrutta.
-D’accordo Swan..ora aggrappati che ti porto io! Non vorrei averti sulla coscienza questa sera! – salì sulla schiena e si gongolò per la fortuna di essere trasportata, anche se ammetteva era un po’ umiliante. Io continuavo a ridere e a gongolare, per averla sulle spalle. Da quel giorno ogni sera correva con me..ed aveva acquisito un po’ di equilibrio..poco!
Flashback
 
Aspettami Bella..sto venendo da te. Aspettami.

 

Certe notti qui, certe notti qui, certe notti qui. 

 
 
Aspettami Bella..sto venendo da te. Aspettami.
Chicago non mi è sembrata mai così affollata come oggi. Sono stato uno stupido. Aveva ragione Alice, dovevo chiamarla, dovevo andare da lei..chiarire, parlare..baciarla e dirle quanto la amo. E invece mi sono rinchiuso nel mio mutismo e non l’ho più cercata, l’ho allontanata come se fosse una persona qualunque, come se non avessimo condiviso mille emozioni, mille avventure..anni ed anni di piccole battaglie. L’avevo esclusa dalla mia vita per punirla, per farle sentire come mi sono sentito io quando ho scoperto di suo padre. Ma ancora non capivo..ancora dopo tutti questi mesi..non riuscivo a capire il perché. Alice aveva tentato di spiegarmelo più volte, ma senza risultati. Non mi entrava in testa.
-Ehi fa attenzione a dove metti i piedi! – non mi voltai a guardare la signora con la spesa che avevo appena investito con la mia corsa, speravo solo che nessuno mi riconoscesse come il capo di una multinazionale. Cavoli sarebbe stato uno scoop che i giornali avrebbero venduto bene, lasciandomi un po’ di merda da spalare per bene! Porca paletta insabbiata!..Speravo veramente che nessuno mi riconoscesse.
Quanto cavolo manca alla scuola? Possibile che sia così lontana?
Ormai i miei pensieri viaggiavano da soli. Dovevo solo raggiungerla, volevo solo raggiungerla. Volevo abbracciarla e chiederle scusa..ma farle anche mille domande. Volevo che mi spiegasse perché non mi ha mai detto nulla, volevo sapere perché aveva preferito Alice..e volevo sapere perché non voleva vedermi.
Maledizione i marciapiedi sono tutti intasati.
Ma possibile che devo correre come Forrest Gump?! Non ho mica intenzione di girare l’America correndo..devo solo raggiungere quella dannata scuola!
Cerco di sgomitare..mentre penso al volto sorridente di Charlie. Non sembrava dispiaciuto di essere tornato, non sembrava triste perché io stessi per correre da sua figlia..non sembrava preoccupato come con ogni altro ragazzo con cui usciva. Era davvero sereno ed io non potevo che esserne felice..se già mi accettava…
Oh! Ma che diavolo stavo pensando?! Bella non mi ha mica detto che mi ama..per lei sono solo un amico..E per il momento va bene ciò. Non posso volere di più..è che mi manca terribilmente. Voglio solo averla vicina..e se ora torna qui…Dio che bello! Non posso neppure pensarci senza gioire da tutti i pori sudati della mia pelle.
 
Aspettami Bella..aspettami!
 
Dannate gambe volete correre più veloci? Che cavolo ci alleniamo a fare se poi non collaborate al momento giusto?!
Va bene che non abbiamo mai fatto i velocisti..ma porca miseria, siete allenate..andate più veloci!
 
Rischiai di essere preso sotto alcune volte, ma non me ne curai..corsi, fino a vedere in lontananza il cancello sempre aperto del nostro liceo. Allora le mie gambe iniziarono a correre più veloci.
Maledette! Maledette davvero!
Varcai quel dannato cancello e corsi fino al retro della scuola e poi mi fermai, cercandola con gli occhi.
E la vidi.
Era seduta sotto l’ombra di un albero, uno dei tanti che occupavamo quando venivamo qui a studiare. Ripresi a correre, per raggiungerla..ma a pochi passi da lei mi fermai. Aveva alzato lo sguardo e mi guardava, preoccupata, ansiosa. Riuscivo a leggere ogni emozione che le passava negli occhi. Se ne stava ferma, non muoveva un muscolo se non i suoi denti, per torturare il labbro inferiore. Lo faceva spesso, lo faceva quando aveva paura, quando era emozionata, quando era imbarazzata..Ed ora..nei suoi occhi passava tutto questo.
Camminai lentamente e la raggiunsi, sedendomi di fronte a lei, con il fiatone.
Quando mi slacciai i primi due bottoni della camicia si mise a ridere, il cuore mi si riscaldò e presi una profonda boccata d’aria, per mancanza d’ossigeno.
-Cullen..ti sei fatto dalla Cullen’s Enterprise fino a qui…correndo? – cercava di restare seria ma non ci riusciva. Io annuii solamente in risposta. Non riuscivo a parlare. –Scommetto..scommetto che te l’ha consigliato Alice..vero?! – io annuii, confuso. Lei scoppiò a ridere più forte di prima. Era bellissima, ancora di più di quello che ricordavo. I capelli castani le circondavano il volto, con quei boccoli alla fine che le regalavano un contorno dolce. E le labbra piene e morbide, che mi facevano venire voglia di assaggiarle..e gli occhi sorridenti e allegri..come mi piaceva ricordare. Indossava un semplice jeans e una maglia a maniche tre quarti, blu scura. Le avevo detto che quel colore le donava particolarmente..e ogni volta che usciva con me indossava qualcosa con quel colore..qualsiasi cosa..anche fossero solo scarpe o una collana.
-Lei..Lei..Me l’aveva detto… - rideva ancora –Io non volevo crederci.. – e rideva ancora. Va bene mi stavo un po’ offendendo..ma la sua risata mi riempiva il cuore, lo stomaco, i polmoni, la testa..tutto.
-Scusa? – sbottai di colpo, curioso di quello che stava farneticando. Lei tornò seria un po’, per spiegarmi.
-Alice mi ha detto “Vedrai, verrà correndo!”..ma io non le ho creduto, fino a un attimo fa! – rise –Davvero Cullen sei un pazzo!
-Ehi..c’è traffico a quest’ora e con l’auto non ti avrei raggiunta prima di un’ora almeno..- lei sbarrò gli occhi e poi scoppiò a ridere ancora!
-Ti sei messo addirittura le scarpe da corsa! – e allora guardandomi, tutto sudato, con i capelli al vento sbarazzini, il vestito costoso sporco di erba e le mie adorate scarpe da corsa..risi anch’io!
Eravamo due imbecilli.
 
