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Autore: Amy In Wonderland    23/06/2013    1 recensioni
Il mondo è governato da tre Streghe Spirito che hanno il compito di mantenere l'equilibrio tra bene e male invariato.
Quando Bonnie McCullough - non più invaghita di Damon, ma concentrata su Matt - muore per un incidente, le tre streghe sono costrette a trasformarla in un fantasma affinché non trapassi e abbia tempo per essere riportata in vita prima che compia la sua "missione" e trapassi definitivamente.
Le tre streghe sono convinte che il suo assassino, Damon Salvatore, nonché l'unico in grado di vederla sotto forma di fantasma, per i sensi di colpa l'aiuti a tornare in vita. Accidentalmente, però, non hanno considerato che né Bonnie né Damon sanno chi sia l'assassino della rossa e che Damon, impegnato com'è a impedire il matrimonio tra Elena e Stefan, non ha nessuna intenzione di aiutare il fantasma.
Tra incidenti e liti che rasentano il comico, Bonnie e Damon fanno un patto che potrebbe aiutare entrambi a raggiungere ciò che vogliono. Ma cosa accadrebbe se, nonostante l'indifferenza che provano l'uno per l'altra, le cose non andassero tra loro come previsto? Cosa succederebbe se Damon iniziasse a guardare la rossa con occhi diversi?
Una long comica e quasi demenziale!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9 - “Il Ruolo di un Giacchetto di Pelle in una Bellissima Giornata” o “L’importanza della Sindrome Premestruale”

Quarto Punto della LDPAAEG (Lista Dei Pregi Appartenenti all’Amore di Elena Gilbert)

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci sono alcune giornate che vengono determinate dal modo in cui ci si sveglia.

 

Accade molte volte, infatti, che - quando ti svegli di soprassalto, mentre magari devi andare in bagno e lo trovi già occupato, devi sbrigarti per andare a lavoro e sei in ritardo, fai colazione ma il latte è finito - un brutto risveglio determini una brutta giornata.

 

Quando Damon Salvatore aprì gli occhi una mattina del 27 aprile, capì immediatamente che non sarebbe stata una di quelle giornate.

 

Il risveglio del vampiro, infatti, fu tra i più belli che potesse ricordare.

 

Anche se di solito odiava la luce diurna appena svegliato, Damon non riuscì a non apprezzare il sole primaverile che illuminava un cielo particolarmente piacevole e terso.

Decise immediatamente che, per quella giornata, non si sarebbe impegnato ad oscurare i raggi solari con i propri poteri.

Oggi sarà una bellissima giornata, si disse allora.

 

Alzandosi dal suo comodo letto, decise di farsi una doccia.

 

Entrando in bagno la prima cosa che notò fu il suo riflesso. Nonostante avesse sempre apprezzato le proprie qualità fisiche, Damon decretò che quella mattina fosse di una bellezza particolarmente sgargiante.

Oggi sarà una magnifica giornata, si ripeté con più convinzione.

 

Quando l’acqua scese, incredibilmente, non dovette regolarla: era perfettamente tiepida, né troppo calda né troppo fredda. Era la temperatura che il vampiro adorava.

Oggi sarà una magnifica giornata, si disse nuovamente.

 

Immediatamente, l’acqua tiepida scese lungo il suo corpo e gli rilassò i muscoli: adorava quella sensazione.

 

Con il sorriso sulle labbra, dieci minuti più tardi uscì dalla doccia e si legò un asciugamano in vita. 

 

Nella sua mente si era già figurato un piano ben preciso: uscito dal bagno, si sarebbe vestito e avrebbe intrapreso con un sorriso ottimista una giornata a dir poco splendida.

 

Ciononostante, per quanti “oggi sarà una magnifica giornata” si ripetesse, non appena uscito dal bagno la sorte gli giocò un brutto scherzo.

 

Non appena incontro un paio di occhi color nocciola, incredibilmente vivi per appartenere a un fantasma e terribilmente infuriati, Damon constatò una cosa: quella non sarebbe stata affatto una bellissima giornata.

 

 

 

 

 

 

 

<< Perché no? >> sbottò infuriata Elena.

 

<< Beh... Penso solo che sia troppo... presto, ecco. >>

 

<< Ma quando mi hai chiesto di sposarti... >>

 

<< Ti ho detto che sì, ti avrei trasformata. Solo che... non subito! >>

 

<< Oh, ma certo! E quando lo farai Stefan?! Spero che non aspetterai che io sembri una vecchietta perversa che sta con suo nipote! >>

 

<< Ovviamente no! Insomma, tesoro, non ti piacerebbe passare un po’ di tempo da umana dopo il matrimonio? >> domandò Stefan, rendendo gli occhi il più dolce possibile e tentando di convincere la sua impaziente fidanzata.

