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Autore: Eliessa    24/06/2013    8 recensioni
Anna ed Emiliano, due vite ed un solo cammino.
Quello che i due ragazzi non sanno, è che il destino ha riservato per loro una sorpresa.
Riusciranno ad essere più forti di tutto quello che, forse, li sta allontanando?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Papà, non posso stare senza te




 

I giorni a casa Martini continuavano a passare. Emiliano si era trasferito a casa Martini ed Anna si sentiva più sollevata perché non doveva tenersi tutto per se quel segreto che prima o poi sarebbe venuto fuori in ogni caso.
Stare con Emiliano l’aiutava a sentirsi più sicura di se, ed ogni volta che aveva dei dubbi sul suo futuro, Emi era in grado di farle cambiare subito idea perché loro non erano soli. Nonostante in due fossero più forti che da soli, avevano l’intera famiglia Martini che si occupava di loro. E per Emiliano avere una famiglia, era la cosa più bella che potesse esistere.

-Ehi scricciolo, è ora di alzarsi.- disse Emiliano, accarezzando dolcemente il volto della sua ragazza.
-Ancora, cinque minuti, ti prego.-
-Dai, altrimenti ti riaddormenti e non ti alzi.
-Uffa come sei pensante.- rispose Anna stiracchiandosi prima di alzarsi. -Visto, mi sono alzata. Vado a vedere se il bagno è libero oppure bisogna prendere il numerino.-
-Vengo con te,dai.-
Una volta andati in bagno, Anna ed Emiliano scesero a fare colazione.
-Buongiorno a tutti.- dissero all’unisono i due ragazzi-
-Anna, come va?- chiese Maria appena la vide.
-Penso sia la prima notte che mi faccio tirata senza svegliarmi.-
-Bene.- rispose la sorella.
-Papà, e tu? Hai dormito male? Ti vedo strano.- chiese Anna vedendo il padre cambiare espressione appena la vide.
-No, tutto bene. Ragazzi, forza si va a scuola.-
-Ma amore, non è così tardi, potete aspettare ancora un po’.- disse Bianca.
-Si, ma voglio arrivare presto in clinica perché ho delle cose da sbrigare, quindi forza.- disse Lele alzandosi per mettersi la giacca.
-Prendo altri due biscotti, aspettami papà!- esclamò Bobò.
-Buona giornata.- disse Lele per poi uscire con Elena, Bobò ed Inge.
-Ma che ha papà? È stano.- chiese Anna.
-Ma niente.- rispose Bianca. –Sarà così per il lavoro.-
-Ma a te non ha detto niente?- chiese Maria.-
-No, con me non ha parlato. Anzi, a sentire lui va tutto bene.-
-Già, qui il problema sono io.- disse Anna abbassando lo sguardo.
-Ma non devi dire così.- rispose Marco. –Tuo padre non ha nulla contro di te.-
-E invece si. Scusate però mi è passata anche la fame. Emi andiamo?-
-Si, andiamo. Ci vediamo a pranzo, ciao a tutti.- E così, anche i due ragazzi uscirono insieme. Prima Emi accompagnò Anna a scuola e poi andò ad aprire il negozio.
-Beh, qui è evidente che dobbiamo trovare una soluzione.- continuò Bianca.
-Facciamo così, porto i bambini a scuola e poi passo in clinica e parlo con papà.-
-Maria, se vuoi li porto io così poi vado in redazione.-
-Si, meglio.- rispose la donna.
-Allora bambini? Pronti per questo viaggio insieme a me?-
-Siii.- risposero i bambini.
-Ciao amore.- disse Marco baciando Maria.
-Ciao Palù, ciao Jonny.-
-Ciao Maria.- rispose Jonathan, mentre Palù le dava un bacio.
-Fate i bravi, mi raccomando.- E così anche i bambini uscirono.
-E vediamo se adesso riesco a prendermi un bel caffè come si deve.-
-Lo rifaccio.- rispose Bianca. –Così ti faccio anche compagnia.-
-Bella idea.- rispose Maria.
Intanto la mattinata andava avanti, Anna a scuola nonostante qualche attacco di nausea riuscì a seguire la giornata scolastica, Marco accompagnò i bambini a scuola e poi andò al lavoro, mentre Maria andò a parlare con il padre in clinica. Aveva capito che qualcosa non andava e tutto questo aveva un nome: Anna, la figlia.
-Ehi papà, posso?- chiese Maria dopo aver bussato.
-Si, vieni entra. Come mai qui?- chiese Lele mentre Maria si accomodava di fronte a lui.
