Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Moncheri    23/06/2013    4 recensioni
Essere una ragazza normale ha i suoi pregi: puoi avere degli amici, una famiglia che ti ama, degli hobby, delle passioni , e la consapevolezza che ti attende un futuro stupendo, grazie ai tuoi, seppur piccoli, sforzi. E sai che sarà un futuro normale.
L'esperienza mi ha però insegnato che, nonostante ciò, essere una ragazza speciale- non normale- è ancora meglio. Per me, almeno, è stato così.
Mi presento: mi chiamo Sonia e sono la Regina della Stelle.
Tratto dal testo:
"-Senti, non ti voglio uccidere! Né fare del male, di grazia! Sono qui per proteggerti e portarti via da questo luogo pericoloso!- sbottò lui, quasi arrabbiato.
-...eh? Che vuoi dire?- Lo facevo principalmente per prendere tempo, a dirla tutta, ma un po' di sana curiosità ci stava.
-Ti spiegherò tutto più tardi. Ora fidati di me.- mi disse con dolcezza, calmatosi, offrendomi una mano.
Il mio sguardo si posò prima sulla sua mano, poi nei suoi occhi. Potevo davvero fidarmi?
-Io...- iniziai, mentre un'idea faceva improvvisamente capolino nella mia mente -Io... E COL CAVOLO! TOH!- detto questo, pensai bene di piantarli un calcio con i fiocchi proprio in quel punto, si, in mezzo alle gambe..."
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Sono in ritardo, naturalmente. Ma in realtà non potevo proprio fare di meglio. Avevo seriamente pensato di interrompere la mia fanfiction, di chiuderla, di lasciarla lì a marcire finché tutti se ne sarebbero dimenticati. Ma odio interrompere le cose se non sono finite, perciò...eccomi qui, dopo sei mesi, a cercare di tirare fuori Sonia dalla situazione in cui si trova. O, quantomeno, ad aiutarla a capirci qualcosa. Ho cercato di spiegare alcuni dei misteri di questa fic, ma altri dovranno aspettare. Ecco a voi quindi un capitolo piuttosto corto, ma creato davvero con tanta fatica. Vi chiedo scusa in anticipo se lo troverete un po' noioso, ma...non potevo fare altrimenti. Dovevo a Sonia una spiegazione.


Ringrazio anche Aryadaughter che ha inserito la mia storia tra le seguite, insieme a Antares 91, buffy 90, kurabika, Lady Dory, LadyVirgo, Resmea, Saruccia, tama_chan_, TheLadyVampire97 e valepassion95. Grazie mille anche a chi ha inserito "Dancing in the sky" tra le preferite, Luana Genzo Chan, Manga Elevato 3 e Selen1990, e a buffy90 che ha messo la mia ff tra le "Ricordate". E naturalmente grazie a chi ha recensito, solo che se ringrazio tutti il capitolo va a finire che lo pubblico ad Agosto!! ^ ^

 

Bando alle ciance.

Buona lettura! Recensitee!

 

Spero di non deludervi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando l'amore fa male

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ne potevo più di tutte quelle rivelazioni. Prima mi era stato detto che ero una stella e non mi era stato spiegato in che arcano modo potessi esserla e poi ero venuta a sapere che ero la figlia di Eos il che ha anche senso, essendo ella la madre delle stelle), che anni fa aveva fatto la birichina con mio padre, e che in quanto suo successore avevo ereditato la sua maledizione. Tradotto per chi come me non sa quale cavolo sia la maledizione di questa Eos, il succo della questione era che ero condannata ad innamorarmi continuamente degli uomini mortali. Almeno questo era ciò che avevo trovato su Wikipedia.

Era tutto inspiegabilmente ridicolo. Ogni volta che ci pensavo mi davo della stupida da sola. Eppure avevo avvertito con chiarezza il mio cosmo svegliarsi, seppur una volta sola...non poteva essere tutto una grande balla. ...O sì?

In realtà dopo il giorno del Crysos ciò che mi premeva maggiormente era scoprire qualcosa di più sulla maledizione. Il resto...beh, poteva aspettare.