 

<< No! >> sbottò la bionda. << Io sto invecchiando Stefan. I-n-v-e-c-c-h-i-a-n-d-o! Non posso aspettare ulteriormente >> rispose stizzita, passandosi con rabbia una mano tra i capelli.

 

Quella mattina il karma non era certamente dalla parte dei fratelli Salvatore. Infatti - con grande divertimento di Carmilla che aveva distolto l’attenzione da Damon e Bonnie per gustarsi la scena dell’altra coppia del Pensionato -, alcuni capelli biondi s’intrecciarono alle dita di Elena e si staccarono dalla sua testa.

 

Accorgendosene, la bionda sgranò gli occhi e guardò con orrore i capelli nelle proprie mani. Lentamente, lo sguardo di Elena si posò su uno Stefan che, avvertendo la tensione nell’aria, deglutì agghiacciato. 

 

Gli occhi blu cobalto della Gilbert si fecero allucinati. 

 

<< Guarda... >> sussurrò in maniera sinistra, porgendo i capelli al proprio futuro marito. << GUARDA! >> urlò istericamente dopo.

 

Senza preavviso, la bionda scoppiò in lacrime in preda all’isteria. 

<< Diventerò pelata! >> piagnucolò disperatamente. << Brutta, vecchia e pelata per l’eternità! >> continuò.

 

Stefan la guardò terrorizzato, domandandosi se si fosse veramente impazzita. 

 

<< Amore, ma no... Tu sei sempre bellissima e lo sai! >>

 

<< SE LO DICI TE NON VALE! >> sbottò la bionda, alzandosi di scatto e andandosene in camera propria sbattendo la porta.

 

Qualche anno più tardi, dopo una modesta esperienza di vita da marito e moglie, Stefan avrebbe scoperto che quello era l’effetto che la sindrome premestruale sortisce sulle donne.

 

Per una fortuita coincidenza, comunque sia, il suono della porta di Elena che sbatteva coprì quello di una lampada che, in camera di Damon, si schiantava contro un muro.

 

 

 

 

 

<< Ma sei impazzita?! >> sbottò il moro, lanciando un’occhiata alla lampada in frantumi appena evitata.

 

<< Tu, grandissimo... stronzo! >> sbottò Bonnie, sollevando con i propri poteri un mucchio di vestiti e lanciandoli a tutta velocità contro Damon. Prontamente, il vampiro li evitò.

 

<< Cosa ho fatto adesso? >> domandò lui sulla difensiva.

 

<< Cosa hai fatto?! Cosa hai fatto?! >>. In tutta risposta, Bonnie gli tirò contro un altro oggetto a caso. << Te lo dico io cosa hai fatto! Mi hai cancellato la memoria! >> sbottò lei.

 

Damon non fece in tempo a guardarla interrogativo che Bonnie alzò in aria il suo adorato giacchetto di pelle.

 

<< Oh, andiamo, rossa... Quello no! >>

 

<< Perché no? Io non ti devo niente! >> sottolineò Bonnie e un sorriso, a metà tra lo spietato e il furioso, le si dipinse in volto.

 

<< D’accordo, sei arrabbiata. Non so perché, ma capisco che sei molto arrabbiata con me. Però... Quello no! Bonnie, è il mio cimelio, la mia arma migliore! Il mio fedele compagno di vita dagli anni ’50! Sai quante conquiste ho fatto in tutta la mia vita per merito suo? Non puoi sporcarmelo... lo custodisco con cura da molto tempo! Lo lucido, lo accarezzo, gli dico parole dolci, lo vener- >>

 

Uno sguardo di sfida e compiacimento della rossa fece temere il peggio a Damon.

 

<< Non osare farlo... >>

 

Bonnie assottigliò gli occhi.

 

<< Bonnie... >>

 

Sorrise.

 

<< NO! >>

 

Senza che potesse fare nulla per evitarlo, Bonnie scaraventò fuori dalla finestra il giacchetto di pelle del vampiro, rompendo la finestra e provocandogli con ogni probabilità qualche brutto taglio.

 

<< Ops! >> lo canzonò il fantasma.

 

Damon rimase con la bocca aperta nel suo ultimo grido e gli occhi fissi verso la finestra per qualche secondo. Poi, con estrema lentezza, si voltò verso Bonnie.

 

Chiuse la bocca ed espirò forte. Se Bonnie fosse stata ancora umana, in quel momento sarebbe morta dal terrore per lo sguardo che Damon aveva addosso.

 

Glielo aveva visto in rare occasioni, quando era davvero infuriato.

