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Autore: Lawliet    07/01/2008    2 recensioni
La sofferenza [ Pein ] è ovunque. Lei [ Lui ] si trova in chi è solo. Sempre.
Pein. Che continua a camminare.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pain
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Rocce.
Nuvole.
C'è solo questo attorno a me.
Si alza il vento, e porta con lui una strana pioggia.

Acqua?
Alzo il viso. Non sono gocce d’acqua.

E’ sangue.

Il vento soffia. Spaventoso, come un tornado. Spietato, come un tiranno.

Il sangue si è diffuso nell’aria. Sembra di trovarsi in mezzo al fuoco dell’inferno.
Non si vede bene.
La mia vista è offuscata da polvere, sangue e lacrime.

Un uomo che cammina.
Il vento si placa all’improvviso, lasciandolo passare.

Sarà ai suoi ordini?

Si avvicina a me, solenne.
Mi squadra dall’alto al basso e io tremo.

I suoi occhi sono intensi. Violenti.
Una dolce e malinconica violenza che trova nella più completa distruzione la sua unica amica.

Sento la sofferenza di quest’uomo.
E lui, forse, sente la mia.

-Sei venuto a portarmi via?

Mi guarda. Potrei giurare che, in questi interminabili momenti, mi stia leggendo l’anima.

-Chi pensi che io sia?

-Qualcuno di straordinario.- E’ la mia risposta.

-Tu soffri. Vieni con me.

Lo faccio. Lo faccio davvero, gli obbedisco.
Mi alzo e comincio a camminare al suo fianco.

Non oso chiedergli dove stiamo andando.

E’ così fiero. Così sicuro. Così forte.
E ho la sensazione che mi capisca meglio di chiunque altro.

Ogni volta che mi capita di cadere, lui si ferma. Dalle sue labbra non escono parole di conforto, ma neanche di scherno o insofferenza.
Semplicemente, si ferma.
Come se dica, silenziosamente: “Forza. Ti aspetto. Ma non essere più debole, non ti voglio così.”

Sono pronto a fare tutto, a dare tutto per questo sconosciuto che mi ha preso con sé, quando non mi voleva nessuno.
Per i suoi silenzi, carichi di significato.
Per i suoi occhi spietati, ma in grado di capire a fondo la persona che sono.
Per il suo modo di camminare.
Per la sua voce, metallica e roca, ma capace di infondere speranza.

Perché lo vedo come una roccia a cui aggrapparsi, certo che mi sorreggerà per sempre.
Perché è come una fortezza invincibile, per me.
Perché anche solo standogli accanto, posso avvertire l’immensa energia che emana.
E tanta - oh, quanta! - sofferenza.

Darei la vita, per quest’uomo.

Un altro campo di battaglia.
Altro sangue.
Altro dolore.

Il vento è tornato.

Corpi dilaniati e feriti. Ma ancora vivi.

Lui li guarda tutti, uno per uno.

Il vento scompare.

-Secondo voi, hanno ancora la forza di rialzarsi?

Alla mia domanda, chiude gli occhi.
Lì riapre lentamente, lasciandoli socchiusi.

-Sono anime paralizzate, che piangono e invocano la salvezza.

-Siete voi, la salvezza? Li volete salvare, come avete fatto con me?

I miei occhi sono pieni dell’angoscia che sento attraverso quella gente esausta e sola.
I suoi sono il fuoco più vivo.
E più triste.

-Io non salvo nessuno. Non sono stato nemmeno capace di salvare me stesso.

Si gira e riprende a camminare.

Il vento si rialza.

-Se mai mi cercheranno, mi troveranno lì nel momento in cui lo vorranno. Sotto la pioggia battente, sotto un cielo coperto di nuvole. Ogni volta che penseranno a me, io sarò là.

-Perché?

Chi è quest’uomo così grandioso e terribile, che parla come un eroe e sembra un dio?

Lui si ferma.
I granelli di sabbia trasportati dal vento gli disegnano sul volto delle lacrime grottesche.
Mi fissa con uno sguardo vuoto e pesante.

-Perché soffrono.

Avverto sul mio viso una potente folata di vento, implacabile e crudele.

Continuiamo a camminare.

Gli lancio uno sguardo di sottecchi.
Provo una vera e propria venerazione per quest’uomo senza nome.

-Il mio nome è Pein.

L’ha detto senza voltarsi né fermarsi.
Non parlo. So che, qualunque cosa io dica, sarebbe inutile e priva di significato.


Pein.


Mi giro.
Vedo tantissime persone dietro di me.
I loro volti devono assomigliare al mio. Sono scavati, devastati dal dolore. Ma non si fermano, vanno avanti a camminare. E’ come se seguano la luce di una speranza.


Pein. Che porta il nostro peso sulle spalle, oltre al suo.


La sua sofferenza.

Riesce a percepire la nostra perché la sua è infinitamente maggiore.
Sa cosa vuol dire soffrire.
E’ per questo che capisce così bene le nostre anime, le anime della gente triste e abbandonata.
Finché ci sarà lui, non saremo mai soli.


Pein. Che continua a camminare.


Ci ha fatto capire che possiamo rialzarci quando vogliamo.
Che, quando decidiamo di farlo, lui sarà accanto a noi.
Con quella sua bocca che non si aprirà mai.

Perché la solitudine sta zitta. Non giudica. Accetta gli sbagli e considera un successo anche il più piccolo sforzo.
Da lei non avrai mai un sorriso né una lacrima.
Ma la sua presenza ci sarà. Sempre.

Pein è la solitudine.

Ci rende più forti. Ci fa credere in noi stessi.
Lui continua a camminare per far andare avanti anche noi.
Anche se la strada di questo deserto è piena di sassi e buche, anche se qualcuno rimane indietro o si ferisce.
Non ci fermiamo mai, nemmeno per riposare.

Perché quello che non uccide, fortifica.
Il dolore è un’ottima palestra di vita. Anche se stare con lui non è divertente, né facile.
Non è una passeggiata, la nostra.


Pein. Che marcia instancabile. E ancora non ha sconfitto ciò che ha dentro.


Pein è la sofferenza.

Tutto quel tempo passato a camminare e a superare ostacoli l’ha reso forte.
Tante persone hanno iniziato a ritenerlo un dio. Contano su di lui e sulla sua potenza, per essere protetti.

A me capita di sentire discorsi su di lui. Se ne parla spesso in maniera misteriosa, nei villaggi del Paese della Pioggia. Lo adorano. Come una divinità salvatrice.
E mi torna sempre in mente la frase che pronunciò quella volta.


[ Io non salvo nessuno. Non sono nemmeno riuscito a salvare me stesso. ]


Deve fare ancora tanta strada, Pein. Continuerà a camminare per chissà quanto.
Perché la forza l’ha ottenuta.

La felicità, però, quella non l’ha ancora trovata.
























_____________________________

Dunque dunque. One-shot su Pein.
Ho giocato un po' con i due modi in cui viene scritto il suo nome, ed è saltata fuori questa... questa cosa.
Prima precisazione: non vorrei che questa shot venisse vista come qualcosa ad altissimo contenuto depressivo. Quello che volevo trasmettere era un messaggio positivo, anche se forse non è sembrato u.ù
Seconda precisazione: per descrivere questo Pein, mi sono basata essenzialmente sull'aspetto del personaggio. Che a me pare spaventosamente bello e divino *-*
Quindi, se vi pare che sia andata OOC, perdono. Non volevo. Perchè, ripeto, il vero carattere di Pein non era la parte di lui che più mi interessava rappresentare.
  
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