Fanfic su artisti musicali > Taylor Swift
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Autore: tedsweeran13    24/06/2013    1 recensioni
Finalmente arrivai in prossimità della scala che portava al palco grande. Lì vicino, accanto a me, una ragazza fissava lo schermo su cui stava Taylor, tenendo in mano un cartellone con su scritto 'i love you'. Mi venne un'idea ancora più pazza; tirai giù il cappuccio, mi avvicinai alla ragazza e le chiesi se me lo potesse prestare. [...] Salii con decisione le scalette, proprio mentre la bionda finiva la canzone e la postazione rotante su cui si trovava si bloccava, rivolta verso il palco. Mi guardai un attimo alle spalle, per controllare se tutto stesse andando secondo i piani, e quasi mi spaventai vedendo la mia immagine gigantesca. Ma non potevo tirarmi indietro. Tutta la folla si era voltata verso di me, in piedi in mezzo al palco come un imbecille, e mi guardava incuriosita. Taylor stava a testa china, tentando di riprendersi. Non sentendo altro che il silenzio assoluto, alzò la testa, mi vide, sgranò gli occhi. E in quel momento, alzai il cartellone.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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QUATTRO.



Non potevo crederci. No, non poteva essere quella la sorpresa di cui Taylor mi aveva tanto parlato. Se era quella, beh, avrebbe fatto bene a cominciare a correre.
Guardai orripilato l'entrata del parco divertimenti come se fossero i cancelli dell'Inferno. Certo, eravamo a Orlando. E Taylor è praticamente una dodicenne troppo cresciuta. Avrei dovuto aspettarmelo che la sorpresa consisteva in una gita a Disney World. Sbattei le palpebre un paio di volte, sperando di essere in un incubo; per sicurezza, mi tirai anche un pizzicotto sul braccio, nel tentativo di svegliarmi. Ma purtroppo era la dura e terribile realtà: avevo una migliore amica svampita che stava per trascinarmi in quello che io identificavo come una prigione, o peggio.
Taylor, dal canto suo, era sovraeccitata. Saltellava. Si era cambiata le scarpe e aveva messo qualcosa di più comodo. Avrei voluto metterle un piede davanti e farla finire faccia a faccia con il cemento, per vendicarmi del brutto scherzetto che mi stava giocando. Ma evitai.
- Che c'è, Eddy Rosso? Perchè quel muso lungo? - domandò, mettendo il broncio. Dio, di nuovo quel soprannome. - Non ti piace la mia sorpresa?
- No - sbottai, non guardandola. Continuavo a fissare davanti a me, lanciando, ogni tanto, una breve e sospettosa occhiata alle attrazioni accanto alle quali sfilavamo. Perchè mi aveva fatto questo?
Lei per tutta risposta mi prese sottobraccio. - Eddai, abbiamo passato delle lunghe e difficili giornate lavorando come muli per il tour, una pausa era quello che ci meritavamo.
- Di tutti posti che ci sono in Florida, proprio qui dovevi portarmi? - mi lamentai in tono acido, tentando di scrollarmela di dosso. Lei si strinse ancora di più a me e spalancò gli occhioni da cucciolo.
- Uffa, Eddy, cosa c'è che non va? Questo posto è stupendo - scandì, con la voce eccitata di una bambinetta. Alzai gli occhi al cielo. - Faremo un sacco di giri sulle montagne russe. E poi voglio andare sulla Hollywood Tower! E ingozzarmi di schifezze al ristorante.
Sentendola elencare il programma della giornata, rabbrividii e cercai di nuovo di scrollarmela di dosso. Chissà se c'era qualche via di fuga... Magari una porta antincendio.
- Odio le montagne russe. Non ci sono mai salito - dichiarai, sempre mantenendo il mio tono da “Ed incazzato nero”.
- Un motivo in più per essere qui oggi! - esultò Taylor in risposta, staccandosi dal mio braccio per battere le mani. Perchè doveva essere così dolcemente svampita? Mio malgrado, mi lasciai contagiare dal suo entusiasmo di ragazzina. Soltanto un po'.