 

Sarebbe sicuramente iniziata a scappare urlando come una cretina, se fosse stata umana. Ma, per sfortuna di Damon, lei non era più umana, era un fantasma.

 

<< Tu! >> le ringhiò contro Damon, il cielo fuori che si annuvolava velocemente.

 

<< Sì? >>

 

<< Perché lo hai fatto?! >> ringhiò infuriato. Damon sentiva il sangue al cervello e avrebbe  fatto di tutto per poter toccare Bonnie anche solo per un istante e levarle quel sorriso dalla faccia.

 

<< Perché? Perché? >> sbottò Bonnie con un tono alquanto isterico. << Mi hai salvato da dei lupi mannari quando ancora non ci conoscevamo, mi hai quasi baciata, mi hai aiutato a fare un tema di storia, mi hai riaccompagnato a casa e poi, mi hai cancellato la memoria! Non posso credere che per tutti questi anni tu abbia fatto finta di niente!*>>.

 

Damon rimase per qualche secondo interdetto.

Sapeva molto bene di cosa la rossa stesse parlando. Ricordava il loro primo incontro perfettamente, sembrava quasi impresso nella sua memoria come fuoco. Tuttavia, le aveva cancellato la memoria, per l’appunto... Come faceva a ricordarselo?

 

<< Mi stanno tornando alla mente molte cose di cui non ero consapevole da viva. >> rispose alla sua tacita domanda.

 

In un attimo, Damon sentì tutta la propria furia tornare e scacciare lo sbigottimento.

 

<< E un’idiozia del genere valeva il mio adorato e bellissimo giacchetto di pelle? >> sbottò.

 

<< Idiozia?! >> ripeté Bonnie, alquanto offesa.

 

<< Sì, è una stupidaggine! Andiamo, è stato solo un momento di... Oh- >> si fermò e la guardo sorridendo compiaciuto, << forse per te non è stata un’idiozia >>.

 

<< Che cosa stai insinuando? >> domandò irritata lei.

 

<< E dai, Uccellino, lo sappiamo tutti e due cosa provavi per me >> disse con noncuranza.

 

Bonnie sgranò gli occhi e, se avesse avuto ancora del sangue in circolo, sarebbe sicuramente diventata rossa come un peperone. Senza neanche accorgersene, provò per la prima volta una sensazione molto simile a un sentimento: imbarazzo.

 

<< Stai delirando! >> ribatté, guardando altrove.

 

Damon intercettò questo gesto e sorrise nuovamente. Mosse un passo in avanti e si avvicinò alla ragazza.

 

Per un secondo s’illuse che lei fosse veramente lì, fisicamente lì. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, quando lui la punzecchiava con le proprie parole adulanti e lei arrossiva.

Per un istante s’immaginò di allungare una mano, accarezzarle una guancia e sentire la pelle farsi calda per il rossore. 

 

Tuttavia, sapendo che avrebbe incontrato solo il vuoto allungando la propria mano, Damon si limitò a guardarla intensamente.

 

<< Allora perché ti sei arrabbiata così tanto? >> domandò con un tono di voce provocante.

 

Bonnie rimase qualche secondo a guardare i suoi bellissimi occhi.

 

<< Perché mi hai mancato di rispetto cancellandomi la memoria, >> rispose infine, << Niente di più, niente di meno. >>

 

Con enorme delusione del vampiro, la ragazza scomparve. 

 

Qualche istante dopo si trovarono così, agli antipodi della città. Lei, su un ramo di un faggio dell’Old Wood ancora scombussolata; Lui, con una cocente sensazione di vuoto a confonderlo e demoralizzarlo.

 

 

 

 

Se Damon avesse avuto ancora la più minima speranza che quella giornata sarebbe stata quantomeno decente, questa sarebbe stata spazzata via in un batter d’occhio non appena fosse entrato nel soggiorno della Pensione.

 

Vi è mai capitato di incrociare per strada quei cani randagi o, probabilmente, abbandonati? Avete presente il modo in cui camminano, con il collo incassato tra le spalle, e la testa china in un religioso abbattimento? Lo sguardo dispiaciuto, ferito e incerto?

 

Ecco, un immagine del genere fu il primo paragone che la mente di Damon fece non appena vide il proprio fratellino sul divano, in mano un bicchiere pieno di qualche liquido molto poco alla Santo Stefan e l’aria di un depresso che ha molta voglia di parlare.

 

Sfortunatamente per lui, Damon non era proprio il tipo per ascoltare i suoi sfoghi da primadonna ferita. Specialmente nell’umore in cui si trovava. 

 

Così, non appena vide Stefan, si arrestò di botto e sperando che il fratello non lo avesse sentito, iniziò a indietreggiare lentamente.

