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Autore: lilyhachi    22/06/2013    8 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(Alternative Universe; Captain Swan)
La maledizione non è mai stata lanciata, tutti i personaggi vivono le loro vite nel Mondo Delle Favole ed Emma è cresciuta come principessa insieme ai suoi genitori. Se Emma avesse conosciuto un certo pirata, noto come Killian Jones, nella Foresta Incantata, come sarebbero andate esattamente le cose? Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate al riguardo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. No light, no light
 
Breaking your heart was never my intention,
playing with parts too fragile in the ending”.
(Alien – Cary Brothers)
 

Raggi di sole entravano dalla finestra della stanza di Emma e ricadevano dritti sugli occhi di Killian, in una maniera così fastidiosa che l'unica alternativa plausibile era quella di aprirli.
In realtà, avrebbe preferito non farlo. Restare bloccato in uno stato di sonno, completamente lontano ed isolato dai problemi reali, non gli dispiaceva affatto, e se in quello stato di “quiete” era affiancato da Emma...poteva forse andare meglio?
Aprì gli occhi, voltandosi istintivamente verso la figura distesa al suo fianco. Guardarla anche solo per un secondo lo portò a rimanere incantato da quella visione: dormiva beatamente, con i capelli sparsi sul cuscino e le labbra morbide leggermente incurvate, sembrava che stesse sorridendo.
La luce che filtrava dalla finestra completava il tutto, rendendola ancora più bella e luminosa, proprio come se l'universo stesse cercando di indicargli la via, di indicargli quanto quella ragazza fosse dannatamente e fastidiosamente giusta e adatta a riparare il suo cuore.
Tuttavia, a Killian Jones non bastava quella visione, in quanto, aprendo gli occhi, la serenità era stata sostituita da quella terribile sensazione che si prova quando si fa qualcosa che si desiderava da una vita ma che nel profondo dell'animo è considerata assolutamente sbagliata.
Aveva tolto qualcosa ad Emma, si era preso un pezzo del suo cuore dopo quella sera, e lei non lo avrebbe mai riavuto indietro in quanto il suo nome vi era marchiato a fuoco.
L'aveva condannata. Cosa avrebbero detto i suoi genitori? Cosa avrebbe detto suo padre?
Si portò istintivamente la mano al collo: quell'uomo lo avrebbe fatto a pezzi se solo avesse saputo.
Lentamente si mise a sedere, cercando di non svegliare Emma dal suo sonno beato e portò la mano all'altezza della fronte corrucciata: cosa diamine aveva fatto?
Ripensava ad ogni singolo momento della notte trascorsa con lei: al buio con la sola luce della luna era sembrato tutto così giusto e perfetto, mentre adesso alla luce odiosa del giorno sembrava tutto così sbagliato, soprattutto nei confronti della ragazza a cui stava dando le spalle.
Non era stato giusto. Non aveva riflettuto abbastanza sulle sue azioni. Lei era una principessa, dannazione. Lei meritava molto di più di quello che lui avrebbe potuto darle.
Cosa avrebbe fatto? Avrebbe mandato all'aria la vita da pirata per fare il principe?
Di certo non sarebbe stato accolto con entusiasmo e lei non poteva abbandonare la sua di vita.
Lo aveva già fatto una volta, rischiando per di più la morte. Fu invaso da un'improvvisa voglia di prendersi a pugni, ma vista la sua situazione si sarebbe provocato più di qualche semplice livido.
Doveva riflettere meglio, doveva valutare e non farsi sopraffare dall'istinto e dai sentimenti, ma Killian era mai stato un tipo razionale e ponderato? Decisamente no.
Avventato, sicuramente, e quella mattina ne era la prova. Non ricordava nemmeno perchè si fosse recato nelle sue stanze, nonostante avesse capito che non potevano stare insieme.
Per dirlo in termini brevi, se ne era altamente “infischiato” del fatto che appartenessero a due mondi diversi, e si era fatto dominare solo dalla voglia di rivederla e di stare insieme a lei.