Ci calmammo poco dopo, occhi negli occhi, imbarazzati. Dopo qualche secondo presi la parola. Era doveroso, da parte mia.
-E così sei a Chicago.. – grandioso Edward! Gran bel modo di iniziare a parlare. Mi dovrebbero dare l’oscar per le idiozie! Va bene che avevo il cervello stanco per la corsa..ma mica potevo uscirmene così!
-Si..sono a Chicago..e ci resto.. – sussurrò le ultime parole.
-Come mai..come mai avete deciso di tornare a Chicago? – domandai. Cavoli Edward, di tutte le cose che potevi chiedergli proprio questa? Sei un cretino!
-A Fort Wayne non eravamo più felici..- disse a bassa voce, guardando un filo d’erba.
-Ho visto Charlie..- dissi io, cominciando a parlare dell’argomento principale.
-Ti va un po’ di torta? – chiese lei, al posto che dire qualcosa su suo padre.
-Bella.. – volevo iniziare un discorso serio ma lei alzò la mano fermandomi.
-Si, lo so..hai ragione! Giuro che..risponderò a tutte le tue domande..ma ho bisogno di zuccheri..Ed io..ho fatto la torta per il tuo compleanno.. – come i bei vecchi tempi. Sorrisi un po’ storto ed accettai la torta. Non mi ero neppure accorto che aveva un piccolo frigo con se, dal quale estrasse una torta al cioccolato e una bottiglia di spumante.
-Cioccolato e Pere? – chiesi alzando il sopracciglio.
-Ovviamente.. – sorrise lei.
-Sono passati tanti anni..ma ancora non hai capito che a me piace quella..
-Quella con la panna e i bucaneve..si lo so! – sorrise –Ma questa è la mia preferita! – sorrise ancora. Ed io sorrisi con lei. Non me ne importava nulla se ogni anno preparava una torta che piaceva a lei..io mangiavo tutto. E poi..mi piaceva il suo gesto, mi piaceva stare con lei.. –Comunque..se proprio questa non la vuoi.. – disse tirando fuori una piccola vaschetta dalla borsa frigo –C’è anche questa..l’ho portata, giusto nel caso che avessi più fame.. – me la porse e quando aprii la vaschetta rimasi di basito. I miei neuroni erano svenuti. La vaschetta era piccola ma dentro un trionfo di panna faceva da sfondo a tre semplici parole..”Ti amo Cullen” con un cuoricino, disegnate con il cioccolato. Stavo lì ad osservare quelle parole e non riuscivo a formulare un pensiero coerente. Niente. Zero.
 
Non so quanto tempo rimasi così, fermo con la vaschetta tra le mani, ma ad un certo punto sentii Bella ridere di gusto.
-Vuoi mangiarla o rimarrai a fissarla finché non si è sciolta? – mi stava porgendo la forchetta. Ma dico..le sembrava normale? Beh forse si, dato che l’aveva scritto..ma per me..non era per niente normale. Avevo bisogno di spiegazioni, se solo avessi potuto parlare correttamente, se solo fossi riuscito a formulare una frase senza balbettare. Presi la forchetta, forse gli zuccheri avrebbero aiutato. Presi la prima forchettata e la gustai nella mia bocca.
-Mi sa che ci sono certe cose di cui dobbiamo parlare.. – dissi debolmente, dopo un’altra forchettata. Lei annuii solamente. –Perché non mi hai detto nulla dell’incidente di Charlie?
-Ti eri sposato da poco..e sapevo che se ti avessi raccontato tutto avresti lasciato tutto per venire da me..
-Ci puoi giurare che l’avrei fatto! – ero convinto delle mie scelte.
-Ed io non volevo rovinare la tua vita..speravo di farcela da sola..ma poi le cose mi sono sfuggite di mano e diventavo isterica..ero triste e sempre stanca..
-Perché mi hai sempre mentito quando ti chiedevo di lui? – continuavamo a mangiare la torta mentre chiacchieravamo, forse per toglierci dall’imbarazzo.
-Perché..non lo so. Tu venivi da me ogni mese, al bar, e io non ce la facevo a raccontarti tutto..non volevo sembrare debole ai tuoi occhi.. –che diavolo stava dicendo?!
-Bella..sei scema?!
-Se ti avessi chiesto aiuto, se ti avessi detto le condizioni di mio padre, tu avresti scelto di stare lì, di aiutarmi..ed io non potevo accettarlo..era un fallimento per me..
-Perché?
-Perché credevo lo facessi solo per amicizia..poi..poi mesi fa mi hai detto che ti eri innamorato della tua migliore amica ed io..non volevo crederci. Ho passato anni a far finta di niente, a nascondermi dietro consigli spassionati e fasulli..quando volevo solo stare con te..
-Mi prendi in giro? – era l’unico motivo.
-No, no davvero Edward..e quella sera mi accorsi che per te era stata la stessa cosa..- io annuii solamente. –Così ogni giorno chiamavo Alice per sapere qualcosa di te..ma non mi diceva più di tanto..finchè Esme non mi telefona e mi dice che ha saputo di mio padre e che non vogliono lasciarmi sola ad affrontare tutto questo..eccoci qui..
-Ti rendi conto che sono anni che mi menti?
-Ti rendi conto che l’hai fatto anche tu?
-Non sulla salute di una persona..
-No..ma sui sentimenti si. Ero al tuo matrimonio Edward..in prima fila e applaudivo per te, perché credevo tu fossi felice..e invece non hai fatto altro che mentire a te stesso, alla tua famiglia..a me.
-Non ho mai mentito con te..ti ho sempre detto che Victoria non l’amavo..
-Ma non mi hai mai detto di chi eri innamorato..
-Neppure tu l’hai fatto!
 
Era il gioco di “colpa tua, no colpa tua!”. Non potevamo accusarci così in eterno.
-Cosa farai qui a Chicago?
-Ho preso contatti con l’ospedale, ho inviato il curriculum e al momento non hanno bisogno..
-Se vuoi..posso sentire in giro.. – sapevo quanto odiava che mi intromettessi.
-Ne sarei felice..non posso stare a casa dei tuoi ad oziare tutto il giorno.. – disse semplicemente stordendomi. Non mi aspettavo affatto una risposta del genere.
-Starai dai miei?
-Loro si sono proposti e Charlie era felice..
-Perché sapeva che a Fort Wayne non eri felice.. – dissi guardandola negli occhi.
-Perché a Fort Wayne non c’era nessuno..non c’eri tu..
-E così sei a Chicago.. – giocai con la forchetta un po’, prima di prendere una decisione.
-E ci rimango!  
 
