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Autore: Lady Lee    24/06/2013    8 recensioni
L'amore non è una cosa facile.
Neanche per Beast Boy e Raven, che in questa storia si accorgeranno di amare, oltre ai pregi, anche i difetti l'uno dell'altra.
Ma non sarà semplice, perchè amare è difficile, però in fondo, basta ascoltare il proprio cuore.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! ^^
Eccomi, finalmente, con il 7° capitolo! (Avete l'antidepressivo a portata di mano? Ce ne sarà bisogno.)
Intanto, vorrei approfittarne per ringraziare voi che recensite, avete inserito tra preferite/ricordate/seguite la storia e semplicemente leggete. Grazie, grazie, grazie (': 
Poi, prima di lasciarvi alla lettura, volevo dirvi una cosina... sabato parto! Vado per due settimane in Scozia. E voi vi starete dicendo "Che me ne frega?" e avete ragione, in effetti... è solo che non so quando riuscirò ad aggiornare. Perciò, per leggere il prossimo capitolo, dovrete aspettare un pochino. Forse prima di partire scriverò l'ottavo capitolo, ma non vi prometto niente. Tuttavia, mi impegnerò per pubblicare il prima possibile!
Bene, io vi saluto! Buona lettura!


Il pallore lunare riempiva il buio di quella notte.
Il riflesso della Luna sull’acqua creava una magica atmosfera, le poche stelle luminose brillavano nel manto nero del cielo notturno.
Beast Boy camminava a passi lenti per le strade cupe di Jump City, che a quell’ora della notte sembrava una città fantasma.
Stava tornando a casa, Robin l’aveva chiamato infuriato e gli aveva ordinato di tornare alla T-Tower. Ma non ne aveva voglia.
Forse perché quella non gli sembrava più una vera casa, da quando non c’era Raven. Per sentirsi veramente bene aveva bisogno della presenza della maga.
Succedeva così, gli serviva la sua presenza. Aveva bisogno di sentire il suo profumo nell’aria, ascoltare la sua voce e osservarla di nascosto. 
Nella voce triste di Robin si poteva sentire della rabbia. Non aveva ancora perso la sua autorevolezza, nonostante tutto quello che stava succedendo.
La solitudine fredda accompagnava Beast Boy alla torre, ma una voce familiare lo distolse dai suoi pensieri.
-Ehi, Logan!
Il buio nel vicoletto fece spazio alla sagoma di un ragazzo alto, con i capelli castani ed un sorrisino sul volto.
Beast Boy conosceva quel sorriso. Conosceva quella voce. Conosceva quel ragazzo.
Alzò lentamente lo sguardo, che prima era chinato verso l’asfalto, per puntare gli occhi verdi in quelli marroni del giovane di fronte a lui.
L’espressione sul viso del mutaforma era mesta, aveva gli occhi lucidi e le guance erano solcate dai segni delle lacrime.
-Josh, non ci vediamo da molto.- disse, con voce flebile.
-Eh già.- sospirò. –Sono passati anni, ma tu rimani lo stesso di sempre. O mi sbaglio, Gar?
Non aveva intenzione di rispondere a quella domanda.
Certo che sì, si sbagliava.
Lui era cambiato. In meglio, anche.
Era diventato una persona migliore, con il passare del tempo.
L’amore l’aveva trasformato. Raven l’aveva trasormato.
-Almeno ora ce l’hai la ragazza?- chiese il ragazzo con i capelli castani, con un sorrisino malizioso dipinto sul volto.
Beast Boy conosceva anche quel sorriso.
Josh Parker era famoso per i suoi sorrisi. Le ragazze li amavano. Gli bastava rivolgere loro uno sguardo rapido e quel maledetto sorrisino per farsi adorare come se fosse un Dio.
Era nella stessa squadra di baseball del mutaforma, il ragazzo verde ricordava le cheerleaders che impazzivano per Josh.
-Ce l’hai la ragazza?- aveva chiesto Parker.
No, la ragazza non ce l’aveva. Ma amava Raven con tutto se stesso.
E se fosse stata bene, allora lui non sarebbe stato lì; e magari, a quell’ora, alla domanda “ce l’hai la ragazza?” avrebbe risposto di sì.
-No.- disse, lo sguardo basso e la voce fredda. –Ma non ti interessa.
Josh rise. –Nessuna ragazza si fidanzerebbe con te, Garfield.
-Ho detto che non ti interessa.- ringhiò Beast Boy di rimando.
Poi, senza salutare, senza dire nulla, il mutaforma ricominciò a camminare verso casa, le lacrime calde che gli sfioravano le guance.
Decise di tornare alla torre, alrimenti Robin si sarebbe arrabbiato ancora di più di quanto non lo fosse già.
Anche se in quel momento quello arrabbiato era proprio B.B., era infuriato con il mondo perché gli stava portando via Raven.