Non si aspettava certo che la situazione prendesse quella piega inaspettata.
Emma era stata così audace da stupirlo...aveva cominciato lei.
Bene, adesso era anche arrivato a dare la colpa a lei...ma a chi voleva darla a bere?
Lui era un pessimo soggetto, con il cuore pieno di odio, vendetta e senza alcun buon proposito di cambiamento. Come poteva anche solo pensare di stare accanto ad Emma?
Portò lo sguardo alla finestra, dalla quale Emma aveva una visione abbastanza completa di tutto ciò che circondava il castello: vide il molo con la sua nave e la prigione in cui era stato rinchiuso.
Un leggero sorriso gli increspò le labbra, ripensando a come la sua ciurma lo aveva liberato. Ripensò a quando si era imbattuto nella cella di Tremotino, mentre fuggiva.
Tremotino. Il pensiero gli attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno.
Lui aveva detto che sarebbe sempre stato lì...ad aspettarlo.
Si voltò un attimo verso Emma, che dormiva ancora come una bambina, dopodiché si alzò e senza fare troppo rumore si diresse nel luogo in cui era presente ciò che aveva bramato fin dal principio.
 
Arrivare dove desiderava fu alquanto facile vista l'ora e visto che tutto il castello era ancora nel sonno più profondo, inoltre lui non era certo così stupido da farsi scoprire.
Giunto alla cella di Tremotino, mise fuori gioco la guardia in ben pochi secondi, per poi avvicinarsi al luogo che teneva rinchiuso il suo “amico di vecchia data”.
Senza riuscire ancora a scorgerlo, ebbe modo di sentire la sua risata cristallina che risuonava per la caverna e che probabilmente indicava che conoscesse l'identità di colui che era appena giunto.
“Ti diverti sempre di più, Coccodrillo?”, domandò Hook con tono maligno, mentre Tremotino rispose con l'ennesima risata...la voglia di prenderlo a pugni era alquanto forte.
“Semplicemente sapevo che saresti arrivato”, disse lui con ovvietà. “Non si resiste al richiamo della vendetta, lo sappiamo entrambi”.
Hook serrò le labbra, ripensando a come nemmeno il suo nemico aveva resistito al richiamo della vendetta. Aveva il fagiolo che tanto bramava ma non era abbastanza, perchè la voglia di vendicarsi della moglie che aveva abbandonato lui e suo figlio era troppo forte. La voglia di farla soffrire, di fermare il suo respiro, di fermare il suo battito e di ridurre il suo cuore ad un cumulo di cenere era troppo forte, aveva dovuto assecondarlo. Non contento, si era dovuto anche prendere la sua mano che, per sua sfortuna, non conteneva ciò che gli serviva.
Il capitano rimase assorto per qualche minuto, ripensando a quel momento che aveva potuto certamente classificare come il più brutto della sua vita, mentre per Tremotino era stato certamente un momento di piena e completa soddisfazione.
“Cosa stai pensando, Killian Jones?”, domandò Tremotino con sorriso sardonico, ma Hook non lo degnò nemmeno di una risposta e si avvicinò maggiormente alle sbarre della sua cella.
Tremotino, senza perdere il sorriso, indietreggiò un attimo e si voltò come se volesse prendere qualcosa in un angolo della caverna alle sue spalle, sotto lo sguardo confuso di Hook.
Gli porse un foglio di pergamena completamente scritto, Hook lo prese senza distogliere lo sguardo dal suo nemico e osservò il foglio fra le sue mani, su cui era ripetutamente scritto il nome “Tremotino” (1). Il capitano fece una smorfia di confusione, cercando inutilmente di capire cosa stesse ad indicare ciò che quel bastardo psicopatico aveva appena fatto, ma non fece nemmeno in tempo a chiedere che lui cominciò a parlare.
“Vuoi farla finita, no? Vuoi affrontarmi?”, chiese allargando le braccia. “Non ti resta che farmi uscire e quello che hai tra le mani è il modo per farlo...volevo dire nella mano, pardon”.
“Come?”, domandò il capitano con tono gelido.