Mi diede una strizzatina al braccio, per tranquillizzarmi, e mi sorrise. - Eddai, sarà divertente. Promesso - disse, prima di allontanarsi per raggiungere il resto della combriccola, che si era avvantaggiato. Io rimasi indietro, più calmo, ma sempre nervoso. Anche se ora non sapevo da cosa fosse dato, se da quell'oggetto che tenevo in tasca - la canzone, che sembrava pesare come un macigno - o da quel posto. Non mi andava di appurarlo, perciò misi su un sorriso e raggiunsi Taylor e gli altri, che stavano sbirciando la mappa del parco e scegliendo le varie attrazioni. Eravamo circondati da persone, persone ovunque, ed era strano che nessuno ci avesse ancora riconosciuti. Forse era proprio quello lo scopo. Perdersi un po' tra la folla, e non essere al centro dell'attrazione, almeno per quel giorno. Decisi che mi andava bene, essere un “signor nessuno”, almeno per qualche ora.

La maggior parte delle attrazioni furono meno peggio di quanto me le aspettassi. C'era un gran caos, era vero, ma molte volte riuscimmo a passare avanti perchè, beh, eravamo noi. Taylor non era molto contenta di questa cosa; ogni qualvolta che ci trovavamo in fila e l'addetto all'attrazione la riconosceva, invitandola a passare avanti, aggrottava la fronte e si scusava con le persone rimaste in coda, che, dal canto loro, stavano immobili ad ammirarla ad occhi sbarrati. Comunque, mi piaceva questo tratto della mia migliore amica; era gentile con tutti, ed era anche umile. Per fortuna, appena salita, quell'espressione di disappunto spariva e tornava a fare la bambinetta pazza.
A metà giornata ci fermammo per pranzo. Taylor, come promesso, ordinò ogni qualgenere di schifezza. Tanto non ingrassava di un grammo, quella. Anzi, era più probabile che dimagrisse.
Comunque, preferivo vederla mangiare ed ingozzarsi, che digiunare come era successo nelle settimane successive alla rottura con Harry. Gli insulti da parte delle directioners erano continuati per molto, moltissimo tempo; in realtà non erano ancora cessati, ma la mia amica sembrava prenderli molto più alla leggera adesso. Avevo sempre paura che potesse ricadere in depressione, da un momento all'altro. Lei sapeva che ero sempre lì, pronto a sostenerla. Ma se stava bene, tanto meglio.
La guardai con invidia divorare il suo terzo pezzo di pizza in tutta tranquillità. - Il tuo metabolismo non esiste - dichiarai.
Lei alzò gli occhi e ridacchiò a bocca piena. - Fei folo invidiofo. Perchè io poffo e tu no.
Mi veniva da ridere a sentirla parlare in quel modo. Era buffa, Taylor. Ed era formidabile. Perchè riusciva ad essere così naturale con noi, i suoi amici, e poi poteva trasformarsi subito in qualcuno di completamente diverso, sofisticata e graziosa, come appariva nelle interviste, o passionevole e determinata, come durante i concerti. Sapeva essere dolcissima con le sue fan, sapeva farmi ridere con una battuta stupida al momento giusto, e sapeva essere anche sexy, quando voleva, lo ammetto. Eppure era sempre lei, sempre Taylor, non fingeva mai. Lei era tutte queste cose insieme, e molto di più. “Una bellissima anima”, avevo dichiarato una volta riferendomi a lei. Sì, era proprio una bellissima anima, una bellissima persona, una...
Una bellissima donna” aggiunse Coscienza, intrufolandosi nei miei pensieri come al solito. Beh, sì. Era anche bella in quel senso. Non solo perchè bionda, o con gli occhi azzurri. Aveva delle fattezze delicate, che ti trasmettevano subito simpatia, con una sola occhiata, e gli occhi blu come il cielo, caldi e amichevoli. E le labbra rosa, mi piacevano un sacco le sue labbra.
FRENA FRENA FRENA FRENA. Perchè ti perdi in questi pensieri?mi rimproverai, arrossendo mio malgrado. Per fortuna che Taylor non stava guardando. Dio, perchè mi ero messo a pensare a lei in quel modo? E perchè mi ero messo a fantasticare sulle sue labbra?!
