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Autore: Vale Write    21/06/2013    1 recensioni
Tutti noi abbiamo una storia da raccontare ed io ho deciso di raccontarvi la mia, anzi la nostra.
Mi chiamo Vale e sono una ragazza come tutte voi, ma mi sono sempre ritenuta un po' "diversa".
Non mi sono mai sentita accettata dalle persone, mi sentivo sempre messa da parte e forse era anche per il mio carattere timido e riservato.
Non mi sono mai piaciuta e questo mi portava automaticamente a pensare che non piacevo nemmeno agli altri, soprattutto ai ragazzi.
"Chi avrebbe mai voluto una ragazza insignificante e piena di difetti come me?" lo pensavo ogni giorno, ma nonostante ciò, un ragazzo entrò a far parte della mia vita e per me fu la fine.
La fine del male e del bene, la fine della tristezza e della felicità.
La fine di tutto.
"Era un caldo pomeriggio dell'8 giugno 2009, stavo navigando su una chat che andava di moda ai tempi, quando vidi una foto di un ragazzo. Era vestito tutto di bianco e mi ricordava i gelatai. Risi al pensiero e decisi di contattarlo. Non potevo sapere che, con un commento scritto quasi per gioco, avrei stravolto tutta la mia vita."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo aver camminato per un bel po', arrivammo in una grande piazza con una fontana stupenda.
"Che bello questo castello! Dove siamo?" chiesi incuriosita.
"In piazza castello! Questo è il Castello Sforzesco di Milano.. Bello vero?" mi sorrise e il cuore iniziò a battermi forte.
"Sì.."  arrossii.
"Ora ti porto a fare un giro qui dentro, così poi ci sediamo su una panchina.. sono stanco morto!" rispose cercando di farsi aria con le mani.

"Come vuoi" gli sorrisi e poi continuai "Che bello che è qui.. non c'ero mai stata!"
Dopo essermi guardata un po' in giro, finalmente trovammo una panchina dove poterci riposare e riparare dal sole. 
"Che male al braccio!" si stiracchiò e mise il braccio sulla mia spalla, come per abbracciarmi. 
Il cuore mi pulsava sempre più forte e il sorriso si accese sul mio volto.
"Male al braccio? Queste erano le scuse che usava mio nonno cinquant'anni fa! Non ci avrebbe creduto nessuno!" pensai facendomi scappare una piccola risata.
"Come mai ti fa male?" gli chiesi dopo che Stefano mi guardò con aria incuriosita a causa della mia risata per lui inaspettata.
"E non so, mi è venuto adesso.. ma così sono proprio comodo!" e rise fiero della sua risposta.
"Ahahah.. Ooook!" lo guardai storto e poi abbassai lo sguardo intimidita.
Purtroppo non mi rendevo conto, ma più il tempo passava e più mantenevo un atteggiamento distaccato.
L'avevo capito benissimo che voleva abbracciarmi, eppure non mossi un dito, non piegai la testa su di lui, non mi avvicinai un po' di più a lui.. non feci nulla di tutto questo.
Restai ferma ed immobile; nessun segno di vita.
Non riuscivo a trovare il coraggio per sbloccarmi o per lasciarmi andare.
Mi ero di nuovo irrigidita. 
"STUPIDA, STUPIDA, STUPIDA!" pensai tra me e me.
E così ritornò il silenzio imbarazzante.
Non parlava più nessuno, eravamo rimasti a guardare chi correva per la strada, i bimbi in bicicletta e i vecchietti sulle altre panchine.
Imporvvisamente, però, il mio cellulare suonò e interruppe il silenzio.

