Se un bel giorno, errando fra villaggi, decidessi di fermare un passante e gli chiedessi
-mi scusi, mi saprebbe dire dove si trova il villaggio di Sumigakure?-
Lui ti farebbe cenno di diniego con la testa, rispondendoti di non averne assolutamente idea.
Ma se, convinto, decidessi di cercare più a fondo, dovresti andare nei parchi ombrosi, dove gli anziani amano ritrovarsi.
Lì dovresti avvicinarti ad uno di essi e, chinandoti, porgli la stessa domanda
-mi scusi, mi saprebbe dire dove si trova il villaggio di Sumigakure?-
Egli allora ti mostrerà un sorriso sdentato e, alzando gli occhi acquosi verso il cielo, inizierà a narrarti di un paese lontano, oltre i torridi deserti del Vento, aldilà delle aspre montagne del paese della Roccia, fino al punto in cui tramonta il sole.
Ti narrerà dei suoi abitanti, shinobi considerati leggendari per la loro bravura e della cura con cui questi tramandavano ai loro successori il segreto delle loro capacità.
“il villaggio di
Sumigakure era totalmente indipendente dagli altri. Era estremamente chiuso in sé,
ma molti dei suoi shinobi si offrivano come mercenari agli altri paesi.
Non dava mai molte
informazioni su di sé e alla fine, con il tempo, la storia della sua esistenza
divenne leggenda.
Ma tutto questo non
durò a lungo.
Un brutto giorno,
senza motivo, scoppiò la guerra. Le tensioni fra i paesi si erano fatte così
alte che il sottile filo di alleanza fra essi si era spezzato.
Accadde tutto con
estrema fretta: i paesi si divisero in diverse fazioni, ognuna delle quali
voleva a tutti i costi prevalere sull’altra, in un conflitto senza fine.
Ma tutti questi paesi,
in fondo, sapevano di non poter vincere senza un solido appoggio.
E fu in quel momento
che Sumigakure tornò sulle labbra della gente.
Ogni fazione inviò un
emissario in quel villaggio, nella speranza di poter stringere una fruttuosa alleanza
che avrebbe di certo portato alla vittoria.
Al villaggio di
Sumigakure vennero fatte generose proposte; territori, rotte commerciali,
ricchezze, potere...
Ma egli rifiutò ogni
offerta e si chiuse dietro le sue mura, dichiarandosi estraneo a quella
sanguinosa guerra che non avrebbe portato a nulla, se non alla completa
distruzione.
Questo fu ciò che
venne detto, ma purtroppo queste parole si persero tra la maldicenza del
popolo.
La paura aveva
iniziato ad insediarsi nel cuore di tutti, si iniziava a diffidare di chiunque,
anche all’interno dello stesso paese.
Fu in quel momento che
nacque l’idea che Sumigakure avesse stretto un’alleanza segreta con una fazione
nemica,, preparandosi ad entrare in guerra al momento opportuno.
Tutti i kage si
diedero da fare nello smentire queste dicerie. Anche Sarutobi, terzo Hokage,
tentò di porre fine a queste falsità, ma il generale Danzo, a capo di un gruppo
di ninja scelti, mosse in segreto contro il villaggio di Sumigakure, contro la
volontà del proprio superiore.
Io ero fra loro, ma
non me vanto.
Raggiunte le porte del
villaggio, egli ci fece fermare, ordinandoci di nasconderci.
E così Sumegakure
venne attaccata nel modo più vigliacco possibile: durante la notte.
Fu un massacro. Ci venne
ordinato di non risparmiare nessuno. Fummo costretti ad uccidere senza pietà. Uomini,
donne, bambini venivano strappati alla vita con furia cieca, senza alcuna
distinzione...”
-Michiyo! Dove sei? Michiyo!-
Una casa illuminata dal bagliore di fiamme, ed una donna dai lunghi capelli scuri che grida disperatamente. Fuori dall’abitazione si sentono urla di terrore, rantoli di persone ferite e scalpiccio di piedi sul terreno, unito al suono delle fiamme alimentate dal vento e dalla paglia che funge da tetto per le case.
-mamma, che cosa sta succedendo?-
Una bambina dai capelli neri corre verso la madre, spaventata dai rumori provenienti dall’esterno
-Michiyo! Sei qui! Non c’è tempo per spiegartelo... ascoltami: prendi tuo fratello e scappa, io li terrò a bada per un po’, ma non so per quanto, tu devi solo fuggire-
La bambina si stringe con forza ad una gamba della madre, rifiutandosi di muoversi.
Improvvisamente qualcuno inizia a bussare con foga alla porta sprangata
-O no! Sono già qui! Michiyo, ti prego, prendi con te tuo fratello e portalo fuori dalla porta sul retro! Fai presto!-
-ma mamma, io...-
-ti prego, piccola mia, devi salvarti!-
La piccola le lancia un ultimo sguardo, prima di voltarsi e correre lungo lo stretto corridoio da cui era comparsa.
Si infila velocemente in una stanza dove, rischiarata dalle luci dei fuochi, giace la figura dormiente di un bambino, poco più piccolo di lei.
