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Autore: Estranea    06/01/2008    2 recensioni
Le notti di Philia sono tormentate da un incubo basato su ricordi e paure. Un incubo scatenato da Xelloss.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Philia Ul Copt, Xelloss Metallium
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mors tua vita mea

 

Philia oramai aveva perso il conto delle notti in cui dormiva male. Non sognava più ormai, e ogni notte si presentava quello stesso, identico incubo; e ogni mattina, quasi si stupiva di rivedere tutte le persone da lei conosciute, poiché quel dannato incubo scorreva così lento e inesorabile, che le pareva scorressero migliaia di anni. Inoltre, si stupiva quasi di essere ancora in vita, perché ogni mattina si sentiva come dilaniata dall’interno.

Ma lei sapeva benissimo di chi fosse la colpa. Lei sapeva che si trattava di quel demonio, l’aveva capito.

Era da molto tempo che non si mostrava più, ma l’ultima volta che si erano visti, lui le assicurò, col suo fare spavaldo e maligno, ma soprattutto ironico, che lei non avrebbe sentito la sua mancanza a lungo, perchè si sarebbe fatto notare, e Philia sapeva che, nonostante tutto, Xelloss non mentiva: non diceva mai tutta la verità, e aveva l’abilità di rigirare i discorsi a suo vantaggio, ma non mentiva quasi mai. Chissà, forse non lo trovava divertente.

Di fatto mantenne la parola. Ogni sera, Philia prima di chiudere gli occhi, poteva, non sapendo bene come, vedere per un attimo, quasi impercettibile, gli occhi di lui. E da lì iniziava l’incubo.

Ogni notte, lei si trovava in una sorta di labirinto poco illuminato da fiaccole estremamente tenui, e ogni notte, ogni passo che lei compiva, non poteva fare a meno di soffrire ed essere spaventata, perché a qualunque direzione lei volgesse la sua attenzione, era sommersa dalle sue paure e dai suoi rimorsi. Paure e rimorsi che si presentavano sotto forma di grida, pianti e ghigni malefici.

Eccoli, dunque, pronti a tormentarla ogni notte: i ricordi.

Ad ogni suono corrispondeva un ricordo, ma più che altro, veniva tormentata dai suoi ricordi più vivi e predominanti. Ed ecco, poteva riconoscere tutti i suoi fratelli draghi dorati che venivano distrutti da uno Xelloss sarcasticamente sorridente e menefreghista; allo stesso modo riconosceva le grida disperate dei draghi ancestrali che venivano distrutti dalla sua stessa razza.

Questo incubo andava avanti per ciò che a lei sembravano secoli, e su tutto regnava, quasi incontrastato, un impercettibile ghigno soddisfatto, di cui Philia conosceva molto bene il proprietario.

E lei non riusciva a comprendere. Non comprendeva perché lui si comportasse così. Lo trovava forse divertente? Sicuramente sì. Ma perché fare tutto ciò? Perché comportarsi così ora, che si era separato il gruppo? Xelloss aveva avuto varie opportunità per liberarsi di lei, ma non lo aveva mai fatto, per cui risultava strano questo comportamento ora. Poi Philia si rese conto di ciò che stava succedendo. Si rese conto di provare un estremo rancore nei confronti di Xelloss, una rabbia molto più potente di quanta non ne avesse provato fino ad ora,e tanta era la rabbia quanto più era grande il dolore che provava, così capì che in questo momento, lei non era altro che la cena di quel demone.

Soltanto una notte, ebbe il coraggio di chiamare Xelloss e di supplicarlo di smetterla, nonostante la sua profonda convinzione di ricevere come risposta quella solita risata che sentiva durante quelle notti, oppure di sentire il solito, odioso, "mi dispiace, è un segreto".

Invece, ottenne una risposta. "Sono un demone e come tale sai bene come sopravvivo. E se la tua sconfitta equivale alla mia vittoria, non importa. Perché io ho bisogno di te. E anche tu dovresti pensarla così, anche tu dovresti avere bisogno di me. Perché io sono pura energia negativa, ma tu non sei pura energia positiva."

Phila non riuscì a capire la risposta. O quantomeno, non volle capirla. Ma forse riuscì a fare il primo passo per liberarsi da quelle notti di incubo: lo compatì. Perché lui è, e rimarrà, un demone.

  
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