Avevo chiesto spiegazioni in merito ad Athena il giorno dopo essere fuggita frustrata dal Cryson Synageim: l'unica persona per cui avevo una cotta era il mio migliore amico, l'unico del quale ero certa di essere davvero, davvero innamorata. Gli altri ragazzi che avevo avuto erano stati passeggeri; piano piano tutti era erano usciti dal mio cuore. Andrea non l'aveva ancora fatto, e non l'avrebbe fatto mai, ne ero sicura. Cavolo, che cosa avrebbe detto di tutto questo la mia mamma? O meglio, la mia ...finta mamma? Avrebbe creduto a tali stupidaggini o le avrebbe considerate una delle tante storielle senza senso dei libri di fiabe? Volevo la mamma, la volevo, la volevo. E anche il papà. E anche il mio cagnolino e la mia migliore amica Maria. Mi ero stufata.

-Esistono diversi tipi di amore, Sonia- mi aveva detto quel giorno Athena - L'amore vero è il più potente che ci sia ed è per sempre. Se riservi questo tipo di amore ad una persona ti senti felice e quando sei con lui o lei ti senti come a casa, al sicuro. Daresti tutto per vederlo o vederla felice. Ti sacrificheresti per lui o lei, e lo faresti persino con piacere, con amore. E poi ci sono le storielle passeggere, o ad ogni modo gli amori finti e apparenti. Con una persona che condivide con te questo tipo di amore potrai sentirti meglio che con altre, potrai essere serena e tranquilla, ma non dura per sempre.- Athena fece un sospiro triste, con gli occhi persi lontano - Un giorno capirai che con egli o ella non ti sentivi veramente felice, che con lui o lei dovevi fingere e che hai solo mentito a te stessa convincendoti che era la tua anima gemella. Naturalmente, viste le circostanze, tu sei molto più matura di una qualsiasi tua coetanea sotto l'aspetto sentimentale. Potresti avere già trovato il tuo vero amore, alla giovane età di quindici anni!-

Mi ci volle un minuto buono per digerire il tuo. Dopodiché decisi di porre un'altra domanda a Saori. Dopotutto, mica era la dea della saggezza per niente, no?

-Ma scusa, come funziona 'sta maledizione? Cioè, se domani Dohko decidesse di ritornare vecchietto, potrei innamorarmi pure di lui?- rabbrividii al solo pensiero. Avevo bene in mente l'aspetto del Maestro dei Cinque Picchi prima che si decidesse di sfruttare la Misopetamenos. Se Nonciclopedia lo definisce "La melanzana truzza", nonché "L'Orribile Gnomo Viola", ci sarà un motivo.

-Questo non posso saperlo con certezza, anche se non è niente che tu già non sappia;- iniziò la Dea -dopotutto, la maledizione di tua madre ti è ricaduta addosso da quando sei nata, anche se ha iniziato a maturare solo qualche anno fa. Ad ogni modo- fece una breve pausa - l'esperienza di Eos può esserci utile. Non devi pensare che da ora in poi ti innamorerai del primo che incontri, Sonia, ma ...soltanto che ti capiterà di innamorarti più volte, ecco. Mi spiego: fino a quando sarai costretta a questa maledizione, è come avessi continuamente delle "cotte", se così vogliamo definirle: infatuazioni, per così dire. E' come se riuscissi a scavare più a fondo in ogni uomo, e trovassi qualcosa per cui inconsciamente ti convinci che vale la pena di amarlo. Vedi il meglio in ognuno, ma comunque il meglio per te. Se un uomo non ti piace, non è per te, è troppo grande o troppo giovane, il tuo cuore lo rifiuta, e la tua mente pure: sarebbe troppo. Questo, almeno, mi disse una volta Eos. Capisci? In poche parole, non potrai mai essere una compagna fedele, almeno fino a quando questa maledizione albergherà in te. Eos, ad esempio, di innamorò di Titone, Cefalo, e poi, naturalmente... -

Continuò a blaterale nomi insensati, ma io già non la ascoltavo più. Riflettei sulle sue parole, prima che mi si illuminasse la lampadina, per così dire. Aveva detto "Fino a quando questa maledizione albergherà in te"...

-Perché, c'è un modo per liberarsene?- domandai con impeto.

Athena si interruppe, leggermente irritata. Mi guardò male, ma poi il suo sguardo si addolcì ed ella annuì.