Scossi la testa, come se quello potesse servirmi a liberarmi di quei pensieri, e decisi di chiacchierare con Taylor, per impegnare la mente. - Allora, come va la canzone?
Lei sorseggiò la sua Coca Cola, mordicchiando la cannuccia e lasciando del rossetto rosso sulla plastica bianca. - Che canzone? - domandò distrattamente, troppo impegnata a cercare di aprire il bicchiere di carta, probabilmente per mettersi in bocca un pezzo di ghiaccio rimasto sul fondo.
- Quella che stavi scrivendo ieri. Pronto? Terra chiama Saylor Twift. Terra chiama Saylor Twift, a rapporto - scherzai, riciclando una battuta che avevo fatto anche il giorno prima, convinto che si sarebbe messa a ridere comunque.
Ma lei non rise. D'improvviso, drizzò le spalle magre, e il suo sguardo si perse nel vuoto per un momento. Impallidì, come avevo fatto io quella mattina, per poi arrossire violentemente. - Ah. Quella canzone.
La guardai stupito dalla sua reazione. Sembrava che le avessi chiesto che misura di reggiseno portava. Non che mi interessasse, sia chiaro.
- Beh, credo bene. Ieri notte ho buttato giù testo e melodia. Mi sembra buona - rispose, vaga, senza guardarmi. Tornò a cercare di aprire il bicchiere, ma con meno entusiasmo di prima. Sembrava imbarazzata.
Allora capii. Stava scrivendo su Harry, era chiaro. Forse era per quello che aveva reagito in quel modo. Non voleva dirmi molto, perchè io ero il miogliore amico di Harry, e lei era la mia migliore amica, e la sua ex - perchè mi sembrava peggio di Beautiful? Insomma, era un po' caotica la situazione.
- Come si chiama?
Finalmente si voltò a fissarmi, e sembrava essere tornata la solita Taylor, tranquilla e svampita. - TU non hai voluto rivelarmi niente sulla tua, io non ti rivelo niente sulla mia. Sia chiaro, Eddy Rosso.

- Ma questa è una minaccia bella e buonaesclamai spontaneamente. E, per tutta risposta, sulla sua faccia si dipinse un sogghigno irriverente, quasi diabolico. Sì, lo stava facendo apposta! Era il suo diabolico piano di vendetta per farmi sentire in colpa. Sei una mente diabolica, Saylor Twift. Una dannatissima mente diabolica.
E così cominciai a guardarla in cagnesco, mentre un suono strano e indistinto, un verso gutturale, un grugnito, si sprigionò da qualche angolo sperduto dentro di me. Lei mi fissò per un momento, quasi stupita, poi scoppiò a ridere, rischiando di rovesciarsi addosso quel poco che era rimasto sul fondo del bicchiere. Sembrava tanto di vivere dentro Begin Again, anche perché lei continuava a ridere convusalmente, agitando pericolosamente il bicchiere e avvicinando sempre di più il rischio di rovesciarsi tutto addosso, o di rovesciarlo addosso a me. La mia espressione intanto era mutata verso lo stupito … che avevo fatto di così assurdo? In quell’istante, lei si fermò, mi riservò uno sguardo complice e mi grugnì contro, più o meno come avevo fatto io poco prima. Finalmente capii cos'avevo fatto di così esilarante. Smisi di guardarla.

- È inutile che cerchi di imitarmi – le dissi – non hai la mia voce perfetta e sublime.
-Toh! Ma davvero? – mi rispose lei, con un sorrisino ironico – E io che credevo che l’arte del grugnire te l’avessi insegnata IO. –
Rimasi a fissarla allibito. Ma di cosa stava parlando? Io ho sempre grugnito. Fin da quando sono nato. Dal giorno in cui i miei capelli rossi videro la luce del sole per la prima volta. Sono io che ho il primato nel…AH.

