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Autore: x_ilovethem    24/06/2013    0 recensioni
Come potevo permettere che la mia felicità dipendesse così tanto da un'altra persona? Come potevo mettere il mio cuore nelle sue mani, dandogli la possibilità di ridurlo in tanti piccoli pezzettini? E se fosse sparito anche lui, come tutti gli altri? Era una pazzia. Era chiudere gli occhi, serrare i denti, buttarsi da un burrone e sperare di trovare il mare sotto di me. Ma con lui al mio fianco, Dio solo sa quante volte mi sarei gettata.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Niall Horan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il sole tiepido d'inverno entrava leggero nella stanza di Victoria, illuminandole la pelle candida.
Fu svegliata dal suono fastidioso della sua sveglia digitale. E così iniziava un altro giorno uguale al precedente e al successivo.
Svogliatamente tirò giù le gambe dal letto accorgendosi di avere il suo gattino, Misery, vicino alle pantofole. Gli accarezzò delicatamente il pelo bianco mentre una specie di brusio di piacere proveniva dal piccolo animale.
Poi si avvicinò alla sua finestra che dava su Londra. Almeno quel giorno non pioveva. Ancora non se ne era accorta. Forse, in fin dei conti, quelle 24 ore sarebbero state diverse dal solito.
Dopo essersi preparata per la scuola, raggiunse la cucina dove, sfortunatamente, non l'aspettava nessuno.
Suo padre non lo aveva mai conosciuto. Era sparito quando sua madre gli aveva detto di essere incinta. Che bastardo. Fortunatamente Kate, la mamma di Victoria, era una donna forte. Era stata in grado di crescere sua figlia tutta da sola, di assicurarle una bella casa e tutto l'amore di cui necessitava. Questo ovviamente lavorando più o meno sempre. Per questo motivo ora la ragazza si trovava a casa da sola. Kate era in Germania per un viaggio di lavoro e sarebbe rimasta lì per almeno tre settimane. Ma non era la prima volta che succedeva e Victoria sapeva badare a se stessa. Non aveva fratelli o sorelle e credeva di non averne alcun bisogno. La vita con sua madre le piaceva.
Preparò un toast che cosparse di marmellata alle fragole. Lo gustò con calma per poi mettersi lo zaino in spalla, prendere le chiavi di casa e avviarsi verso il suo liceo.

La scuola era a 10 minuti di cammino da casa sua.
Arrivò davanti al tanto odiato edificio dopo pochi secondi dal suono della campanella e senza guardarsi intorno, senza cercare nessuno dei suoi compagni, si fece strada tra le tante teste calde per raggiungere la sua classe. Non che li odiasse tutti, ma nella sua scuola i ragazzi e le ragazze non erano molto famosi per i loro elevati quozienti intellettivi. A Victoria non piaceva molto passare il tempo con loro ma con gli anni si era abituata a non poter avere una conversazione seria o una persona alla quale confidare i suoi pensieri più profondi. Però un'eccezione c'era: Jake. Era la cosa più vicina ad un amico per lei. Si conoscevano più o meno da due mesi, da quando era cominciata la scuola e non sembrava idiota come gli altri. Era anche abbastanza carino. Alto, occhi verdi, capelli neri, bel sorriso. Era un bel tipo e andava d'accordo con Victoria. Sfortunatamente i due non erano in classe insieme.
Le ore di lezione passarono abbastanza velocemente e quando la campanella di fine giornata suonò, Victoria sapeva che fuori dalla classe ad aspettarla come tutti i giorni c'era il suo amico.

J: "Ehi Vicky!"
V: "Ciao! Per favore non chiamarmi Vicky, non lo sopporto."
J: "Come vuoi, Victoria." Jake scandì bene ogni lettera del nome, quasi a voler prendere in giro la ragazza.
J: "Stasera che fai?"
V: "Non ho nulla in programma."
J: "Allora non mi dai buca se ti propongo di uscire?"
Victoria esitò, non sapeva se uscire con lui era una buona idea. Non voleva nulla al di fuori dell'amicizia.
Jake se ne accorse e cercò di rassicurarla.
J: "Ovviamente come due ottimi amici."
V: "Ehm...in questo caso, credo che vada bene."
J: "OTTIMO!" esultò lui con un grande sorriso sulle labbra.
J: "Allora ti passo a prendere verso le dieci e andiamo a bere qualcosa insieme. Ti va?"
Victoria annuì. I due si salutarono e presero strade diverse. Lei tornò a casa, lui raggiunse i suoi compagni di classe.
 