-Sì, credo di sì-

 

 

-----------

 

 

 

Il bacio del vero amore. Da non crederci! Il bacio del vero amore, manco fossimo in un cartone della Disney! Pazzesco: solo baciando il mio vero amore, a detta di Athena, sarei stata libera dalla maledizione. Che poi mi era stata ereditata ingiustamente! Ancora non sapevamo, in realtà, la vera storia: insomma, dov'era finita Eos? Perché dovevo pagare io per il fatto che secoli prima aveva fatto la mattacchiona con Ares ed era stata punita da Afrodite? Athena sarebbe andata a consultare l'Oracolo o Zeus, boh, il giorno stesso, per avere qualche informazione in più, anche perché "non ne va solo di mezzo la tua incolumità, ma la sicurezza di tutta l'umanità. Se Eos è stata rapita significa che molto probabilmente una guerra è in corso tra gli dei, e il destino di tutta la Terra è in pericolo". Parole di Athena.

E io, intanto, ero sul mio letto, alla Tredicesima, a pensare. Le parole di Saori mi avevano rassicurato: non ti innamorerai di certo del primo che incontri!, mi aveva detto. E infatti a scuola tutte le storie che avevo avuto(non un centinaio, sia chiaro, solo quattro o cinque, che per una quindicenne sono comunque tante), prima e dopo essermi innamorata di Andrea, erano state tra compagni di classe, di corso, amici di amici...non certo sconosciuti. Era rassicurante pensare che se ero stata tante volte fidanzata non era colpa mia e dei miei ormoni impazziti ( che pure, sempre secondo Athena, lo erano, altrimenti non avrei perso così tanto tempo a fare radiografie con gli occhi a tutti quei gran figoni dei Gold), ma della mia maledizione. Mancava solo il bacio del Vero Amore per potermene liberare, anche se questa era solo una supposizione di Athena, basata sulla sua conoscenza della sorella Afrodite, responsabile della condanna di Eos. Il problema era che il mio vero amore era chissà dove, a fare chissà chi, e sembrava essere diventato una sorta di mio acerrimo nemico.

Nel bel mezzo di queste mie riflessioni bussarono alla porta.

Toc toc.

-Sì?-

-Sono io, posso entrare?-

Era la voce di Mu.

-Certo, vieni- risposi.

Mi spostai per farli un po' di posto sul letto. Lui entrò nella stanza, si sedette con lentezza e mi guardò intensamente negli occhi, tanto da darmi fastidio e costringermi ad abbassare lo sguardo. Insomma, ma che aveva?!

-Sono venuto a dirti che ci dispiace- proferì improvvisamente il Gold, come se mi avesse letto nel pensiero.

-E di che?- domandai istintivamente io.

-Di...beh, per questa situazione. Immagino che tu debba essere parecchio confusa, in questo momento...- iniziò, titubante.

-Mmm, sì. Lo sono- confermai io, sulla difensiva. Dove voleva andare a parare?

-Ecco, ci tenevamo a dirti soltanto che per noi non è cambiato niente. Non devi crederci imbarazzati, non lo siamo, noi...per noi tu sei sempre la stessa, nessun imbarazzo da parte nostra...- era imbarazzato lui, in realtà. Eccome. Anche se non capivo ancora cosa volesse...Ah! Oh cavolo! Ecco spiegato tutto. Mi sentii avvampare, prima di interromperlo con impeto.

-Oh, no!! No, Mu, no! Ma...ma dai! Ma che discorsi sono, io...no, ti prego, che vergogna!! Non è come credi, non sono diventata una...una..."donna di facili costumi" da un giorno all'altro! A parte il fatto che 'sta roba della maledizione non è una novità, però...non dovete essere imbarazzati! Non ci proverò con voi, eh dai!-

Ero imbarazzatissima, e lui a questo punto sembrava esserlo più di me. Probabilmente lo avevano mandato come ambasciatore o qualcosa del genere. Che razza di discorsi!

E così, mentre lui balbettava frasi sconnesse, come:

-N..n..no, c..ci...ci mancherebbe, non volevamo insinuare ni..niente di si..simile, m..ma...-, io a mia volte ripetevo come un mantra qualcosa tipo:

-Non ci voglio pensare, non ci voglio pensare, non ci voglio pensare,...-

Insomma, il pensierino al Gold ci scappa anche, ma passare alla pratica e fare il filo no, eh!

Sentivo che sarei andata in fiamme, se non avessi fatto qualcosa per calmare la situazione.

Presi un bel respiro.

