Bitter
Love
-Prego
signorina Crane- il sacerdote mi
guarda e indica la pala, io devo essere la prima. Butto il primo cumulo
di
terra sulla tomba nera di Nick: mi viene da vomitare, vorrei urlare e
seppellirmi con lui, ma sono davanti a mia madre e alla famiglia di
Nicholas,
devo contenermi. Mi allontano in fretta dalla buca e mi nascondo tra le
braccia
di mia madre, guardo la lapide: Nicholas
Wood, 5 maggio 1800- 4 dicembre 1821. Aveva soltanto ventuno
anni, era
troppo giovane, come era giovane l’amore che ci legava.
- Mi dispiace per la vostra perdita
signor Wood- osservo il
padre di Nick, è identico a lui: viso squadrato, occhi di
ghiaccio, ma lui è
solo una versione più anziana del mio Nicholas. Dovevamo
sposarci quest’estate,
avevo già il vestito pronto… una lacrima mi riga
il volto e chiudo gli occhi
per trattenere un pianto che di lì a poco mi avrebbe
sopraffatto.
-Andiamo cara devi riposare- mia
madre mi appoggia la mano
sulla spalla e ci dirigiamo alla carrozza. Come pugnalate la mia mente
mi
riporta indietro ricordi: la proposta di matrimonio, la nostra prima
passeggiata mano nella mano… una serie di ricordi troppo
dolorosi da
sopportare, mi sento le gambe fragili, d’un tratto sento il
corpetto troppo
stretto, i guanti di pizzo intrisi di sudore.
- O cielo Elizabeth!- mia madre mi
tira su dal fango come
può e in suo aiuto giungono i fratelli di Nicholas, mi
raddrizzano e mi aprono
la porta della carrozza.
- Ho bisogno di fare due passi- mia
madre mi guarda timorosa
per la mia salute che è sempre stata cagionevole, mi ha
sempre trattata come un
fardello che non si meritava e per questo prega poco e assiste a messa
solo per
i funerali, la nonna diceva che il diavolo l’aveva infettata.
- Non è
prudente…- le prendo le mani fra le mie –Vi prego
madre, tornerò presto-.
Entro nella foresta, il fango mi
sporca l’abito nero e le
scarpe: mi sfilo velocemente i guanti e li getto a terra, slego il
nastro della
cuffietta e getto anch’essa a terra, non voglio avere nulla
che mi consenta di
soffocare. Finalmente riesco a togliermi il corpetto, rimango in
sottoveste e a
piedi scalzi. Infine mi inginocchio per terra e riesco ad esternare
tutta la
mia sofferenza interiore urlando e affondando le mani nel terreno
fangoso. Non
doveva finire così, noi ci amavamo. I fili d’erba
mi fanno ricordare il colore
del mio vestito al ballo in maschera…l’ultimo
ricordo prima della malattia di
Nick, prima che tutto finisse. Era l’inizio di autunno e i
Bale avevano
organizzato un ballo in maschera per il compleanno della loro
secondogenita, io
avevo un lungo vestito verde scuro e il mio viso era celato da una
maestosa
maschera adornata con piume dello stesso colore dell’abito.
Quando nessuno ti
riconosce ti senti potente e libera di essere veramente te stessa. Mi
ero
avvicinata alle poltrone dove delle anziane signore discutevano
amabilmente
della serata, poi qualcuno si era avvicinato al mio orecchio con una
grazia
indescrivibile: -Pensi che non riesca a riconoscerti con la maschera
Elizabeth
Crane?- mi voltai e vidi il suo sorriso e i suoi occhi brillare sotto
la
maschera blu scuro.
-Desideravo che mi trovassi- ci
dirigemmo al centro della
sala e cominciammo a ballare: la sua mano sinistra mi cingeva il
fianco, mentre
la destra mi teneva delicatamente la mano, lui aveva sempre quel
sorriso
impertinente sul volto.
–Sei incantevole stasera
Liz-
-Shh! Potrebbero sentirti!- sorrisi e
lui si guardò intorno
-Siete incantevole stasera Miss
Crane- lo disse ad alta
voce, era solito comportarsi in questo modo, ed io lo amavo per questo.
Quella
sera ballammo fino a consumarci le scarpe, quella sera mi sembrava
troppo
lontana, i ricordi della sua polmonite erano impressi nella mia memoria
ed
erano molto più vividi rispetto ai ricordi spensierati e
felici.
-Non dovevi lasciarmi- urlo tra i
singhiozzi e una leggera
pioggia che comincia a bagnarmi il viso e il corpo.
-Io sono ancora qui! Portami via con
te, portami lontano da
questo mondo-
-Nicholas io non smetterò
mai di amarti, mai!- ho la gola in
fiamme e le mani che tremano.
-Liz….- mi guardo intorno,
spaventata.
- Nick?- un fruscio tra gli alberi,
devo alzarmi e trovare
il possessore della voce.
-Liz..- è Nicholas ne sono
sicura è la sua voce, ma è
morto….
-Liz vieni, viene da me
Liz…- finalmente vedo qualcosa: è
un’ombra antropomorfa; sta cambiando, ora ha le sembianze di
Nick…. L’ombra è
Nicholas!
-Nick!- dico quasi soffocata tra le
mie stesse lacrime. Non
ho idea di come sia possibile una cosa del genere, ma non mi interessa.
-Nicholas sei vivo…- lui
si avvicina e mi prende la mano
come quando mi voleva portare in un posto segreto, dove
l’etichetta poteva
essere beatamente dimenticata.
-Mi sei mancato- ho le mani sporche
di fango, ma noto che la
sua mano è pulita, come è possibile?
- Vieni Liz- cammino con lui nella
foresta e mi sento
protetta, felice, amata. Mi porta fino ad una radura che termina con un
dirupo
molto ripido, ci fermiamo.
-Vieni Liz… andiamocene
via- mi abbandono tra le sue braccia
e voliamo insieme verso l’orizzonte, verso un nuovo inizio,
verso il nostro
amore.
************
-L’ha trovata un contadino,
è ancora scioccato- il collega
prendeva appunti sul taccuino e osservava il cadavere con compassione.
-La poverina si è buttata
da quel dirupo, doveva essere una
bellissima ragazza…-
-Io la conoscevo… Si
chiamava Elizabeth Crane, il suo
fidanzato è morto qualche giorno fa…-
-A volte l’amore
può diventare un potere oscuro che ci fa
confondere l’immaginazione dalla realtà, gli amori
giovanili sono i più pericolosi,
ma contemporaneamente i più belli. Lei mi può
capire mio caro Smith, lei è
ancora giovane e avrà di certo una donna speciale nella sua
vita-
Smith si asciugò una
lacrima con il fazzoletto da taschino.
-Si…. Era Miss Crane-