QUATTRO.
Non
potevo crederci. No, non poteva essere quella la sorpresa di cui
Taylor mi aveva tanto parlato. Se era quella, beh, avrebbe fatto bene
a cominciare a correre.
Guardai orripilato
l'entrata del parco divertimenti come se fossero i cancelli
dell'Inferno. Certo, eravamo a Orlando. E Taylor è
praticamente una
dodicenne troppo cresciuta. Avrei dovuto aspettarmelo che la sorpresa
consisteva in una gita a Disney World. Sbattei le palpebre un paio di
volte, sperando di essere in un incubo; per sicurezza, mi tirai anche
un pizzicotto sul braccio, nel tentativo di svegliarmi. Ma purtroppo
era la dura e terribile realtà: avevo una migliore amica
svampita
che stava per trascinarmi in quello che io identificavo come una
prigione, o peggio.
Taylor, dal canto suo,
era sovraeccitata. Saltellava. Si era cambiata le scarpe e aveva
messo qualcosa di più comodo. Avrei voluto metterle un piede
davanti
e farla finire faccia a faccia con il cemento, per vendicarmi del
brutto scherzetto che mi stava giocando. Ma evitai.
-
Che c'è, Eddy Rosso? Perchè quel muso lungo? -
domandò, mettendo
il broncio. Dio, di nuovo quel soprannome. - Non ti piace la mia
sorpresa?
- No - sbottai, non guardandola.
Continuavo a fissare davanti a me, lanciando, ogni tanto, una breve e
sospettosa occhiata alle attrazioni accanto alle quali sfilavamo.
Perchè mi aveva fatto questo?
Lei per tutta
risposta mi prese sottobraccio. - Eddai, abbiamo passato delle lunghe
e difficili giornate lavorando come muli per il tour, una pausa era
quello che ci meritavamo.
- Di tutti posti
che ci sono in Florida, proprio qui dovevi portarmi? - mi lamentai in
tono acido, tentando di scrollarmela di dosso. Lei si strinse ancora
di più a me e spalancò gli occhioni da cucciolo.
-
Uffa, Eddy, cosa c'è che non va? Questo posto è stupendo
- scandì, con
la voce eccitata di una bambinetta. Alzai gli occhi al cielo. -
Faremo un sacco di giri sulle montagne russe. E poi voglio andare
sulla Hollywood Tower! E ingozzarmi di schifezze al ristorante.
Sentendola elencare il programma
della
giornata, rabbrividii e cercai di nuovo di scrollarmela di dosso.
Chissà se c'era qualche via di fuga... Magari una porta
antincendio.
- Odio le montagne russe. Non ci
sono mai
salito - dichiarai, sempre mantenendo il mio tono da “Ed
incazzato
nero”.
- Un motivo in più
per essere qui
oggi! - esultò Taylor in risposta, staccandosi dal mio
braccio per
battere le mani. Perchè doveva essere così
dolcemente svampita? Mio
malgrado, mi lasciai contagiare dal suo entusiasmo di ragazzina.
Soltanto un po'.
Mi diede una strizzatina al
braccio, per tranquillizzarmi, e mi sorrise. - Eddai, sarà
divertente. Promesso - disse, prima di allontanarsi per raggiungere
il resto della combriccola, che si era avvantaggiato. Io rimasi
indietro, più calmo, ma sempre nervoso. Anche se ora non
sapevo da
cosa fosse dato, se da quell'oggetto che tenevo in tasca - la
canzone, che sembrava pesare come un macigno - o da quel posto. Non
mi andava di appurarlo, perciò misi su un sorriso e
raggiunsi Taylor
e gli altri, che stavano sbirciando la mappa del parco e scegliendo
le varie attrazioni. Eravamo circondati da persone, persone ovunque,
ed era strano che nessuno ci avesse ancora riconosciuti. Forse era
proprio quello lo scopo. Perdersi un po' tra la folla, e non essere
al centro dell'attrazione, almeno per quel giorno. Decisi che mi
andava bene, essere un “signor nessuno”, almeno per
qualche ora.
