Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ubbo    06/01/2008    2 recensioni
Sono più consapevole di me, dei miei sentimenti e della linea sottile che divide l’amore dall’odio.
Genere: Triste, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Mangiamorte, Voldemort | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di J.K.Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright. Tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi assolutamente casuale.

 

***

 

 

 

La linea sottile

 

 

La piccola cella era gelida, umida e sporca, l’aria era viziata e impregnata dell’odore di sangue, sudore ed escrementi e la nuda pietra era, a stento, illuminata dalla tremula luce di una torcia appesa in un angolo. Harry respirava a fatica, bloccato al muro da pesanti catene che gli laceravano i polsi facendo colare rivoli rossi lungo le braccia e costringendolo ad una posizione completamente esposta a qualsiasi tortura. I suoi aguzzini gli avevano tolto ogni cosa: dalla bacchetta, che giaceva spezzata a poco più di un metro da lui, ai vestiti; solo i boxer gli erano stati lasciati e il suo corpo, visibilmente provato e sofferente, era scosso da brividi continui per il freddo e il dolore. Si sentiva la gola in fiamme per le troppe urla emesse e la barba, vecchia di qualche giorno, gli graffiava il petto poiché non aveva più nemmeno la forza di tenere la testa sollevata per guardare negli occhi i suoi carcerieri. Non c’era un solo muscolo del corpo che non gli dolesse, probabilmente aveva anche diverse ossa rotte e la pelle, lacerata e scorticata praticamente dovunque, era imbrattata del suo stesso sangue raggrumato e intriso del sudiciume di quel posto maleodorante. Come una colata d’olio bollente, sentiva ancora bruciare su tutto il corpo la magia residua delle maledizioni che gli avevano lanciato e la cicatrice, completamente infuocata, non aveva cessato un attimo di fargli martellare il cranio. In piedi davanti a lui, ad una manciata di passi, una figura incappucciata dalla postura rigida e altera stava lì, avvolta da un mantello nero, a fissarlo silenziosa e meditabonda.

 

 

Come hai potuto? All’inizio è stata questa la domanda che non riuscivo a togliermi dalla mente. Non riuscivo a dare una risposta a questo interrogativo che mi logorava l’anima. Non riuscivo a darmi pace. Come tu, la persona che diceva di amarmi e di conoscermi più di chiunque altro al mondo, avessi potuto farmi proprio questo. A me. Non che io sia una persona speciale a cui riservare il trattamento con i guanti, sono solo una persona che ti ha dato tutto se stesso, senza riserve, mettendosi contro tutti e contro tutto per stare con te. Mio padre mi ha sbattuto fuori di casa. Ho perso tutti i miei “amici”, se così si potevano definire. Sono stato fortunato a non essere ammazzato dai Mangiamorte, poiché, come tu ben sai, ero stato “promesso” al Signore Oscuro, come suo servo fedele. Ed ecco come sono stato ripagato. Mi hai tradito. E lo hai fatto nel modo più “completo” in cui potessi farlo. Avevo chiesto a te, il mio unico, grande e vero amore, solo due “cose”: sincerità e rispetto. Hai ragione, non sono cose da poco. Ma io ne avevo bisogno. Ne avevo un bisogno disperato. Ho passato tutta la mia vita tra bugie e soprusi. E tu lo sapevi. Mio padre, alla mia nascita, aveva già deciso tutto per me: scuola, amici, lavoro al ministero e servire il Signore Oscuro. Tutto già prestabilito. E mi hanno illuso di poter scegliere cosa fare per anni. Fino a sedici anni, quando mi hanno avvisato che il tale giorno alla tale ora mi sarei dovuto presentare al Suo cospetto per diventarne servitore. E tu eri lì con me. E io mi sono scoperto e mostrato a te in tutta la mia fragilità, aprendomi come non credevo avrei mai fatto con nessuno. Hai vissuto ogni mio più intimo e profondo sentimento. Tutta la mia rabbia. Tutto il mio dolore. Tutta la mia paura. E mi hai detto “Non ti tratterò mai così! Mai!”. Cazzate! Erano solo belle parole buttate lì! Per far bella figura! Tu, con le tue manie da “grande eroe” dovevi sempre dire la cosa giusta al momento giusto! Poi, invece, ti sei comportato come loro, se non peggio! Mi hai mentito per due anni! Due anni su tre che siamo stati insieme! E in questi due anni hai condotto una vita parallela! Con un’altra persona! Tornavi a casa da me, ogni sacrosanta sera! Facevi l’amore con me, mi guardavi dritto negli occhi e mi dicevi che mi amavi! Sospiravi il mio nome, mentre ero fra le tue braccia, come se fosse una cosa rara e preziosa e io, stupido, mi illudevo di essere altrettanto prezioso per te! Ma come hai fatto?! Io ti ho dato tutto! Tutto! Cos’è, ti facevo pena?! L’hai fatto per pietà?! Per il tuo spirito da buon samaritano!?! Eh?! Sarebbe bastato dirmelo. E io sarei sparito dalla tua vita. Certo ci sarei stato male, è più corretto dire che avrei sofferto come un cane, ma ti assicuro: nulla rispetto a ciò che sto provando ora. Io mi fidavo di te. Eri l’unica persona a cui avessi mai aperto il mio cuore! Te lo avevo donato senza riserve! E tu l’hai gettato via. Per sempre.