 

Quando giunse alla soglia della porta e fece per cantar vittoria, Stefan lo guardò con uno sguardo improvvisamente più lucente. Purtroppo per Damon, quella luce sembrava dire “oh, qualcuno da tormentare con i miei drammi!”.

 

<< Damon! >> lo salutò fiocamente, concedendogli persino un breve sorriso.

 

Damon assottigliò gli occhi e lo guardò diffidente. Non ci riuscirai fratellino, pensò.

 

<< Stefan... >> il fratello lo guardò speranzoso, << ... ci si vede! >>. 

 

Il moro tentò di filarsela il più velocemente possibile, ma a quanto pare era diventato il confessore preferito del Pensionato poiché Stefan interruppe la sua brusca fuga esplicitando i propri turbamenti.

 

<< Non so cosa fare! >> sbottò improvvisamente. Damon alzò gli occhi al cielo pregando per un aiuto divino.

 

<< Elena vuole che io la trasformi, ma non posso! Come faccio a portarle via la sua umanità! >> continuò. 

 

<< Beh... boh! Ora devo proprio and- >>

 

<< Ma lei non lo capisce ed è così infuriata! >> proseguì imperterrito Stefan, ignorando completamente le parole disperate del fratello. << E se continuiamo così ho paura che manderemo all’aria il nostro matrimonio! >>

 

A quelle parole, Stefan ottenne l’attenzione di Damon.

 

<< Problemi in paradiso, dunque? >> s’informò con simulata indifferenza.

 

Stefan annuì in silenzio, non notando l’assurdità della situazione. Dopo secoli a tentare di rovinarsi la vita a vicenda, era leggermente paradossale che Stefan confidasse i propri problemi - riguardanti per giunta una ragazza che anche Damon amava - all’altro vampiro.

Tuttavia, troppo preso dai propri pensieri, Stefan non dubitò neanche per un secondo delle intenzioni del fratello.

 

<< Credi che dovrei darle retta? >> si ritrovò a chiedergli semplicemente. << Dovrei acconsentire e trasformarla? Farle perdere tutta la sua umanità? >>.

 

Damon normalmente avrebbe risposto di sì, poiché era quello che lui avrebbe fatto al posto di Stefan. Ciononostante, considerando gli indubbi vantaggi che ne avrebbe ricavato, decise di mettere zizzania nella coppia del secolo.

 

<< Assolutamente no! Insomma, guarda te! Faresti di tutto per tornare umano e scommetto che, dopo qualche anno, anche Elena si ritroverebbe ad essere una depressa mangia-cerbiatti vampira nostalgica della propria umanità! >> il suo “consiglio” era sembrato più che altro un insulto, ma nessuno dei due ci fece caso. 

 

Damon sapeva che non era vero, ma se questo fosse servito a inasprire i rapporti tra il suo Angelo e Stefan...

 

Stefan, accorgendosi solo in quel momento dell’assurdità della situazione, sgranò gli occhi e guardò esasperato il fratello.

 

<< Che c’è? >> sbottò Damon, ritraendosi leggermente e sentendosi chiamato in causa da uno sguardo inquisitore del minore dei Salvatore.

 

<< E’ strano, >> affermò il fratello. << Sai... tu e io che parliamo di Elena. Civilmente. >>

 

Damon si limitò a fare spallucce.

 

<< Elena mi ha raccontato di come ti sei comportato con lei l’altro giorno, all’atelier >> continuò. Damon gelò per un secondo e lo guardò impassibile. << Hai veramente accettato il nostro matrimonio? >>.

 

<< Ho altra scelta? >> domandò. , si rispose mentalmente.

 

Stefan sorrise involontariamente. << Sai, sarebbe bello se noi due... tornassimo... quelli di una volta, ecco. >>

 

Damon, temendo che il fratello gli stesse per proporre una rimpatriata in Italia e un lungo viaggio di riscoperta di amore fraterno, si limitò a sorridere tirato.

 

<< Eh... beh... >> mormorò tra sé e sé cercando una scusa plausibile per filarsela alla svelta. << Oh mio Dio! L’hai sentito anche tu? Vado a controllare! >>.

 

Prima che Stefan potesse anche solo aprire bocca per ribattere qualcosa, Damon era già scomparso.

 

 

 

 

 

Damon si sentiva strano.

 

Era come se essere volato via da suo fratello per evitare un momento da “caramelle gommose e arcobaleni” gli dispiacesse.

 

Sì perché quel leggero peso che sentiva dentro di sé assomigliava terribilmente al dispiacere. Ma non poteva essere, insomma, lui odiava Stefan! Stava architettando un piano per fregargli la sua futura sposa, non poteva dispiacergli non aver dato al vampiro una possibilità di “legame fraterno”!

