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Autore: zacra    23/06/2013    2 recensioni
"never enough" letteralmente significa , mai abbastanza, ed è così che si sentono i personaggi principali di questa FF .... mai abbastanza, felici, tristi, arrabbiati.... non raggiungono mai alcun apice....
questo è il mio ultimo lavoro, nato alle 3 di notte della festa di S. Patrizio.... spero possa piacervi
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli.
M. Kundera
 
 
Ariel si svegliò presto la mattina seguente aveva già preparato tutto per la partenza di quella sera, scese di sotto e vide Jared nello studio con Emma e Tomo, le chiavi dell’auto erano al solito posto, bevve un bicchiere di succo di frutta e le prese per farsi un ultimo giro in città.
Guidò fino a Venice beach, parcheggiò l’auto e si mise a passeggiare, osservando tutto intorno a lei, le persone, il mare, voleva catturare tutti quei momenti.
Si sedette in riva al mare e guardò l’orizzonte davanti a lei, si sentiva tremendamente annoiata, Jared, Shannon, tutti in quella stupida città volevano solo essere normali, fare le cose di tutti i giorni, li capiva loro voleva ritrovare il loro posto nel mondo comune, ma lei quel posto non l’aveva mai lasciato, non lo voleva più, forse non l’aveva mai voluto, voleva solo fare la scelta sbagliata e poi farne un’altra e così all’infinito, si alzò e si diresse verso uno studio di tatuaggi che aveva visto poco lontano mentre passeggiava.
Si fece tatuare “don’t try” sul polso come si era ripromessa di fare tante volte, non aveva mai trovato il momento giusto.

L’ultimo giorno a Los Angeles e quello stato d’animo le sembravano perfetti.
Uscì in strada di nuovo dopo aver ringraziato la tatuatrice , si diresse verso la macchina, doveva tornare dato che si stava facendo tardi, la sua attenzione venne catturata da una bambina che mangiava il gelato con i suoi genitori, ad attirarla era stato il nome della donna pronunciato dal marito, Bianca, era il nome di sua madre, la donna stava abbracciando la figlia, Ariel si strinse nelle spalle, anche se non lo ammetteva mai neppure a se stessa sapere cosa facesse provare l’amore di una madre le mancava tremendamente tanto.
Le uniche cose che sapeva di sua madre erano quelle che aveva scoperto leggendone i diari, sapeva che l’aveva chiamata Ariel perché adorava la fiaba della sirenetta, lei ci si ritrovava in parte nel personaggio di “Ariel” viveva in un modo che le stava stretto ma per lei non c’erano miracolosi principi all’orizzonte e lo sapeva bene.
Salì in auto e si lasciò andare un istante sul sedile, sentiva il polso pizzicare, decise di concentrarsi su quello per distogliere il pensiero dalla madre.
Entrò in casa e trovò Jared seduto su una delle poltrone del soggiorno intendo a controllare qualcosa col cellulare.
-          Ciao- gli disse.
-          Ti ho lasciato qualcosa da scaldare per pranzo sul tavolo- le rispose senza staccare lo sguardo da quello che stava facendo.
Ariel andò in cucina e riscaldò il pranzo, poi lo raggiunse in salotto una volta finito.

Si mise a guardare fuori dalla porta-finestra, Jared la teneva sempre chiusa, mentre lavorava o faceva qualcosa di importante, ormai aveva imparato a conoscerlo, decise di uscire, a lei non piaceva tenere le finestre chiuse, le piaceva aprirle persino in inverno.
Si sedette sul bordo della piscina e il suo sguardo venne catturato da una farfalla che svolazzava accanto alle poche piante con i fiori che lui aveva in giardino, si alzò e andò ad osservarla meglio.
-          Porca vacca non ci credo….- disse Ariel tra sé a bassa voce.
Era una farfalla monarca, fino a quel momento le aveva viste solo nei documentari alla tv, erano le sue preferite, percorrevano ogni anno 4000 km verso luoghi che non avevano mai visto, guidate solo da una sorta di istinto genetico.
Si chinò e cercò di prenderla, da piccola lo faceva spesso di catturare le farfalle con il fratello, fortunatamente non aveva perso la mano, quando la sentì muoversi frenetica tra i suo palmi le venne da ridere, li tenne chiusi tornando verso il soggiorno, fortunatamente aveva lasciato la porta aperta.
-          Smettila con quel coso e guarda qui!- disse andando davanti  a Jared
Lui fece come gli aveva chiesto, pensò di non aver mai visto un sorriso più sincero sul viso di lei fino a quel momento.
Ariel aprì leggermente le mani in modo che lui potesse vedere.
-          Guarda che bella- disse senza staccare un attimo lo sguardo dalla farfalla.
-          Si vedono abbastanza spesso qui- le disse.
-          Da me mai-
Jared allungò la mano per provare a prenderla ma volò via.
-          Mi dispiace- disse vedendola rattristarsi, lo sguardo però gli cadde sul tatuaggio che aveva appena fatto.
-          È nuovo?- le chiese.
-          Si, te lo dicevo che era un pezzo che volevo farlo- rispose Ariel mostrandoglielo meglio.
-          Hai scelto un bel font-
-          Veramente l’ho scritto io Jay- disse Ariel
Lui le sorrise nuovamente.
-          Ero al telefono con Shannon, tra poco uscirà il nuovo singolo sai?- le disse
-          Bene- disse lei non troppo convinta.
-          Cosa c’è?-
-          Nulla-
-          Dai sputa il rospo-
-          Shannon mi ha fatto sentire “up in the air” posso essere onesta?-
-          Sei mai altro?- disse lui sarcastico.
-          È un album fatto in meno di un anno, e si sente Jared, le strofe delle canzoni sono belle, ma tutto quel cazzo di sintetizzatore, andiamo…-
-          Io non faccio le stesse cose due volte-
-          Non è questione di fare le stesse cose, è questione di farle con il cuore, il vostro primo album spaccava, poi non avete fatto altro che adeguarvi alle esigenze del mercato, e questo ultimo album è praticamente solo tuo-
-          Non  sai quello che dici- sbottò Jared lasciandola sola in salotto.
Ariel salì di sopra a sistemare le ultime cose, Shannon aveva promesso di portarla in aeroporto dato che Jared aveva da fare con Emma quella sera.

