Riflesso
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scendeva, più l’ansia saliva. Gli scalini scricchiolavano di tanto in tanto, e
Alice si domandava quando finalmente sarebbe giunta al pian terreno. Non
immaginava di aver vissuto in una camera tanto alta, eppure era così. Una volta
aveva letto un libro del genere, su di una fanciulla che era rinchiusa in
torre… Ma almeno la protagonista di quel racconto conosceva la ragione della
sua prigionia, a differenza di Alice.
Poi
si fermò. E con lei anche Blu. La stanza che adesso si trovava di fronte era
ancor più grande di quanto non fosse la sua stessa camera, e la ragazza fu
pervasa da un’inspiegabile sensazione. Non capiva neanche lei se fosse timore,
curiosità, sconforto, o chissà cos’altro. Prese ad esaminare la vasta area,
prendendo tra le mani oggetti di cui ignorava totalmente l’utilità, ma che ai
suoi occhi apparivano fantastici. Poi un tonfo, che la fece sussultare.
“Blu!”
esclamò la ragazza infuriata con l’animale, che aveva fatto cadere una grossa
pentola. Alice mise la mano sul petto, avvertendo così la rapidità con cui il
suo cuore batteva. Ispirò ampiamente un paio di volte, dopodiché prese il
lumino alla sua destra e si diresse verso l’oggetto che Blu aveva fatto
schiantare al suolo. Alice osservò il suo riflesso distorto nel metallo, ma si
rese conto solo dopo alcuni secondi che quell’immagine deforme fosse in realtà
lei stessa. Nella sua camera non vi era neanche uno specchio, a dire la verità
la ragazza non sapeva nemmeno cosa fosse. La nonna faceva sempre particolare
attenzione a non portarle nulla col quale la nipote avesse potuto anche
soltanto minimamente riflettersi. Alice non sapeva come fosse il suo volto e,
stando alle frottole della vecchina, nessun uomo conosceva il proprio viso.
Poi, per l’ennesima volta, Blu riportò alla realtà la padroncina, miagolando
rumorosamente. Alice lasciò l’oggetto sul pavimento, si diresse verso il micio
e posò la lucerna su di un tavolino, non distogliendo lo sguardo dal gatto.
“Devi
fare il bravo” gli ordinò la ragazza, anche se ormai conosceva l’indole scatenata
di Blu. Lei si inginocchiò, senza distogliergli lo sguardo, e lo prese
delicatamente tra le sue braccia, avvertendo così il suo morbido pelo. Ma il
povero gatto si ritrovò subito a terra, lasciato cadere noncurante al suolo.
Fortunatamente del tutto illeso, tornò ad osservare la padrona. Quest’ultima
fissava dritto davanti a sé, immobile.
E
osservando il blu dei suoi occhi, le fu chiaro il motivo della sua prigionia.