-Senti, Athena me l'ha spiegato, ok?- proruppi, la voce leggermente stridula.- Potrò innamorarmi più volte nel corso della mia vita, ben lungi da sbavare dietro a tredici Gold in contemporanea! O meglio, magari ogni tanto vi sbaverò dietro, ma QUESTO SARA' SOLO COLPA DEGLI ORMONI!- sbraitai contro il cavaliere della Prima Casa, che poverino aveva assunto la tonalità del mio copriletto. Viola pastello.- Innamorarsi è un'altra cosa! E poi, e che cavolo, te lo ripeto: non è una novità, questa! Anche se non lo sapevo, 'sta stupida maledizione l'avevo fin dalla nascita, perciò... scusa, ti sembra abbia mai mostrato qualche sentimento che va oltre al semplice affetto e alla semplice amicizia, nei vostri riguardi?-

Ma solo mentre formulavo la domanda capii. Capii la vera risposta, quella che Mu-ne ero certa- stava per darmi, l'unica vera risposta, quella che non avrei mai voluto fosse vera.

-Ehm...sì...-disse infatti Mu.

Sì. Ovvio. Come avevo fatto a dimenticarmene? Come ci si può scordare di amare qualcuno? Pensavo non fosse umanamente possibile, invece lo era. Perchè io Camus lo amavo, me ne rendevo conto solo adesso, e me n'ero dimenticata. Anzi, no: in realtà non me n'ero ancora accorta. Non l'amavo quanto Andrea, ma l'amavo comunque. Ora non potevo più mentire a me stessa, non adesso che finalmente la mia maledizione era nota anche a me. Io amavo Camus. Come spiegare, altrimenti, ciò che sentivo nei suoi confronti? Le farfalle nello stomaco che avevo tanto voluto ignorare, l'agitazione, la confusione? Quello che provavo per Camus arebbe stato come uno dei tanti amori che avevo vissuto al liceo, amori che danno il tempo che trovano, ma non potevo comunque ignorarlo. Non più. E che cavolo!

In un tratto capii ciò che intendeva Saori, in che cosa consisteva l'" innamorarsi continuamente degli uomini mortali". Io amavo Camus. Amavo Andrea. Avevo amato Michele della 3^B, il mio ultimo ragazzo, quello di cui avevo parlato al mio migliore amico, quel giorno al mare, e che era riuscito a strapparmi un solo bacio, e avevo amato Marco, Nicolas e Alex prima di lui. Non ero una prostituta. Io amavo ( niente strane idee, non ero mai andata oltre il bacio, eh!) o perlomeno ero convinta di farlo, fino a quando tutto non passava. Tutto sarebbe sempre passato, poi. Era già tanto se di Marco, Nicolas e Alessandro mi ricordassi anche solo i nomi. Solo uno sarebbe stato nel mio cuore per sempre. Il mio vero amore, l'unico in grado di liberarmi dalla maledizione.

Ora il problema era: Camus era uno dei tanti?

Al momento non potevo saperlo.

Sapevo solo una cosa, e mi facevo schifo e compassione da sola al solo pensarci, anche se non era colpa mia: mi ero innamorata di un Gold Saint. Scegliertene un altro no, eh, carina?

Posai di nuovo lo sguardo su Mu.

-Hai ragione- gli dissi soltanto, prima di scoppiare a piangere come una bambina di tre anni.

Mu fu così gentile da stringermi con delicatezza in un abbraccio caldo e rassicurante, tanto che mi feci ancora più schifo.

-Sonia, non è colpa tua...stai tranquilla...sono venuto qui apposta per tranquillizzarti, a noi non interessa...- mi rassicurava intanto Mu.

-Ma Mu, i...io amo Ca...Camus! Lo amo, ma n..n...non voglio a...amarlo! Io...amo anche A...Andrea, come pos...s...so...- stavo proprio frignando come un poppante, altro che mantenere un contegno e affrontare tutta la faccenda con sangue freddo, come mi ero ripromessa poche ore prima.

Mu impiegò dieci secondi buoni prima di rispondermi, con voce leggermente incerta.

-Non lo so, Sonia, ma stiamo cercando di capirci qualcosa tutti, davvero...andrà tutto bene...il corpo di Athena è nella Sala del Trono, sorvegliato dagli altri, mentre il suo cosmo è sull'Olimpo...sta consultando il sommo Zeus, una guerra è alle porte...e poi cercherà informazioni sul tuo conto...andrà tutto bene, vedrai...-

Io lo ascoltavo solo per metà. Il resto del mio cervello si stava chiedendo come avrei affrontato questa mia nuova cotta per Camus, per il mio Camus...lui sapeva? Probabilmente sì. Cosa pensava di me? Quanto apparivo ridicola ai suoi occhi? Una stupida quindicenne, insulsa e dal carattere a dir poco difficile, che si innamora di un Gold...chissà come gli appariva banale.