-Devo parlarti e ultimamente passi più tempo qui che a casa, così ne approfitto.-
-Ma io qui ci lavoro, non puoi aspettare questa sera?-
-Tranquillo, ho già parlato con Gloria, per i prossimi tre quarti d’ora sei mio, non hai scuse.-
-E va bene. Allora, cosa c'è di così importante da non poter essere rimandato a questa sera?-
-Dovresti dirmelo tu. Una volta se mio padre aveva un problema me ne avrebbe parlato, nonostante fossi la figlia. Ora invece questo padre non parla più, facendo stare male non solo me.-
-Beh, si vede che questo padre non ha ancora trovato le parole giuste per venirti a parlare.-
-Ma di cosa? Ora sono qui, dimmelo.-
-È per Anna.-
-E questo l’avevamo capito tutti, anche lei.- rispose Maria. –Ma c’è altro, vuoi dirmelo?-
-Io ho accettato la gravidanza di Anna, l’idea che lei non sia sola ad affrontare tutto questo mi fa stare bene, sono felice che abbia Emiliano accanto e che lui alla fine non si è rivelato, come temevo, uno di quei ragazzi “facili”. Ma…-
-Ma?- chiese Maria nella speranza che il padre continuasse a parlare.
-Anna ha solo 17 anni. Diciassette, capisci? Ha ancora la vita davanti, un figlio…-
-E che dovrebbe fare, abortire?-
-Assolutamente no.- rispose serio Lele.
-E allora?-
-Ma un figlio potrebbe levarle quello che è il suo futuro, non avrà l’opportunità di realizzarsi.-
-E chi te lo dice? Papà, lei è sicura della scelta che ha fatto, questo figlio lo vuole ed è molto importante per lei. Più importante della sua famiglia, di Emiliano. Questo figlio è tutto per lei.-
-Ma io non ci riesco.-
-E devi trovare un modo, perché lei ha capito che sei arrabbiato e che non accetti la sua gravidanza.-
-Ma io non sono arrabbiato con lei, sono arrabbiato con me. Forse avrei dovuto affrontare anche un altro tipo di discorso con lei e mentre con te ci sono riuscito, con lei no.-
-Beh papà, su questo puoi stare tranquillo perché con lei ne ho parlato io.- disse Maria con uno dei suoi sorrisi. -Anzi a dire la verità è lei che un giorno, qualche tempo fa, se ne è venuta e ne abbiamo parlato. Da quel punto di vista puoi stare tranquillo, ma se è successo è successo e basta. Vedrai che non se ne pentirà perché questa scelta di tenere il bambino l’ha presa lei da sola. Non è stata condizionata da nessuno.-
-Neanche da Emiliano?-
-Lui l’ha saputo dopo che fosse incinta. Il primo è stato Marco e già quando Anna ha parlato con lui, era intenzionata ad avere questo figlio. Emiliano quando l’ha saputo è rimasto senza parole, ed è difficile da capre chi è il più felice tra i due.-
-Stasera parlo da solo con Anna.-
-Uhm, forse è meglio.-
-Va bene.-
-Allora posso andare? Sto tranquilla?-
-Si, vai. Stasera come torno a casa prometto che le parlo.-
-D’accordo. Ciao papà.-
-Ciao figlia e grazie.-
-Di cosa?-
-Di avermi aperto gli occhi.- rispose Lele abbracciandola.
-Dai, ora vado, ciao papà.-
-Ciao Marì.- Appena Maria uscì dall’ufficio del padre uscì e andò verso la macchina. Dopo quella chiacchierata poteva dire di ritenersi soddisfatta. Lei conosceva bene la sorella, più del padre perché a differenza sua durante l’infanzia e l’adolescenza il padre non l’aveva, era in giro tra Australia e Francia tra ricerca e sperimentazioni. Maria invece, dopo aver perso la madre, Lele le faceva da entrambi i genitori e con lui si è sempre confidata, raccontandole della sua vita, dei suoi primi amori, delle sue speranza, dei suoi desideri, di tutto. Lei ed il padre, nonostante poi la lontananza li aveva portati a non vedersi, non avevano mai perso quel rapporto fantastico che avevano; ed ora che si ritrovava trentenne vedeva e risposata, con una figlia sua ed un figlio acquisito, ogni problema o insicurezza che aveva andava dal padre, il suo miglior amico.
Una volta entrata, andò a casa. Aveva ancora qualche ora prima di andare allo studio, così aggiornò alcune cartelle cliniche dei suoi piccoli pazienti fino all’ora di pranzo.
