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Autore: Doubledirectioner    23/06/2013    0 recensioni
“Chi sei tu per dirmi questo?” Chiese alzando la voce.
“Sono una ragazza difficile. Una che ne ha passate tante. Non sai neanche quante volte avrei voluto che tutto fosse leggero. Non sai quante volte avrei voluto non dover più pensare a nulla. Sono solo una ragazza che è stufa di essere trattata come se non contasse nulla. Sono stanca di questo atteggiamento che avete tutti nei miei confronti, non fate altro che farmi ricordare ciò che vorrei dimenticare.” Risposi con un filo di voce spezzata.
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“E’ una cosa straordinaria incontrare una persona a cui aprire il proprio animo e che ti accetta per quello che sei. Ho aspettato un tempo che sembra lunghissimo per andare oltre quello che sono. Nessuna visione del tempo è abbastanza con te, ma cominceremo con per sempre.” Disse con voce dolce tenendomi stretta a sé.
"Non sai quanto ho spettato che me lo dicessi.” Risposi, con la voce ancora spezzata dal pianto.
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Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Per integrarvi di più, vi consiglio di ascoltare questa mentre leggete (mettetela a ripetizione):
http://www.youtube.com/watch?v=Fx95y0D64CE
 
Ero fuori di casa da ormai un sacco di tempo, stavo cominciando a sentire freddo e le piccole goccioline di pioggia battevano irregolarmente sul mio viso. Il cielo cominciava a scurirsi e stavo vagando senza meta da troppo tempo, cominciavano a farmi male le gambe, così decisi di sedermi in una panchina verde nel mezzo di un piccolo parco giochi per bambini. Avevo l’impressione di non essere troppo distante dal mio luogo di provenienza, mi sembrava tutto così famigliare, e quella sensazione mi faceva venire voglia di sorridere, nonostante il mio stato d’animo. Osservavo cadere le prime foglie rossastre autunnali che ricadevano sull’erba secca, il vecchio scivolo giallognolo abbandonato in lontananza, il piccolo laghetto quasi vuoto e una bicicletta arrugginita che si poteva a malapena notare, mi fecero ricordare di tutte le volte che dopo le litigate con mia madre, non sapendo dove fuggire mi ero rifugiata proprio qui. Era tutto così diverso dall’ultima volta che avevo sentito quell’aria fresca toccarmi le guance, ero stata via un solo anno, eppure mi sembrava di essere mancata per un’eternità, il vuoto che avevo nello stomaco si stava finalmente riempiendo, dandomi finalmente dopo dodici lunghi mesi la possibilità di sentirmi libera. Tutte le pressioni, tutti i dolori al cuore che avevo vissuto in quel tempo lunghissimo stavano scomparendo. Sentivo che forse in quel momento avrei davvero potuto ricominciare tutto, essere me stessa, non dipendere da nessuno, ritornare a sorridere tutti i giorni. La musica triste che stavo ascoltando da troppo tempo era diventata un semplice sottofondo, una melodia piacevole che accompagnava le mie riflessioni, le parole non avevano più senso, alcune non le sentivo più mie, non le sentivo più nel mio cuore. Le lacrime che avevo ininterrottamente versato durante il viaggio di ritorno si stavano lentamente asciugando facendomi provare qualche piccolo brivido lungo la schiena, che veniva scaricato fino ad arrivare alla punta dei miei piedi. Decisi di tornare a casa, la luna era ormai alta, ma la luce non era ancora del tutto scomparsa, così inspirai abbondantemente quel profumo che mi faceva sentire così protetta e mi alzai lentamente dal posto nel quale ero seduta. Stavo camminando piano e non sentivo più la morsa al cuore e alla bocca dello stomaco che mi avevano accompagnata costantemente nell’ultimo periodo. I capelli lunghi mi sbattevano in modo delicato sulle scapole facendomi sorridere delicatamente, avevo la vista ancora leggermente appannata per via del vento, le mie pupille erano sicuramente dilatate, quel giorno avevo pianto troppo. Camminai ancora per diversi minuti e poi arrivai nel vialetto di casa mia, circondato dalla leggera erbetta verdognola e giallastra. Tirai fuori le chiavi dalla borsa e dopo aver lottato un po’ di tempo con la serratura, la porta finalmente si aprì. Era sempre lei, piccola, accogliente. Le pareti avevano conservato quel colore cremoso e i mattoncini che circondavano il piccolo caminetto erano leggermente impolverati, il pavimento in legno aveva qualche asse schiodato e scricchiolante, il divano rossiccio aveva conservato quei cuscini