Non sapevo cosa dire..ne avevo così tante di cose da dirle eppure..non mi usciva niente. La mente era talmente piena di informazioni, piena di nuove cose che mi confondevano i pensieri coerenti.
-Perché sei venuta qui, oggi? – provai a chiedere per risistemare i miei pensieri.
-Perché avevo bisogno di rilassarmi..di trovare me stessa, quella di molti anni fa.. – guardava i fili d’erba –Non sai come sono stati difficili questi anni per me..Ogni volta che venivi al locale mi convincevo a dirti cos’era successo, convincevo me stessa che restare era una tua scelta e non potevo fare niente per impedirtelo..ma poi..quando attraversavi la porta e ti sedevi di fronte a me, avevi sempre l’aria abbattuta, stanca, non ti dicevo nulla e ti ascoltavo!..sapevo dei tuoi problemi con Vic..sapevo già tutto perché Alice mi chiamava ogni giorno per sapere come stavo e mi parlava di te..di come ti vedeva spento, di come ti vedeva infelice..di quanto desiderasse qualcosa di più per te.
-E perché allora non mi hai mai detto nulla? Appunto per questo..perchè sapevi quanto ero infelice..te lo dicevo anche io. Ti ho detto molte volte che non amavo Victoria..perchè..perchè non mi hai detto nulla?
-Temevo che ti sentissi obbligato, che perdessi ciò che avevi qui per stare con me e mio padre. Non volevo chiedere aiuto, volevo farcela da sola.. – mi ripeté di nuovo. Ma non era quello che volevo sapere.
-No..non questo.. – ingoiai a fatica. Dio perché doveva essere tutto così difficile? Avevamo vissuto anni in simbiosi uno con l’altro, eravamo stati sorpresi molte volte a dormire insieme e non ci eravamo mai sentiti in imbarazzo..era naturale vederci seminudi perché il più delle volte finivamo a fare a guerra con le canne dell’acqua che usava mia madre per innaffiare il giardino..eppure ora..l’imbarazzo che provo è talmente forte da farmi mancare le parole. –Perché..perchè non mi hai detto quello che provi? – Dovevo pure essere balbuziente ora? Ma che diavolo mi succedeva! Neanche a dodici anni mi comportavo così. Non avevo mai balbettato, neanche quando mia madre mi aveva scoperto in bagno, mentre con un giornalino porno scoprivo le prime gioie della masturbazione!
-Edward..eri sposato! Non volevo rovinare la nostra amicizia per una cosa che potevo benissimo nascondere, assopire, tenere per me.. – mi passai una mano tra i capelli, quasi a volermeli strappare. Ero frustrato.
-Sei una stupida! – sbottai alla fine. Mi alzai e presi a camminare in cerchio, cercando di calmarmi. La rabbia era salita a livelli esponenziali.
-Edward..per favore calmati.. – il suo sguardo spaventato mi toccò profondamente. Ricordava quando avevo preso a pugni un compagno di liceo perché le aveva toccato il sedere senza il suo permesso, ricordava bene quanto ero arrabbiato e incazzato.
-Non mi calmo! Dannazione! – ero arrabbiato e deluso. Non c’era cosa peggiore. –Sono stati i tre anni più brutti della mia vita e tu mi amavi e non me l’hai detto. Tu mi amavi e quando ti ho detto che mi sarei sposato hai rinunciato a me..Hai sempre rinunciato a me. Hai rinunciato ai miei assegni, al mio aiuto..hai cercato Alice..hai preferito mia sorella a me..questo in tanti anni non era mai successo. Quando sei mesi fa mi hanno raccontato tutto non potevo crederci. All’inizio ho pensato che mi prendessero in giro..che non fosse la verità..ho anche sperato di svegliarmi da un brutto incubo. Invece più passavano i giorni più la consapevolezza di quello che mi avevano detto mi bruciava dentro. Tu non mi hai detto nulla..Di niente. Sei stata una persona diversa per così tanti anni..che ora non so più chi sei. – presi fiato e mi sedetti di nuovo, più lontano da lei questa volta. –Mi sono sentito deluso, tradito. Ho passato intere nottate a cercare di capire..a trovare una sola motivazione plausibile per il tuo comportamento. E invece..invece tutto quello che era certo erano le tue menzogne. Mi hai ferito..in un modo che neppure Alice è riuscita a risanare. Mia madre aveva il terrore di telefonarmi, perché rispondevo male a tutti e in ufficio nessuno si è azzardato ad entrare a parlarmi..perchè rischiavo di licenziarlo. Sono stato cattivo con persone che non c’entravano nulla..solo perché ero arrabbiato con te.. – mi passai le mani tra i capelli e poi sul viso per riformulare le idee. –E non ti sei fatta sentire. Tu non ti facevi mai sentire..di cosa avevi paura? Che Victoria scoprisse cosa? La nostra amicizia..o quello che ne era rimasto? – sapevo di ferirla, come lei aveva ferito me – Non mi importava nulla di lei, lo sapevi, te lo dicevo ogni volta..stavo sei ore in macchina solo per te..solo per poterti vedere qualche ora, per parlarti..per cercare di mantenere forte il nostro legame indipendentemente dalla distanza…e tu..tu non mi dici una cosa fondamentale come l’incidente di tuo padre? O..come il fatto che sei innamorata di me?! Chi sei? Chi è la persona che ho di fronte? Non ti riconosco più..Isabella Swan!
 
Le lacrime viaggiavano libere sul suo viso ed io non potevo fare nulla per fermarle. Ero io la causa di quelle lacrime..eppure..se da una parte ero contento che si sentisse come mi sono sentito io..dall’altra parte volevo stringerla a me e baciarla, dirle che non la lascerò andare tanto facilmente ora che è qui con me. Sentivo solo il rumore dei suoi singhiozzi e non riuscivo ad andare da lei, per abbracciarla, stringerla e dirle che sarebbe andato tutto bene. Non ne avevo la forza. Volevo solo sparire..volevo rinchiudermi in casa e non uscirne più. L’avevo ferita, solo per vendicarmi di quello che aveva fatto a me..e l’ho fatta piangere. Non era mai successo..in tutti questi anni…non aveva mai pianto per qualcosa che le avevo detto..almeno..non di fronte a me. E’ vero..le ho mentito anch’io. Sono stato uno stronzo di dimensioni cosmiche..ma pensavo che non mi ricambiasse, che non provasse nulla per me..E invece..ora viene qui e mi dice queste cose, anzi..non me le dice..me le scrive sulla mia torta di compleanno. Panna e bucaneve..l’unica persona che pensa a me..l’unica persona che sa cosa mi piace veramente..l’unica persona che a distanza di anni continua imperterrita a mantenere le stesse tradizioni di quando eravamo ragazzini.
-Scusa..Hai ragione..Non dovevo venire qui, non dovevo fare tutto questo. Non ne ho il diritto..non ho il diritto di comportarmi così dopo quello che ti ho fatto.. – si era alzata e le mani si stavano torturando tra loro. Che diavolo stava facendo? –Mi dispiace così tanto Edward..non credevo..n-non credevo d-davvero che la situazione m-mi sfuggisse di mano.. – stava piangendo, aveva ancora i singhiozzi e mi si stringeva il cuore. Volevo pestarmi da solo. –Volevo solo che stessi tranquillo..c-che trovassi la tua via, la tua donna..Ero convinta che..che tu non provassi niente per me se non una forte amicizia e mi feriva internamente perché speravo..speravo di essere qualcosa di più ai tuoi occhi. Eppure niente..in tutti questi anni non hai detto nulla neppure tu..Io avrò sbagliato Edward. Non ti ho detto di mio padre per non doverti far scegliere tra Chicago e me..ma tu..tu ti sei sposato anche se non l’amavi..io sono stata lì..ad aspettare, pregare che ti accorgessi di me non come amica, ma come donna.. – una mano tra i capelli e l’altra nella tasca dei jeans. –Ti sei sposato una donna che non amavi..e non hai minimamente pensato di dirmi ciò che provavi. Per cosa? Scommetti che sono le stesse motivazioni che ho anche io? Paura..paura di rovinare ciò che eravamo. Siamo stati entrambi stupidi..entrambi timorosi di affrontare le conseguenze. Abbiamo sprecato tanti anni..Io non ho rinunciato a te…sei stato tu il primo a farlo..ti sei sposato. Ed io..Sono sempre io, quella che hai di fronte..solo con sentimenti diversi, solo con esperienze diverse..e non sai quanto fa male sapere che non mi riconosci..perchè adesso che ti guardo, ora che sei qui davanti a me..posso leggere nei tuoi occhi tutto quanto..come un tempo. Io so chi ho di fronte Edward..e so chi sono..sei tu che non vuoi vedere me.
 