Quella sera Jake si rivelò un ragazzo estremamente puntale. Erano le dieci in punto quando qualcuno suonò al citofono.
Erano entrambi davvero bellissimi. Victoria con i suoi lunghi capelli ondulati, castani e gli occhi verde scuro. Indossava degli aderenti jeans chiari, con una camicetta viola e una giacca nera.
Jake con i capelli un po' scompigliati dal vento sembrava sempre più attraente agli occhi della ragazza.
Raggiunsero con la macchina di Jake un locale molto frequentato.
Arrivati lì davanti, lui parcheggio la macchina e scesero entrambi.
Mentre si avvicinavano al locale, camminavano lungo la strada, accanto a tanti edifici. La meta non era molto lontana. Victoria si sentiva un po' a disagio da sola con quel ragazzo che in fin dei conti non conosceva molto bene. La luna illuminava lievemente la splendida serata. Il tempo si era ben mantenuto dal mattino. Cosa rara a Londra. Comunque l'oscurità avvolgeva la città e si doveva fare attenzione a dove si mettevano i piedi.

Ad un certo punto Jake si piazzò davanti a Victoria.
J: "Sei splendida stasera."
V: "Sei gentile..." disse lei con lo sguardo basso, tentando di tornare a camminare.
Allora a quel punto lui la afferrò per le spalle e disse:
J: "Forse dovresti lasciarti andare un po'" e intanto teneva stretta la presa della ragazza.
V: "Jake, penso tu stia esagerando. Forse è meglio che me ne torni a casa."
Lei fece per andarsene quando lui la cinse stretta al suo corpo, bisbigliando al suo orecchio: "Tu non vai da nessuna parte".

Iniziò l'incubo.
Con forza trascinò Victoria in un vicolo e iniziò a baciarle il collo. Lei gridava e si dimenava.
"Aiuto! Qualcuno mi aiuti!" urlava Victoria.
J: "Sta zitta! Tanto non ti sentirebbe nessuno."
Con la mano scese fino a toccare le cosce della ragazza e a palparle il seno. A quel punto lei gli tirò un calcio nello stomaco tentando di scappare ma Jake era molto più forte, si riprese immediatamente e spinse con violenza Victoria al muro. Lei battè la testa e cadde a terra. Era sul punto di perdere i sensi.
Ormai non aveva più il controllo del suo corpo, non riusciva a parlare ma ancora vedeva. Vedeva ciò che quel maiale le stava facendo e giaceva lì, inerme. Sentì una lacrima calda scenderle dagli occhi quando capì che ormai era troppo tardi per fermarlo.

Poi dietro Jake che si trovava sul suo corpo, vide una sagoma sfocata, un ragazzo incappucciato. Si precipitò su Jake, lo tirò su e iniziò a prenderlo a pugni, a calci, a sbatterlo al muro. In quello stato di violenza probabilmente avrebbe potuto ucciderlo. Lo lasciò per terra privo di sensi, con la faccia gonfia e sanguinante. Fece subito una telefonata che durò circa venti secondi ma lei non capiva cosa stesse dicendo.
Poi si rivolse verso Victoria che aveva visto tutto ma non riusciva a reagire. Il suo salvatore si avvicinò al suo viso, cercò di capire se respirava ancora e mentre gli era vicino Victoria li vide. Vide i suoi occhi. Azzurri come il mare. Splendevano nell'oscurità. A quegli occhi si aggrappava per non precipitare nell'oblio mentre sentiva le forze che la abbandonavano.
"Victoria! Victoria reagisci! Resta con me, resta con me!"
Furono queste le parole pronunciate dal ragazzo dagli occhi color mare. Anche la sua voce era speciale, soave, rassicurante. Svenne nel giro di pochi secondi davanti a lui che le aveva salvato la vita, mentre sentiva le sirene di un'ambulanza avvicinarsi e la mano del ragazzo misterioso stringere forte la sua.
  
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