pelosi con piccole aperture che lasciavano uscire di fuori un po’ di quella imbottitura soffice e bianca candida. Nella sala da pranzo il tavolo in legno scuro era ancora decorato con alcuni soprammobili abbastanza vecchi, mentre la piccola vetrinetta in vetro nascondeva il vecchio servizio di tazze da tè in ceramica che avevano regalato ai miei genitori quando si erano sposati, l’avevo sempre adorato, era splendente e aveva un piccolo bordo in oro. Il vetro era un po’ sporco, come tutto del resto in quella casa che avevamo abbandonato per troppo tempo e che mi era mancata da morire. Salì le scale scricchiolanti reggendomi sulla ringhiera nera in ferro battuto, fino a quando non arrivai alla mia stanza, quella che aveva assistito ai miei pianti, alle mie passioni, ai miei litigi, alle mie delusioni. Aprì quella porticina marrone in legno e subito vidi il letto ad una piazza e mezzo che mi aveva sempre ospitata, l’armadio bianco era proprio come l’avevo lasciato, andava assestato, era pieno di crepe, che però rappresentavano tutte una cosa diversa, non avrei mai voluto perderle. Girai lo sguardo e vidi il mio comò marrone che mi aveva regalato mia nonna, che serviva solo per tenere dentro qualche vestito e per far appoggiare le mie bellissime fotografie, che presto avrei rimesso al loro posto, non potevo vivere senza di loro e avevo deciso di portarle con me in viaggio, quello che durò un po’ più del previsto. Una lacrima fugace scese sulla mia guancia ancora arrossata per via dello sbalzo di temperatura, un pianto di gioia e di malinconia. Ero tornata, finalmente ero tornata dalla mia piccola cittadina inglese, che per quanto mi avesse fatta piangere durante la mia breve vita io amavo, era parte di me, era in quella cittadina che avevo avuto il mio primo amico, era lì che l’avevo perduto, era lì che mi ero innamorata per la prima volta, era lì che tutto era cominciato. Un anno prima la mia vita sembrava perfetta, ma di colpo tutto era cambiato, i miei genitori mi avevano informata della loro separazione e io ero finita in una piccola cittadina irlandese con mia madre, per via del suo lavoro. Non mi trovavo bene, tutti mi prendevano in giro e io non parlavo mai con nessuno, per loro ero solo quella nuova. In più ero svariati chili in sovrappeso, mi mancava mio padre, non potevo stare senza di lui, avevamo un rapporto speciale. Piangevo tutte le sere e dopo un po’ di tempo avevo cominciato a tagliarmi, un giorno avevo anche rigettato di proposito e non mi andava più di mangiare.
Nonostante non lo facessi più da mesi, le cicatrici sul mio braccio sinistro sembravano non voler sparire, ormai erano diventate solo dei segni piccoli e violacei, che a seconda della luce del sole risaltavano di più sulla mia pelle ambrata. Però non volevo che sparissero, erano il ricordo di tutte le volte che nei momenti difficili avevo preso la strada più semplice e più dolorosa. Ormai l’abitudine al dolore l’avevo, non sentivo più nulla e stavo bene solo quando ascoltavo la mia musica.
Mi ripresi da quell’istante pieno di ricordi e continuai a camminare per l’abitacolo mentre mi asciugavo le lacrime salate che mi avevano invasa. Mi affacciai alla finestra e l’aprì. Il cielo era tutto grigio e la pioggia cadeva leggera, le foglie avevano cominciato a cambiare colore e a lasciare gli alberi; mi soffermai a osservare una quercia, abbastanza alta, con un po’ della sua corteccia muschiata cadente verso il terreno. Era tutto bellissimo, sapevo che non avrei mai potuto amare un posto quanto amavo casa mia, non me ne sarei andata per nessun motivo.
 
 
 
 
HERE I AM!
Cari lettori o lettrici che sia, questa è la mia seconda FF, non so se possa piacervi, è molto particolare, ma credo che sia scritta bene e che gli argomenti siano ben trattati. In alcuni capitoli vorrei che ascoltaste una certa canzone per leggere, come avete visto metto anche il link all’inizio della pagina. Non prendo impegni riguardo agli aggiornamenti, ma se non aggiorno per due settimane, poi vi regalo tre o quattro capitoli assieme. Se volete darmi suggerimenti scriveteli nelle recensioni, mandatemi un messaggio sull’account, oppure seguitemi su twittah:
https://twitter.com/1Dyouaremine99
Sappiate che la storia mi rispecchia, sono cose accadute anche a me delle quali ho sofferto anche io. Vi lascio con una foto della nostra bellissima protagonista:
http://weheartit.com/entry/40582311?pgx=NewEntryPageRefresh
  
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