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Autore: malpensandoti    23/06/2013    13 recensioni
Louis continua a parlare ma sa che le parole le fanno paura, preferisce azzerarsi e non sentire nulla. E dietro una risata furba, dietro una battuta un po’ tagliente, lui ha sempre cercato di non parlare troppo. Perché, in fondo, per entrambi è tutto un gioco. Louis ride, ride tanto, e Megan si trucca e fa la grande.
Missing moment della fanfiction "No church in the wild", da leggere anche separatamente
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Siccome pioveva'
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Quando io stesso dico “dai fallo”
il lato di me più codardo ha da ridire a riguardo.

 
 
 
 
 
 


Ci sono i vestiti sporchi sulla poltrona accanto alla finestra, il laptop sul tappeto indiano, le coperte aggrovigliate sul fondo del letto, la spazzola sulla mensola dei libri, la porta spalancata e le persiane sigillate. C’è odore di cioccolata calda, di alcool mal digerito, di Zayn Malik e le sue sigarette al mentolo, di quelle alla vaniglia di India, del liquore che ha portato Liam Payne e del pollo che ha bruciato Louis.
Ci sono i telefilm della domenica sera, le coperte che avvolgono gambe nude, il thè alla cannella e gli anfibi borchiati, le camice trasparenti e i jeans stretti, le luci psichedeliche e i viaggi al mare  senza biglietto del treno. C’è la macchina di Louis, quella piccola e rossa, con le rigature sulle portiere e la ruota destra anteriore un po’ sgonfia, ci sono i capelli rosa di Megan, le sue lentiggini nascoste dal fondotinta, il suo sorriso e le sue mani. Ci sono le ossa di Louis, quelle forti e robuste, il suo braccialetto comprato a Barcellona, il suo profumo Armani e le sue scarpe di tela, il vento fuori dalla finestra e il buio. Il buio.
Megan ha ventun anni che non le daresti mai, un fisico invidiabile e la voce roca e bassa. Le piace la musica alta, le persone che non riesce a riconoscere, le luci della discoteca, i ragazzi, le mani grandi, gli occhi maliziosi come i suoi, il divertimento, Louis.
Le piace quella sensazione che prova quando tutto si fa confuso, quando non sai dove inizia l’alcool e dove circola il sangue, la sensazione di non appartenere a nessuno ma di essere parte di tutto, quando sul cubo non distingue più le persone che ha attorno. Biondi, mori, belli, brutti, che senso ha?
Le piace azzerarsi, diventare un pezzo da mobilio, una bambola nelle mani avide di qualcun altro, sentire il sapore del piacere tra le labbra, sulla pelle, nelle costole, dentro i polmoni, nell’aria che respira. Le piace quando non c’è più nulla, nulla per cui ridere ma farlo lo stesso, nulla di cui preoccuparsi, il lavoro decadente e l’affitto da pagare, le paranoie di Dalia, il tremore di India, l’alcool finito e la maledetta chitarra di Niall Horan. Le piace spegnersi come una sigaretta, sentirsi spezzata, calpestata, lasciata sull’asfalto e portata via dal vento. Louis.
Ci sono i passi pesanti per casa, l’odore di bruciato dalla cucina, la telenovela alla televisione, lo spumante all’ultimo dell’anno, Louis.
 A Louis piacciono le lentiggini di Megan. Sono macchie di colore che le danno una forma, la riempiono, lo riempiono. Gli piace accarezzarle le guance fuori da qualche pub – sei gelata -, sorriderle piano e scostarle una ciocca di capelli dal volto. Gli piace quando trema perché ha una scusa per abbracciarla, gli piace toccarle le costole magre e guardarla mordersi il labbro perché sa che quello è il suo punto debole. E nasconderle le sigarette perché: “Non mi piace l’odore di fumo sulla tua pelle”, la risposta maliziosa che riceve – E cosa ti piace, sulla mia pelle? – e il ribattere, perché l’ultima parola è sempre la sua. “La mia.”
Megan non ce la fa a fare l’adulta, ci ha provato varie volte ma è tutto contro di lei. La sua altezza, le sue mani un po’ paffute e piccole, la pelle chiara da infante, le lentiggini e i capelli che naturali sono rossicci come il tramonto spagnolo che hanno visto l’estate scorsa. Non ci riesce, non le piace il mondo dei grandi, fa paura e lei non è pronta. Preferisce fare la bambina che ci gioca, a fare l’adulta. Preferisce essere come quando era piccola, mettersi vestiti scollati e il trucco della mamma, i tacchi alti e giocare ad essere grande, col rossetto rosso e lo sguardo provocatore. Non è nella sua natura essere adulta, prendersi cura di qualcuno che non siano le sue scarpe o le sue amiche, i suoi capelli colorati o India che non parla. Non può, le tremano le mani. Louis.
Non le piacciono le parole grandi e quelle importanti, i messaggi lunghi e le lettere d’amore. Preferisce un ‘Sì’ o un ‘Ti voglio’ senza nessun accenno di sentimento che non sia l’eccitazione, preferisce sorridere ad occhi sconosciuti perché le caramelle da chi non si conosce sono pur sempre le più buone. Louis.