Il ricordo di noi due sul trampolino elastico di casa sua, l’estate scorsa, intenti a saltare come matti, mi colpì, improvviso, come un'onda - una di quelle che ti prende in pieno mentre tu sei intento a rilassarti su un materassino, in mezzo al mare. Io ovviamente in pantaloncini, senza maglietta. E la chitarra al collo. Sì, la chitarra. Perché quella faccia? Non posso saltare su un trampolino con la chitarra? L’ispirazione colpisce sempre all’improvviso, è un bene avere continuamente una chitarra a disposizione. Anche se devo ammettere che per uno che è già abbastanza goffo di suo, come me, cercare di non cadere sulla fredda e dura terra saltellando come un bambino su un trampolino elastico con una chitarra allacciata al collo non è proprio un'impresa facile. Fu in quel giorno che scrivemmo Everything Has Changed. Io e Taylor ci conoscevamo da poco più di una settimana, quindi, quando mi aveva chiamato a casa sua senza alcun preavviso, mi era parso abbastanza strano. A primo impatto, Taylor sembrava una persona normale. Appunto, sembrava. Perchè in realtà Taylor è il tipo di persona che ti invita a fare quattro salti sul suo trampolino e, mentre ride e saltella come la bambina che è, di punto in bianco se ne esce con scriviamo una canzone, io e te!
Per fortuna porto sempre la chitarra con me.
Dicevo, eravamo io e lei. E la chitarra. Io, come ogni volta che mi mettevo a scrivere qualcosa, mi ero perso nel mio mondo fatto di note fruttuanti e melodie indistinte; ero concentrato, nel tentativo di fare ordine nella mia testa, cosa già difficile di per sé, figurarsi se dovevo anche stare attento a non cadere; probabilmente fu per questo motivo che non mi accorsi dei suoi strani movimenti alle mie spalle. Colpito da una nuova ispirazione, strimpellai qualche nota convinto e mi girai un attimo per dirle di aver avuto un’idea per il ritornello; errore, grande errore. Me la ritrovai LETTERALMENTE addosso, attaccata alla pancia della mia povera, povera Nigel. Vi giuro che non so come diamine ha fatto a non scaraventarmi fuori da quell’aggeggio; Taylor pesa poco, è vero, ma immaginatevi una chitarra, più una Taylor Swift, con tutto il loro peso scaricato su di me. Probabilmente il fantasma di qualche canzone passata aveva guidato il mio corpo verso la giusta inclinazione da prendere. Il suo salto alla sono-un-koala-impazzito-alla-ricerca-del-suo-albero-di-eucalipto-per-fare-un-riposino, infatti, mi avrebbe con tutta probabilità sfracellato il cervello al suolo se non fossi stato così agile - e fortunato, molto fortunato- da inclinarmi verso destra. Naturalmente non riuscii a rimanere in piedi, però. Caddi sul trampolino, con Taylor ancora aggrappata alla mia povera Nigel. L’impatto fu talmente forte che ci fece balzare tutti e due di un metro buono, in quella assurda posizione. Credetti veramente di passare a miglior vita da un momento all’altro, ma evidentamente lo Spirito della Canzone Passata voleva che vivessi ancora un po’. Ma lo Spirito della Canzone Presente no, visto che quella dannata donna adesso mi aveva anche fatto dimenticare la mia ispirazione!
Tu sei completamente matta!” le avevo urlato a metà fra il sono-quasi-morto-di-paura-porca-cipollina e il se-ti-avvicini-troppo-ti-sgozzo. Lei allora mi aveva guardato con i suoi occhioni blu, spalancati e luccicanti, e mi aveva detto “Volevo prendere la chitarra, Eddy Rosso.”
Oh, beh. Il fascino della mia chitarra, fantastico, a quanto pare aveva più charming di me. Infatti lei fa più conquiste. Ma, un momento. Come diavolo mi aveva chiamato? Eddy cosa!?
Mentre facevo queste riflessioni, la bionda mi si era avvinghiata ancora di più addosso, tentando di strapparmi via la chitarra. Aveva un'espressione buffa, imbronciata, e per poco non le scoppiai a ridere in faccia. “Questa ragazza finirà per uccidermi”, pensai .