La maggior parte delle
attrazioni furono
meno peggio di quanto me le aspettassi. C'era un gran caos, era vero,
ma molte volte riuscimmo a passare avanti perchè, beh,
eravamo noi.
Taylor non era molto contenta di questa cosa; ogni qualvolta che ci
trovavamo in fila e l'addetto all'attrazione la riconosceva,
invitandola a passare avanti, aggrottava la fronte e si scusava con
le persone rimaste in coda, che, dal canto loro, stavano immobili ad
ammirarla ad occhi sbarrati. Comunque, mi piaceva questo tratto della
mia migliore amica; era gentile con tutti, ed era anche umile. Per
fortuna, appena salita, quell'espressione di disappunto spariva e
tornava a fare la bambinetta pazza.
A metà
giornata ci fermammo per pranzo. Taylor, come promesso,
ordinò ogni
qualgenere di schifezza. Tanto non ingrassava di un grammo, quella.
Anzi, era più probabile che dimagrisse.
Comunque,
preferivo vederla mangiare ed ingozzarsi, che digiunare come era
successo nelle settimane successive alla rottura con Harry. Gli
insulti da parte delle directioners erano continuati per molto,
moltissimo tempo; in realtà non erano ancora cessati, ma la
mia
amica sembrava prenderli molto più alla leggera adesso.
Avevo sempre
paura che potesse ricadere in depressione, da un momento all'altro.
Lei sapeva che ero sempre lì, pronto a sostenerla. Ma se
stava bene,
tanto meglio.
La guardai con invidia divorare
il suo terzo pezzo di pizza in tutta tranquillità. - Il tuo
metabolismo non esiste - dichiarai.
Lei alzò
gli occhi e ridacchiò a bocca piena. - Fei folo invidiofo.
Perchè
io poffo e tu no.
Mi
veniva da ridere a sentirla parlare in quel modo. Era buffa, Taylor.
Ed era formidabile. Perchè riusciva ad essere
così naturale con
noi, i suoi amici, e poi poteva trasformarsi subito in qualcuno di
completamente diverso, sofisticata e graziosa, come appariva nelle
interviste, o passionevole e determinata, come durante i concerti.
Sapeva essere dolcissima con le sue fan, sapeva farmi ridere con una
battuta stupida al momento giusto, e sapeva essere anche sexy,
quando voleva, lo ammetto. Eppure era sempre lei, sempre Taylor, non
fingeva mai. Lei era tutte queste cose insieme, e molto di
più. “Una
bellissima anima”, avevo dichiarato una volta riferendomi a
lei.
Sì, era proprio una bellissima anima, una bellissima
persona, una...
“Una
bellissima donna” aggiunse Coscienza, intrufolandosi nei miei
pensieri come al solito. Beh, sì. Era anche bella in
quel senso.
Non solo perchè bionda, o con gli occhi azzurri. Aveva delle
fattezze delicate, che ti trasmettevano subito simpatia, con una sola
occhiata, e gli occhi blu come il cielo, caldi e amichevoli. E le
labbra rosa, mi piacevano un sacco le sue labbra.
“FRENA
FRENA FRENA FRENA. Perchè ti perdi in questi pensieri?”
mi
rimproverai, arrossendo mio malgrado. Per fortuna che Taylor non
stava guardando. Dio, perchè mi ero messo a pensare a lei in
quel
modo? E
perchè mi ero messo a fantasticare sulle sue labbra?!
Scossi la testa, come se quello
potesse
servirmi a liberarmi di quei pensieri, e decisi di chiacchierare con
Taylor, per impegnare la mente. - Allora, come va la canzone?
Lei
sorseggiò la sua Coca Cola, mordicchiando la cannuccia e
lasciando
del rossetto rosso sulla plastica bianca. - Che canzone? -
domandò
distrattamente, troppo impegnata a cercare di aprire il bicchiere di
carta, probabilmente per mettersi in bocca un pezzo di ghiaccio
rimasto sul fondo.
- Quella che stavi
scrivendo ieri. Pronto? Terra chiama Saylor Twift. Terra chiama
Saylor Twift, a rapporto - scherzai, riciclando una battuta che avevo
fatto anche il giorno prima, convinto che si sarebbe messa a ridere
comunque.