E poi come un fulmine era sparita. Non c’era più. Aveva preso a correre verso l’uscita del parco. Ed io ero lì..fermo immobile, come se fossi la fotografia di un istante vissuto intensamente. Le sue parole..le parole che aveva pronunciato un attimo prima, piangendo, mi stavano torturando. Sono un coglione. Un coglione di dimensioni cosmiche. Raccolsi il frigo e le cose che aveva portato e uscii camminando a testa bassa da quel posto. Perché diavolo dovevo essere così dannatamente rincoglionito?! Avevo attraversato Chicago correndo solo per prenderla tra le mie braccia e fare pace..e le avevo sputato addosso tutto il mio rancore. Ero un cretino. Peggio ancora se potevo esserlo! Chiamai un taxi e mi feci riportare a casa. Non mi importava che la macchina fosse in azienda e neppure che non avevo avvisato della mia assenza. Volevo solamente farmi una doccia e prendere a testate il muro, per farmi del male.. Quando varcai la porta di casa il telefono prese a squillare. Lo ignorai e mi buttai sotto la doccia. Dopo mezzora che stavo sotto il getto bollente, per rilassarmi, mi asciugai per bene e indossai un jeans e una camicia. Era solo una cena dai miei genitori e volevo stare comodo. Quando tornai in salone trovai mia sorella, appollaiata sul divano.
-Alice, che diavolo ci fai qui? – il suo sguardo carico di rabbia mi arrivò dritto, dentro le vene.
-Sei cretino? Forse ti manca qualche rotella nel cervello..o forse devi aver sbattuto la testa correndo al liceo..Dimmi ti prego che non eri in te quando le hai detto quelle cose..dimmi che ha frainteso tutto e che non sei lo stronzo che hai dimostrato..
-Alice..- ora capivo. Aveva visto Bella..e probabilmente le aveva raccontato tutto. Presi posto di fianco a lei, prendendomi la faccia tra le mani e sospirando pesantemente.
-Che diavolo ti succede Edward? Non ti sei mai comportato in questo modo..
-E’ lei Alice..
-Cosa? E’ lei cosa?
-Mi confonde..mi lascia stordito, confuso. Arriva qui e torna nel nostro posto felice e mi porta la torta che preferisco…come se non fosse successo nulla e poi…poi mi scrive “Ti amo Cullen” come se niente fosse..come se fosse normale..come se sapessi già che lei mi ama, come..
-Come se fosse vero? Come se avesse paura a dirtelo a voce? Come se volesse cercare di fare pace con te..cercare di fare breccia nel tuo muro?
-Si..
-Sei un’idiota! – si era alzata e mi stava di fronte, con le mani appoggiate ai fianchi. –Non capisco cosa diavolo sia successo a mio fratello..ma questo non sei tu. Dio! La ami da quando vi siete incrociati per sbaglio..ed ora che lei ti dice che ricambia le sputi addosso il rancore per ciò che è successo in questi anni? Per aver pensato alla tua felicità prima della sua? Non pensi che forse sarebbe stata più felice se ci fossi stato tu al suo fianco in questi anni? Non lo pensi? Non credi che ogni giorno, ogni volta che lo pensava si sentiva egoista? Voleva te Edward..ha sempre voluto te. Aspettava in vano che arrivassi da lei e ti dichiarassi..quando ti guardava anche qui a Chicago sognava ad occhi aperti e tu sei un cieco. Non ti sei neppure accorto che il giorno del matrimonio ha continuato a stare più lontano possibile da voi, per non stare male..
-Come..come te ne sei accorta?
-Io sono tua sorella..e sono anche sua amica..ma soprattutto vi ho osservati. Mi sembrava strana un’amicizia così profonda tra un ragazzo e una ragazza..eppure..vi legava qualcosa di incomprensibile. Poi…poi ho capito quel giorno che vi ho trovati spensierati in giardino a prendere il sole..mano nella mano. Avevate bisogno uno dell’altra per essere felici e completi..Pensavo lo capiste da soli ma…vi siete negati questa opportunità per tanto tempo. Tu ti sei sposato..hai rinunciato a lei..e lei..l’ha fatto con te quando suo padre è stato male.
-Perché non mi hai mai detto nulla?
-Sarebbe cambiato qualcosa? Avresti negato..e ti saresti arrabbiato con me.. – era vero. Mi sarei comportato esattamente così.
-Cosa devo fare adesso?
-Te lo devo dire io? Davvero non ne hai idea?
-Ho paura Alice..
-Di cosa? Di essere felice? Sei stato tre anni con una donna che non amavi..ed ora..hai paura ad amare Bella? La tua solita Bella?
-E se le cose non dovessero andare per il verso giusto…se la perdessi? – il suo sguardo mi trafigge. E’ arrabbiato, deluso, triste, ma nello stesso tempo comprensivo e dolce. Alice….semplicemente.
-Edward Cullen..Ti rendi conto che neppure se un meteorite cade tra di voi potrebbero separarvi? Siete legati..da qualcosa che è più forte di voi, più forte di tutto…ci avete tentato ma è stato impossibile..ora..per favore, ti prego come sorella..lascia tutto da parte e concentrati su ciò che provi per lei..vedrai che troverai ciò che devi fare..Ora alzati, andiamo a recuperare la tua macchina e poi andiamo da mamma e papà..ci tengono che siamo lì prima del tempo..dato che hai saltato il lavoro!
 