Jared si chiuse nello studio era così arrabbiato con lei, per quello che aveva detto, era arrabbiato perché aveva la fottuta sensazione che fosse vero, che quello fosse il suo album, e che fosse fatto in fretta, con un gesto di nervosismo lanciò a terra tutto quello che aveva sul tavolo davanti a sé, prese a calci tutto quello che gli capitava a tiro, odiava che gli dicessero che stava sbagliando soprattutto quando lui per primo lo aveva sospettato più di una volta e si era nascosto dietro a classiche frasi fatte come “ si deve andare avanti nella vita”.
Uscì dallo studio ancora decisamente alterato e salì di sopra, Ariel era in bagno , era appena uscita dalla doccia , entrò senza bussare.
-          Che cazzo di maniere Jared- disse lei posando il phon.
-          Ho fatto del mio meglio ok?- le disse quasi urlando.
-          Non saresti qui ad urlarmi in faccia se ne fossi davvero convinto- disse calma lei.
-          Ho fatto un buon lavoro e tu non sei nessuno per dire il contrario- sbottò nuovamente sbattendo un pugno contro la doccia.
-          No-
Lui si lasciò scivolare a terra .
-          Jared non recitare la parte dell’incompreso, accetta piuttosto il fatto che la gente possa dirti la verità ogni tanto- disse Ariel uscendo dal bagno con il phon in mano.
Jared si alzò da terra e la raggiunse nella sua stanza.
-          Pensi che sia facile fare musica?-
-          Penso sia indispensabile non vendersi , piacere per quello che si è e non fingere e cercare sempre il consenso cambiando ogni volta-
-          Non sai un cazzo, ti accorgerai di cosa vuol dire- le disse lasciandola sola per tornare nello studio.
Ariel non scese per cercare di parlargli, quando tocchi i nervi giusti non devi poi meravigliarti di certe reazioni e lei aveva toccato quelli giusti, aveva fatto leva sull’insicurezza che solo un narciso come Jared poteva avere dentro di sé.

Attese l’arrivo di Shannon in camera sua , prese la chitarra e un registratore e suonò “up in the air” tenendosi su uno stile che potesse riportare a quello che aveva sentito nel primo album dei Mars, prese un post- it e scrisse “dimmi che non era meglio così…..” posò il registratore con sopra il post-it sul comodino e si rimise a leggere.
Shannon arrivò a prenderla come promesso, la aiutò con le valigie e poi andò nello studio per salutare Emma e il fratello.
Ariel lo seguì, Emma la salutò con un lungo abbraccio, mentre Jared restò seduto a guardarla era davvero arrabbiato.
-          Basta con i saluti, tanto ci vediamo presto- disse Jared alzandosi per darle un bacio distratto sulla guancia.
Ariel lasciò la casa con Shannon non era neanche troppo turbata dal comportamento infantile di Jared, ormai aveva imparato a rapportarsi con lui nel bene e nel male.

Shannon la lasciò in aeroporto, sarebbe rimasto fino alla partenza ma lei insistette perché non lo facesse, non voleva fargli perdere troppo tempo, si sedette ad aspettare il volo con la musica nelle orecchie insieme agli altri passeggeri.
Quando venne il momento di salire prese il cellulare per spegnerlo e vide un messaggio da parte di un numero sconosciuto, lo aprì “ Ciao Ariel, sono Liam, volevo ringraziarti per la canzone, spero che ci rivedremo un giorno…. Se non dovesse essere così , sono stato un coglione a non chiamarti prima”, Ariel spense il cellulare sorridendo tra sé e consegnò la carta d’imbarco alla hostess davanti a lei, stava finalmente tornando a casa, ma sapeva che i conti con Los Angeles erano tutt 'altro che chiusi.
 
  
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