Ma
lei non rise. D'improvviso, drizzò le spalle magre, e il suo
sguardo
si perse nel vuoto per un momento. Impallidì, come avevo
fatto io
quella mattina, per poi arrossire violentemente. - Ah.
Quella canzone.
La
guardai stupito dalla sua reazione. Sembrava che le avessi chiesto
che misura di reggiseno portava. Non che mi interessasse, sia chiaro.
- Beh, credo bene. Ieri notte ho
buttato giù
testo e melodia. Mi sembra buona - rispose, vaga, senza guardarmi.
Tornò a cercare di aprire il bicchiere, ma con meno
entusiasmo di
prima. Sembrava imbarazzata.
Allora capii.
Stava scrivendo su Harry, era chiaro. Forse era per quello che aveva
reagito in quel modo. Non voleva dirmi molto, perchè io ero
il
miogliore amico di Harry, e lei era la mia migliore amica, e la sua
ex - perchè mi sembrava peggio di Beautiful? Insomma, era un
po'
caotica la situazione.
- Come si chiama?
Finalmente si voltò a
fissarmi, e sembrava
essere tornata la solita Taylor, tranquilla e svampita. - TU non hai
voluto rivelarmi niente sulla tua, io non ti rivelo niente sulla mia.
Sia chiaro, Eddy Rosso.
- Ma questa è
una minaccia bella
e buona
– esclamai
spontaneamente. E, per tutta
risposta, sulla sua faccia si dipinse un sogghigno irriverente, quasi
diabolico. Sì,
lo stava facendo apposta!
Era il
suo diabolico piano di vendetta per farmi
sentire in colpa. Sei
una mente diabolica,
Saylor Twift.
Una dannatissima mente
diabolica.
E così cominciai a
guardarla in
cagnesco, mentre un suono strano e indistinto, un verso gutturale, un
grugnito, si sprigionò
da qualche angolo sperduto dentro di me. Lei mi fissò per un
momento, quasi stupita, poi scoppiò a ridere, rischiando di
rovesciarsi addosso quel poco che era rimasto sul fondo del
bicchiere. Sembrava tanto di vivere dentro Begin
Again,
anche perché lei continuava a ridere
convusalmente, agitando pericolosamente il bicchiere e avvicinando
sempre di più il rischio di rovesciarsi tutto addosso, o di
rovesciarlo addosso a me.
La mia espressione intanto era mutata verso lo stupito … che
avevo fatto di così assurdo? In
quell’istante, lei si fermò, mi riservò
uno sguardo complice e mi
grugnì contro, più o meno come avevo fatto io
poco prima.
Finalmente capii cos'avevo fatto di così esilarante. Smisi
di
guardarla.
- È inutile che
cerchi di
imitarmi – le dissi – non hai la mia voce perfetta
e sublime.
-Toh! Ma davvero? – mi
rispose lei, con un
sorrisino ironico – E io che credevo che l’arte del
grugnire te
l’avessi insegnata IO. –
Rimasi a
fissarla allibito. Ma di cosa stava parlando? Io
ho sempre grugnito. Fin da quando sono nato. Dal giorno in cui i miei
capelli rossi videro la luce del sole per la prima volta. Sono io che
ho il primato nel…AH.
Il ricordo di noi due sul
trampolino
elastico di casa sua, l’estate scorsa, intenti a saltare come
matti, mi colpì, improvviso, come un'onda - una di quelle
che ti
prende in pieno mentre tu sei intento a rilassarti su un materassino,
in mezzo al mare. Io ovviamente in pantaloncini, senza maglietta. E
la chitarra al collo. Sì, la chitarra.
Perché quella faccia? Non posso saltare su un trampolino con
la
chitarra? L’ispirazione colpisce sempre
all’improvviso, è un
bene avere continuamente una chitarra a disposizione. Anche se devo
ammettere che per uno che è già abbastanza goffo
di suo, come me,
cercare di non cadere sulla fredda e dura terra saltellando come un
bambino su un trampolino elastico con una chitarra allacciata al
collo non è proprio un'impresa facile. Fu in quel giorno che
scrivemmo Everything
Has Changed. Io
e Taylor ci conoscevamo da poco più di una settimana,
quindi, quando
mi aveva chiamato a casa sua senza alcun preavviso, mi era parso
abbastanza strano. A primo impatto, Taylor sembrava una persona
normale. Appunto, sembrava. Perchè in realtà
Taylor è il tipo di
persona che ti invita a fare quattro salti sul suo trampolino e,
mentre ride e saltella come la bambina che è, di punto in
bianco se
ne esce con scriviamo
una canzone, io e
te!