“Soffia”, rispose semplicemente lui con un ghigno divertito. (2)
Hook decise di tentare, sperando in cuor suo che non fosse uno stupido trucco di cui avrebbe pagato le conseguenze, ma non aveva molte alternative se voleva almeno provare a sbarazzarsi di lui.
“Sei sicuro di ciò che stai facendo, caro il mio capitano?”, domandò Tremotino, serio.
“Cosa vuoi dire?”, chiese Hook, rivolgendogli uno sguardo alquanto truce.
“Non si torna indietro”, rispose lui incrociando le braccia al petto. “La vendetta è una strada a senso unico. Realizza ciò che desideri e non avrai modo di tornare indietro”.
Le sue parole gli ricordarono vagamente quelle del Dragone, ma Hook non volle ricordarle o ascoltarle perchè il suo cervello era pieno del desiderio di scuoiare il Coccodrillo con il suo stesso uncino per poi strappargli il cuore dal petto.
Emma non avrebbe approvato ovviamente ma lei non poteva capire come si ci sentiva, lei non sapeva quanto la vendetta fosse lacerante e forse era questo il motivo per cui non potevano stare insieme. Il suo cuore era puro, privo di sentimenti marci e degradanti, mentre quello di Hook era consumato, non c'era spazio per i buoni sentimenti e per la redenzione.
Senza rispondere a Tremotino, soffiò sul foglio di pergamena, cominciando a percorrere una strada da cui non avrebbe potuto fare ritorno.
 
Era stato tutto un sogno?
Emma si portò una mano sugli occhi ancora impastati di sonno, cercando di rimettere insieme i pezzi della notte precedente. Aveva davvero trovato Hook nella sua stanza?
Un sorriso le illuminò il volto mentre era ancora con una parte della sua testa nel mondo dei sogni. Farsi coraggio e baciarlo una seconda volta era stata una delle imprese più difficili che avesse mai fatto e non tanto per il gesto ma più per ciò che ne sarebbe seguito. Tuttavia, Emma poteva dire con assoluta certezza di sentirsi alquanto “impavida”: aveva affrontato uno spettro, i soldati di Regina e Regina in persona, poteva sicuramente trovare il coraggio per baciare l'uomo che..., non riuscì a completare quel pensiero.
Come doveva definirlo? L'uomo che amava?
Era giusto parlare di amore? Era ciò che provava davvero per lui?
Forse sì, altrimenti non avrebbe provato tutto ciò che provava in quel momento così strano e bello.
E se si fosse buttata con troppa facilità? D'altronde, lei non era molto esperta in campo amoroso, e soprattutto non lo era quando si trattava di provare sentimenti.
Aveva solo avuto a che fare con i diversi principi che le si paravano davanti e lei si era semplicemente divertita a farli cadere ai suoi piedi per poi scartarli. Ora era diverso, dato che lei sentiva qualcosa per quel dannato pirata che sapeva fin troppo bene come giocarsi le sue carte.
Si era fatto trovare nelle sue stanze, lontano da tutto e da tutti, e lei ci era cascata in pieno, buttandosi letteralmente fra le sue braccia. Forse lui l'aveva rammollita.
Una parte di lei voleva prendersi a schiaffi per tutti i pensieri che stava facendo.
Lui lo voleva, lei anche. Cosa c'era di sbagliato?
Sentiva ancora il suo respiro sulla pelle, come se fosse ancora alla notte precedente.
Si portò una mano ai capelli morbidi, ricordando come la mano di lui vi era stata immersa per un tempo indefinito. Continuò a percorrere il collo e la spalla, senza mai smettere di sorridere, ricordando i gesti analoghi di Killian, dai capelli fino al vestito.
Solo quella mattina ricordò di come aveva trattenuto il respiro mentre lui continuava.
In alcuni momenti sembrava quasi spaventato, come se avesse paura di correre troppo o di sbagliare, ma lei era stata pronta a rassicurarlo con un solo sguardo, facendogli capire quanto lei desiderasse solo stare insieme a lui e a nessun altro.