 

In ogni caso, il moro decise di non pensarci più e continuò a sorvolare l’Old Wood distrattamente, senza una precisa meta.

 

Solo quando un’aurea particolarmente familiare attirò la sua attenzione, Damon si ritrovò a scendere in picchiata verso il Cimitero.

 

Ritrasformatosi dalla forma corvina, intravide in mezzo alle lastre fredde di marmo una ragazza.

 

Elena era bellissima come al suo solito. I capelli lisci ricadevano come cascate di oro fuso sulle spalle e la sua bellezza era accentuata dal paesaggio naturale. 

 

Forse il contesto era un po’ lugubre, ma a Damon piacevano i cimiteri e quindi non ci fece molto caso.

 

Elena stava piangendo davanti a una tomba. Solo dopo qualche minuto Damon si accorse di cosa ci fosse inciso sulla lastra bianca e dove effettivamente si trovasse.

 

 

 

BONNIE ISABELLE McCULLOUGH

1992 - 2013**

 

 

 

Damon guardò con un certo orrore le lettere impresse nel marmo.

 

L’assurdità della situazione in cui si trovava non era mai stata così evidente. 

 

Avendola vicina come fantasma spesso Damon si dimenticava dell’effettiva morte della ragazza. Gli sembrava ancora di averla lì, accanto a lui, viva.

 

Per un momento immaginò di essere nei panni di Elena Gilbert e - anche se non l’avrebbe mai ammesso - si sentì fortunato. Lui sapeva in quel momento dov’era e come stava Bonnie, Elena non ne aveva la più pallida idea.

 

<< Damon! >>

 

La voce di Elena lo riscosse da quel bagno gelido nella realtà. La guardò lasciandosi sfuggire un’espressione sorpresa e, improvvisamente, si ricordò perché fosse lì.

 

<< Angelo... >> la salutò. << Stai bene? >>

 

In tutta risposta Elena si affrettò ad asciugarsi le lacrime.

 

E’ una ragazza forte, pensò.

 

<< Sì, certo... Mi ero solo lasciata prendere dalla malinconia... >> rispose, facendo un cenno con la testa verso la lapide di Bonnie.

 

Damon si limitò ad annuire. Era andato da Elena con l’intenzione di inferire sul litigio con il suo fratellino, ma ora come ora non gli sembrava più una buona idea.

 

<< Ne vuoi parlare? >>. Si sorprese da solo della spontaneità di quella domanda: non era da lui.

 

Se Bonnie fosse stata lì con lui, gli avrebbe certamente consigliato di approfittarne e consolarla. Ma Damon non se n’era approfittato, il suo era stato uno spontaneo gesto di... di amicizia.

 

Amicizia?, si domandò interrogativo. Ma è assurdo! 

 

Effettivamente non era molto coerente. Lui la amava e lei lo sapeva. Non poteva comportarsi come un amico!

 

Tuttavia, quando accolse tra le proprie braccia un’Elena alquanto depressa, dovette ammettere che si stesse comportando esattamente come un amico. 

 

<< Grazie... >> mormorò lei, affondando il viso nel torace del moro. << Ma ti avverto: non piangerò e non ti annoierò con le mie lamentele! >> sdrammatizzò convinta.

 

Damon sorrise. Elena era una delle donne più forti che avesse mai conosciuto in tutta la sua vita e, proprio per questo, ne era innamorato.

 

<< Manca anche a me, >> si ritrovò a dire.

 

Elena emerse dall’abbraccio con un’espressione sorpresa. Sapevano tutti che, in fondo, c’era un legame tra Damon e Bonnie, tuttavia raramente Damon parlava dei propri sentimenti.

 

Anche il vampiro si sorprese di se stesso. Per la seconda volta in quel giorno, aveva detto quella frase in maniera del tutto spontanea.

 

Era vero, Bonnie le mancava. Nonostante l’avesse quasi costantemente accanto come fantasma, di lei gli mancavano molte cose.

 

Il modo in cui arrossiva, la sua risata sincera, la sua gelosia nascosta, la morbidezza della sua pelle... Sì, semplicemente, le mancava.

 

Devo smetterla di litigare con Bonnie di prima mattina, si rimproverò. Mi rammollisce.

 

Decise immediatamente di riprendersi. Quando Elena non mantenne fede alle proprie parole e scoppiò a piangere la strinse più forte, ma con freddezza.

 

<< Seriamente, non devi prenderla così. Sono sicuro che Bonnie non vorrebbe. Lei vorrebbe sicuramente vederti felice, sorridente e spensierata. >>

 

<< Mi manca da morire... >> sussurrò la bionda.