Per
fortuna porto sempre la chitarra con me.
Dicevo, eravamo io e lei. E la
chitarra. Io,
come ogni volta che mi mettevo a scrivere qualcosa, mi ero perso nel
mio mondo fatto di note fruttuanti e melodie indistinte; ero
concentrato, nel tentativo di fare ordine nella mia testa, cosa
già
difficile di per sé, figurarsi se dovevo anche stare attento
a non
cadere; probabilmente fu per questo motivo che non mi accorsi dei
suoi strani movimenti alle mie spalle. Colpito da una nuova
ispirazione, strimpellai qualche nota convinto e mi girai un attimo
per dirle di aver avuto un’idea per il ritornello; errore,
grande
errore. Me la ritrovai LETTERALMENTE addosso, attaccata alla pancia
della mia povera, povera Nigel. Vi giuro che non so come diamine ha
fatto a non scaraventarmi fuori da quell’aggeggio; Taylor
pesa
poco, è vero, ma immaginatevi una chitarra, più
una Taylor
Swift, con tutto il loro peso scaricato su di me.
Probabilmente
il fantasma di qualche canzone
passata aveva guidato il mio corpo verso la giusta inclinazione da
prendere. Il suo salto alla
sono-un-koala-impazzito-alla-ricerca-del-suo-albero-di-eucalipto-per-fare-un-riposino,
infatti, mi avrebbe con tutta probabilità sfracellato il
cervello al
suolo se non fossi stato così agile - e fortunato, molto
fortunato-
da inclinarmi verso destra. Naturalmente non riuscii a rimanere in
piedi, però. Caddi sul trampolino, con Taylor ancora
aggrappata alla
mia povera Nigel. L’impatto fu talmente forte che ci fece
balzare
tutti e due di un metro buono, in quella assurda posizione. Credetti
veramente di passare a miglior vita da un momento all’altro,
ma
evidentamente lo Spirito
della Canzone Passata
voleva
che vivessi ancora un po’. Ma lo Spirito
della Canzone Presente no,
visto che quella dannata donna adesso mi aveva anche fatto
dimenticare la mia ispirazione!
“Tu sei
completamente matta!” le
avevo urlato a metà fra il sono-quasi-morto-di-paura-porca-cipollina
e il se-ti-avvicini-troppo-ti-sgozzo.
Lei
allora mi aveva guardato con i suoi occhioni
blu, spalancati e luccicanti, e mi aveva detto “Volevo
prendere la chitarra, Eddy Rosso.”
Oh,
beh. Il
fascino della mia chitarra,
fantastico, a quanto pare aveva più charming di me. Infatti
lei fa
più conquiste. Ma, un momento. Come diavolo mi aveva
chiamato? Eddy
cosa!?
Mentre
facevo
queste riflessioni, la bionda mi si era
avvinghiata ancora di più addosso, tentando di strapparmi
via la
chitarra. Aveva un'espressione buffa, imbronciata, e per poco non le
scoppiai a ridere in faccia. “Questa ragazza
finirà per uccidermi”, pensai .
“Se
non ti togli di torno potrei ACCIDENTALMENTE rovesciarti sulla fredda
e nuda terra e successivamente prenderti a chitarrate sulla tua bella
testolina” le
avevo detto con naturalezza. Lei allora mi
aveva puntato gli occhi addosso, ma non in un modo normale: sembrava
finita in qualche località indistinta e ignota del suo
essere. E
aveva fatto un verso indistinto. Io non credo che voi abbiate mai
sentito un suono gutturale, così…Taylor. Vi
giuro, è qualcosa di
inquietante. Lì per lì rimasi spiazzato, poi lei
tornò a guardarmi
con gli occhioni spalancati da cucciolo abbandonato, e io ero
scoppiato a ridere convulsamente, facendola sobbalzare sopra di me,
ancora ferma e immobile in quella posizione, pronta a scattare come
quando Meredith vede un topo-giocattolo.
