Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: youweretrouble    23/06/2013    1 recensioni
"-Hai avuto un incidente due giorni fa, hai sbattuto la testa e..- sospirò - temo che questo brutto episodio ti abbia causato un'amnesia transitoria.-
Rabbrividii al suono di quelle parole.
-Quanto durerà tutto questo?- tirai su con il naso e premetti con forza le labbra l'una contro l'altra, tanto che diventarono una linea.
-Purtroppo questo non so dirtelo dolcezza, ma posso assicurarti che starai molto meglio quando il tutto finirà.-"
Lui la farà ricordare, Lei lo farà innamorare.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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'Oh cazzo, le beliebers non facevano parte dell'accordo.'

 

Scossi la testa guardando nella loro direzione, sperando capissero che non fosse un buon momento, ma fu come se agitando la testa avessi attirato la loro attenzione il doppio di quanto stavo già facendo.
I loro passi si fecero sempre più veloci e intuii che starmene con i piedi saldati a terra, non avrebbe risolto la situazione.
Afferrai istintivamente la mano di Grace e la pregai di seguirmi. Se l'avessi pregata di correre, si sarebbe accorta che qualcosa non andava.
Ciononostante la mia camminata era comunque più veloce rispetto a quella di Grace, tant'è che lei era a qualche centimetro dietro di me. La stretta di mano era l'unico contatto fisico che mi permetteva di farle capire che doveva starmi il più vicino possibile.

-Justin..-mormorò grace-l'ospedale è dall'altra parte.- continuò.
-Lo s-so- balbettai.
-Sono due minuti che ci giri intorno, pensavo non te ne fossi accorto..-
Mi voltai per guardarla ma i miei occhi si posarono su altro. Due grandi figure si nascondevano a pochi metri dietro di noi.
Pestai un piede contro l'asfalto e mi maledii in silenzio.
Come avevo potuto portare fuori Grace senza prima assicurarmi che la stampa o i fans fossero in agguato? Stavo rovinando tutto.

Grace si voltò, guardando nella mia stessa direzione.
Portò le mani alla bocca, prima che potesse spalancarla.
In pochi secondi, fummo circondati.
La paura si impadronì del corpo di Grace, e me ne accorsi quando la vidi irrigidirsi.
Si voltò improvvisamente verso di me, cercando di formulare una frase di senso compiuto.

-Chi sei?-

I suoi occhi erano fissi sui miei. Brillavano.
Forse dalla troppa luce, o forse dalle lacrime che stava trattenendo.
Uno dei paparazzi nascosti tra la folla intervenne.

-Justin Bieber, lui è Justin Bieber!-

Portai Grace tra le mie braccia, proteggendola dai numerosi flash che continuavano a puntarci addosso.
Il suo viso si fiondò nel mio petto senza pensarci due volte, le sue mani strinsero il tessuto che le impediva il contatto con il mio corpo.
Sapevo avrebbe preferito scappare e starmi lontano il più possibile ma, in circostanze come quelle, mischiarsi nella calca di paparazzi sarebbe stato l'ultimo desiderio di chiunque.
Portai avanti i nostri corpi, proponendo a quello di Grace di seguire i miei stessi passi.
Spinsi la folla sparpagliandola da un lato e dall'altro, cercando di formare dello spazio intorno a noi.
Pochi secondi dopo ci ritrovammo a correre per raggiungere l'altra parte della strada, dove si trovava l'edificio.
I sensori dell'entrata principale dell'ospedale si accorsero della nostra presenza, così che le porte si aprirono in automatico.
Ci rifugiammo dentro una stanza il cui cartello appeso alla porta diceva “solo il personale”.
Chiusi la porta alle nostre spalle e, noncurante degli occhi che Grace teneva fissi su di me, gli diedi le spalle mentre posavo le mani sulle gambe ponendo tutto il peso del mio corpo su esse. Il mio battito irregolare mi spingeva a deglutire spesso per prendere fiato.

Pochi istanti dopo alzai lo sguardo per un momento e vidi Grace accasciata per terra, con le gambe al petto e le braccia avvolte intorno le ginocchia. Quella posizione non mi permise di guardarla in faccia.
Presi coraggio e cercai di formulare una frase che avesse più senso possibile.

-Scusami, non sarebbe dovuto succedere, io..-
-Chi sei?- il tutto venne interrotto dalla stessa domanda che Grace mi aveva posto pochi istanti prima.

Ebbi un flashback e ricordai i suoi occhi che erano sul punto di lacrimare, il suo corpo tremare sotto il mio, i paparazzi che gridavano il mio nome.
Scossi la testa e mi liberai da quel brutto pensiero, quando notai che i suoi occhi erano ora smarriti e mi guardavano in cerca di una risposta.