Era incredibile il modo in cui era inciampata nella sua vita. Se non fosse fuggita non lo avrebbe mai conosciuto e la sua vita sarebbe stata ancora monotona e prova di senso.
Da quando lui era entrato nella sua vita, Emma non era più la stessa.
Era venuto fuori un lato di lei che non credeva esistesse: un lato più forte e maturo.
Provava qualcosa per lui, ormai era fin troppo chiaro. Sorrise a quella consapevolezza.
Era dovuta fuggire di casa e salire su una nave pirata per trovare uno come lui? Ricordò come sua madre le aveva raccontato di lei e suo padre, di come si erano incontrati ed innamorati.
In fin dei conti, le due versioni non erano molto diverse fra loro.
Sua madre aveva vissuto un periodo da fuggiasca e aveva dovuto rubare pur di trovarlo.
Sicuramente Killian Jones era l'uomo più detestabile e arrogante con cui avesse avuto a che fare in tutta la sua vita, ma nemmeno cento principi messi insieme erano al suo livello.
Portò una mano a tastare l'altro lato del letto, ed ebbe un tuffo al cuore quando lo trovò vuoto.
Si mise subito a sedere, pensierosa, e chiedendosi dove fosse andato. Forse doveva aspettarselo. Non era tipo da balli e castelli, forse non era nemmeno solito farsi trovare al risveglio, ma in cuor suo sentiva che con lei era tutto diverso in senso positivo, ovviamente.
Istintivamente, guardò fuori dalla finestra e uno strano pensiero le attraverso la mente. Scosse immediatamente la testa, cercando di allontanarlo il più possibile. Lui non era andato .
Era impossibile. Forse era tornato sulla nave, ma una vocina nella sua testa continuava a dirle l'esatto contrario, nonostante Emma non volesse affatto ascoltarla.
Cercando di non farsi sopraffare troppo dalla miriade di sensazioni e pensieri che le stavano attraversando la mente, si alzò e decise di controllare se il suo presentimento fosse giusto o meno.
 
Lo aveva fatto. Quasi stentava a crederci.
Si aspettava che gli sarebbe successo qualcosa e, invece, la cella si era semplicemente aperta, lasciando una via d'uscita al Coccodrillo che in tutta risposta gli fece un applauso.
Hook buttò a terra la pergamena e si avvicinò a Tremotino afferrando per la gola, mentre lui continuava ridere, provocandolo maggiormente.
“Avanti, finiscimi”, esclamò digrignando i denti. “Non aspetti altro, coraggio”.
Hook, cercando di non farsi distrarre da altri pensieri, sollevò l'uncino a mezz'aria, senza rompere il contatto visivo con il suo Coccodrillo che lo fissava in un modo fastidiosamente divertito, come se sapesse che lui avrebbe fallito nel suo intento.
Voleva fargli sparire quel ghigno dal viso per sostituirlo con un'espressione di morte.
Voleva far diventare la sua odiosa faccia di un bianco cadaverico.
Voleva che i suoi occhi folli si chiudessero per non riaprirsi mai più.
Voleva che il suo cuore smettesse di battere, per ridursi in cenere...proprio come quello di Milah.
Fece per colpirlo con l'uncino ma venne fermato da una forza che non riuscì a definire.
Tremotino cominciò a ridere e con un gesto della mano lo scaraventò per terra.
“Dovresti essere privato dei tuoi poteri!”, esclamò Hook con tono furioso.
“Lo ero fino a poco fa, quando un genio non mi ha fatto uscire, rompendo l'incanto della cella!”.
Doveva sospettare che farlo uscire sarebbe stata un'arma a doppio taglio.
Tremotino gli agguantò subito la gola, facendolo inginocchiare.
“Continui ad insistere, Jones!”, continuò lui imperterrito. “Quanto altro dovrai soffrire per capire che non potrai mai ottenere la tua amatissima vendetta? Credi che la cara Milah sarebbe felice nel vederti ridotto in questo stato?”.
“Non devi nemmeno pronunciarlo il suo nome!”.