Entrai in casa dei miei e sentii subito il profumo inconfondibile di Bella riempire la casa. Sapevo che ci sarebbero stati anche loro, ma sentire il suo profumo era qualcosa di più…qualcosa che mi riempiva l’anima. Forse solo io potevo percepirlo, eppure era così forte che presi un profondo respiro e rilasciai l’aria lentamente. Avanzai verso il giardino dove mia madre era seduta attorno al tavolo, beveva il te insieme a Bella, mio padre e Charlie.
-Ciao a tutti.. – dissi debolmente. Mia madre si aprì in un sorriso radioso, come mio padre e si alzarono per farmi gli auguri, allegramente.
-Oh Edward, caro, siediti con noi per prendere il te..ho fatto anche la torta al cioccolato e cocco. – immaginavo..per Bella mia madre avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche gettarsi dal decimo piano di un palazzo! Era come se fosse sua figlia. Presi posto accanto a mia madre e mio padre e mi servii una tazza di te, tagliandomi anche una fetta di torta. Non feci in tempo ad assaggiarla perché due paia di manine delicate arrivarono a stringermi.
-Zietto! Auguriiiiiiii! – continuavano a strillarmi nelle orecchie e un sorriso spontaneo nacque sul mio volto. Jane ed Alec erano tornati da scuola. Jasper fece il suo ingresso sbuffando.
-Auguri cognato! – prese posto sulla sedia dove era seduta Alice e se la portò in braccio –Scusate se ci ho messo tanto..ma i due nani volevano comprare qualcosa per Edward! – rimasi scioccato e li guardai. Portandomeli seduti sulle ginocchia, tutti e due.
-Che mi avete comprato?
-Stasera..quando aprirai gli altri regali!
-Ma non è giusto..i vostri sono speciali…li voglio aprire adesso…così posso gustarli di più! – Jane si mise a ridere, era scaltra come sua madre.
-Non ci incanti zietto..stasera, assieme agli altri!
-D’accordo..andate a fare i compiti o niente dolce stasera.. – sorridevo mentre scendevano dalle mie gambe. Sentivo lo sguardo di Bella su di me, intenso.
-Alice, cara, potresti andare in cucina a preparare dell’altro te? – mia sorella sorrise dolce e fece per alzarsi ma Bella fu più veloce di lei.
-Se non ti dispiace vado io Esme.. – sorrideva dolce. Sapevo che le voleva molto bene..sapevo che la considerava una madre, nonostante la sua la sentisse sempre.
-Oh no, certo che no! – quando si allontanò e ci diede le spalle sentii un forte scossone sul braccio e rivolsi lo sguardo verso mio padre.
-Che stai aspettando?! – mi guardava confuso, come tutti gli altri al tavolo. Perché ero così limpido ai loro occhi? Perché sapevano sempre tutto? E perché Charlie che doveva avercela con me era invece sorridente?
-Dovrei andare da lei? – lo sguardo di Alice era più eloquente di mille parole. Mi alzai sbuffando e borbottando tra me e me –Neanche il giorno del mio compleanno posso stare tranquillo..
Quando entrai in cucina Bella era appoggiata al bancone, vicino ai fornelli e attendeva che l’acqua bollisse. Era bellissima. Aveva indossato un pantalone bianco con una maglia più lunga color lilla e stava benissimo.
-Bella.. – pronunciai debolmente, lei si voltò a guardarmi un po’ confusa e preoccupata e prese a tormentare il labbro. –Volevo parlarti.. – ma tornò a dare attenzione all’acqua nel bollitore. Perché era tutto così maledettamente difficile? –Mi ascolti per favore? – niente..nessun cenno. –Dannazione! – sbuffai passandomi una mano tra i capelli. –Se non vuoi ascoltarmi basta che me lo dici..non serve ignorarmi..
-Io voglio ascoltarti..ma se non parli..è difficile. Stai imprecando e basta… - disse semplice alzando le spalle e poi riabbassandole. Aveva ragione però! Mi appoggiai al bancone della cucina e incrociai le braccia al petto, prendendo un respiro profondo.
-Mi dispiace per quello che ho detto oggi Bella..non volevo che ti sentissi offesa, non volevo ferirti..o meglio..all’inizio speravo ti potessi sentire come sono stato io in questi mesi..ma poi..poi non ce la facevo a vederti piangere..
-Anch’io sono stata male Edward..questi mesi, questi anni..sono stati difficili anche per me.. – sussurrò appena.
-Lo so..lo immagino..tuo padre però sembra forte.. – dissi facendo vagare lo sguardo sul pavimento.
-Non è per mio padre..sono stata male perché mi mancavi terribilmente. Non ci avevo fatto caso..ma attendevo il giorno che saresti venuto al locale, era come se ogni mese sentissi che quello era il giorno buono per venire a trovarmi..e ogni volta rimanevo delusa..sapevo di averti ferito e volevo trovare il modo per chiederti scusa, per farmi perdonare..
-E questa…questa era la tua idea? Venire a Chicago e dirmi che mi ami? – pronunciare quelle parole fu molto difficile.
-No..io confidavo nel regalo di compleanno che ti avevo fatto..poi..tutto il resto è stato qualcosa in più che mi ha fatto molto piacere e che ha sconvolto i miei piani in meglio..
-Mi hai fatto un regalo di compleanno?
-Si…- disse semplicemente.
-Posso averlo? – lei scosse la testa, sorridendo.
-Stasera..insieme agli altri. Ormai credo non serva più..quando sono arrivata a Chicago ho fatto la torta ed ho pensato che fosse un modo carino per dirtelo..tutto qui. Non pensavo di scatenare l’inferno..
-Non..non hai scatenato l’inferno è che..non credevo possibile che provassi insomma..- mi trovavo a disagio e come al solito mi passai una mano tra i capelli. Lei aveva versato l’acqua calda nella brocca con le bustine del te e poi teneva la teiera in mano, raggiungendo il giardino.
-Ti amo da quando ci siamo conosciuti Edward..e non è difficile ammetterlo. E’ difficile leggere nei tuoi occhi tutto lo smarrimento che vi passa ora..perchè credevo solamente ne saresti stato felice.. – raggiunse gli altri in giardino e tornò a sedersi sulla sua sedia, mentre io stavo un po’ con i miei nipotini. Avevo il terrore di tornare di la.
Perché avevo così tanta paura? Perché non potevo prenderla tra le braccia, baciarla con passione, dirle quanto la amo, quanto è bella, quanto sto bene con lei? Perché sono così idiota da rovinare sempre tutto?
 
