“Ho
detto
di no!” strillò il ragazzo con una nota isterica
nella vocetta acuta: “Ma
perché mi vuoi costringere? Maledizione a te! Vuoi forse
farmi morire giovane?”
Nonostante
quel discorso il moro che aveva davanti continuava a sorridere con
un’espressione
a metà fra il dolce e il divertito.
“Gabe,
non ti succederà niente!” disse stringendo
leggermente l’avambraccio
dell’amico, che stillò: “Signor Tapso,
per te che vuoi farmi sbranare!”
Il
moro
rise abbracciandolo per pochi secondi e scuotendo la testa, poi:
“Va bene,
signor Tapso, andiamo a fare questo benedetto bagno!” disse,
e cominciò a
trascinarlo verso il mare ignorando le sue urla e i principi di
svenimento; si
fermò solo quando furono sul bagnasciuga.
“Matt,
non mi fare questo…” Gabriele fissò i
suoi occhi in quelli dell’amico, con
espressione dolce e spaventata contemporaneamente: “Per
favore…” aggiunse con
un adorabile broncetto.
Per
un
attimo Mattia rischiò di cadere nella trappola del biondo,
ma alla fine, con
uno sforzo che aveva del sovraumano, riuscì ad allontanare
lo sguardo da quel
visino perfetto, ed esclamò fissando la sabbia:
“Non ci provare! Non fare il
cucciolo bastonato con me!”
Gabriele
sbuffò riprendendo la sua espressione irritata ed
allontanandosi dal moro con
l’aria di chi sta premeditando l’assassinio del
proprio migliore amico.
“Tu,
bellissimo Gabriele Tapso entrerai in quel dannato mare o non mi
chiamerò più
Mattia Rigamonti!” e così dicendo
afferrò il biondo per le spalle e lo trascinò
di peso in mare fino ad avere l’acqua al collo:
“Visto? Nessuno squalo è in
agguato per usarti come spuntino…”
“Sì,
sì,
come no! Ci sbranerà entrambi! Io non ci vengo mai
più in vacanza con te…” si
lamentò con voce flebile Gabriele, appiccicandosi a cozza
all’altro, che lo
abbracciò ridacchiando ed affondando il viso nei suoi
capelli morbidi.
“Ma
dove
me lo sono trovato un migliore amico così?”
sussurrarono in contemporanea per
poi scoppiare a ridere.
Il
tempo
passò rapido e tranquillo, tanto che persino Gabriele
sembrò dimenticarsi del
pericolo squalo in costante agguato, fino a quando il moro
esclamò, guardando
verso uno scoglio poco distante da loro: “Gabe, quello
cos’è?”
Il
biondo
seguì il suo sguardo e rimase pietrificato sul posto dal
terrore: aveva
ragione.
Eccolo:
alla fine era arrivato a prenderlo. Il suo marchio di distinzione si
avvicinava
sempre più, famelico, ma lui non aveva nemmeno la forza di
scappare. Quella
pinna era mortale.
“Matt,”
riuscì a sussurrare il biondo con voce roca: “Se
ci sbrana, io ti uccido…”
Mattia
lo
afferrò per un braccio tirandolo verso di sé e
sussurrando che c’era
sicuramente una spiegazione, che quello non poteva essere veramente uno
squalo
e che sarebbe andato tutto bene, ma si vedeva che anche lui era
spaventato.
Nel
mentre, la pinna nera continuava ad avanzare, anzi, puntava proprio
loro!
Gabriele
aprì la bocca per urlare, ma la voce gli morì in
gola, quindi cercò riparo fra
le braccia del moro, nascondendo il viso sul suo petto; sorrise, come
in un
addio, quando si senti stringere con forza protettiva.
Poi,
successe: lo squalo si levò dall’acqua, pronto a
fare la sua mossa e, con
movimento rapido, estrasse una macchina fotografica subacquea ritraendo
i due
ragazzi abbracciati mentre esclamava: “Questa va in prima
pagina!”
Altro
che
squali, i paparazzi con pinne di gomma erano il vero problema!
Sono
indecisa se iniziare una long-fic su questi personaggi, che tratti
magari di
come si sono conosciuti… voi che dite? Grazie a tutti!