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Autore: Road_sama    23/06/2013    4 recensioni
[Fanfic sospesa fino a che non mi tornerà l'ispirazione giusta. Chiedo scusa a tutti i lettori che aspettano un aggiornamento da un bel po' di mesi, ma ho troppe cose per la testa in questo periodo. Spero di riprendere in mano la fic presto.]
Questa è la prima long fic in questo fandom quindi fatemi sapere cosa mettere a posto!
I Perfect Maker sono una piccola band europea, arrivata in California da poco per fare una serie di concerti. Non sanno ancora cosa vuol dire essere delle star e non sanno nemmeno cosa possono diventare i Paparazzi per loro. Sarà proprio questa piccola avventura ad insegnarglielo e a cambiarli per sempre.
Buona Lettura!
/UsUk//GerIta//Spamano//Franada//PruHun//accenni AusHun/InghilterraxIrlanda/
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A tutti ciaooo! Ebbene, alla buon’ora sono arrivata con un nuovo capitolo. Strano che lo pubblichi solo adesso visto che ce l’avevo pronto da mo’ però…per qualche oscuro motivo sono in ritardo lo stesso^^
Coomunque…qui comincerà a vedersi un po’ di trama…ovvero, capirete perché ho scelto proprio ‘Paparazzi’ come titolo.
Detto questo, buona lettura!

 
 

UNA TRANQUILLA GIORNATA AL MARE O…
 
 


Arrivarono alla baia di North Beach che era ormai mezzogiorno. Il sole era alto e sarebbe stato capace di sciogliere chiunque. Il cielo era limpido ma, in alcune zone si poteva intravedere un piccolo sbuffo di nuvola. Amara consolazione visto che non avrebbe potuto portare alcun sollievo contro quel caldo torrido.
La spiaggia era separata dalla strada da una piccolo gruppetto di alberi ed era l’unico posto in cui ci si poteva salvare dal caldo!
-C-Che figata sto posto!! – Alfred emanava felicità da tutti i pori. –Iggy!!! Mi porti a nuotare? Eh, eh? Daiii!! –
Arthur lo osservava impassibile da dietro i suoi occhiali Givenchy di Kate Moss. Inutile dire che sembrava proprio un tamarro conciato così. Un rispettabile tamarro inglese, si intende.
-Prendi il salvagente a forma di sandwich e parlagli penso che ne trarrai un ottima compagnia. Io starò qui, sotto all’ombrellone a leggermi questo nuovo giallo che mi sono comprato. – ghignò.
Alfred parve incupirsi. Si sfilò i pantaloni sfoggiando un paio di bermuda con la bandiera americana. Un nuovo sorrisetto strafottente si fece largo nella sua faccia. Si rivolse all’inglese che stava sistemando l’ombrellone.
-Il fatto è che hai paura del mio costume! –
Arthur lo osservò stralunato.
-Cosa? Per me potresti venire anche in bikini. – affermò acidamente.
L’americano sbuffò.
-Non intendevo quello. Io ho la bandiera della grande America! – rise.
Fu la volta di Arthur fare il ghigno strafottente. Con un gesto fulmineo si ritrovò anche lui in costume, esattamente come Alfred aveva una bandiera ma, lui portava la favolosa Union Jack.
-Dicevi qualcosa per caso? Ah, si, qualcosa a proposito della piccolezza dell’America in confronto alla grandezza dell’Inghilterra! – rise forte.
L’americano mise il broncio.
-Questa l’hai voluta tu maledetto! –
Alfred lo sollevò di peso e si diresse verso l’Oceano.
-Hei! Stupido yankee mettimi giù! Smettila! Devo leggere- vedendo l’acqua avvicinarsi pericolosamente a lui, cinguettò –Non mi sono ancora messo la crema! La mia pelle è sens-
Si ritrovò sommerso in acqua con la mano di Alfred che lo aiutava a rimanere giù.
 