A pranzo c’era tutta la famiglia riunita a tavola, tranne Anna e Marco. La ragazza aveva inviato un messaggio ad Emiliano dicendogli di non preoccuparsi per lei perché andava a pranzo da Giulia e insieme avrebbero poi studiato, mentre non era la verità.
Anna sentiva il bisogno di parlare con qualcuno. Sapeva che la sorella quel pomeriggio avrebbe lavorato e che il negozio di Emiliano il martedì pomeriggio è chiuso così chiese a Marco di farle compagnia lì.
Anna arrivò lì verso le due, entrò dentro, con le chiavi che teneva nello stesso mazzo dove c’erano quelle di casa, ed aspettò l’arrivo di Marco.
Arrivò quasi mezz’ora dopo. Appena fu lì bussò alla porta, aspettò che Anna gli aprisse e poi si sedettero davanti una tavola piccola e rotonda al piano superiore dello studio, dove Emiliano abitava.
-Siccome ho l’impressione che tu non abbia mangiato, ed io sto morendo di fame, ho portato il pranzo: pollo con le patate, che te ne pare?-
-Che hai fatto bene, sto proprio morendo di fame.- Intanto, mentre Anna apparecchiava, Marco iniziò a parlare.
-Che facciamo? Andiamo subito al punto o facciamo un giro di parole per poi dirmi il perché siamo qui?-
-Marco, io non so che fare. Mio padre, dopo mia sorella è la persona più importante per me. Sarei capace anche di mettere Emiliano all’ultimo posto nella classifica, pur di sapere che mio padre a me ci tiene, che sono ancora in grado di essere sua figlia, invece mi sembra di capire che mio padre mi dice belle parole davanti, ma dietro le spalle…-
-Scusa se m’intrometto, ma tu hai provato a metterti nei panni di tuo padre?-
-Ovvero?- chiese Anna stupita.
-Se io avessi una figlia femmina e un giorno mi venisse a dire: papà sono incinta, non saprei se essere felice, arrabbiato o deluso.-
-Ecco, mio padre tutto è tranne che felice.-
-Lui si preoccupa per te.-
-Se si preoccupa per me potrebbe anche dirmi qualche parola carina, invece sono giorni che mi evita, che fa di tutto per non parlarmi e se lo fa è freddo, distante.-
-Dagli il tempo di capire cosa sta accadendo.-
-Quindi ora è lui ad aver bisogno di aiuto. Marco, sono io che tra poco avrò un figlio. Tu non hai idea di quanta paura abbia ma è pur vero che sono sicura di volere questo bambino. Per me non è un errore questo figlio e preferisco pensare che è la dimostrazione che io ed Emiliano ci amiamo davvero.-
-E perché non ne parli con tuo padre delle tue paure, piuttosto che farlo con me o con Maria?-
-Perché lui non mi capirebbe, è pur sempre mio padre che sa dirmi cos’è giusto, cos’è sbagliato, questo non si fa, questo si fa.-
-Anna tu capisci bene che se continui a non parlare con lui, questo problema non si risolverà mai.-
-Ma io non so se ci voglio parlare con lui, anzi a dir la verità non so se voglio continuare a vivere in quella casa, con papà è tutto così complicato.-
-Ma ricordati che è anche l’unico che ti sa voler bene e ti ama più di Emiliano, sempre se capisci cosa intento dire.-
-Si, ho capito. Un padre per la figlia farebbe di tutto.-
-Esatto. Io per Palù e Johnny fare l’impossibile. L’impossibile. E anche tuo padre per te, dagli solo il tempo di digerire tutta questa situazione e vedrai che tutto tornerà come prima.- Anna annuì semplicemente, credendo alle parole di Marco. –Ora mangiamo prima che finisce di freddarsi.-
-D’accordo.-
Anna e Marco, dopo aver mangiato continuarono a stare insieme fino a quando l’orologio non segnò le 15.30. Quella era l’ora che Marco doveva avviarsi per andare a prendere i bambini.
Anna invece rimase nel negozio, stare sola a pensare forse l’avrebbe aiutata.
Forse avrebbe trovato il coraggio di parlare con il padre.
Forse avrebbe trovato il coraggio di superare le sue paure.
Forse, troppi forse, troppe domande in quella testa e troppe poche risposte da darsi.
Dopo un pomeriggio fatto di pensieri, l’ora di cena arrivata ed a questo punto l’unica a mancare a tavola era proprio Anna.
-Ma Anna?- chiese Lele.
-Oggi sapevo che studiava da Giulia ma è dall’una che non la sento.- ripose Emiliano.
-Ma è tardi, di solito avverte se sta a cena fuori.-
-La chiamo.- continuò Emiliano, così prese il suo telefonino, la chiamò ma era staccato. –È spento.-
-Ma dove sarà andata a finire.- disse Lele.