Ma non preoccuparti. Sopravvivrò. Non amerò mai più nessuno. Solo me stesso. L’unica persona di cui posso fidarmi. E di questo sai, sembra stano, ma devo ringraziarti. Ero uno stupido ragazzino presuntuoso e boccalone: mi hai detto “Ti amo” e a me non sembrava vero, ero al settimo cielo. Ma ora sono cresciuto. Anche grazie a te. Mi conosco di più. Conosco di più il mondo che mi circonda. Sono più consapevole di me, dei miei sentimenti e della linea sottile che divide l’amore dall’odio. Sono più consapevole delle mie scelte.

Ma non posso dimenticare. E non riesco a perdonarti tutto il male che mi hai fatto. Non sono abbastanza forte, forse. Ma non m’importa. Non posso cancellare dalla mia mente quel giorno maledetto, quando l’ho scoperto. Avrei spaccato il mondo! Esattamente come il mio, di mondo, che era appena andato in frantumi per colpa tua e soltanto tua. E dalla tua bocca è uscito solo un semplice e banale “Mi dispiace”.  Ti giuro, ti avrei ammazzato! Ti dispiace?! Di cosa?! Di avermi distrutto?! Di avermi strappato via il cuore dal petto?! Delle bugie?! Di avermi tradito e preso per il culo per due terzi della nostra storia?! O di esserti messo con me?! Di cosa cazzo ti dispiace?!!

Ma ora non voglio più perdere tempo. Ne ho già perso fin troppo con te.

 

Draco avrebbe potuto sputare tutto ciò addosso a Harry. Dolore, rabbia, disprezzo, indifferenza? Ma non ne valeva neppure la pena. Gli aveva già dato troppo. Nonostante le parole di scuse che il moro continuava a rivolgergli, il biondo non aprì bocca. Si limitò ad incatenare lo sguardo col suo per qualche secondo.

 

La piccola porta di legno massiccio cigolò sui cardini, annunciando l’ingresso di una decina di individui, vestiti come quello al centro della stanza, che si disposero lungo le pareti in modo da lasciare libero il passaggio dall’entrata. Pochi istanti dopo apparve il Signore Oscuro con un sorriso maligno e soddisfatto che gli increspava a malapena le labbra bianche.

 

-Spero tu abbia finito, Draco.- disse il Lord con voce serafica poggiando una mano sulla spalla del giovane.

 

-Sì. Un’ultima cosa.-

 

Draco tirò fuori dalla tasca del mantello una collanina d’oro con la chiusura spezzata e un ciondolo recante un’incisione: Per sempre. Gli era stata regalata dal moro per il loro primo anniversario e Draco non voleva sapere se, quel giorno, la loro storia fosse già diventata a tre o meno. Non avrebbe reso la situazione molto più grave di così. L’unica cosa che sentiva, dentro di sé, era che non aveva più senso ora, sempre che ne avesse mai avuto uno. Quando aveva scoperto il suo tradimento, aveva avuto la sensazione che il filo di metallo bruciasse la sua pelle come l’umiliazione lo bruciava da dentro e si era strappato la catenina dal collo.

La strinse fortissimo nel pugno destro, facendo sbiancare le nocche, poi la lanciò in faccia ad Harry incurante del suo sguardo supplichevole. Si voltò e con passo deciso si diresse verso la porta.

 

-Non ti fermi a goderti lo spettacolo?- gli chiese sfacciato uno dei Mangiamorte, facendolo arrestare per un istante.

 

-No. Grazie. Per me è già morto parecchio tempo fa.-

 

Fissò per alcuni secondi gli occhi rossi di Voldemort, in una sorta di sguardo complice, poi uscì dalla stanza e si allontanò da quel buio sotterraneo ignorando i richiami di Harry. Non si voltò mai indietro. Nemmeno quando un bagliore verde proveniente dalla cella illuminò il corridoio alle sue spalle e spense per sempre le urla dell’uomo che lo aveva cambiato per sempre.

 

 

 

 

Nota dell’autrice.

Ciao a tutti!

Sono di nuovo Stellina! In questi giorni sono stata particolarmente produttiva ^.^

Ecco qui un’altra fanficquesta volta un po’ più cattivella! Spero vi sia piaciuta!

Ogni commento è assolutamente ben accetto e molto gradito!

A presto spero…

Buona domenica!

Titti ^__^

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ubbo