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Autore: Blue Drake    22/06/2013    0 recensioni
7 marzo 1965. Ad una settimana dalla separazione sento che, nonostante la convinzione di aver fatto la "cosa giusta", qualche tassello importante è andato irrimediabilmente perduto. E devo assolutamente dirti una cosa, anche se so che ormai è tardi, anche se so che non potrai mai sentire ciò che preme dentro di me.
[Racconto partecipante al contest: "Io non sarò mai soggetto a maltrattamenti criminosi" indetto da thegreenlady]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dentro e Fuori dall'Agenzia'
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[Racconto partecipante al contest: "Io non sarò mai soggetto a maltrattamenti criminosi" indetto da thegreenlady]

 

Titolo: "Quello che non ti ho detto mai"

Nick: Blue Drake

Fandom: Originali

Personaggi: Derek Marlow

Rating: Giallo

Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste

Avvertimenti: /

Stile scelto: n° 2 - "Lettere da Zedelghem: la storia è narrata attraverso le lettere del musicista Robert Frobisher all’amico e amante Rufus Sixmith."

NdA: Segnalo che questo racconto fa parte della serie "Dentro e Fuori dall'Agenzia" e si colloca esattamente a sette giorni di distanza dalla fine del capitolo 36 di "Raggio di Sole".

Presentazione: "7 marzo 1965. Ad una settimana dalla separazione sento che, nonostante la convinzione di aver fatto la "cosa giusta", qualche tassello importante è andato irrimediabilmente perduto. E devo assolutamente dirti una cosa, anche se so che ormai è tardi, anche se so che non potrai mai sentire ciò che preme dentro di me."

 

 

 

 

 

Quello che non ti ho detto mai

 

 

 

 

Londra, 14 marzo 1965

 

 

 

Non riesco nemmeno a trovare le parole per iniziare. Se solo non mi sentissi così male, probabilmente, potrei anche mettermi a ridere per l'assurdità di tutto quello che è capitato in questi ultimi, pochi giorni. Credevo... io pensavo, ero convinto che le parole sarebbero arrivate con più facilità, se le avessi scritte. Devo purtroppo ammettere che non è così. È difficile: incredibilmente, dolorosamente difficile.

Sono trascorsi solo sette giorni, Jules. Un'unica settimana, ma questo piccolo lasso di tempo è stato sufficiente per farmi comprendere ciò che ho perduto. So che, molto probabilmente, in questo stesso momento starai maledicendo con tutto il cuore l'infame giorno in cui, tuo malgrado, ci siamo incontrati. Io non lo posso fare, non ne troverei la forza perché, nonostante tutto ciò che è accaduto, tu sei l'unica cosa davvero buona che mi sia rimasta.

Parlo al presente, me ne rendo conto solo ora, anche se da qualche parte dentro di me so di averti perduto il giorno stesso in cui ho deciso di farlo: di sparire definitivamente dalla circolazione, con il proposito di non farmi mai più rivedere.

Forse, anzi sicuramente, non mi crederesti nemmeno se te lo giurassi sui miei stessi genitori – ma lo so: non sarebbe giusto, né per te né tanto meno per loro. Eppure tutto questo, per quanto dolore si porti dietro, per quanta infelicità possa provocare, l'ho fatto solo per te, per darti infine una possibilità. Per salvarti.

Lo so, sembra una scusa, una patetica giustificazione senza alcun significato, solo un mero pretesto per alleggerire le mie colpe. Beh, forse è davvero così ed io ho veramente bisogno di ripulire un poco la mia coscienza – sempre che ne sia rimasta un po', in mezzo a tanta spazzatura.

Sento mancarmi il respiro, Jules. Quando mi soffermo a pensare che mai avrò la possibilità di rivederti, qualche cosa qui, dentro di me, si incrina e so che un giorno, forse fin troppo presto, finirò in pezzi. Ma per te, solo per te, posso riuscire a sopportarlo, oppure soccombere nel tentativo.

Questo, che ora ti scrivo, probabilmente non vedrà mai altri occhi all'infuori dei miei. Ma in fondo non ha importanza perché ciò che davvero conta, a questo punto, è che tu sia finalmente libero, fuori di qui, al sicuro e soprattutto lontano da chi vorrebbe farti del male.

Come potevo permetterlo, Jules? Ci ho pensato, cosa credi? Ho riflettuto a lungo sulle nostre possibilità. Nostre, sì, perché allora vivevo ancora nell'illusoria speranza che ci potesse essere un noi, da qualche parte. Ma no, non è possibile; non lo era allora e non lo sarà neppure in futuro. Dentro di me, in qualche angolino buio, io già lo sapevo, ne ero più che cosciente: non mi avrebbero mai lasciato andare. Il semplice pensarlo era ed è pura illusione. Non lo hanno fatto all'inizio, quando non ero altro che un primo tentativo, una magra prova, un insulso esperimento. Per questo, di certo, non lo farebbero ora, sapendo quanto realmente posso fare la differenza.