Tuttavia quando Mu se ne andò, con la promessa di ritornare dieci minuti dopo con una vaschetta di gelato alla crema, ero un po' più tranquilla. Avevo smesso di piangere, e il Cavaliere di Aries mi aveva rassicurata dicendomi che secondo lui Camus non sospettava un cavolo, e che, anzi, se non fosse stato per il suo "straordinario intuito e il suo spirito di osservazione", nemmeno lui in realtà si sarebbe accorto di niente. Ci speravo tanto. Cam non doveva sapere. Il sospetto ci stava, ma la certezza era impensabile; non doveva sapere. Non si sarebbe mai, mai, MAI messo con me, e - rimasi parecchio stupita da me stessa quando me ne resi conto- nemmeno io mi sarei mai messa con lui. Lui era un Gold, un uomo, un adulto. Io ero una ragazzina che giocava a far la grande. E poi, ora che sapevo tutto ciò che c'era da sapere su me stessa, non mi sarei mai permessa di avere un ragazzo. Se Andrea era il mio Grande Amore, e tutti gli altri uomini erano destinati a sparire dal mio cuore così come ci erano entrati, era meglio che mi mettessi in riga e iniziassi a comportarmi decentemente. Basta storielle passeggere; avevo anch'io un'onore, ma dico! Inoltre, non avrei mai fatto soffrire Camus: non se lo meritava.

Mangiai il mio buonissimo gelato- probabilmente veniva dal frigo di Aldebaran, hihihi- e decisi di passare all'azione.

Athena stava per ritornare dal suo viaggetto sull'Olimpo, giusto? Ebbene, sarei andata nella Sala del Trono ad aspettarla, anche se ciò significava vedere Camus e sentirmi addosso lo sguardo di tutti i Cavalieri. Eppure Mu mi aveva detto di non preoccuparmi, che non mi avrebbero in alcun modo giudicata...speravo tanto fosse davvero così.

Infilai le mie infradito color corallo e uscii dalla mia stanza. Era la fine di giugno, e anche nei corridoi abitualmente freschi della Tredicesima faceva un caldo bestiale, tanto che, dopo neanche cinque minuti di corridoi, giunta davanti alla Sala del Trono ero completamente sudata, con la frangetta appiccicata alla fronte e gli aloni di sudore sotto le ascelle. Quanto mai ero uscita dalla mia stanzetta super-climatizzata!

Mi spostai un poco i capelli dalla fronte e, preso un profondo respiro, entrai nella Sala del Trono.

 

 

 

-------------

 

 

 

Athena era sdraiata su un gigantesco e all'apparenza comodissimo letto a baldacchino, tanto che per prima cosa mi chiesi perché prendersi la briga di spostare un cosone così grande nella Sala del Trono, quando la Dea della Saggezza poteva benissimo rimanere nella sua stanza.

-Ma Sonia, ti pare sia il caso che tredici uomini entrino insieme nella stanza di una signora priva di sensi?- mi aveva spiegato il dolce Aiolos quando gli avevo chiesto spiegazioni.

Mi ero saggiamente astenuta dal fare ulteriori commenti.

Nella Sala del Trono erano presenti, come mi aspettavo, tutti e tredici i Gold, e in più il Gran Sacerdote e i Bronzini. Buffo come, dopo essere venuta a conoscenza della mia maledizione, le mie priorità fossero mutate, come il mio modo di vedere molte cose fosse mutato. La vista dei Bronzini, ad esempio, in quel momento non mi scatenò più l'ondata di ormoni che mi aveva colta solo qualche giorno prima.

Evitai accuratamente di guardare nella direzione dove sapevo essere Camus, ovviamente vicino a Milo, e borbottando un -'giorno-, mi piazzai vicino a Mu.

Tenevo gli occhi bassi; morivo dall'imbarazzo. Speravo tanto che Mu avesse spiegato loro tutto ciò che c'era da spiegare, così da sentirmi più tranquilla. L'aveva fatto?

Sentivo lo sguardo di tutti i Cavalieri addosso; o forse me lo stavo soltanto immaginando.

Erano passati sì e no cinque secondi da quando mi ero piazzata vicino al Cavaliere dell'Ariete, sul gradino davanti al Grande Trono, quando Pegasus parlò.