-Justin, Justin Bieber.- inarcai il sopracciglio dalla risposta ovvia che le avevo appena dato.
-Non essere spiritoso, sai cosa intendo.-
Mi sedetti a terra, raggiungendo l'altezza dei suoi occhi che non smettevano un attimo di guardare i miei.
Sospirai.
-Non costringermi a dire cose di cui potrei pentirmi..- mi interruppe iniziando una nuova frase con torno di voce più alto.
-Justin, dopo oggi credo che io abbia il diritto di saperlo.-
Deglutii.
-Tutto quello che posso dirti è che se non chiamo qualcuno che ci aiuti a sbarazzarci di loro non usciremo mai da questa stanza.- spiegai.
I miei occhi implorarono i suoi di smetterla di fare domande e, in un certo senso, Grace lo capì.
Annuì.
Non capii esattamente a cosa avesse acconsentito, fatto sta che la ringraziai.
Mi alzai da quella posizione scomoda che stava uccidendo ogni osso del mio corpo e presi il cellulare trovatosi nella tasca posteriore nei pantaloni.
Sbloccai lo schermo e composi un numero.
Grace continuava a starsene seduta con lo sguardo fisso nel vuoto.

-Ehi amico potresti farmi un favore?-
Aspettai qualche istante prima di udire un consenso dall'altra parte della cornetta.
-Dovresti sbarazzarti di qualche paparazzo che mi sta intorno..” feci una pausa “sono in ospedale e, se non mi facessi domande, te ne sarei grato.-
Lo ringraziai e terminai la chiamata.

Riportai i miei occhi su Grace prima di riporre il cellulare al suo posto.
-Ho sistemato tutto, non c'è più pericolo.- commentai subito dopo.

A quelle parole Grace sembrò rilassarsi.
Mi aspettai da lei un interrogatorio, uno di quelli che ti fanno i poliziotti quando sospettano che tu sia coinvolto in un omicidio, ma così non fu.
Tornammo nella sua stanza come se niente fosse successo, come se fossimo appena tornati in ospedale, dal chiosco, evitando quel tratto di strada che ci aveva messo nei guai poco prima.


-Cosa? Sì mamma, sarò da te per le otto, a dopo.-
E con quelle ultime parole attaccai anche a mia madre.
Il mio sguardo si spostò dallo schermo del cellulare alla figura che sedeva a pochi metri da me.
Grace se ne stava sul suo letto con lo sguardo fisso sul televisore, continuava a pigiare i tasti del telecomando.
Mi ignorava, si comportava come se io non ci fossi, ma avrei messo fine al gioco.

-Grace, devo andare via.-
Con quelle parole riuscii ad attirare la sua attenzione.
Si voltò istintivamente verso di me, mi guardò per un attimo dalla testa ai piedi con indifferenza. Tornò a guardare la tv, ma stavolta allungò un braccio e premette un tasto per spegnerla.
Per un attimo credetti volesse alzarsi, venirmi incontro ed abbracciarmi. Credevo volesse rassicurarmi che stesse bene, credevo fosse in grado di rivolgermi un sorriso nonostante tutto, ma evidentemente le mie erano solo ipotesi.

-Okay, buon ritorno a casa.-
Improvvisamente il mio cuore ricevette una spinta, una di quelle che ti fanno perdere l'equilibrio e ti fanno cadere.
Accennai un falso sorriso, deluso ma allo stesso tempo comprensivo alla sua risposta.
Presi lo zaino e la chitarra da terra.
Sorrisi istintivamente ricordando la canzone che le avevo cantato la sera precedente con quella stessa chitarra che in quel momento avevo tra le mani.
Mi voltai e raggiunsi la porta girando la maniglia.
Il mio sconforto mi stava uccidendo.
Varcai l'orlo ad occhi chiusi, quando la sua voce mi spinse a spalancarli di nuovo.

-Tornerai?-

Un ampio sorriso si fece spazio tra le mie labbra ma lo ricomposi in una linea quando mi girai per guardarla.
-Vuoi che io ritorni?- aggrottai la fronte incredulo.
-Sì.-
-Allora tornerò.-
Le sorrisi non appena notai che lei lo stava già facendo. Le feci cenno con la mano per poi chiudere la porta alle mie spalle.
Lasciai l'edificio e raggiunsi Alfredo che mi stava aspettando nel grande furgone nero accostato sul retro.

-Cosa cazzo hai combinato Bieber? L'ha scoperto, l'accordo è saltato!-
-Vuole vedermi ancora.-


 


Ehilà gente, eccomi di nuovo qui con un altro capitolo di questa storia. So che è passato molto tempo dall'ultima volta, ma non mi andava più di continuare, non avevo più ispirazione nè motivo per scriverla. Ma ho ripreso e spero che questo non vi dispiaccia lol
Recensite e ditemi che ve ne pare :)
-Sara
  
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