Strano
a dirsi, ma fu proprio in quel momento esatto, mentre ridevo in preda
agli spasmi tentando di togliermi Taylor Swift di dosso, che capii
che saremmo diventati migliori amici. Tentando di smettere di ridere,
la guardai negli occhi e vidi quell'espressione svampita e spaesata.
La conoscevo da pochissimo, eppure sapevo già
così tanto di lei,
come se la conoscessi da sempre. Avevamo tantissime cose in comune, e
con lei mi sentivo libero; queste però, sono cose che avrei
scoperto
più avanti.
Quando ritornai sulla Terra
dopo il mio breve nel passato, capii in fretta che in realtà
non ero
del tutto concentrato su quello che mi accadeva intorno; una parte di
me si era persa nuovamente nel mio mondo, fatto di spartiti e note
colorate che cantano. Più che una parte, direi LA
MAGGIOR PARTE
visto
che
avevo proprio lo spartito che mi ballava davanti: ispirazione in
arrivo!
Questa volta, però,
non avevo la
chitarra con me. PROBLEMA.
Ma
prima che riesca a realizzarlo mi balla
davanti la prossima frase della canzone, quella stessa canzone che mi
aveva fatto entrare nel panico quella mattina, quella che, sottoforma
di bozza senza senso, se ne stava appallottolata sul fondo della
tasca dei miei jeans … “Sunny
days that left my skin a breathe and you squeeze me until these
thoughts leave my head.” Perfetto.
adesso avrei avuto un sorriso da idiota materializzato in faccia per
il resto della giornata. Ma sapete cosa? Non mi interessava proprio
per niente.
Taylor doveva essersi accorta
che non ero del tutto presente; chissà da quanto ero in
catalessi.
La sua espressione era passata dalla sfida ironica al sorriso confuso
e curioso. Mi agitò una mano davanti agli occhi,
preoccupata.
-
Ed? Ci sei? - mi fece, scuotendomi. No, cioè sì,
c'ero, ma non del
tutto. In piena frase di scrittura, mi trovavo adesso in quello
strano stato di passaggio, a metà fra il mio mondo e la nuda
e cruda
realtà. E quando sono in quello stato, faccio cose stupide.
Cose
stupide e insensate, che se fossi in me, non mi verrebbe mai in mente
di fare. Una lucina rossa, funzionante ad intermittenza e con scritto
“AGISCI” si materializzò nella mia
testa.
-
Che cosa sta elaborando il tuo cervello, Eddy Rosso? Sei in trance da
ispirazion... CHE COSA STAI FACENDO. – gridò la
bionda, prima di
poter finire la frase. In men che non si dica, mi ero alzato, l'avevo
presa di peso da dove era comodamente seduta e me l'ero caricata in
spalla, stile sacco di patate, sotto gli sguardi stupiti di tutti.
Tanto pesava meno di niente.
Uscii dal
ristorante con Taylor urlante sulle spalle, mentre gli altri clienti
ci guardavano straniti. Per un attimo il sole mi disorientò,
ma
proseguii tranquillo per la mia strada.
-ED!
ED! ED, METTIMI GIÙ! NON STO SCHERZANDO, METTIMI
GIÙ SUBITO!
ADESSO! SHEERAN! SMETTILA! SHEERAN! SEI UN IDIOTA, CAVOLO, METTIMI
GIÙ ALL'ISTANTE! - strillò, tirandomi pugni sulla
schiena e
scalciando. Mmm, mi aveva chiamato per cognome, doveva essere davvero
arrabbiata.
- Ma neanche per idea. Tu adesso
vieni a saltare con me, su un trampolino elastico –. Ecco,
come vi
dicevo in questo stato faccio cose MOLTO INSENSATE. Mi sembrava di
averne visto uno, mentre cercavamo un posto per mangiare, in uno di
quei piccoli parchi giochi per bambini che si trovano vicino ai punti
di ristoro, dove i genitori scaricano i figli per un po' sperando in
qualche minuto di relax.