Se non ti togli di torno potrei ACCIDENTALMENTE rovesciarti sulla fredda e nuda terra e successivamente prenderti a chitarrate sulla tua bella testolina” le avevo detto con naturalezza. Lei allora mi aveva puntato gli occhi addosso, ma non in un modo normale: sembrava finita in qualche località indistinta e ignota del suo essere. E aveva fatto un verso indistinto. Io non credo che voi abbiate mai sentito un suono gutturale, così…Taylor. Vi giuro, è qualcosa di inquietante. Lì per lì rimasi spiazzato, poi lei tornò a guardarmi con gli occhioni spalancati da cucciolo abbandonato, e io ero scoppiato a ridere convulsamente, facendola sobbalzare sopra di me, ancora ferma e immobile in quella posizione, pronta a scattare come quando Meredith vede un topo-giocattolo.
Strano a dirsi, ma fu proprio in quel momento esatto, mentre ridevo in preda agli spasmi tentando di togliermi Taylor Swift di dosso, che capii che saremmo diventati migliori amici. Tentando di smettere di ridere, la guardai negli occhi e vidi quell'espressione svampita e spaesata. La conoscevo da pochissimo, eppure sapevo già così tanto di lei, come se la conoscessi da sempre. Avevamo tantissime cose in comune, e con lei mi sentivo libero; queste però, sono cose che avrei scoperto più avanti.

Quando ritornai sulla Terra dopo il mio breve nel passato, capii in fretta che in realtà non ero del tutto concentrato su quello che mi accadeva intorno; una parte di me si era persa nuovamente nel mio mondo, fatto di spartiti e note colorate che cantano. Più che una parte, direi LA MAGGIOR PARTE visto che avevo proprio lo spartito che mi ballava davanti: ispirazione in arrivo!
Questa volta, però, non avevo la chitarra con me. PROBLEMA. Ma prima che riesca a realizzarlo mi balla davanti la prossima frase della canzone, quella stessa canzone che mi aveva fatto entrare nel panico quella mattina, quella che, sottoforma di bozza senza senso, se ne stava appallottolata sul fondo della tasca dei miei jeans … “Sunny days that left my skin a breathe and you squeeze me until these thoughts leave my head.” Perfetto. adesso avrei avuto un sorriso da idiota materializzato in faccia per il resto della giornata. Ma sapete cosa? Non mi interessava proprio per niente.

Taylor doveva essersi accorta che non ero del tutto presente; chissà da quanto ero in catalessi. La sua espressione era passata dalla sfida ironica al sorriso confuso e curioso. Mi agitò una mano davanti agli occhi, preoccupata.
- Ed? Ci sei? - mi fece, scuotendomi. No, cioè sì, c'ero, ma non del tutto. In piena frase di scrittura, mi trovavo adesso in quello strano stato di passaggio, a metà fra il mio mondo e la nuda e cruda realtà. E quando sono in quello stato, faccio cose stupide. Cose stupide e insensate, che se fossi in me, non mi verrebbe mai in mente di fare. Una lucina rossa, funzionante ad intermittenza e con scritto “AGISCI” si materializzò nella mia testa.
- Che cosa sta elaborando il tuo cervello, Eddy Rosso? Sei in trance da ispirazion... CHE COSA STAI FACENDO. – gridò la bionda, prima di poter finire la frase. In men che non si dica, mi ero alzato, l'avevo presa di peso da dove era comodamente seduta e me l'ero caricata in spalla, stile sacco di patate, sotto gli sguardi stupiti di tutti. Tanto pesava meno di niente.
Uscii dal ristorante con Taylor urlante sulle spalle, mentre gli altri clienti ci guardavano straniti. Per un attimo il sole mi disorientò, ma proseguii tranquillo per la mia strada.
-ED! ED! ED, METTIMI GIÙ! NON STO SCHERZANDO, METTIMI GIÙ SUBITO! ADESSO! SHEERAN! SMETTILA! SHEERAN! SEI UN IDIOTA, CAVOLO, METTIMI GIÙ ALL'ISTANTE! - strillò, tirandomi pugni sulla schiena e scalciando. Mmm, mi aveva chiamato per cognome, doveva essere davvero arrabbiata.