 

<< Non deve mancarti. Lei è qui, accanto a te... >> in quel preciso istante i suoi occhi incontrarono quelli di Bonnie. Quando era arrivata? << ... da qualche parte >> aggiunse in un mormorio.

 

<< Le avrei dovuto dire... Avremmo potuto fare insieme tante di quelle cose che... Avrei dovuto dirle più spesso quanto bene le volevo! >> Elena singhiozzava convulsamente. Damon poté vedere Bonnie rivolgere uno sguardo estremamente dispiaciuto all’amica.

 

<< Sono sicuro che lo sappia, Elena >> Bonnie lo guardò e annuì lentamente, lui distolse lo sguardo e si concentrò sulla bionda. << Anche io ho compiuto molti errori con lei e avrei dovuto chiederle scusa, ma non l’ho fatto. Ciononostante, credo che lei sappia il bene che gli vuoi... che gli vogliamo tutti. >>

 

Bonnie lo guardò sorpresa. Damon sembrava che si rivolgesse direttamente a lei, non a Elena.

 

<< E credo che sappia perfettamente che, se solo potessimo, faremmo di tutto per portarla indietro da noi... perché ci manca... e lei lo sa. >>

 

Se queste parole tranquillizzavano la bionda, Bonnie iniziava a sentirsi sempre più frastornata. Damon le stava chiedendo scusa? le stava confessando che gli mancava? 

 

La rabbia e la frustrazione che Bonnie provava per il moro da quella mattina scomparvero e di colpo furono sostituite da una profonda confusione quando i loro occhi si incontrarono nuovamente. Confusione perché in quel preciso istante si sentiva quasi felice, quasi soddisfatta.

 

Il castello che la rossa si stava costruendo venne distrutto in un battibaleno da un ammiccamento da parte di Damon, un ghigno soddisfatto. Era il classico sorriso di Damon quando faceva qualcosa di particolarmente geniale e ne ricavava qualcosa di assolutamente piacevole. In questo caso, quella cosa, era Elena.

 

Era tutta una messinscena, pensò delusa il fantasma. Per Elena...

 

La quasi gioia provata si trasformò nuovamente in frustrazione. Si era illusa, anche dopo morta si era illusa.

 

Frustrata e quasi imbarazzata - più con se stessa che con il vampiro -, Bonnie alzò gli occhi al cielo e scomparve, lasciando un’Elena confusa per il comportamento del vampiro e un Damon confuso per il comportamento strano del fantasma.

 

 

 

 

Quando Damon entrò la sera di quello stesso giorno nella propria camera, non poté che concordare con il pensiero che aveva affollato la sua mente quella mattina. Quella non era stata decisamente una bella giornata.

 

Nonostante se la fosse appena spassata con una bella bionda conosciuta al Grill, continuava a sentire un vuoto dentro di sé. 

 

Più che un vuoto era un senso di colpevolezza e quasi di... ansia. Sì, era preoccupato.

Di cosa? Non ne aveva la più pallida idea! 

Era persino confuso. C’era qualcosa che lo aveva infastidito e turbato quel giorno, ma il vampiro non riusciva a definire con esattezza cosa.

O meglio, sapeva esattamente cosa fosse, ma preferiva ignorare quella consapevolezza.

 

Quando si fu chiuso la porta alle spalle, lanciò un vago sguardo intorno alla stanza, come se cercasse qualcosa. Non lo avrebbe mai ammesso, ma effettivamente stava cercando qualcosa. O meglio, qualcuno.

 

Dopo il cimitero, Bonnie se n’era andata senza motivo in maniera estremamente infastidita e non si era più fatta vedere. 

 

Damon era rimasto colpito da ciò. Insomma, lui aveva semplicemente fatto il suo dovere! L’aveva ascoltata e l’aveva persino consolata, come da manuale e come Bonnie gli avrebbe sicuramente consigliato. Eppure, la rossa non era sembrata affatto contenta di come il moro si era comportato.

 

Sembrava quasi delusa... Da cosa poi? Beh, non che gli importasse. No, a lui non interessava! Per niente.

 

<< Casper? Ci sei? >> domandò ad alta voce, continuando a guardarsi intorno.

 

Il vampiro non l’avrebbe mai ammesso, ma era ansioso di sentire la voce della ragazza. Non c’era un motivo preciso ma, dopo che era scomparsa in quel modo, Damon ne aveva bisogno.

 

Dentro di sé, anche se non vedeva la rossa da nessuna parte, sapeva che lei era lì. Lo sentiva, l’aria aveva un non so che di elettrizzante e sovrannaturale.

 

Era lì. Doveva essere lì.

