~ a thousand {years}
more.
# scrigno
Uno dei suoi ricordi più remoti
cominciava con il ritaglio del suo punto di vista tra le coperte, uno strillo
soffocato, un cavallo nero come la notte tramutato in ghiaccio e un tocco
freddo ma gentile sulla testa – una carezza che forse aveva solo immaginato. Il
mattino seguente, il ghiaccio aveva formato una pozza ai piedi del letto, ma la
mamma non aveva voluto credere alla sua storia e l’aveva sgridata perché non
aveva voluto fare pipì prima di dormire.
Ancora più
nitido era il ricordo della prima volta che aveva stretto al petto il suo libro
preferito. Era una raccolta di miti e leggende abbellita da splendide figure,
le sole parole che, così piccola, potesse decifrare; ricordava con chiarezza
molte sere passate così davanti al fuoco, il suo piccolo dito premuto
sull’illustrazione di una fata, la mamma che la pettinava cantandole la loro
magica canzone. Era stato quel libro a insegnarle ad amare i colori e i
disegni, così come a credere nelle vecchie fiabe – anche se tra quelle pagine
non aveva mai trovato tracce di una creatura in grado di congelare gli incubi.
Invece, Rapunzel non ricordava quando e come avesse avuto lo
scrigno. Era suo e basta, un oggetto presente da sempre nella sua torre, e
forse questa consapevolezza l’aveva spinta a usarlo per nascondere i suoi
tesori più preziosi, quelli di cui neanche sua madre conosceva l’esistenza. Non
erano molti, ma c’erano, ed erano solo suoi.
Pascal,
comunque, non demordeva.
«Oh, e va
bene.» Rapunzel sospirò, sconfitta, giocherellando
con la cerniera del cofanetto laccato d’oro, l’altra mano attorcigliata tra i
capelli che erano sempre stati la sua unica difesa. «Solo, non ridere di me, va
bene? Non l’ho esattamente visto. Non
sono neanche così sicura che sia
davvero successo... Penso sia perché non ho ancora deciso se crederci o no.»
Pascal
continuò a guardarla con quella sua aria insofferente stampata sul musetto
della stessa tonalità di lilla del lenzuolo, finché lei non cedette del tutto e
gli mostrò il contenuto dello scrigno.
Questa volta,
quando insieme allo spiffero le arrivò sulla nuca anche lo sbuffo di una risata, Rapunzel
non dubitò neanche per un istante.
«Fiorellino»
giunse la voce di sua madre dalla stanza di sotto, «chiudi il lucernario. C’è
corrente, e fa freddo oggi.»
Pascal
osservava con attenzione il disegno del ragazzo dai capelli bianchi.
~
«Carino.»
Rapunzel
si scosta i capelli dal viso con l’avambraccio; li ha raccolti in una treccia
per evitare di sporcarli con il colore, ma qualche ciocca è comunque sfuggita
ai tanti lacci serviti allo scopo. Solleva lo sguardo e vede Jack sulla soglia,
le mani nascoste nelle tasche anteriori della felpa, che si guarda intorno con
un sorrisetto sghembo.
«Ti piace
davvero?»
«C’è un po’
troppo rosa per i miei gusti, ma...» Jack comincia a camminare attraverso
l’intrico del disegno che adorna tutto il pavimento, muovendosi con cautela per
non calpestare i campi di pittura fresca, come qualcun altro ha già fatto in un
posto e in un tempo diverso. Prima di rendersene conto, Rapunzel
lo scopre accucciato accanto a sé: freddo ma gentile, come è sempre stato. «Sì,
non è male.»
Lei sbuffa.
«Lo so, manca un po’ di bianco.» Il barattolo è proprio accanto al suo
ginocchio destro; vi affonda tutta la mano e imbianca ancora di più la pelle
del viso di Jack.
Le piace
sentirlo ridere. È una di quelle cose che la fanno sentire normale, che li
fanno sentire tutti normali.
Spazio dell’autrice
L’immagine
di Jack che salva Rapunzel bambina dall’Uomo Nero è
marchiata a fuoco nella mia mente e niente e nessuno potrà mai cancellarla:
HEADCANON POWAH.
Questo
capitolo è uno di quelli che mi è piaciuto più scrivere, perché, anche se ho
sempre pensato che Merida fosse una principessa molto
più complessa e per certi versi più umana, il periodo di ‘prigionia’ di Rapunzel mi affascina oltre ogni dire – c’è così tanto da
riflettere sulle cose che ha dovuto imparare da sola tra quelle mura, ed è così
semplicistico pensare solo al dopo,
al suo lieto fine – e insomma, immaginarla cercare tra quei suoi pochi libri
una qualche prova dell’esistenza di Jack mi scalda il cuore. A proposito, qui
la cronologia è anteriore a tutto il resto – Punzie non
ha ancora instaurato quel contatto con Hiccup, né
Jack ha ancora tentato di salvare Merida dal
matrimonio. Uhm, penso che quando tutto sarà finito posterò un indice
cronologico ufficiale...
Ancora
lì a chiedervi cosa accidenti sta a significare il contesto moderno?... Temo
che vi farò aspettare davvero tanto.
^^’
Grazie
ancora e ancora e ancora.
Aya
~