«Belle Époque.»

La melodia di un coro serpeggiava fra i presenti, percorrendo le vene del legno dei banchi e sospirando fra le tende vaporose.
Nessuno vedeva un solo artista levar voce per il suo canto, ma a nessuno pareva importare.

«La viviamo, qui ed ora, nella nostra adorata Francia. Tuttia siamo felici e non possiamo lamentarci della nostra fortuna.
O almeno, così vogliono farci credere.»

L'uomo che parlava, invece, lui era ben visibile, solo che lo sguardo ben volentieri evitava il suo volto, cercando di non posarsi un istante più del dovuto sulla cicatrice che gli sfigurava i lineamenti. Quasi non pareva umano.

«La bella epoca, quella che ci anima di sogni che ci addolciscono il sonno la notte, scommetto che per molti di voi non è quella corrente.»

Ma la sua voce, oh la sua voce! Nulla importava del suo volto, se la sua voce era lì a sostenere le sue idee e a dare ali a parole impossibili.
La sua voce era la dolce libertà.

«La Belle Époque di Marie era fra le corti di qualche secolo fa. Ascoltare la voce di coloro che avrebbero dato vita alla Storia, ammirare i quadri vuoti a cui i più grandi maestri rinascimentali avrebbe poi dato vita.
Ne era sicura, fra quelle corti avrebbe trovato la felicità.»

Una breve pausa diede respiro agli astanti, che quasi l'avevano trattenuto nell'ascoltarlo.
Eppure tutti attendevano, anche le statue ai lati attendevano le sue prossime parole, mentre nascondevano il volto fra le dita arcuate. Che anche i loro volti fossero sfigurati come il suo?

«Philippe invece sosteneva che i suoi anni d'oro sarebbero stati nel tetro rinascimento, fra i cori dei monaci e l'inchiostro degli amanuensi. Strana destinazione la sua, per quanto strano possa essere un sogno altrui.»

Perchè sì, a molti sembravano pure sciocchezze quelle vanesie parole, ma per coloro che trattenevano il respiro in quella sala erano la porta verso un mondo migliore, un mondo lontano dai problemi che li asfissiavano nel loro presente.
E allora perchè non scappare, quando la soluzione veniva così gentilmente donata?

«Vi farò dono della verità.
Io vengo da un tempo non troppo lontano da questo, un tempo che, se gli angeli mi sosterrano, non vedrò mai più. Un tempo futuro in cui la guerra imperversa su innocenti creature che mai hanno chiesto nulla più se non vivere in pace.
Tutti i miei amici, la mia famiglia sono morti. Io stesso- »

La voce gli si spezzò prima di poter completare la frase, mentre la mano andò a sfiorare la cicatrice in uno spasmo involontario.

«Io stesso stavo per seguirli nel loro oblio.
E poi... e poi la salvezza. Un angelo del Signore mi sfiorò con benevolenza e mi trovai qui, lontano dalla guerra e dall'orrore. Lontano dalla morte. Sopravvissi ed ora sono qui, a portarvi la Loro parola!»

Il suo tono si alzò glorioso, riempiendo la sala e sovrastando l'esile canto del coro invisibile agli occhi.

«Credetemi, fratelli miei, credetemi e pregate. Forse oggi stesso uno fra voi sarà il fortunato, e seguirà l'esempio di Marie o di Philippe o il mio stesso. Forse qualcuno riceverà il miracolo e troverà la felicità in un altro tempo.

Pregate questi angeli che piangono per la nostra sorte, e sperate che la cambino in meglio.»




























Note: E poi boh, vedo "Midnight in Paris" e -per la seconda volta- "The Angels Takes Manhattan" e mi viene un'idea: se hanno creato una fattoria, il prossimo passo quale sarà, creare un culto di vittime che vanno al macello di propria spontanea volontà?
Yep yep, fa abbastanza schifo, mi pento quasi di aver lordato questa sezione con questa fic. Sorry ;u;