-Forse lo so io. L’unico posto dove può essere è il mio negozio. Vado a prenderla.-
-No, ci vado io se non ti dispiace.-
-Si, forse è meglio Lele.- rispose Emi.
-Grazie della dritta. E vabbhé.- disse alzandosi. -Voi cenate che io vado a prendere Anna. A dopo.- E così Lele prese la giacca ed uscì per andare dalla figlia. Un viaggio veloce fu il suo, dato la vicinanza di casa Martini con il negozio.
Arrivato lì cercò di entrare ma la porta era chiusa. Tento di bussare più volte fino a quando la figlia andò ad aprirgli. Aperta la porta si guardarono fissi negli occhi per almeno un minuto, un minuto che sembrava un’eternità.
-Vogliamo entrare o continuiamo a fissarci qui fuori?- chiese Lele ed Anna senza rispondere tornò dentro facendo segno al padre di seguirla nel mini appartamento di Emiliano. –Anna, possiamo parlare?-
-Non aspetto altro.- rispose la figlia dandogli le spalle.
-Hai ragione, sono una frana come padre. Non ho saputo starti accanto quando ne avevi bisogno ed ora che hai bisogno di me mi sto allontanato di nuovo.-
-Beh, non ti lamentare poi se con te non riesco a creare un dialogo.-
-E dimmi tu cosa devo fare allora.-
-Non lo so.- disse Anna voltandosi. –Non lo so più. Mi sembrava che tu fossi contento per me, non mi aspettavo i salti di gioia, ma almeno una parola di conforto. Invece niente, mi hai saputo solo stare distante, mi eviti, non mi guardi negli occhi, a mala pena mi rivolgi la parola e sinceramente, da mio padre, non me l’aspettavo.-
-Anna, io sono preoccupato per te. Il fatto che tu aspetti un bambino mi fa pensare che tu un giorno, nonostante la tua convinzione, possa pentirti di non aver vissuto la tua vita. Ho paura che… forse la mia è una paura inutile.-
-Papà, la mia vita è con Emiliano ora ed insieme abbiamo un bambino. E’ successo, ma questo bambino non sarà mai un ostacolo per andare avanti e per realizzare tutti i miei progetti e sogni futuri. Papà, se tu non mi vieni incontro io non so cosa fare. Forse è meglio che io me ne vada da casa, tanto se tu non riesci neanche a guardami in faccia che senso ha rimanere in una casa dove tuo padre non ti accetta più? O forse è il caso che noi ci diciamo addio, ognuno per la propria strada e così vissero tutti felici e contenti.-
-Ma smettila.- disse Lele abbracciando la figlia.
-Sai, mentre ero sola qui, avevo pensato anche di farla finita. Non ha senso vivere se…-
-Ti prego, per favore, non dire più queste cose, non lo sopporterei.- ripose Lele piangendo.
-E allora aiutami, perché io ho una paura matta all’idea che tra qualche mese darò alla luce il mio primo figlio.-
-D’accordo, però promettimi che non combinerai sciocchezze.-
-Promesso.- rispose la figlia stringendo ancora di più il padre nell’abbraccio.
-Senti, dopodomani ho la mia prima ecografia, ti va di accompagnarmi?-
-In questi casi è il padre del bambino che dovrebbe essere privilegiato, non il nonno.-
-Ma il padre deve lavorare, altrimenti come ci mantiene? Te lo chiedo per la seconda volta: mi accompagni?-
-Si, ti accompagno amore mio.- Lele continuò ad abbracciare la figlia per poi chiudere il negozio e tornare a casa insieme come padre e figlia.
 
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Angolo autrice.
Buonanotte a tutti (è 00.30 e tra cinque ore dovrei anche alzarmi :P).
Scusate il ritardo, ma il motivo lo sapete oramai, suppongo.
In questo capitolo avete letto di Lele che ha paura per il futuro della figlia (e scusate se è venuto ‘na schifezza il capitolo!) e non ho dato molto spazio ad Emiliano ed Anna, ma questa volta volevo concentrare il capitolo tra il rapporto padre figlia (ci sarò riuscita? Boh, tocca a voi decidere).
Che dire di più? Niente ;) Me ne vado a dormire, nella speranza di riuscire ad alzarmi :P
Per quanto riguarda il prossimo capitolo, vediamo se riesco a fare un miracolo e spero di non farvi aspettare molto.
Grazie a tutte le persone che recensiscono e che hanno messo la storia tra le preferite/seguite.
Un bacione a tutti, Eliessa ~

 
   
 
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