G: "Vale? Mi stavo abbastanza preoccupando! Perchè non ci hai detto più niente?? Allora come sta andando? Disturbato per caso?"
Io: "Giuls, ma non eravamo d'accordo che chiamavate voi? Comunque tranquilla, qui va tutto bene! Ah, ma il treno a che ora lo prendiamo?"
G: "Ho guardato prima e ce ne sono di diversi che possiamo prendere.. ce n'è uno alle 17e30, uno alle 18 e uno alle 18e30. Poi ci sarebbe anche quello delle 19, ma sarebbe un po' troppo tardi per me."
Io: "Ok, per me è uguale ditemi voi!"
G: "Direi che quello delle 18 può andare bene, così se lo perdiamo poi c'è quello delle 18e30!"
Io: "Va bene! Allora ci vediamo più tardi."
G: "Perfetto, a dopo! Fai la brava eh! Ahahah"
Io: "Ovvio, ahaha Ciao Giuls!"

...

S: "Tua madre?"
Io: "No no erano le mie amiche che volevano sapere come stavo.."
S: "Ahahah, a volte le amiche sono peggio delle madri, mica ti mangio!"
Io: "Eh vabbè dai, dovevamo anche organizzarci per l'orario del treno! Comunque dobbiamo prendere quello delle 18 quindi dimmi tu quando è il caso di tornare indietro, perchè almeno per le cinque e mezza dobbiamo essere di nuovo al Mc"
S: "Va bene non ti preoccupare!"


Il tempo passava sempre più velocemente ed io nemmeno me ne accorgevo.
Stavo bene lì con lui, non volevo andarmene.
Stefano teneva sempre il braccio attorno al mio collo ed a me faceva piacere, anche se davo a vedere l'esatto contrario.
Dopo svariate chiacchiere, vedemmo avvicinarsi un marocchino.
"E adesso questo che vuole?" pensai nervosamente.
"Ciao beli!" disse lo sconosciuto posandomi sulla gamba, uno di quei braccialetti che, solitamente, si comprano in spiaggia.
Lo salutammo, ma cercammo di restare indifferenti alla sua offerta, dato che entrambi non avevamo intenzione di spendere un euro per qualcosa che valeva al massimo qualche centesimo
Il marocchino, fortunatamente, non fu insistente, ma iniziò a raccontarci la storia della sua vita.
E così facemmo una breve conversazione e si rivelò una persona simpatica.
Evidentemente anche lui simpatizzava per noi ed infatti, quel braccialetto me lo regalò.
"Oh grazie!" gli sorrisi, mostrandogli il braccio dove poteva legarmelo e poi se ne andò.

"Visto? Sono riuscito anche a farti regalare un bracciale, così hai un ricordo di questa giornata.." mi guardò Stefano sorridendo.
"Già.." arrossii.
"Maledetta me! E' possibile che divento rossa come un peperone, ogni volta che mi guarda???" mi maledissi. 
Dopo pochi minuti, mi accorsi che era già tardissimo e che non potevo far aspettare ancora per molto Giulia ed Elena.

Io: "Mi sa che è meglio andare, perchè sono più delle 17e30 e noi siamo ancora qua!"
S: "Eeh ok.. Torniamo dai.."


Facemmo tutta la strada abbracciati.
Fu bellissimo.

**


Quando arrivammo davanti al Mc mi salutò e, questa volta un pò più sciolti, ci baciammo sulle guance.
Lo guardai negli occhi, gli sorrisi e poi rincorsi Giulia ed Elena che, nel frattempo, erano già andate verso le scale per raggiungere la Metro. 
Arrivammo in stazione alle sei e mezza spaccate e così perdemmo ben due treni.

"Ops.. Scusatemi tantissimo, ma io non sapevo nemmeno dov'ero e non pensavo che ci avremmo messo così tanto.." cercai di giustificarmi.
"Vabbè dai tranquilla, prenderò l'altro pullman per tornare a casa, a meno che non venga mia mamma a prendermi." rispose Giulia sorridendomi.
Erano le diciannove quando il treno partì.
Ricordo che era talmente pieno che dovemmo sederci su delle piccole scale.
Raccontai per filo e per segno tutto quello che era successo, ero felice di averlo finalmente conosciuto ed ora non importava quello che sarebbe successo o quale decisione avrebbe preso.
Avrei conservato questa giornata, per sempre nel mio cuore.
  
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