Non è buffo, Jules? Proprio io, che per tutta la vita ho sempre cercato di rimanere nell'ombra, senza mai rendermi conto che, in realtà, rappresentavo un punto di riferimento, il crocevia verso nuove scoperte, nuovi tentativi. L'ho fatto, Jules: mi sono messo in luce, ho imposto loro la mia presenza e ho dato loro una scelta. Scommetto che saresti perfettamente in grado di indovinare il genere di patto che ho stretto con loro. Ti conosco: sei intelligente ed intuitivo, perfino più di quanto tu stesso pensi. Dovevo trovare il modo per darti una possibilità e, alla fine, sono arrivato all'unica conclusione possibile – per me. La mia totale collaborazione e fedeltà, per tutto il tempo che mi rimane, senza alcuna restrizione né ripensamenti. Ad una sola, unica condizione.

So che, giunti a questo punto, ci saresti arrivato benissimo. Me lo hai chiesto, allora, guardandomi con i tuoi occhi luminosi, facendo tremare la mia anima – quella che nemmeno sapevo di possedere – scossa dal tuo desiderio più profondo. È così, Jules: il tuo desiderio è stato esaudito nel momento esatto in cui ho chiesto, in cambio di me stesso, che si dimenticassero di te, della tua esistenza, per sempre, ma non prima di averti riportato nel mondo, quello che ti mancava così tanto, quello dal quale eri stato strappato senza nemmeno rendertene conto – fino a che non è stato troppo tardi.

Tu però, quello stesso mondo, lo avevi già visto, e fatto tuo. Pensare di tenertene lontano sarebbe stato pura follia. Ho dovuto farlo, Jules. Non sarei mai riuscito a guardare i tuoi occhi spegnersi sotto il mio sguardo. Non potevo permetterlo, e spero un giorno tu possa comprendere la mia scelta e, forse, accettarla. Perché è vero, per quanto mi strazi nel profondo, perché tutto ciò che ho fatto, anche le azioni più insensate ed assurde, anche le scelte più azzardate e dolorose, le ho prese per te, solo per te.

Adesso lo so, Jules, e forse lo sapevo già da quella notte d'estate di due anni fa, da quel primo bacio incerto. Ti amo. Voglio che tu sia libero, che trovi il tuo mondo e la forza di viverci, ed anche se non saprai mai cosa ho fatto né perché, voglio che tu creda di poter andare avanti e trovare un buon motivo per farlo. Un buon motivo anche per me, perché io non posso più.

Vorrei tanto che tu potessi vedermi, in questo momento. Scommetto ti stropicceresti gli occhi, credendo di assistere ad un qualche tipo di allucinazione. Già, perché mentre ti scrivo queste poche parole, pur sapendo che non le leggerai mai, sto sorridendo, o per lo meno è ciò che provo a fare. Sai, se non lo si fa mai non è poi così semplice. Ma so che ne saresti felice e, forse, perfino orgoglioso. Sì, orgoglioso di un piccolo sorriso, sulle mie labbra – che assurdità. Sto cercando di non pensare a come riuscirò a continuare a respirare, per il resto della vita, senza poterti più toccare. Sarà di certo una grossa sfida, o forse sarebbe più corretto definirla tortura? Non ha poi molta importanza, in fondo: ci sono abituato. Tuttavia, spero non ti dispiacerà troppo se, nel tentativo di rubare qualche ora di sonno per me, mi sforzerò di ricordare il caldo dorato del tuo sguardo puntato su di me. Credo concigli il rilassamento, in qualche bizzarro modo.

Mi accorgo di non riuscire più a trovare altre parole adatte per tentare di spiegare. Continuo a chiedermi se un giorno potrò avere l'insperata fortuna di dartele di persona tutte queste spiegazioni, ma la mia testa mi dice che no: possibilità simili sono e rimarranno pura utopia. Dannato cervello impiccione e traditore!

Io, in qualche modo, sento di dover concludere. Lo so: sto solo cercando un modo per procrastinare pietosamente il momento del congedo. E forse a te lo posso rivelare, infine. Ho paura. Paura di perdermi, senza di te. Tu non me lo avresti permesso, ma tu non sei più con me ed io mi sento trascinato alla deriva. E mi sento così ridicolo, ora, ad aver bisogno di te proprio dopo aver tanto lottato per lasciarti andare. Che stupido coglione, vero? Anche se, in fondo, tu questo già lo sapevi. Sono io quello che si illudeva, senza alcun motivo, di essere in qualche modo superiore. Beh, non lo sono mai stato, Jules. Mai, nemmeno una volta. Sei sempre stato tu, dei due, quello più forte e determinato e, per quanto mi costi ammetterlo, nel giusto.

L'ho già detto, ne sono cosciente, ma ho comunque bisogno di ripetermi, ne avverto la bruciante necessità, ogni momento più del precedente: mi manchi da morire.

 

All'unica persona che ancora riesce a riempire il mio cuore di emozioni. All'unica persona che ancora vive e respira su questa terra. Al mio unico, prezioso biglietto per un mondo migliore. Solo per te. Perché, anche se per brevi istanti, ti ho creduto mio.

 

Derek





 

   
 
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