L’orario di cena arrivò velocemente, ed anche Emmett, Rosalie e il piccolo Seth arrivarono. Aveva appena tre anni ma era un terremoto, proprio come suo padre.
Non ho avuto la possibilità di parlare con Bella, perché per tutto il tempo è stata con mia madre a finire la preparazione della cena. Alice ovviamente cercava di farla stare da sola ma non ci riusciva. Apprezzavo i tentativi di mia sorella..anche se non sapevo cosa dirle, anche se una volta che fossimo stati soli avevo paura di sbagliare ancora. Ora ero qui, dopo aver terminato il dolce..pronto a scartare i regali.
-Zietto..apri prima il nostro! – Jane arrivò con una grossa busta regalo ed io sorrisi, tirando fuori un grembiule da cucina con degli orsetti. Tutti scoppiarono a ridere ed io lo guardavo stralunato. Cielo..che nipoti!
-Ti piace? Ti piace? – Jane saltellava sul posto ed Alice mi immortalava con la cinepresa. Maledetta sorella ingrata.
-Ehm..si Jane..è bellissimo! Grazie! – La risata di Bella era inconfondibile.
-Ma smettila!!! Non sei un bravo attore! – le feci la linguaccia che lei ricambiò, sorridendo.
-Te l’avevo detto che era meglio quello di cars! – ecco Alec che iniziava a litigare con sua sorella gemella!una co
-Ehi Ehi..Fermi tutti! A me piace davvero..- Jane volle essere presa in braccio e mi disse a bassa voce..
-E’ perché sei tenero come un orsetto quando cucini zietto.. – Mi piaceva molto cucinare, mia madre mi aveva insegnato molte cose..e adoravo farlo per i miei nipoti, quando li avevo con me..mi piacevano i bambini e loro erano speciali.
-Grazie Jane..grazie Alec! – li stritolai entrambi nell’abbraccio e poi riposi il grembiule nella busta. Infondo..nessuno a parte loro mi avrebbe visto. La mia reputazione è salva!
Alzai gli occhi e incontrai quelli di Bella, intenti a guardarmi. Era bellissima. L’unico pensiero che affollava la mia mente.
-Edward, caro..questo è per te.. – presi la scatola che mi porgeva mia madre e la scartali lentamente. All’interno c’era una cornice d’argento, rifinita con dei decori e delle foglie, e all’interno una fotografia di tutta la mia famiglia. C’ero io, Alice, mio padre e mia madre, ma c’era anche Bella e Charlie. Avevamo entrambi la toga…il giorno del diploma.
-Abbiamo pensato che fosse un bel ricordo..a casa non hai neppure una cornice..ti piace?
Ero senza parole ed annuii solamente, mentre continuavo a fissare quelle persone che ora erano così diverse. Quel giorno avevo stretto Bella così forte a me da farle quasi male..ero contento..contento perché pochi giorni prima della cerimonia del diploma avevamo ricevuto entrambi la risposta del college..ed ero felice perché avremmo passato le vacanze insieme. Abbracciai stretto mia madre e poi Alice mi porse una busta, la riconobbi subito..era quella dell’agenzia viaggi vicino al suo negozio.
-Ehi fratello..questo è anche da parte di Emmett e Rose..speriamo ti possa piacere! – sorrideva e tirai fuori il fogli ripiegati. Un biglietto andata e ritorno, per la settimana prossima alle Hawaii e la prenotazione della camera dell’albergo.
-Siete pazzi? – dissi a voce bassa, continuando a guardare quelle carte.
-Che bel ringraziamento cugino! – se ne uscì Emmett.
-Avevamo pensato che avessi bisogno di un po’ di relax..dopo questo periodo nero.. – disse semplicemente Rose, tenendo in braccio Seth che si era addormentato.
-Grazie..grazie davvero..ma continuo a pensare che siete dei pazzi! – risero tutti. I primi ad andarsene furono proprio Rosalie ed Emmett, Seth era molto stanco e il giorno dopo entrambi sarebbero andati a lavorare presto. Bella continuava a fare avanti e indietro insieme a mia madre, per sistemare..e ancora non mi aveva dato il suo regalo. Uffa..che attesa straziante. Alice si fece vicina.
-Noi andiamo..hai bisogno di qualcosa? – mi sussurra, notando che stavo guardando la porta finestra, dove poco prima era entrata Bella con dei bicchieri in mano.
-Si..una macchina del tempo..fammi tornare indietro al primo giorno del liceo, o quello del diploma o quello della laurea..se non ce la fai..basta che mi porti a questa mattina.. – lei appoggiò una mano delicata sulla mia spalla.
-Edward..ti ama da morire. Ti ha aspettato tutti questi anni, senza dirti nulla..proprio come hai fatto tu. Ti sei sposato, hai divorziato..ed ora meriti di essere felice con la donna che ami. Non è troppo tardi..ma ti prego..dimentica questi tre anni e falli dimenticare anche a lei..vi appartenete..da sempre. –Guardavo mia sorella e mi commuovevo. Era stata dolcissima ed è sempre stata il mio supporto. L’abbracciai forte e le diedi un bacio sulla guancia, sussurrando un debole “Si”. Mi alzai e raggiunsi la cucina. Mia madre pensava a sistemare gli avanzi dentro le vaschette e Bella caricava la lavastoviglie.
-Mamma..- Non avevo bisogno di dirle nulla, bastava che mi guardasse, bastava che vedesse le condizioni in cui versavo.
-Oh Edward, caro..vai già via? – mi fece l’occhiolino.
-Si mamma..Domattina devo andare in ufficio molto presto e ormai se ne sono andati già tutti.. – dissi normalmente. La verità è che volevo solamente che mia madre si eclissasse e fossi solo con Bella. Lei era rigida mentre passava i piatti sotto l’acqua.
-Capisco..beh..se proprio non vuoi rimanere.. – mi fece di nuovo l’occhiolino. –Prima però..mi fai un favore? – eccola! Bingo…ti adoro mamma. Già so che farai qualcosa per me!
-Certo mamma..qualsiasi cosa..
-Potresti aiutare Bella a portare fuori la spazzatura, si è offerta ma i cassonetti sono lontani e non è il caso che a quest’ora vada da sola.. – Bella si girò a fulminarmi ed io sorrisi compiaciuto.
-Certo mamma..nessun problema! – raccolsi un sacco per terra e Bella prese l’altra busta. Perfetto. Schioccai un bacio a mia madre e poi uscimmo in strada.
-Mi ero dimenticata quanto potesse essere furba Esme.. – disse sorridendo e scuotendo la testa.
-Voleva solo farci parlare..Non le piace che litighiamo..lo sai bene. E’ sempre stato così..
-Ma noi abbiamo già parlato.. – disse appena.
-Si..ma tu non mi hai dato il tuo regalo.. – sorrisi camminando.
-Chi ti dice che te l’abbia fatto realmente? – mi girai a guardarla, scioccato.
-Isabella Swan..ti conosco come le mie tasche..non ti saresti mai presentata senza regalo..non è mai successo…in tanti anni! – i cassonetti erano nella strada laterale a quella dove vivevano i miei ed era un vicolo un po’ buio..ma per niente malfamato.
-E’ in camera comunque..non ce l’ho dietro.. – disse scuotendo la testa e sorridendo.
-Peste.. – sussurrai appena, ma tanto mi avrebbe sentito. Si fermò a guardarmi con gli occhi fiammeggianti.
-Come hai detto scusa? – ed io gioivo. Era bellissima…bellissima perché quello sguardo mi faceva eccitare, mi faceva sentire vivo.
-Niente..dicevo che mi sei mancata.. – e non mi ero potuto trattenere. Lanciammo i sacchetti nel cassonetto e tornammo a guardarci.
-Edward.. – disse appena. Ma non la feci finire. La tirai a me, mettendo le mie mani sui suoi fianchi e la baciai. Le mie labbra erano desiderose, sulle sue, che non si negarono a me. La sua lingua prese ad accarezzarmi le labbra e io tirai fuori la mia per raggiungerla. Mi appoggiai al muro con la schiena e portai Bella addosso a me, completamente. Le sue mani viaggiavano tra i miei capelli e le mie sul suo corpo.
-Edward.. – sussurrò tra i baci. Non era il massimo..per niente. Ci stavamo baciando in un vicolo, di nascosto dal mondo..poco distante dai cassonetti della spazzatura. Appoggiai la fronte sulla sua, quando mi staccai. Gli occhi chiusi e il respiro affannoso. Era nel posto sbagliato..ma non me ne curavo. Era stato bellissimo..il bacio più bello della mia vita.
-Bella..
-Shhh..baciami.. – riprese possesso delle mie labbra e questa volta le sue mani erano attorno al mio viso. Non ci staccammo prima di altri cinque minuti. Tornando ad appoggiare le fronti.
-Bella.. – tentai e lei strinse il suo labbro tra i denti. No..non puoi fare così…no..no..autocontrollo..torna da me.. Persi la mia battaglia e intrappolai le sue labbra tra i miei denti. La sentii gemere quando le mie mani si fermarono sul suo sedere. –Ho sognato per molto tempo di farlo..
-Anche io..e non solo.. – ammise diventando rossa. Dio l’amavo..l’amavo troppo.
-Torniamo indietro.. – dissi solamente, prendendola per mano e tornando verso casa dei miei. Aprimmo la porta ed entrammo.
-Già di ritorno ragazzi? – Charlie era vicino al divano, sorridente, insieme a mio padre e mia madre. Ma guarda tu!
-Veramente..ora usciamo ancora.. – Bella mi guardò curiosa.
Gli altri si misero a ridere e Bella volò in camera a recuperare la borsa e forse il mio regalo.
-Allora..dove pensi di portare mia figlia? – mi chiese Charlie, si guadagnò un occhiata eloquente e si mise a ridere. –D’accordo, d’accordo, non indago oltre! – alzando le mani in segno di resa. –Comunque..fatti dire una cosa figliolo..se le fai del male..giuro che ti faccio inseguire per il resto del pianeta..è chiaro? – i miei genitori mi guardarono seri ed io sorrisi ed annuii. Bella arrivò in quel momento, con un pacco tra le mani e la borsa a spalla.
-Ci vediamo più tardi.. – disse salutando tutti con la mano, i quali scoppiarono a ridere. Si..come no..più tardi. Come se potessi lasciarla stasera..come se potessi anche solo pensare di riaccompagnarla dai miei.
-Allora..dove andiamo? – disse una volta salita in macchina. La guardai confuso..davvero non aveva capito?
Mi slacciai la cintura, appena legata, e mi sporsi su di lei.
-Ti porto nel mio appartamento..dove scarterò il tuo regalo..e faremo l’amore fino a domattina! – lei divenne rossa ma sorrise e mi baciò la punta del naso, per poi scendere sulle labbra. Le nostre lingue si incrociarono, ancora..separandosi poco dopo.
Ci misi poco a raggiungere l’appartamento, e quando varcammo la porta dimenticammo anche il regalo. La spogliai velocemente e lei fece lo stesso con me.
-Bella..Bella.. – continuavo a chiamare il suo nome tra le carezze. Era così bello..mi sentivo bene, mi sentivo vivo, mi sentivo al posto giusto! La portai in camera da letto e la sovrastai con il mio corpo. Le sue mani erano una dolce tortura ed io non resistevo più. Dolcemente entrai in lei, che era troppo stretta ma ben bagnata. I nostri occhi incatenati, come le nostre mani, sopra la sua testa. Spingevo lentamente, perdendomi il lei, spingevo lentamente guardando l’estasi del suo viso..continuando ad affondare in lei e nei suoi occhi color cioccolato.
-Edward..ti amo.. – mi disse ad un certo punto, mi fermai un secondo e poi ripresi più forte. L’orgasmo arrivò velocemente, i nostri occhi ancora legati insieme.
Io non gliel’avevo ancora detto..io…io sono stupido..perchè continuo a guardarla negli occhi e sto zitto..completamente rapito dal momento più emozionante della mia vita. Ho il cuore che mi batte forte e vuole esplodere. Lei mi sorride, ma vedo una lacrima che scende sul suo viso..no..no..che diavolo succede? No…
-Bella.. – sussurro cacciando quella lacrima. Esco da lei e mi sdraio di fianco, portandola velocemente su di me. Continuo a guardarla negli occhi e lei mi sorride. Per fortuna.
-L’ho sognato per anni..per anni ho sognato questo momento. Ho sempre desiderato sapere come sarebbe stato fare l’amore con te..ed ora..ora lo so, e i miei sogni non ti rendono giustizia.. – sorrido e la porto sopra di me, a cavalcioni.
-Ti amo! Ti amo! Ti amo! Ti Amo! – sono di nuovo duro, al solo sentire le sue parole e lei lo sente..lo sente e geme e sorride..e lo prende tra le mani, facendomi scappare un gemito e posiziona la mia erezione alla sua entrata, scendendo ad inghiottirmi tutto. Inarco la schiena, non mi abituerò mai alla sensazione di me, dentro di lei..e’ troppo bello.
-Ripetilo.. – dice con la voce rotta dall’emozione, dall’ecitazione.
-Ti amo..ti amo.. ti-ti a-amo.. – i suoi movimenti si fecero più decisi, più profondi ed io stavo morendo..morendo dal piacere. –Ti amo.. – incapace di rimanere così..preso dalla foga del momento girai le posizioni. Lei sorrise, ma il suo sorriso sparì velocemente, alla mia prima spinta. Forse ero stato troppo violento..ma le sue mani sul mio sedere a incitarmi, mi fecero capire che le piaceva. Mi chinai sul suo orecchio. –Sei bellissima..e sogno di fare l’amore con te da una vita. Il tuo corpo è perfetto..i tuoi seni mi fanno impazzire..e tu..tu sei perfetta per me..sei calda, bagnata, sei morbida.. – mentre le dicevo queste cose lei graffiava la mia schiena, provocandomi altri brividi. Fino a che non la sentii tremare sotto di me..e raggiungere il culmine. Mi spinsi più velocemente dentro di lei, sempre più forte. –Dio si…si…siiiii…- mi accasciai su di lei, stanco ma appagato. La sentii sorridere e accarezzarmi la schiena dolcemente. L’abbracciai stretta e uscii da lei girando un po’, per non schiacciarla, così ora appoggiavo sul materasso.
-Edward.. – la sua voce solo un sussurro. La guardai e notai i suoi occhi lucidi, ma l’espressione completamente felice. Le lacrime presero a scendere sul suo volto, appena il mio sguardo incrociò il suo.
-No..non piangere.. – cacciai via con le dita le sue lacrime e lei si mise a ridere.
-Non farlo neanche tu..scemo! – stavo piangendo? Le sue mani arrivarono ai miei occhi, togliendomi le lacrime dalla faccia.
-E’ che sono contento..sono contento che tu sia qui con me.. – lei mi sorrise e prese a baciarmi il viso, non lasciando neppure un punto scoperto.
-Vado a prenderti il regalo.. – era felice e scese dal letto velocemente, con mio enorme dispiacere..vederla girare nuda però..mi faceva eccitare ancora. Non era possibile.
Tornò poco dopo con il pacco e una bottiglia d’acqua. Sorridente come non mai. Mi tirai a sedere e lei mi porse il pacco. Potevo notare il rossore delle sue gote.
-Edward..prima vorrei dirti una cosa.. – la guardai e aveva tutta la mia attenzione –Non sono pazza..E’ che ti amo davvero..tanto. E ti ho aspettato per tutti questi anni..ed ora che so che mi ami anche tu, come ti amo io..vorrei chiederti immensamente scusa, per come ti ho trattato in questi anni. Non mi sono comportata bene e..spero che potrai davvero perdonarmi..
-Bella..ma.. – avevamo fatto l’amore ed ora lei..se ne usciva con questa cosa?
-No..no ti prego..io ti conosco. Forse sono una delle poche persone che ti conosce realmente, per quello che sei. Sei dolce, comprensivo, gentile e premuroso..ma ti arrabbi anche tu..e il più delle volte..non dimentichi. Ecco..vorrei che dimenticassi questi anni..fallo per me..ti prego..
Ora capivo. Era la stessa cosa che mi aveva detto Alice. Mi avvicinai a lei e la portai vicino a me, trascinandola per la schiena. Le piazzai un bacio sulle labbra e sorrisi.
-Ti perdono..solo se tu perdoni me. Sono stato uno stupido..potevo dirti quello che provo molto prima..,ci saremmo risparmiati anni di sofferenze. E poi..dimenticherò..solo se lo farai anche tu. So che non è semplice sapere che sono stato sposato, che ho scelto un’altra donna che non amavo..e non mi sono fatto avanti con te.. – lei mi sorrise debolmente.
-Sarai mio d’ora in poi? – io annuii felicemente.
-Allora sarò in grado di dimenticare ogni cosa.. tu però apri il regalo! – scartai il pacco e mi trovai di fronte un album fotografico. Iniziai a sfogliarlo e miriadi di foto di noi due vi erano incollate. Momenti felici, scatti in cui non sapevamo neppure di essere ripresi.
-Come..chi le aveva tutte queste foto? – ero sorpreso.
-Non ci siamo mai accorti di niente..ma tua sorella è davvero una nanetta indisponente. Mi ha mandato queste foto quando ha capito che ero innamorata di te..ed ora..voglio che quest’album lo abbia tu.. – sorrideva ed io sfogliai fino ad arrivare all’ultima pagina in cui c’era una busta.
-E questa? – domandai. Lei sorrise maliziosa.
-Aprila no? – la presi e all’interno c’era un biglietto aereo..per le Hawaii. La guardai sorridendo allegro.
-Verrai con me?
-Assolutamente..ora che ti ho con me, non ti lascio per nessun motivo! – Dio avevo voglia di mettermi a saltare sul letto. Ma dentro la busta c’era qualcos’altro, piegato. Era una piccola lettera. –Leggila..e ti prego..ricorda che non sono pazza.. – era rossa in volto e sentivo di amarla sempre di più.
 