- Ma neanche per idea. Tu adesso vieni a saltare con me, su un trampolino elastico –. Ecco, come vi dicevo in questo stato faccio cose MOLTO INSENSATE. Mi sembrava di averne visto uno, mentre cercavamo un posto per mangiare, in uno di quei piccoli parchi giochi per bambini che si trovano vicino ai punti di ristoro, dove i genitori scaricano i figli per un po' sperando in qualche minuto di relax.
- Non so come mai, ma ho una voglia matta di un po' di ripetizioni di grugnito oggi. – affermai, stringendola più stretta per paura che cadesse. Non stava un secondo ferma.
Non dire cavolate, Eddy. Lo sappiamo che non lo fai per quello”, mi martella Coscienza, riportandomi per un attimo sulla terra. “Stai zitta” le intimai. “Sto scrivendo una canzone”.
- EDWARD CHRISTOPHER SHEERAN, TI ORDINO DI METTERMI GIU' ALL'ISTANTE! PORCA CIPOLLA, FAMMI SCENDERE. FAMMI. SCENDERE. – strillò di nuovo, tirandomi un pugno proprio in un polmone e facendomi tossire. Beh, grazie, signorina Swift. Dovevo ammettere che mi stavo divertendo, però. Tay aveva ragione: quel posto era davvero uno sballo.
-ED! ED, TE LO DICO PER L'ULTIMA VOLTA. – sbottò; ma il suo tono di lotta estrema ormai si stava incrinando: stava per mettersi ridere come una pazza di nuovo, me lo sentivo. E infatti. Tempo due secondi, ed era già partita in quarta. Mi persi dietro a quel suono e mi lasciai sfuggire un nuovo sorrisino ebete. Ero così perso nella mia stessa testa da non accorgermi che non avevo la minima idea di dove stavo andando. “Dove vai stupido, il trampolino è dalla parte opposta, vicino all'entrata!” Coscienza, ancora. Se non ci fosse lei...
Mi voltai dalla parte opposta di scatto, facendo sfuggire un urletto a Taylor, e camminai ancora, fin quando non me lo trovai davanti. Lo sapevo che c’eri, lo sapevo! Ricordavo bene. Per una volta stare attento mi era servito a qualcosa e, per una volta le mappe mentali fornitemi da Coscienza mi erano state utili; un nuovo sorriso da idiota, o meglio il solito sorriso idiota che avevo dal momento in cui avevo elaborato quell'idea geniale, mi si dipinse in faccia. Misi Taylor a terra, con delicatezza, e le sorrisi complice. Lei mi guardò in cagnesco per un minuto buono, ma poi pian piano la sua espressione si addolcì; mi accorsi solo dopo un bel po' che avevo ancora le mani sui suoi fianchi, e lei era ancora abbracciata a me. Mi allontanai di scatto, un po' imbarazzato. Queste cose ultimamente succedevano fin troppo spesso.
- Bene, adesso lanciati in una esilarante lezione di grugnito, guru Swift – dissi, inchinandomi platealmente e cercando di far tornare l'atmosfera giocosa. Lei intanto, ripresa confidenza con il suolo, aveva messo su un espressione confusa, come prima al tavolo; spostava lo sguardo da me al trampolino, come se non capisse. Mi guardò con gli occhioni da gatta e quello sguardo, unito a quei capelli scompigliati, con la coda ormai disfatta e i ciuffi ribelli ovunque, contribuivano largamente al quadretto generale. Ma io non le avrei detto niente, no no. Non le avrei detto proprio niente. Doveva ricordare, era impossibile che non lo ricordasse; fino a poco fa era stata lei stessa a rinfacciarmi l'episodio. Forse non capiva cosa volevo che facesse. La guardai serio. Avanti Taylor, pensai. Di solito ci capivamo con uno sguardo. Fatti sotto ed aiutami a continuare la mia canzone.