Sentiva il bisogno di odorare il profumo dei suoi capelli, aveva voglia di chiacchierare con lei.
-Sei solo un perdente Logan.
La voce di Josh riempì nuovamente il silenzio.
Quelle parole taglienti fecero girare Beast Boy, che si avvicinò al ragazzo lentamente, fissandolo.
-Come dici scusa?- chiese, mantenendo i propri occhi puntati in quelli di Parker.
-Dico che mi sembri un perdente.- disse Josh, la voce ferma e il tono di sfida. –Perché stai piangendo?
Il mutaforma si sfiorò le guance con la mano, si bagnò la pelle con una lacrima e socchiuse gli occhi per prendere un profondo respiro.
-Qualcuno a cui tengo in questo momento è…- non finì la frase, ma il ragazzo di fronte a lui aveva capito.
-“Qualcuno a cui tieni” è la ragazza che ti piace?- chiese, mantenendo quel dannato tono imponente che B.B. odiava.
Sì, Raven era qualcuno a cui teneva. Era la ragazza che gli piaceva.
Non poterla avere in quel momento lo rendeva triste, perciò non impediva a quelle lacrime pesanti cariche di sentimenti di solcargli il volto.
-Non ne vale la pena Logan. Non piangere, sembri un perdente.
Ma come fare a non piangere?
Quei sentimenti erano troppo forti per essere soppressi, quella tristezza era troppo profonda.
-Io non sono un perdente. Sono innamorato, è diverso.- sussurrò piano, fissando gli occhi scuri di Josh.
-Piangere per amore. Roba da ragazzine di tredici anni.- rise. –Sei un perdente.
Piangere per amore.
Era diventata quasi un’abitudine, uno strano rituale. Piangere, macchiarsi di calde lacrime che racchiudevano sentimenti. Urla, dolore, rabbia e amore.
Josh non poteva capire. E Beast Boy non poteva accettare di essere chiamato perdente, perché soffriva e… amava.
Sentì la rabbia ribollire nel sangue, un improvviso nervoso.
Senza quasi pensarci, in uno scatto di ira, il braccio del mutaforma si allungò verso il ragazzo, e gli tirò un pugno sul naso.
Il sangue vermiglio colava e bagnava le labbra di Josh, che intanto si asciugava dal liquido passandosi una mano sul volto.
-Logan, che ti prende?- domandò, con un tono a metà tra il sorpreso e l’arrabbiato.
Non lo sapeva nanche Beast Boy cosa stesse succedendo.
Si sentiva in dovere di battersi per Raven, per i propri sentimenti.
-Non è con un pugno sul naso che ti dimostri forte.
Un calcio arrivò dritto nella pancia di Josh, che si lasciò sfuggire un gridolio di dolore.
Ancora rabbia, odio, disprezzo. Ancora tristezza e debolezza.
Un altro pugno, poi un calcio all’addome. Il ragazzo moro si accasciò sull’asfalto, sanguinando e gemendo, senza forze.
L’espressione sul volto del mutaforma era terrificata, da ciò che lui stesso aveva fatto. Urlò disperato, distruggendo il silenzio della notte.
Corse con tutto il fiato che aveva, per scappare dalla realtà, troppo difficile e triste, che lo tormentava. Illuminato dal candido sguardo della Luna, correva per arrivare a casa.
Sperava che una volta arrivato si sarebbe svegliato, scoprendo che era tutto un incubo. Ma non lo era.
Quando, silenziosamente, entrò alla T-Tower, trovò Robin, Cyborg e Starfire che lo osservavano sorpresi.
Il leader si avvicinò Beast Boy con un’espressione delusa sul volto. Quasi fosse triste, quasi non volesse rimproverarlo.
-Si può sapere perché l’hai fatto?
Non lo sapeva. Ma aveva bisogno di essere compreso. Perché Robin sicuramente non avrebe capito, non ci sarebbe riuscito.
Il motivo per cui aveva picchiato Josh non esisteva, ma ora quello che Beast Boy desiderava era sentirsi compreso. Ricevere l’affetto di qualcuno che potesse capirlo.
-Tu sei un eroe: le persone le dovresti salvare, non picchiare!- Robin alzò leggermente il tono della voce, mentre Starfire, dietro di lui, piangeva.
“Devo solo essere compreso.” Una frase che si faceva spazio fra i suoi pensieri.
-Se continui così non… non so che fare. Giurami che non lo farai più. Per favore.
Furono quelle ultime due parole che fecero girare il mutaforma, già pronto ad andare nella sua stanza.
-Te lo prometto.
Una promessa fatta a Robin andava mantenuta. Non l’avrebbe deluso.
Poi, con una lacrima che gli solcava il volto triste, entrò nella propria camera, l’accenno ad un piccolo sorriso e i pensieri su Raven e i suoi magnifici occhi viola.

  
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