"Caro Edward..Mi sento così stupida che credo brucerò questa lettera come tutte quelle che ti ho scritto in questi anni. Beh..credo che avremo tempo per parlare e per chiarire cosa è successo in questi anni..come abbiamo vissuto il nostro amore nascosto per tutto questo tempo. Infondo lo abbiamo sempre fatto, come migliori amici..no? Perché non possiamo farlo anche ora? Non lo so..è che sono piena di dubbi..su ciò che sarà il nostro futuro, su come reagiranno le persone che ci vogliono bene..ma forse loro, proprio perché ci amano saranno d’accordo con noi. Di una cosa sono sicura..staremo insieme. Si perché ho già perso troppo tempo nel stare lontana da te..e il mio povero cuore non ce la fa più. Ho bisogno di sentirti vicino, di baciarti..di sentirti dire che mi ami. Ma sono tutte cose che con il tempo potremmo dirci..Eppure..c’è una cosa che mi sento di raccontarti qui, perché temo di non riuscire a dirtela a voce..Faremo l’amore, molte volte..ed è un desiderio che ho dal primo giorno che ti ho visto..le tue mani sfioreranno il mio corpo..la tua bocca leccherà ogni parte di me..e ci ameremo sempre di più..Lo so. Ed in tutti questi anni..ci sei sempre stato tu nella mia mente..ogni volta che baciavo un ragazzo..ogni volta che amavo qualcuno. Me ne sono vergognata un sacco, ho pensato di essere malata psicologicamente..ti vedevo ovunque. Nella mia testa solo e soltanto tu..sono squallida vero? E forse..sono ancora più squallida se ti dico che spero tu abbia fatto lo stesso?! Ma sai cosa..il mio amore non è mai stato più forte di così..perchè ho la consapevolezza che anche tu mi ami..per cui…Dio aiutami! Sposami Edward.."