Come se avesse sentito il mio richiamo, lei smise di rimuginare sul perché del mio apparente, anzi, leviamo pure apparente, atto di follia e mi sorrise a cinquantamila denti, facendomi venire lo stesso brivido di quella mattina. Poi, toltasi le scarpe, si fiondò sul tappetino, stranamente vuoto.

Fu abbastanza ridicolo ed incredilmente divertente vedere una ventitréenne saltellare come una bambina di sei anni su un trampolino elastico, ridendo come se fosse la cosa più bella del mondo. Il bello era che ci credeva davvero, era davvero felice di essere lì a saltellare, con il suo migliore amico che la guardava sorridendo.
Con la bava alla bocca...” aggiunse Coscienza. Zittii quel pensiero e lo rilegai in un angolino, come avevo già fatto con altri da quella mattina. Che cavolo mi prendeva? Sembravo uno squilibrato. In effetti, mi accorsi di avere un po' un'espressione ebete dipinta in faccia, mentre la guardavo fare capriole e ridacchiare convulsamente. Scossi la testa come si scuote un cane bagnato. Stavo impazzendo, era ufficiale.
- Beh? Come faccio a farti ripetizioni se non sali con me? Eddai, Eddy! Eddy Rosso! Eddyno! - mi prese in giro, sporgendosi. La fissai con un sopracciglio alzato; mi stava sfidando. Stanco di stare fermo a terra a fare la figura dell'imbecille, mi tolsi le scarpe e salii, aiutato da lei. Cercai di ritrovare un equilibrio, mentre lei si metteva a saltellare di nuovo, come un canguro sotto caffeina. Rischiai veramente di cadere di sotto; se solo avesse smesso di saltare per un secondo, avrei potuto ritrovare una certa stabilità. Cominciò a girare in tondo, mentre io cominciavo a saltellare più di riflesso a lei che per altro.
Canticchiava. - And everytime I look at you I could go crazy but I don't, say it but I won't cause I'd rather be alone than lose you - mormorò, col fiatone. Come diavolo faceva a cantare saltellando e girando in tondo su un cavolo di trampolino elastico? Bah, era Taylor Swift.
Di colpo, però, così improvvisamente che temetti stesse per svenire, si bloccò. Era a mezz'aria, quindi cadde di sedere sul trampolino, con uno sbuffo. Con qualche saltello mi avvicinai a lei, terrorizzato dal fatto che si fosse fatta male. Ma lei alzò uno sguardo orripilato ed imbarazzato su di me, che mi stavo lasciando cadere accanto a lei, rimbalzando. Aveva le guance rosse, e gli occhi luccicanti e sembrava in preda ad un imbarazzo terribile.
- Che succede? - chiesi, stupito. Strano, un attimo fa era così allegra, ed adesso sembrava nel panico. Lei si schiarì la voce. Sembrò tranquillizzarsi.
- No, niente. Sono solo stanca. Dal modo in cui evitava il mio sguardo, capii cosa c'era di sbagliato. Aveva cantato un verso della nuova canzone, la canzone per Harry. Aveva paura che io avessi capito, e che sarei andato subito a spifferarglielo. O qualcosa del genere. Lasciai perdere, e finsi di credere alla sua scusa. Non volevo indagare sul perchè si preoccupasse così tanto per quella canzone, si vedeva che la metteva a disagio. Alzai gli occhi al cielo e mi soffermai a guardare le nuvole, mentre Taylor, accanto a me, si torceva le mani guardando tutto tranne me. Aspettai che le passasse, sapevo che non ci avrebbe messo molto.“If it gets too complicated, I'll give up and be frustated; can you see what's wrong? If you feel like you've been hated...Ed eccola, l'ispirazione, era tornata, ed una nuova frase si era andata ad aggiungere alla bozza di quella notte. Sorrisi di nuovo, come un ebete. E poi buttai le braccia al collo di Taylor, accanto a me, ancora impegnata a rimuginare, e la strinsi a me. Lì, seduti su un trampolino. Mi piaceva abbracciarla; era scheletrica, sì, ma allo stesso tempo sembrava di abbracciare un orsacchiotto. E poi sapeva di buono. Pesche.