- Non so come mai,
ma ho una voglia matta di un po' di ripetizioni di grugnito oggi.
–
affermai, stringendola più stretta per paura che cadesse.
Non stava
un secondo ferma.
“Non dire cavolate,
Eddy.
Lo sappiamo che non lo fai per quello”, mi martella
Coscienza,
riportandomi per un attimo sulla terra. “Stai
zitta” le intimai.
“Sto scrivendo una canzone”.
- EDWARD
CHRISTOPHER SHEERAN, TI ORDINO DI METTERMI GIU' ALL'ISTANTE! PORCA
CIPOLLA, FAMMI SCENDERE. FAMMI. SCENDERE. –
strillò di nuovo,
tirandomi un pugno proprio in un polmone e facendomi tossire. Beh,
grazie, signorina Swift. Dovevo ammettere che mi stavo divertendo,
però. Tay aveva ragione: quel posto era davvero uno sballo.
-ED!
ED, TE LO DICO PER L'ULTIMA VOLTA. – sbottò; ma il
suo tono di
lotta estrema ormai si stava incrinando: stava per mettersi ridere
come una pazza di nuovo, me lo sentivo. E infatti. Tempo due secondi,
ed era già partita in quarta. Mi persi dietro a quel suono e
mi
lasciai sfuggire un nuovo sorrisino ebete. Ero così perso
nella mia
stessa testa da non accorgermi che non avevo la minima idea di dove
stavo andando. “Dove vai stupido, il trampolino è
dalla parte
opposta, vicino all'entrata!” Coscienza, ancora. Se non ci
fosse
lei...
Mi voltai dalla parte opposta di
scatto, facendo sfuggire un urletto a Taylor, e camminai ancora, fin
quando non me lo trovai davanti. Lo sapevo che c’eri, lo
sapevo!
Ricordavo bene. Per una volta stare attento mi era servito a qualcosa
e, per una volta le mappe mentali fornitemi da Coscienza mi erano
state utili; un nuovo sorriso da idiota, o meglio il
solito sorriso idiota che avevo dal momento in cui avevo elaborato
quell'idea geniale,
mi si dipinse in faccia.
Misi Taylor a terra, con delicatezza, e le sorrisi complice. Lei mi
guardò in cagnesco per un minuto buono, ma poi pian piano la
sua
espressione si addolcì; mi accorsi solo dopo un bel po' che
avevo
ancora le mani sui suoi fianchi, e lei era ancora abbracciata a me.
Mi allontanai di scatto, un po' imbarazzato. Queste cose ultimamente
succedevano fin troppo spesso.
- Bene, adesso
lanciati in una esilarante lezione di grugnito, guru Swift –
dissi,
inchinandomi platealmente e cercando di far tornare l'atmosfera
giocosa. Lei intanto, ripresa confidenza con il suolo, aveva messo su
un espressione confusa, come prima al tavolo; spostava lo sguardo da
me al trampolino, come se non capisse. Mi guardò con gli
occhioni da
gatta e quello sguardo, unito a quei capelli scompigliati, con la
coda ormai disfatta e i ciuffi ribelli ovunque, contribuivano
largamente al quadretto generale. Ma io non le avrei detto niente, no
no. Non le avrei detto proprio niente. Doveva ricordare, era
impossibile che non lo ricordasse; fino a poco fa era stata lei
stessa a rinfacciarmi l'episodio. Forse non capiva cosa volevo che
facesse. La guardai serio. Avanti
Taylor,
pensai. Di solito ci capivamo con uno sguardo. Fatti
sotto ed aiutami a continuare la mia canzone.
Come
se avesse sentito il mio richiamo, lei smise di rimuginare sul
perché
del mio apparente, anzi, leviamo pure apparente, atto di follia e mi
sorrise a cinquantamila denti, facendomi venire lo stesso brivido di
quella mattina. Poi, toltasi le scarpe, si fiondò sul
tappetino,
stranamente vuoto.
