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Autore: gig_gig    24/06/2013    2 recensioni
La storia è ambientata dopo la fine della quarta stagione, Peter è stato scagionato e la Callway trasferita. Non ci sono veri e propri spoiler ma potranno esserci riferimenti alla quarta stagione.
Un altro tassello del puzzle della vita di Neal. Ecco come la vedo io.
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Chi sono io veramente?'
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BIP! BIP! BIP!

"No...".
La sveglia suonava, Neal però non aveva voglia di aprire gli occhi, ma dopo circa quindici BIP il rumore era diventato così fastidioso che Neal si decise ad alzarsi e a spegnere la sveglia. Erano le sette e trenta. Oggi era il primo giorno di ritorno al lavoro. Il braccio ormai era a posto, e da dieci giorni era tornato a casa da June. Peter gli passava i fascicoli dei casi da esaminare per poi discuterne insieme, ma fino ad oggi non gli aveva permesso di tornare in ufficio.
Neal si alzò, fece la doccia, si vestì ed uscì di casa. Non voleva arrivare tardi proprio oggi. Aveva deciso di andare a piedi e lungo la strada si fermò a fare colazione con caffè espresso e croissant francese.
Da quando era tornato a casa Neal aveva rifiutato la scorta, con grande disappunto di Peter che però sapeva benissimo quanto fosse bravo Neal a far perdere le proprie tracce e che sarebbe quindi servita a poco. D'altro canto Rooster era ormai fuori dagli Stati Uniti e sebbene avesse sicuramente diversi contatti, per lui, al momento, era meglio stare tranquillo.
Neal arrivò agli uffici dell'FBI, era contento di tornare al lavoro. A casa, sebbene tutti cercassero di tenerlo occupato, si annoiava parecchio.
Entrò nell'edificio e si diresse agli ascensori. Schiacciò il pulsante del ventunesimo piano.
In ufficio tutti erano già al lavoro, occupati, chi a leggere, chi sul computer, ottenne solo qualche ciao e qualche ben tornato, certo non si aspettava una festa ma gli sembrò un po' fredda l'accoglienza. Forse c'era un caso grosso e per questo erano tutti così impegnati. Jones gli fece ciao ciao con la mano e continuò nel suo lavoro. Diana era in ufficio con Peter.
Neal si andò a sedere alla sua scrivania, non pensava che potesse succedere, ma era felice di essere lì, all'FBI pronto per una nuova giornata di lavoro. Sulla scrivania c'erano dei faldoni di casi che probabilmente o Peter o Diana gli avevano lasciato, dei biglietti di ben tornato e alcune lettere. Iniziò a leggere i biglietti e a sistemarli in un cassetto, dentro un contenitore, dove archiviava le cose importanti, o meglio quelle che per lui erano importanti, ricordi, pensieri, pezzi della sua storia all'FBI.
Poi passò alle lettere, pensò che i faldoni li avrebbe lasciati per ultimi. La prima che aprì era una lettera di encomio del capo dell'FBI per i servizi resi, ne aveva già collezionate diverse di queste lettere, peccato che insieme non ci fossero sconti di pena, così da poter togliere prima la cavigliera. Anche questa finì archiviata nella scatola insieme ai biglietti di auguri. La seconda lettera invece catturò la sua attenzione, era senza mittente e senza francobollo e timbro, era quindi stata consegnata a mano. Aprì la busta, dentro c'era una cartolina della Monument Valley* con una scritta sul retro:

"Non oggi e forse non domani ma io e te ci rivedremo e quando questo avverrà chiuderemo i nostri conti in sospeso!".

Era senza dubbio stata mandata da Rooster che oltretutto gliela aveva fatto recapitare a mano. Questo voleva dire che Rooster ha agganci anche all'interno dell'FBI. Stava per alzarsi e andare da Peter a mostrargliela quando Peter uscì dall'ufficio e disse "Riunione in sala conferenze, è urgente. Vieni anche tu Neal!".
Neal si alzò e andò da Peter "Senti devo dirti una cosa…".
"Me la dirai dopo la riunione…".
"È importante!".
"Anche questo, dai entra!".
Così dicendo Peter spinse quasi a forza Neal dentro la sala. Tutti quelli che erano già dentro urlarono insieme "BEN TORNATO!".
C'era uno striscione di benvenuto, una torta sul tavolo insieme ad alcune bibite.
Neal era stordito, un po' per la cartolina di Rooster, un po' perché veramente non si aspettava una festa di benvenuto. Disse solo "Grazie… grazie a tutti!".
Erano tutti felici e in vena di festeggiare, decise che della cartolina ne avrebbe parlato con Peter più tardi. Non cambiava molto adesso o dopo e in ogni caso non voleva rovinare la festa. Rooster ora non era un problema, era lontano, prima o poi si sarebbero rivisti ma non ora, ora era il momento di festeggiare il suo ritorno. E poi, come aveva detto Peter, "è solo questione di tempo, prima o poi lo troveremo" e quando Peter ti si mette alle calcagna, non c'è scampo perché Peter è dannatamente bravo in quello che fa.
Sorrise quindi a tutti e insieme brindarono al suo rientro. Questa era una bella giornata e Neal non lasciò che una stupida cartolina gliela rovinasse!

FINE

* La Monument Valley è il set dove John Ford ha girato l'epico inseguimento alla diligenza in Ombre Rosse, film che ha lanciato un giovane John Wayne, e che è, di fatto, la bibbia del genere western, da cui tutti i registi del genere hanno tratto ispirazione.


Note dell'autrice

Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e che mi hanno recensito. Spero di non deludere nessuno nell'aver concluso questa storia.
Diciamo che la storia è nata prima di tutto perché sono in crisi di astinenza da nuove puntate di WC e scrivere mi serve a riempire il vuoto.
Poi volevo aprire uno spaccato della vita passata di Neal, e soprattutto del rapporto con sua madre, che nella serie non è ancora stato toccato. Anzi Neal si rifiuta sempre di fornire dettagli di sua madre, l'unica cosa che si è venuta a sapere è che, dopo la separazione con James, è caduta in depressione e di lì sono partita.
Mi è piaciuta anche l'idea di introdurre un fratello minore, perché così rendeva più complessi i rapporti familiari.
Tutto il resto della storia, il rapimento, Rooster, sono venuti di conseguenza, erano più che altro un accessorio che all'inizio neanche pensavo diventassero così complessi e articolati. All'inizio, infatti, pensavo che sarei stata brava se fossi riuscita ad arrivare al decimo capitolo e come niente invece me ne sono usciti ventiquattro. Anche per questo ho deciso che era meglio chiudere.
Questo però non vuol dire che non scriverò più di Rooster, mi stanno già venendo in mente un po' di idee che, appena avrò un po' di tempo, butterò giù.

Neil: Se vuoi un lieto fine, questo dipende da dove interrompi la storia. Credo che la nostra finisca qui...

Mozzie: Direi che finisce bene... fino al prossimo capitolo.

Neil: Fino al prossimo capitolo.


So stay tuned for the next chapter
  
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