 
-Lovinito! – urlò a squarciagola Antonio.
-Che ne dici se andiamo a fare un bagno? –
-Ho sonno. Voglio dormire. – affermò assente l’italiano da sotto l’ombrellone.
-Dormi dopo! Perché non facciamo una nuotatina? Dai! Voglio vederti in costume. – lo spagnolo pronunciò quelle parole con un velo di malizia.
Lovino aprì un occhio minaccioso.
-Dormi dopo…quante volte l’hai detto oggi? –
Lo spagnolo ci pensò.
-Bah, solo ora. –
-Con “oggi” intendo anche sta notte. – disse glaciale.
-Oh, beh! Penso di aver perso il conto! – ammise.
-Ti sei già risposto, allora. – chiuse l’occhio aperto in precedenza.
Antonio non si diede per vinto. Si accucciò fino ad arrivare a qualche spanna da lui.
-Eddai! Ti prometto che dopo ti faccio dormire! –
Ancora una volta Lovino aprì un occhio.
-Sai cosa vuol dire per me, dopo sta notte, mettersi in costume? –
Il moro scosse la testa.
-Vuol dire mostrare tutti quei maledetti succhiotti! Idiota! –
Antonio rise, poi, con un dito si indicò la schiena.
-Ma se è questo il vero motivo, chissene frega! Anche io qua dietro ho i tuoi graffi. E’ strano ma, alcune volte, mi sembra di avere a che fare con un gatto. – si fece pensieroso per far infuriare l’italiano.
A quanto pare ci riuscì perché quest’ultimo gli assestò un pugno sulla spalla.
-Ah! Se io sono un gatto perché ti graffio allora tu dovresti essere un pesce palla giusto?
E-E poi, non me ne frega niente di te! Tu sei un pervertito di prima scelta, lo sanno tutti che ti piace il sesso estremo! – lo spagnolo lo prese per le braccia senza dire niente.
-E tu dovresti sapere bene che sono il tuo ragazzo quindi, per il tuo bene, non posso lasciarti qui. –
Sorrise. L’italiano arrossì ma, guardò da un’altra parte.
-Che premuroso…- disse ironicamente. -Starò con te in acqua solo per un po’, poi mi fai dormire, intesi?! –
Lo spagnolo annuì vittorioso.
 
Un armadio dai capelli biondi e gli occhi azzurri se ne stava in piedi nel bel mezzo della spiaggia a fissare impassibile i movimenti periodici delle acque.
Si avvicinò di qualche passo all’Oceano fino a che le onde non arrivarono a sfiorargli le dita dei piedi. L’acqua era gelata però, in quel punto della spiaggia c’era una grande quiete, quindi non se ne curò. Sarebbe rimasto lì per tutto il tempo.
Lo sguardo si assottigliò per il riflesso del sole su un’onda ma, l’espressione da monolite del viso non mutò.
-Luddyyyyyyyyyyyyy!! – una voce alquanto acuta gli arrivò alle orecchie.
Si sentì un grosso tonfo seguito da un sonoro “splash” .
Feliciano si era aggrappato alla schiena del tedesco ma, quest’ultimo non aspettandosi un contatto di quel genere, aveva perso l’equilibrio trovandosi la faccia spiaccicata nella sabbia umidiccia.
L’italiano si spostò dalla sua schiena e si accuccio all’altezza del suo viso.
-Oddio! Scusa Luddy non volevo! Tutto bene? – piagnucolava il castano realmente preoccupato.
Il biondo si ripulì la faccia con l’aiuto di acqua marina. Il naso gli faceva incredibilmente male ma, non sanguinava.
Non appena si fu “ripulito” rimase qualche istante a fissare l’italiano. L’altro che lo fissava in attesa di una risposta.
-Felicianooooooooo!!! – fu l’unico nome che riuscì a sbraitare.
-Oh, ma allora stai bene!- sorrise l’italiano.
Ludwig era contro la violenza immotivata contro le persone però in quel momento era l’unica cosa che gli veniva in mente.
 