-dai, alzati! Dobbiamo andare!-
La bambina inizia a strattonarlo, cercando di tirarlo fuori dalle coperte in cui è avvolto
-ma... ma che succede? Perché la gente urla? E dove sono mamma e papà?-
-non lo so, papà è andato fuori e non è ancora tornato, mentre la mamma è qui e...-
Il piccolo salta fuori dalle coperte e fa per correre, ma viene trattenuto dalla sorellina
-no! Non puoi andare! La mamma ha detto che dobbiamo fuggire!-
-ma io voglio vederla, voglio salutarla! Mamma!-
-dobbiamo andare, è tardi, dai!-
La piccola lo afferra per un braccio e lo trascina con sé fuori dalla camera e lungo il corridoio, fino a raggiungere una piccola porta nascosta dietro ad un arazzo.
Intanto sopraggiunge loro un rumore di legno infranto. La porta è stata sfondata.
-non c’è più tempo, andiamo!-
La bambina spinge il fratellino oltre la porta aperta, dopodichè la supera anch’essa e lo raggiunge, guidandolo in un vicolo poco distante.
-ma... ma che cosa sta succedendo, Michiyo?-
La piccola guarda il bambino, i cui occhi neri sono dilatati dalla paura e dallo stupore.
Intorno a loro il rumore è ancora più forte. Si sentono clangori metallici, lame che si impiantano nella carne, gemiti di gente morente...
-non lo so, ma stai tranquillo, se staremo nascosti qui non ci succederà nulla...-
Il piccolo nasconde la testa nel braccio della sorellina, tremante.
-sorellina... ho tanta paura...-
Anche lei ha tanta paura, e ne è cosciente. Ma cerca in ogni modo di non darlo a vedere al fratellino, per far coraggio sia a lui che a sé stessa.
-tranquillo, passerà tutto, passerà...-
Un grido acuto interrompe le sue parole. Un grido di donna. Un grido che proviene dalla casa che hanno appena lasciato.
-mamma!-
Il bambino cerca di correre verso la casa, ma viene trattenuto dalla sorella
-no! Non possiamo farci vedere, altrimenti ci faranno del male!-
-ma la mamma...-
Gli occhi del piccolo iniziano a riempirsi di lacrime. Anche la bambina è tentata a piangere, ma resiste. Non può farsi vedere debole, deve badare a suo fratello, deve essere forte.
-...non c’è più niente che possiamo fare per lei-
Il bambino scoppia in lacrime, scuotendo il capo
-non è vero! Possiamo ancora fare qualcosa!-
-dove vai? No!-
Lui si divincola dalla presa della sorella, correndo verso la casa
-mamma!-
-no! Non andare! Così ti prenderanno!-
La bambina inizia ad inseguirlo, scartando velocemente le braci ardenti che hanno iniziato a cadere come pioggia dai tetti infuocati.
-lasciami! No! Lasciami! Mamma! Michiyo!-
-oh no!-
Un uomo ha afferrato il piccolo per un braccio e lo tiene a mezzaria.
-lasciatelo stare! Lui non vi ha fatto niente! Lasciatelo stare!-
La piccola fa per correre, ma avverte un dolore allucinante all’altezza della spalla e la terra mancarle da sotto i piedi.
Anche lei è stata presa.
-no! Lasciami andare! Fratellino!-
-Michiyo! Michiyo, ti prego, aiutami! Sorellina, aiutami!-
-fratellino!-
L’uomo che tiene il piccolo inizia ad allontanarsi, trascinandolo via nella furia degli scontri
-lasciami andare! No! Dove lo state portando !? fratellino!-
La bambina riesce a divincolarsi dalla presa e corre verso il fratello.
-fratellino! Dammi la mano!-
È oramai a pochissima distanza dal piccolo, riesce a sfiorare la sua mano con la punta delle dita, mentre lui si aggrappa al bracciale che lei porta al polso.
-fratellino!-
L’uomo che tiene il bambino si volta e la colpisce con un oggetto infuocato.
La piccola vede qualcosa di rossastro scagliarsi contro il suo viso e toccare i suoi occhi.
Poi un dolore vuoto e sordo e le forze che vengono a mancare.
Il piccolo non riesce a tener salda la presa e le sfila il bracciale, mentre l’uomo lo trascina sempre più lontano.
-no! Michiyo!!!!!-
Grida, mentre la figura della sorella, immobile a terra, diventa sempre più distante...
“... fu una lunga e
sanguinosa notte, e quando venne l’alba, tinta con il colore di tutte quelle
morti, del villaggio di Sumigakure non rimanevano che un ammasso di ceneri
fumanti.
Il fatto venne
scoperto dall’Hokage, che non potè far nulla dinanzi all’eccessivo potere che
Danzo possedeva.
Dopo la fine della guerra il paese era troppo
provato per poter ricordare lo scempio di quella notte, il quale poco alla
volta venne dimenticato e mai più nessuno ne parlò.
Sumigakure ritornò ad essere quella leggenda che era sempre stata”
Allora, che cosa vi pare?
Questa storia è il frutto di un sogno avuto la notte scorsa, spero di essere riuscita a renderlo esattamente come l'ho immaginato...
I personaggi sono Sai (so che a molti non piace, ma sfiorerò l'OOC pur di renderlo quantomeno simpatico!^^) e Michiyo, da me inventata(lo dico perchè so di essere, purtroppo, molto implicita)
Mi sento libera dopo aver scritto questo capitolo! ^^
Ora vi lascio, ciao!