 

E se si fosse offesa? - Quella domanda sorse nella sua mente senza un ben preciso motivo. Insomma... per cosa si potrebbe mai essere offesa? Lui stava semplicemente seguendo i suoi consigli!

 

<< Oh, andiamo rossa, non ti sarai mica offesa?! >> domandò suo malgrado.

 

<< Io non mi sono offesa! >> udì finalmente una voce da usignolo sbottare. << Insomma, perché mai dovrei essermi offesa? Solo perché dici quelle cose su di me, mi convinco quasi che tu sia sincero e poi scopro che è una delle tue solite farse? Non mi offenderei mai per una cosa del genere! >> affermò in maniera molto poco convincente. << Dopotutto hai semplicemente seguito un altro comportamento che Elena adora, no? Hai recitato perfettamente la parte dell’uomo che le dà sicurezza a la comprende. Usando me. Complimenti. >>

 

 

Diamine!, si maledì mentalmente la rossa. Si era fregata da sola.

 

Damon la guardò per un istante sorpreso, con uno strano sguardo che fece quasi tremare la ragazza. 

 

<< Sono sicuro di no. Sarebbe stupido offendersi per una cosa del genere. Insomma, io sono io e tu... dovresti aspettartelo. >> disse lui, ancora meno convincente.

 

<< Ah, quindi secondo te sarebbe stupido offendersi per questo?! E dimmi, quale sarebbe allora un motivo intelligente?! >>

 

<< Qualcuno qui l’ha presa un po’ sul personale... >>

 

<< Io non l’ho presa sul personale! Ti ho detto che le tue parole non mi hanno fatto né caldo, né fred- >>

 

<< A me sembra proprio il contrario, Uccellino >>

 

<< -do. A te sembra il contrario soltanto perc- >>, la vide fermarsi e sgranare gli occhi. Gli dedicò uno sguardo indecifrabile mentre aggrottava leggermente le sopracciglia. 

<< Com’è che mi hai chiamata? >> domandò in un sussurro.

 

Damon rimase interdetto. A cosa si stava riferend-...?

 

Oh, capì, rivolgendole uno sguardo altrettanto stralunato.

 

<< Era tanto che non mi chiamavi così, >> constatò lei, quasi in un mormorio.

 

Effettivamente era la verità. Il nomignolo “uccellino” non era uscito dalla bocca del vampiro da quando la rossa era morta e, in quel preciso istante, risentirlo pronunciare fece uno strano effetto su entrambi.

 

Calò un silenzio imbarazzante. Damon avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi dannatissima cosa pur di districare quell’assurda situazione; Bonnie, dal suo canto, avrebbe voluto sparire per sempre.

 

<< Se mi dovessero riaffiorare alla mente altri ricordi che mi hai cancellato, giuro che il fatto che sono un fantasma non mi fermerà in alcun modo dall’ucciderti, >> lo avvertì Bonnie, tentando di suonare minacciosa e di deviare il discorso.

 

Damon la guardò in maniera indecifrabile e, dopo qualche secondo, sorrise debolmente, quasi in maniera dolce. Bonnie gli sorrise di rimando.

 

Furono solo un paio di secondi. I due si guardarono negli occhi e il tempo sembrò arrestarsi sotto il peso di quello sguardo. 

Nei loro occhi c’erano tacite domande con risposte incomprensibili, c’era il mistero del loro rapporto e delle parole mai dette. 

 

Bonnie avrebbe voluto andarsene; Damon avrebbe voluto abbracciarla come aveva fatto quel giorno in quella biblioteca***, come aveva fatto parecchie altre volte.

Bonnie avrebbe voluto dirgli che quel giorno, nel cimitero con Elena, il vampiro si fosse comportato nei migliore dei modi; Damon avrebbe voluto dirle tante di quelle cose che nemmeno lui sapeva.

Bonnie avrebbe pagato oro per vedere se stessa arrossire sotto lo sguardo del moro; Damon anche.

Bonnie avrebbe voluto provare una qualsiasi emozione in quel momento; Damon avrebbe voluto sopprimerle tutte.

 

<< Allora dovrei iniziare a scappare... >> scherzò Damon, interrompendo quel momento. 

 

In risposta la rossa sgranò interdetta gli occhi.

<< Quante cose ancora non ricordo? >> domandò fintamente irritata.

 

Damon sorrise di nuovo.

<< Buonanotte, Bonnie >> fece attenzione a non tirare nuovamente fuori quel nomignolo così significativo per entrambi.

 

Bonnie scosse leggermente la testa e lo vide darle le spalle e iniziare a sbottonarsi la camicia nera. 

Proprio appena la ragazza stava per togliere il disturbo, la voce del vampiro la bloccò.