Eliza si domandava dove fosse finito quello stupido tedesco. Appena uscito dalla macchina si era dileguato. Si portò la mano sopra gli occhi per coprirsi dai raggi solari. Eccolo! Si! Non sapeva esattamente se era lui, vedeva solo un mucchio di asciugamani uno sopra l’altro a modi tenda. Con passi spediti si avvicinò a quell’ammasso di stracci.
Oh, c’era un’entrata.
Guardò dentro e quello che vide fu un Gilbert con un turbante in testa, vestito con un accappatoio, una sciarpa che gli copriva metà viso e dei Ray Ban a specchio intento a fissare il mare.
-Gilbert?- domandò sconvolta la ragazza.
Il ragazzo voltò la “faccia” nella sua direzione. L’ungherese cominciò a ridere di gusto.
-Chem cazzom ridim?!- disse l’albino con la voce distorta da quella sciarpa. Eliza si asciugò le lacrime che si era formate negli angoli dei suoi occhi poi, non smettendo di ridacchiare entrò nella tenda. Appoggiò dentro la sua roba e si sedette vicino al ragazzo.
-Non pensi che qui tu possa toglierti tutta…sta roba?- osservò la ragazza. L’albino parve pensarci su.
-Sim…pensomm di esserem abbastanzam al sicurom…-
Eliza gli sfilò gli occhiali e rivelò i suoi bellissimo occhi rossi. Lui parve stupito. Lei gli tolse il turbante e tantissimi capelli arruffati gli caddero sulla fronte. Gli srotolò di torno la sciarpa e mostrò le sue labbra chiare. Si perse a fissarlo ma, fu solo per un attimo perché lui la baciò.
Lei arrossì e si voltò in un’altra direzione.
-Beh…voi albini…cosa fate al mare?- domandò temendo la risposta.
Gilbert le prese il mento con la mano e i loro occhi si incontrarono di nuovo.
-Kesesesese, ci divertiamo.- sussurrò prima di ritornare a baciarla.
 
Appena arrivati e sembrava già che tutti si stessero divertendo. Dopo essere entrati in acqua però, si erano resi conto che l’Oceano della costa Ovest non era il massimo per fare il bagno.
Matthew piantò l’ombrellone ma non fece in tempo a sistemare il suo asciugamano che qualcuno lo aveva abbracciato alle spalle. Sussultò.
Sentì il forte profumo di vino e lavanda e capì l’identità del suo “aggressore”.
-Francis mi hai fatto prendere uno spavento!- il francese rise piano poi, prima di allontanarsi, gli baciò il collo. Il canadese era tremendamente imbarazzato.
-I-Io volevo ringraziarti per l’invito…si stanno divertendo tutti.- disse cercando di distogliere l’attenzione da quello che era appena successo.
Il biondo sorrise di rimando.
-Sono felice. Sai molto spesso non so con chi condividerla questa spiaggia però penso che ora sia molto utile.-
-Già…- Matt appoggiò l’asciugamano sulla sabbia ondulata e si voltò a fissare il francese che ora si era voltato verso gli alberi al confine con la spiaggia.
Il canadese si avvicinò a lui timidamente.
-Francis- lo chiamò –p-per favore…mi metti la crema?- gli domandò porgendogli il tubetto. Il francese  parve stupirsi, ma fu solo un attimo.
- sûrement!-
Entrambi si sedettero sotto l’ombrellone. Francis aprì le gambe per fare stare il canadese più comodo. Matt era titubante a quell’idea. Dopo la scorsa sera pensare di stargli ancora così vicino lo metteva in agitazione. Esattamente non sapeva perché se ne fosse andato. Lui voleva baciarlo. Era stato molto bello quel bacio, sincero. Matthew non sapeva doveva aveva trovato la forza di andarsene...forse non si fidava ancora di Francis o forse non era ancora pronto.
Francis aveva uno sguardo tremendamente magnetico. Se fosse successo una seconda volta non sarebbe sicuramente riuscito a tirarsi indietro.
I suoi pensieri vennero interrotti non appena il francese appoggiò la sua mano calda sulla sua spalla destra. Per la prima volta in tutta la sua vita, stava desiderando…di essere toccatoda un’altra persona. Che si fosse innamorato? Non lo sapeva, non aveva mai provato una sensazione del genere.
Quelle emozioni però gli piacevano.
Che male c’era a buttarcisi dentro e viverle appieno?
 
 
-Fatti più in la! Non ci vedo!-
-Ehi, qua c’ero io!- il greco lo guardò truce.
-Vuoi fare a botte? Poi però te la vedi tu con Francis!-
-Sei tu che ti comporti come un bambino! Siamo qua per fare delle foto, non ho mai detto di volerti picchiare, anche se mi piacerebbe molto.- affermò il turco.
Heracles sbuffò.
-L’avevo chiesto a Francis di non mettermi con le teste bacate come te durante il lavoro.-
-Beh allora siamo in due!- borbottò Sadiq afferrando la macchina fotografica.
-Facciamo così…fai delle belle foto su di loro che così Francis da il merito a tutti e due, io vado a dormire.-
-Non dire cavolate. Non ti lascio dormire. Adesso prendi quella stupida macchina fotografica e facciamo delle belle foto. Domani dovranno essere in prima pagina intesi?-
Il greco annuì.
-Ti odio-
-Reciproco-
  
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