Fu abbastanza ridicolo
ed incredilmente divertente vedere una ventitréenne
saltellare come
una bambina di sei anni su un trampolino elastico, ridendo come se
fosse la cosa più bella del mondo. Il bello era che ci
credeva
davvero, era davvero felice di essere lì a saltellare, con
il suo
migliore amico che la guardava sorridendo.
“Con
la bava alla bocca...” aggiunse Coscienza. Zittii quel
pensiero e
lo rilegai in un angolino, come avevo già fatto con altri da
quella
mattina. Che cavolo mi prendeva? Sembravo uno squilibrato. In
effetti, mi accorsi di avere un po' un'espressione ebete dipinta in
faccia, mentre la guardavo fare capriole e ridacchiare convulsamente.
Scossi la testa come si scuote un cane bagnato. Stavo impazzendo, era
ufficiale.
- Beh? Come faccio a farti
ripetizioni se non sali con me? Eddai, Eddy! Eddy Rosso! Eddyno! - mi
prese in giro, sporgendosi. La fissai con un sopracciglio alzato; mi
stava sfidando. Stanco di stare fermo a terra a fare la figura
dell'imbecille, mi tolsi le scarpe e salii, aiutato da lei. Cercai di
ritrovare un equilibrio, mentre lei si metteva a saltellare di nuovo,
come un canguro sotto caffeina. Rischiai veramente di cadere di
sotto; se solo avesse smesso di saltare per un secondo, avrei potuto
ritrovare una certa stabilità. Cominciò a girare
in tondo, mentre
io cominciavo a saltellare più di riflesso a lei che per
altro.
Canticchiava. - And
everytime I look at you I could go crazy but I don't, say it but I
won't cause I'd rather be alone than lose you
-
mormorò, col fiatone. Come diavolo faceva a
cantare saltellando e girando in tondo su un cavolo di trampolino
elastico? Bah, era Taylor Swift.
Di colpo,
però, così improvvisamente che temetti stesse per
svenire, si
bloccò. Era a mezz'aria, quindi cadde di sedere sul
trampolino, con
uno sbuffo. Con qualche saltello mi avvicinai a lei, terrorizzato dal
fatto che si fosse fatta male. Ma lei alzò uno sguardo
orripilato ed
imbarazzato su di me, che mi stavo lasciando cadere accanto a lei,
rimbalzando. Aveva le guance rosse, e gli occhi luccicanti e sembrava
in preda ad un imbarazzo terribile.
- Che
succede? - chiesi, stupito. Strano, un attimo fa era così
allegra,
ed adesso sembrava nel panico. Lei si schiarì la voce.
Sembrò
tranquillizzarsi.
- No, niente. Sono solo
stanca. Dal modo in cui evitava il mio sguardo, capii cosa c'era di
sbagliato. Aveva cantato un verso della nuova canzone, la canzone per
Harry. Aveva paura che io avessi capito, e che sarei andato subito a
spifferarglielo. O qualcosa del genere. Lasciai perdere, e finsi di
credere alla sua scusa. Non volevo indagare sul perchè si
preoccupasse così tanto per quella canzone, si vedeva che la
metteva
a disagio. Alzai gli occhi al cielo e mi soffermai a guardare le
nuvole, mentre Taylor, accanto a me, si torceva le mani guardando
tutto tranne me. Aspettai che le passasse, sapevo che non ci avrebbe
messo molto.“If
it gets too complicated,
I'll give up and be frustated; can you see what's wrong? If you feel
like you've been hated...” Ed
eccola, l'ispirazione, era tornata, ed una nuova frase si era andata
ad aggiungere alla bozza di quella notte. Sorrisi di nuovo, come un
ebete. E poi buttai le braccia al collo di Taylor, accanto a me,
ancora impegnata a rimuginare, e la strinsi a me. Lì, seduti
su un
trampolino. Mi piaceva abbracciarla; era scheletrica, sì, ma
allo
stesso tempo sembrava di abbracciare un orsacchiotto. E poi sapeva di
buono. Pesche.
- Che ti prende? -
sbottò,
acida. Era ancora in imbarazzo. Mise il broncio e continuò a
non
guardarmi. Uffa, faceva la preziosa.
