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Autore: hilarouis    23/06/2013    2 recensioni
"Sorridi perché è solo un brutto giorno, non una brutta vita."
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, George Shelley, Jaymi Hensley, JJ Hamblett, Josh Cuthbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tragitto in macchino fu corto ma intenso, ci scambiammo varie occhiate, a volte lui mi sorrideva e io rimanevo neutrale altre invece ero io la prima a sorridergli e lui educatamente ricambiava sempre, sembrava quasi uno di quei bravi ragazzi che non farebbe mai niente di sbagliato.
-Siamo arrivati- disse scendendo dall’auto feci lo stesso e sbadatamente inciampai ma per fortuna George mi prese al volo
-Attenta- disse ridendo, dovevo essere diventata tutta rossa, insomma che figura che avevo fatto
-Grazie mille- dissi rivolgendogli un sorriso debole
-Ora entriamo- disse tenendomi per mano, annuii leggermente senza lasciare la sua mano, infine quand’ero con lui tutto era più bello, mi sembrava di stare in un film, era tutto fantastico, e lui era il più bel ragazzo con cui avessi mai potuto condividere questo “film”.
-Prima non sono riuscito a dirti quanto bella sei stasera- disse lui togliendomi la giacca dalle spalle
-Oh, beh, grazie- dissi io un po’ impacciata
-Cos’è non sei abituata a dei complimenti?- disse lui scherzosamente mentre dava le due giacche al signore che aspettava il nostro nome
-No, purtroppo non lo sono- dissi io a bassa voce
-Shelley, avevo prenotato un tavolo per due- disse George
-Ti abituerai con me- disse facendomi l’occhiolino
-Seguitemi- disse l’uomo che ci portò davanti ad un tavolo preparato magnificamente
-Proprio come aveva chiesto lei Shelley- disse l’uomo facendo un cenno di saluto e andandosene
-Proprio come aveva chiesto lei Shelley? Ma come, tu hai chiesto tutto questo?- dissi un po’ sconcertata, insomma aveva fatto così tanto per me? Aveva prenotato una sala solo per noi due, i muri erano delle finestre e potevamo ammirare tutta Londra illuminata.
-Questo ed altro per il primo appuntamento, non credi?-  lo vidi sorridere a più non posso, era veramente bello, aveva una giacca, una camicia, un paio di jeans e le sue amate Nike.
-Credo di si, non ho mai avuto un primo appuntamento così- dissi io abbassando lo sguardo, sentii i suoi passi avvicinarsi a me
-Sono onorato di essere il primo allora- prese il mio mento tra le dita e lo alzò in modo tale da potermi guardare negli occhi, infine non era così male, forse era diverso da come vuole farsi vedere. Mi fece sedere e poi andò a sedersi, scelsi quello che avrei mangiato quella sera e lui fece lo stesso, ordinammo e poi cominciammo a parlare tranquillamente, ci stavamo conoscendo e non era per niente male, suonava la chitarra ed aveva tantissimi fratelli.
Avevamo finito gli argomenti per parlare così mi vennero in mente i suoi amici che mi avevano derisa qualche giorno prima così cominciai a chiedergli di loro.
-Ma i tuoi amici?-
-I miei amici cosa?- disse lui non capendo quello che intendevo dire
-I tuoi amici sanno che esci con me?- dissi diretta
-No- disse lui abbassando lo sguardo
-Oh- dissi io, era stata una pessima idea chiederglielo, c’ero rimasta male, pensavo non gliel’avesse nascosto, credevo che non si vergognasse di me
-Allora ti vergogni di me?- le parole mi scapparono di bocca, non volevo assolutamente chiederglielo, non volevo sapere la risposta
-No, non potrei mai vergognarmi di te, ma credo sia ancora un po’ presto per dirglielo- disse lui con tranquillità, sembrava sincero, volevo fidarmi, l’avevo sempre trattato male era il momento di cambiare.