-E ti pareva che non riusciva a starci lontana...- borbottò a mezza voce. Come ho già detto, la stanza era fatta in modo da trattenere tutti i suoni, e per cui non mi fu difficile udire il commento di Seiya, che pure era a una decina di metri da me.

Avvampai, mentre dentro mi sentivo una cacca. Non potevo neanche arrabbiarmi con lui, inviperirmi, fare l'offesa, perché aveva ragione. Aveva ragione, cavolo! Non riuscivo a stare lontana dai ragazzi! Lui, naturalmente, non era incluso; e nemmeno gli altri Cavalieri, in realtà. Ma a Camus non riuscivo a stare lontana. Sapevo che, come gli altri, era al cospetto di Athena, e sapevo anche che una parte di me era giunta alla Sala del Trono solo per vederlo. Al diavolo la maledizione! Manco sapevo se esisteva, se tutto questa storia delle Stelle era vera o no! Ma Camus lo amavo. Era l'unica certezza a cui mi potevo aggrappare, in quel momento. Lo amavo, ed io ero un Post-it.

Chissà che figura ci facevo, a continuare a piangere. Non bella sicuramente. Già immaginavo i commenti che Seiya avrebbe fatto coi suoi compagni. E non posso nemmeno dire che in quel momento non me ne importava niente. Me ne importava eccome! Me n'era sempre importato, di ciò che pensavano gli altri. Ero sempre stata la classica oca che si veste bene e gira per i corridoi della scuola come se ne fosse la padrona. In realtà non ero perfetta come sembravo; sapevo essere stupida, superficiale, impulsiva. E quando avevano iniziato a chiamarmi Post-it...e quando avevo capito che, pur volendo, non riuscivo a smettere di innamorarmi, innamorarmi ancora...era stato il finimondo, per me. Credevo sarebbe tutto finito. Volevo una nuova vita, e pensavo che Athena, il Grande Tempio, i Cavalieri me l'avrebbero offerta. Ma no. Stavo rivivendo tutto, in una sorta di tremendo, orribile, maledetto "dejà-vu". Piangere mi sembrava lecito, anche se così facendo apparivo debole. Lo ero davvero.

Milo mi stava difendendo , stava spiegando ai Bronze che non era colpa mia e neanche quando disse a Seiya che di certo non mi sarebbe mai potuto piacere uno come lui, lo stupido e infantile Cavaliere di Pegasus, in me si mosse qualcosa. Solo dolore, dolore e desolazione, pentimento, impotenza.

Camus mi fu vicino in un attimo; quando iniziò a scendermi la prima lacrima già ero tra le sue braccia. Mi sentivo meglio, vicina a lui, anche se sapevo che era sbagliato. Ma lui mi stringeva, mi diceva che andava tutto bene, che mi volevano, no, che mi voleva bene...

Mi guardò negli occhi e lo ripeté, con convinzione, tanto da farmi piangere ancora di più. Non potevo neanche pensarci, era assurdo che potesse ricambiare. Il suo era solo affetto, e anche se fosse stato... amore...non poteva funzionare. Pensai ad Andrea, strizzai gli occhi e pensai a lui, intensamente, come fosse un ancora di salvezza, mentre Camus era di fronte a me, e io ero tra le sue braccia. Mi sentivo tanto un personaggio di Beautiful; tutta la mia vita sembrava essere diventata una sit-com amorosa. Perché non arrivava la puntata finale? Era tanto lontana, ancora? Volevo la fine, la volevo, la volevo, la volevo... ma intanto dovevo andare avanti, volente o nolente. Aprii gli occhi, convinta che mi sarei trovata davanti ancora Camus, con i suoi bellissimi occhi color del ghiaccio, e la sua bocca bella e impossibile. E quasi mi venne un colpo quando non lo vidi più di fronte a me.

Ero in un posto diverso, non mi trovavo più al tempio di Athena. Nessuna traccia dei Cavalieri.

Solo io, in una stanza immensa, ancora più grande della Sala del Trono, e una donna davanti a me.

Una donna bellissima, come mai ne avevo viste.

La riconobbi, non so come, ancora prima che aprì bocca.

-Ciao, bambina. Assomigli tanto a Eos...la dea che io, Afrodite, maledissi secoli e secoli fa.Ora ascoltami bene: sto per dirti una cosa molto, molto importante. Saprai tutta la verità su ciò che sei.-

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Moncheri