 

<< Ero serio. >>

 

Bonnie lo guardò incerta. 

<< Come? >>

 

<< Ero serio, prima. Non stavo... recitando >> spiegò il vampiro, continuando a dare le spalle alla rossa.

 

Il volto di Bonnie, senza che lei se ne accorgesse, divenne in poco tempo il vero e proprio ritratto della felicità e della soddisfazione. 

Solo più tardi Bonnie si sarebbe accorta che quella era stata la prima volta in cui aveva veramente provato qualcosa da fantasma.

 

Quando Damon si voltò a guardarla, non poté non sorridere di rimando di fronte all’espressione contenta del fantasma.

 

<< Non fare quella faccia, rossa! Oggi mi hai fatto esagerare con le smancerie e i tuoi consigli mi stanno portando sempre più verso la strada “santo Stefano”. Mi devi una dignità! >> scherzò lui.

 

Bonnie sorrise. << Me ne ricorderò >>

 

<< E anche un bellissimo giacchetto di pelle! Me lo hai sgualcito! >> aggiunse, un po’ più serio.

 

<< Sei ricco sfondato! Può comprartene altri miliardi di giacchetti di pelle! >> rispose divertita lei.

 

<< Quello aveva un valore affettivo! >>

 

<< Senti, senti! Se puoi affezionarti a un oggetto, Damon Salvatore allora ha un cuore... >>

 

Il vampiro lo guardò con un’espressione disgustata, come se gli avesse appena rivolto l’insulto più grande del mondo.

 

<< Non dire stupidaggini! >>

 

Bonnie rise di gusto. Damon era davvero incorreggibile. 

Quando la sua risata si affievolì, la rossa portò tutta la propria attenzione nuovamente sul vampiro.

 

Il moro dovette accorgersene perché la guardò con un’espressione interrogativa.

 

<< Pensavi davvero quello che hai detto, allora? Ci tenevi veramente a... beh, a me? >> domandò lei. Aveva bisogno di una risposta.

 

Damon rimase interdetto. Sì, rispose mentalmente.

 

<< Forse, >> disse. << Quando non eri una costante e irritante presenza fantasma nella mia vita, forse. Non che questo significhi niente, ovviamente. >>

 

Bonnie annuì. Entrambi sapevano che quello significava molto più che niente.

 

In quell’istante Damon pensò che forse prima non si era sbagliato, quella era veramente una magnifica giornata.

 

<< Ovviamente, >> rispose lei sorridendo.

 

 

 

 

 

 

 

*Famosa scena di “After Hours” scritta dalla Smith. Beh, io questa scena meravigliosa devo sempre ficcarla in tutte le mie ff xD scusate, ma l’adoro!

**ovviamente la vera data di nascita di Bonnie è un’altra, anche perché l’intera storia non si svolge nel 2013. Però ho preferito trasportare l’intera storia ai giorni nostri e ho deciso di dare a Bonnie circa 21 anni :) 

***Di nuovo “After Hours” xD

 

  • angolo autrice*

 

Ma Buonsalve a tutte!

Allora, lo dico immediatamente: perdonatemi vi prego per questo ritardo stra-super-mega-clamoroso! Avevo un blocco dello scrittore, la scuola mi assillava e vari problemi mi hanno impedito di farmi di nuovo viva con questa ff.

Beh, meglio tardi che mai no? Quindi eccomi qui, con un capitolo molto Bamon, uno dei primi almeno.

Siamo alle prese con una Bonnie che finalmente ha sentito un sentimento, un Damon che si sta ammorbidendo pian piano e che sta sempre di più considerando Elena soltanto un’amica - tranquille, il Damon fluff già dal prossimo capitolo scomparirà quasi completamente - e infine un povero Stefan vittima della sindrome premestruale xD

Beh, non c’è molto da dire! I nostri personaggi stanno facendo ampi passi avanti!

Il prossimo capitolo, che credo arriverà tra due settimane (la prossima settimana dovrei partire, scusate xD), sarà veramente esilarante e pieno di roba demenziale!

Vi spoilero soltanto che Bonnie si vendicherà su Damon, Damon accetterà un invito che non gli piacerà per nulla (ancora peggio del picnic) e farà per Elena una cosa molto poco piacevole.

Inoltre, se vi mancavano Matt e Meredith, beh... Damon avrà molto a che fare con loro nel prossimo capitolo. 

Inoltre ricordate il mistero della trottola rossa di Damon? Beh, nel prossimo capitolo ne sapremo qualcosa di più xD

Grazie mille per chi legge e mi farebbe piacere ricevere qualche piccolo commentino da voi :)

Un bacio a tutte!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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