-Va bene, forse hai ragione- cominciai a ridere, era così strano come il ragazzo che mi aveva mandato qualche giorno prima all’ospedale ora era davanti a me in un ristorante mentre parlavamo di noi.
-Perché ridi?- disse senza capire il senso della mia risata
-Pensavo a me e te- dissi accennando un sorriso
-E c’è molto da ridere?- disse lui, probabilmente ancora non aveva capito
-E’ solo strano che tu sia la stessa persona che mi ha mandato all’ospedale pochi giorni fa- ammisi
-Oh si è strano anche per me uscire con la ragazza alla quale qualche giorno fa ho fatto uno sgambetto, lo è anche per me- disse ridendo, la sua risata era un qualcosa di magnifico, ti rallegrava la giornata.
-Eh lo so, ehi, ti va se andiamo a fare due passi per Londra?- dissi io
-Oh si, Londra è stupenda di sera-
-Si George, lo so anch’io che Londra è stupenda di sera, ci abito ormai da 17 anni-
-Mi scusi signorina- disse lui alzandosi dal tavolo e porgendomi il suo braccio, lo accettai ben volentieri e come due adulti ci incamminammo verso la cassa.
-La cena è stata come desideravate?- ci disse la cassiera
-Si grazie- disse George, pagò e poi uscimmo, c’era un’arietta a dir poco raggelante, non era caldo come le altre sere, George deve avermi vista tremare perché si avvicinò a me e mise un suo braccio attorno alle mie spalle scoperte.
-Hai freddo?- mi chiese
-Giusto un po’- ammisi ancora tremando
-Tieni- mi porse la sua giacca con un sorriso dolcissimo, nessuno avrebbe saputo resistergli.
-Grazie mille George, ma tu non avrai freddo?-
-Niente può essere più freddo di un luogo senza di te- inizialmente non capii la sua frase ma poi mi resi conto che lui intendeva dire che se c’ero io anche se fosse stato a petto nudo non avrebbe avuto freddo perché con me si dimentica di tutto e non soffre.
-Pensavo fossi diverso, devo ricredermi, sei fantastico- dissi cercando disperatamente la  sua mano, eravamo arrivati in un parco che non avevo mai visto di Londra, era magnifico, c’erano un sacco di giostre per bambini, c’erano delle panchine sotto gli alberi ed anche delle piccole colline dove potevi distenderti a guardare il cielo.
-Grazie- ammise lui stringendomi la mano
-George, lì, voglio andare lì!- indicai la collina più grande, cominciò a correre tendendomi comunque per mano, lo seguii cercando di stare al passo e ci riuscii, quando arrivammo sopra la collina lui mi buttò a terra, tenendomi sempre per mano in modo da non farmi male, si distese di fianco a me, rimanemmo qualche minuto in silenzio tutti e due distesi a pancia in su a guardare le stelle, poco dopo lui si girò verso di me e mi accarezzò il volto
-Cosa c’è? Perché non guardi le stelle? Sono bellissime- dissi io girando la testa verso di lui
-Tu sei la stella più bella di tutte- disse lui scoccandomi un bacio sulla fronte, a quella affermazione mi girai completamente verso di lui, volevo un bacio, uno di quei baci sotto la luna, che non dimenticherai mai, così lo presi per il colletto della camicia e lo incitai ad avvicinarsi a me, lui mi abbracciò e mi lasciò qualche dolce bacio sulla bocca per poi iniziare un bacio più profondo, uno di quelli intensi, dopo un po’ ci staccammo e lui continuò a darmi dei baci sul collo, sentivo il suo respiro sul mio collo e questo mi rilassava, sentivo il calore del suo corpo vicino a me.
-Ora ci sono io, ti proteggerò- disse lui, evidentemente parlava delle prese in giro di cui spesso ero vittima
-Non lasciarmi, mai più- mormorai
  
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