Hook fece per alzarsi ma Tremotino lo bloccò, conficcandogli una mano nel petto, provocando un acuto grido di dolore nell'uomo che sussultò al contatto della sua viscida mano con il suo cuore.
“Questa volta non ci sarà Milah a fermarmi!”, esclamò Tremotino ghignando. “Uhm...forse qualcun altro al suo posto”.
Il capitano, cercando di combattere il dolore lancinante che gli era fin troppo familiare, gli rivolse uno sguardo interrogativo, non avendo idea del senso della sua affermazione.
“Killian!”.
Il cuore di Hook, stretto nella morsa di Tremotino, si fermò di colpo nel sentire quella voce così dannatamente familiare: Emma.
Tremotino scoppiò in una grossa risata, come se la cosa non lo sorprendesse affatto.
Istintivamente, il capitano si voltò di poco verso la principessa che era rimasta immobile a fissarlo con un'espressione spaventata e anche delusa. Delusa era un eufemismo.
Probabilmente, quel che rimaneva del cuore di Hook si frantumò nel momento esatto in cui incontrò i suoi occhi, nel momento in cui constatò il modo in cui lei lo stava guardando.
Terrore. Delusione. Tristezza. Rabbia.
Erano tutte racchiuse nello sguardo di Emma, che sembrava volesse scoppiare in lacrime.
“Cosa stai facendo?”, domandò con voce rotta, rivolgendosi a Tremotino.
“Voleva scuoiare un coccodrillo”, rispose lui con naturalezza, lasciandolo andare.
Hook si accasciò a terra, regolarizzando il suo respiro.
“La vendetta...”, sussurrò lei abbassando lo sguardo. “Per quanto ancora vorrai inseguirla?”.
Lei gli si avvicinò, abbassandosi e guardandolo con gli occhi lucidi.
“Tu non capisci, Swan”, rispose lui con voce roca. “Lui mi ha portato via tutto!”. Quasi ringhiò nel pronunciare l'ultima frase, facendo ritrarre Emma, spaventata dalla sua espressione.
“Sei venuto da me, sei rimasto con me...ma continui a fare cento passi indietro con un solo gesto”, esclamò lei convinta. “Dimentica la vendetta, e lascia spazio al buono che c'è nel tuo cuore perchè io so per certo che c'è ancora”.
“Nel mio cuore non c'è spazio per niente ormai”, esclamò Hook abbassando lo sguardo. “E' consumato...è marcio, e nessuno può farci niente”.
Non sapeva nemmeno lui perchè stesse pronunciando quelle parole, che sapeva lo avrebbero fatto odiare da Emma, ma forse era quello che voleva lui: farsi odiare e mandare via, perchè lei non era fatta per stare insieme ad un uomo come lui, perchè lei meritava di meglio, perchè lei non meritava di soffrire. E se forse era lui che non voleva soffrire?
Emma gli mise una mano sul viso, come se volesse accarezzarlo ma Hook si ritrasse, lasciando il viso della ragazza in un'espressione a dir poco ferita.
“Killian...”, cominciò lei con voce titubante.
Nel frattempo, Tremotino si godeva la scena quasi come se stesse assistendo ad uno spettacolo, senza intervenire o dire nulla che potesse rompere quell'atmosfera straziante.
Emma si alzò improvvisamente in piedi, come se avesse appena avuto una rivelazione e assumendo un'espressione che non le apparteneva: era dura , arrabbiata ed evidentemente ferita.
“Vai via”, esclamò in un sibilo e senza guardarlo negli occhi.
“Swan, cosa...”, tentò lui, cercando di capire cosa stesse frullando per la sua testa.
“Ti sto permettendo di scappare”, rispose con freddezza. “Vai via, prima che chiami le guardie!”.
Il suo viso non lasciava spazio ad altre parole. Era fin troppo chiaro che voleva che sparisse dalla sua vista e come darle torto visto quello che era stato capace di fare nell'arco di meno di dieci ore.