- Che ti prende? - sbottò, acida. Era ancora in imbarazzo. Mise il broncio e continuò a non guardarmi. Uffa, faceva la preziosa.
- Che c'è, non posso abbracciare la mia migliore amica presa da un momento di sconforto durante il suo delirio giornaliero? - sbottai, imitando il suo tono. Lei sbuffò, e questo stava a significare che si stava trattenendo dal ridere. - Ehi Tay, te l'ho mai detto che ti voglio bene?
- Okay, cosa vuoi da me, dove hai messo il mio migliore amico? CHI SEI TU? - esclamò, voltandosi di scatto e lanciandomisi addosso. DI NUOVO. SU UN MALEDETTO TRAMPOLINO. IL SUO ERA UN DANNATO VIZIO ALLORA.
Risi di gusto mentre lei mi abbracciava. Alla fine dovetti ammettere, quella giornata non era del tutto sprecata. C'era un bel sole, mi stavo divertendo, gli uccellini cinguettavano...
Una bella ragazza ti sta appiccicata addosso...” continuò Coscienza per me. La ignorai e circondai Taylor in una stretta da orso. Rimanemmo così per un bel po', in silenzio, ad ascoltare l'uno i respiri dell'altra, e per la prima volta dopo quei giorni pieni di tensione, mi sentii tranquillo. Era bello. E non mi importava se qualcuno fuori poteva vederci. Quella stretta, quell'intimità era solo nostra. E mi piaceva. Sarei potuto rimanere così per sempre.
- Sarà meglio tornare indietro, gli altri si staranno preoccupando - fece lei all'improvviso, sussurandomi all'orecchio. Aprii gli occhi di scatto; di nuovo, come era successo il giorno prima durante le prove, la sentii tesa. Cambiò all'improvviso umore mentre si allontanava da me, mentre tutto quello che avrei voluto fare era stringerla un altro po'. Che c'era di male? Eravamo amici. Non stavamo facendo niente di che.
Eppure la vidi scivolare via. Si allontanò in fretta, si alzò e saltò giù da trampolino, sparendo dalla mia vista e lasciandomi allibito, con un'espressione da vero cretino in faccia.
Scuotendo la testa - dovevo avere un aspetto orribile - la seguii e scesi con più cautela dal quel coso. La trovai seduta per terra, intenta a legarsi le scarpe. Mi guardò giusto un attimo.
- Non c'era tutta questa fretta - affermai, un po' acido, mentre recuperavo le mie, di scarpe.
- Dimentichi che stasera dobbiamo suonare - mi rispose. Aveva recuperato il sorriso, e già questo mi tranquillizzò. - Quindi, muovi il culo. Abbiamo ancora un sacco di cose da fare! E tu devi salire sulle montagne russe.
- Okay, okay, ho capito. Ma sulle montagne russe non ci vengo - sbottai, imbronciato, seguendola. Si era già avviata, facendosi strada tra la folla formata da famiglie che, abbandonati i punti di ristoro, ricominciavano il loro giro per il parco. A quel punto, Taylor fece una cosa strana: mi prese la mano. All'inizio pensai che fosse per non perdermi, visto che c'era davvero tanta gente, ma poi intrecciò le dita alle mie, in un modo che mi fece sobbalzare il cuore, e strinse.
- Sì che ci vieni.

Angolo Autrici
SALVE PEOPLE! Finalmente siamo tornate :') le vacanze sono iniziate ma gli impegni non sono finiti çwç da luglio credo riusciremo ad aggiornare più spesso :D
Alloooora. Questo capitolo potrebbe avere poco senso HAHAHAHAHAHAH il motivo è che in realtà sarebbe più lungo, ma siccome stava venendo TROPPO LUNGO abbiamo deciso di dividerlo in due. Comunque siamo abbastanza soddisfatte, e spero lo sarete anche voi u.u
P.S. AVETE VISTO IL VIDEO DI EHC E' LA COSA PIU' PERFETTA DEL MONDO E' UN MEZZO COMING OUT MA IN REALTA' NON LO E' OMMIODIO E' STUPENDO KSJDHHVSAGSGHCGDCGDGHDSH

  
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