La lettera si concludeva così..ed ero spiazzato. Alzai lo sguardo verso quello di Bella e lei era rossa bordoux.
-Lo so..lo so..pensi che io sia pazza! Ma non so neanche io perché ho scritto ‘ste cose..aiutatemi! – si agitava e sembrava ancora più bella. Così..tutta nuda e imbarazzata. –Dobbiamo dirci un sacco di cose..e dobbiamo aspettare che il tuo divorzio sia stabilito..ma…Diavolo Edward..ci conosciamo da una miriade di anni e ci amiamo da altrettanto..Abbiamo sprecato così tanto tempo..ed io voglio amarti liberamente, voglio vivere con te..voglio avere dei figli, voglio crescerli con te, e.. – non la lasciai terminare. La baciai profondamente.
-Dio Bella..prendi fiato! – sorrisi sulla sua bocca. Lei sorrise con me.
-Non sono pazza.. – disse ancora.. io sorrisi e la guardai come per dire “Davvero?”
-Dici?
-Ehi..no..non sono pazza.. – ora cercava di scappare dal mio abbraccio. La strinsi più forte e le sussurrai all’orecchio.
-Si..sei pazza..ma io sono più pazzo di te…perché si Bella..ti voglio sposare. Vieni a vivere con me, sposiamoci, facciamo dei figli..cresciamoli insieme..
-Davvero? – nel suo sguardo pura allegria.
-Si..Si..davvero! – mi saltò al collo e prese a baciarmi con passione. I nostri visi inondati di lacrime. Eravamo due stupidi.
-Fa l’amore con me..ancora..tutta la notte..fammi sentire quanto mi ami.. – non desideravo altre parole.
 
Ci amammo tutta la notte, nessuno dei due sentiva la stanchezza. Era la prima notte della mia vita che passavo senza dormire in cui la mattina ero felice. Mi alzai dal letto e la portai con me, in cucina. Lei con indosso la sua t-shirt lilla ed io con un paio di boxer. Preparai la colazione e lei continuava a starmi appiccicata. Dio non volevo altro.
-Edward.. – sussurrò appena.
-Dimmi.. – mi girai a guardarla e lei se ne stava lì, a pochi passi da me.
-Sei così bello..e ti amo da impazzire.. – sorrisi dolcemente e la intrappolai tra le mie braccia baciandola dolcemente.
-Sei bellissima anche tu..e io ti amo ancora di più..di più..di più..di più.. – le sussurravo mentre la baciavo.
 
Da lì in poi sarebbe stata una vita fantastica..io ero con lei e lei era con me. Niente ci avrebbe separati. E il sogno di una vita si stava realizzando.
Ci siamo aspettati a lungo..e ci siamo incontrati qui, dove tutto è iniziato.
L’amore..che cosa meravigliosa.
 
 The End
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: alyfa