Louis è il punto debole del suo corpo, il tallone d’Achille, ciò che la spezza, l’adulto. Louis è le parole grandi, quelle che la spengono anche più di qualsiasi alcool, di una canzone, di un cubo in discoteca, di un ‘Ti voglio’ privo di sentimento.
Louis parla troppo, stanno insieme da due anni e lui continua a parlare. Di loro, di India e Harry e: “quand’è che smetteranno di uccidersi a vicenda?”, di Niall Horan che: “amico, non per giudicarti, ma le tue canottiere sono proprio da gay”, di loro, di: “andiamo al mare?” durante i giorni di pioggia, del suo sorriso quando è stuccata – sei una dea -,  di quelle mani che non sono le sue che la toccano quando sta lavorando – se potessi, te lo scriverei in fronte: proprietà di Louis Tomlinson –. Louis parla, scherza sui capelli di Zayn, sul malumore di Dalia, ride delle interviste radiofoniche di Niall, parla delle sue sorelle, del ragazzo che gira intorno a Charlotte che proprio non gli piace.
Ma soprattutto, Louis parla con Megan. Nessun ragazzo le ha mai rivolto parola, nessuno che le scrivesse lunghi messaggi, lettere d’amore, che le dedicasse canzoni un po’ patetiche e parole grandi e importanti. La chiama “Piccola” perché sa che ne ha bisogno, perché lei vuole solo essere stretta forte, una bambina tra le sue braccia. Non esistono pillole, serate in discoteca e sensazioni artificiali più grandi, più potenti di lui. Perché le sue braccia l’annullano più dell’alcool, perché stretta alle quattro del mattino contro di lui, Megan ha ancora cinque anni. Perché se è bella senza trucco importa solo a lui, perché se adesso adora la menta e non fuma quasi più è perché nella borsa non trova più le sigarette ma un pacchetto di chewing-gum, perché lo ama anche più dei sabato sera.
Sono due anni che stanno insieme, che condividono l’appartamento perennemente in disordine, e Louis continua a parlare. Gira attorno ai discorsi, dice: “Torna presto” – resta con me -, sussurra: “Non bere troppo” – mia, mia, solo mia -, le bacia il collo e: “Mi manchi già” – non riesco a respirare –.
Louis continua a parlare ma sa che le parole le fanno paura, preferisce azzerarsi e non sentire nulla. E dietro una risata furba, dietro una battuta un po’ tagliente, lui ha sempre cercato di non parlare troppo.  Perché, in fondo, per entrambi è tutto un gioco. Louis ride, ride tanto, e Megan si trucca e fa la grande.
E ci ha provato, sono solo tre parole. Solo tre si ripete quando la guarda vestirsi, solo tre quando si infila i tacchi e gli orecchini, quando gli chiede: “Come sto?”, quando lei lo bacia sulle labbra e ride perché: “La tua barba pizzica”, solo tre mentre le risponde che è lei che è delicata perché è piccola. Solo tre parole quando le conta le lentiggini sul letto, quando la guarda muoversi sul cubo, tre quando fa un caldo bestiale e se la ritrova addosso – Sono qui, piccola. Sono qui.
Tre parole quando la sente tornare a casa, quando prepara una cioccolata alle quattro del mattino, solo tre e solo tre.
Ma sono grandi, troppo grandi per loro, per lei, per lui, troppo grandi perché è meglio il silenzio e fare finta di nulla. Azzerarsi.
Grandi perché quando Louis dice: “Megan, io ti..” lei lo bacia, lo stringe forte, chiude gli occhi e: “Lo so già.”
E, ogni tanto, crede anche che sia un bene. Louis continua a parlare, gira attorno ai discorsi come farebbe un allievo che sa i concetti ma non ha studiato. Perché se non ci fosse Megan che lo blocca e lo bacia, probabilmente svierebbe la frase, la cambierebbe, ci riderebbe su. Sono solo tre parole che entrambi sanno, ma sentirle è un’altra storia.  
E Megan lo sa, sì. Lo sa ma preferisce non sentirlo dire. Azzerarsi con un bacio. Con Louis.



 


terza one shot di questa serie.
la mia megan - quella vera - mi ha scritto: "è la one shot più bella che tu abbia mai scritto." poi ha anche bestemmiato e tirato un po' di lettere a caso, ma mia ha convinta.
non sono soddisfatta, non la sono mai completamente. ma, trattandosi di megan, di louis, di loro, volevo superarmi, battere tutti e tutto.
non so se la loro storia d'amore sia chiara come le altre, non so se il personaggio malizioso di megan sia piaciuto e quello di louis spiegato bene.
ma nella mia testa sono esattamente come il loro appartamento: un casino.
ringrazio mecna per la frase d'apertura che non poteva essere migliore per questa storia. grazie mille a chi la leggerà e a chi mi farà sapere :)
siete sempre troppo dolci, per me!
grazie di cuore a tutti, anche alla mia, di megan. sei la bambina più coraggiosa del mondo, e fanculo il debito in greco!
una montagna di baci e abbracci,
caterina



 

  
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