Senza provare ad insistere, Hook andò via, senza Emma e senza la sua vendetta che sembrava proprio impossibile da raggiungere. Si sarebbe potuto scagliare un'ultima volta su Tremotino, facendosi uccidere, così avrebbe almeno messo fine a tutte le sue pene.
Prima di uscire, si voltò un'ultima volta verso Emma che teneva lo sguardo fisso per terra.
L'aveva perduta.
 
Emma cercava con tutte le sue forze di non scoppiare a piangere.
Odiava piangere ma odiava anche trattenere le lacrime, soprattutto quando non c'era verso per fermarle. Si sentiva quasi mancare il respiro.
Gli aveva detto di andare via e lui lo aveva fatto, senza battere ciglio come se non aspettasse altro.
Possibile che quello fosse il suo obiettivo fin dall'inizio? Usarla per arrivare a Tremotino.
La prima volta che questa possibilità le si era parata davanti ci aveva subito creduto, scoprendo poi di essersi sbagliata ma forse faceva tutto parte di un piano malato?
Forse per lui non aveva nessun significato tutto ciò che era successo. Forse si era preso gioco di lei, trattandola come uno dei tanti giocattoli, spezzandole il cuore come era solito fare.
La sua mente non faceva che tornare alla notte che si era da poche ora conclusa, ripercorrendo ogni minimo gesto, ogni singola parola e ogni singolo sospiro che lui le aveva riservato.
Tutto ciò era stato annullato in pochi istanti.
Per quanto cercasse di impedirlo, le lacrime scendevano copiose, annullando tutti quei pensieri che lei aveva fatto prima di arrivare in quella caverna e di scoprire il tutto.
“Lui è fortunato a non essere afflitto dai sentimenti”, esclamò Tremotino quasi come se le avesse appena letto nel pensiero, mentre la ragazza si voltò a guardarlo.
Prese a piangere silenziosamente e Tremotino, accanto a lei, cercò stranamente di consolarla.
“Su su!”, esclamò, asciugandole una lacrima con una mano.
Hook aveva ragione: il suo cuore era marcio e consumato, non c'era spazio per i sentimenti.
Evidentemente, nel suo cuore non c'era nemmeno un piccolo posticino per lei, che gli aveva donato tutta se stessa e gli aveva offerto il suo cuore su un piatto d'argento.
Sentì un leggero ghigno di Tremotino, che continuava ad osservarla mentre era assorta nei suoi pensieri più devastanti e dolorosi. D'un tratto, cominciò a parlare.
Hook non sa più amare mia cara, è uno degli enigmi del suo essere”. (3)
 
 
Note:
 
  • (1) nella puntata 2x09 si vede che c'è un foglio di pergamena con scritto il nome di Emma. In questo caso, non essendoci la maledizione e visto che Emma non ricopre il ruolo di salvatrice, ho fatto una piccola modifica;
  • (2) stessa modalità utilizzata da Snow sempre nella 2x09;
  • (3) frase tratta dal film Peter Pan, che personalmente amo. Viene detta proprio da Capitan Uncino a Wendy e si riferisce ovviamente a Peter, che a suo dire non è in grado di ricambiare i sentimenti di Wendy.
 
Eccomi qui!
Ho scritto ieri sera questo capitolo, e mi scuso se fa pena, ma con tutto lo studio non mi sono per niente accorta che era arrivato già venerdì e che sabato avrei dovuto aggiornare, così mi sono messa con tutto l'impegno possibile e ho scritto. Spero che ne sia uscito qualcosa di leggibile almeno xD.
Ormai non manca molto alla fine. Se tutto va bene, i capitoli saranno in tutto 14 e spero di non avere problemi di lunghezza (cerco sempre di non superare le 7/8 pagine a capitolo).
Questo è quanto! Come spero abbiate letto, i nostri piccioncini si sono separati e non posso dire nulla riguardante le vicende successive, lascio la parola a voi u.u
Un grazie enorme a tutti coloro che seguono/recensiscono/mettono tra i preferiti e le seguite/leggono questa storia *-*
Al prossimo capitolo, un abbraccio :)
   
 
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