- Che
c'è, non posso abbracciare la mia migliore amica presa da un
momento
di sconforto durante il suo delirio giornaliero? - sbottai, imitando
il suo tono. Lei sbuffò, e questo stava a significare che si
stava
trattenendo dal ridere. - Ehi Tay, te l'ho mai detto che ti voglio
bene?
- Okay, cosa vuoi da me, dove
hai messo
il mio migliore amico? CHI SEI TU? - esclamò, voltandosi di
scatto e
lanciandomisi addosso. DI NUOVO. SU UN MALEDETTO TRAMPOLINO. IL SUO
ERA UN DANNATO VIZIO ALLORA.
Risi di gusto
mentre lei mi abbracciava. Alla fine dovetti ammettere, quella
giornata non era del tutto sprecata. C'era un bel sole, mi stavo
divertendo, gli uccellini cinguettavano...
“Una
bella ragazza ti sta appiccicata addosso...”
continuò Coscienza
per me. La ignorai e circondai Taylor in una stretta da orso.
Rimanemmo così per un bel po', in silenzio, ad ascoltare
l'uno i
respiri dell'altra, e per la prima volta dopo quei giorni pieni di
tensione, mi sentii tranquillo. Era bello. E non mi importava se
qualcuno fuori poteva vederci. Quella stretta,
quell'intimità era
solo nostra. E mi piaceva. Sarei potuto rimanere così per
sempre.
-
Sarà meglio tornare indietro, gli altri si staranno
preoccupando -
fece lei all'improvviso, sussurandomi all'orecchio. Aprii gli occhi
di scatto; di nuovo, come era successo il giorno prima durante le
prove, la sentii tesa. Cambiò all'improvviso umore mentre si
allontanava da me, mentre tutto quello che avrei voluto fare era
stringerla un altro po'. Che c'era di male? Eravamo amici. Non
stavamo facendo niente di che.
Eppure la vidi
scivolare via. Si allontanò in fretta, si alzò e
saltò giù da
trampolino, sparendo dalla mia vista e lasciandomi allibito, con
un'espressione da vero cretino in faccia.
Scuotendo
la testa - dovevo avere un aspetto orribile - la seguii e scesi con
più cautela dal quel coso. La trovai seduta per terra,
intenta a
legarsi le scarpe. Mi guardò giusto un attimo.
-
Non c'era tutta questa fretta - affermai, un po' acido, mentre
recuperavo le mie, di scarpe.
- Dimentichi
che stasera dobbiamo suonare - mi rispose. Aveva recuperato il
sorriso, e già questo mi tranquillizzò. - Quindi,
muovi il culo.
Abbiamo ancora un sacco di cose da fare! E tu devi salire sulle
montagne russe.
- Okay, okay, ho capito. Ma
sulle montagne russe non ci vengo - sbottai, imbronciato, seguendola.
Si era già avviata, facendosi strada tra la folla formata da
famiglie che, abbandonati i punti di ristoro, ricominciavano il loro
giro per il parco. A quel punto, Taylor fece una cosa strana: mi
prese la mano. All'inizio pensai che fosse per non perdermi, visto
che c'era davvero tanta gente, ma poi intrecciò le dita alle
mie, in
un modo che mi fece sobbalzare il cuore, e strinse.
-
Sì che ci vieni.
Angolo
Autrici
SALVE
PEOPLE! Finalmente siamo tornate :') le vacanze sono iniziate ma gli
impegni non sono finiti çwç da luglio credo
riusciremo ad
aggiornare più spesso :D
Alloooora. Questo
capitolo potrebbe avere poco senso HAHAHAHAHAHAH il motivo è
che in
realtà sarebbe più lungo, ma siccome stava
venendo TROPPO LUNGO
abbiamo deciso di dividerlo in due. Comunque siamo abbastanza
soddisfatte, e spero lo sarete anche voi u.u
P.S.
AVETE VISTO IL VIDEO DI EHC E' LA COSA PIU' PERFETTA DEL MONDO E' UN
MEZZO COMING OUT MA IN REALTA' NON LO E' OMMIODIO E' STUPENDO
KSJDHHVSAGSGHCGDCGDGHDSH