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Autore: sheradiateslove    24/06/2013    6 recensioni
SOSPESA FINO A ESTATE 2014
-
Londra.
Due ragazze, simili ma diverse.
Un mondano troppo curioso.
Un ragazzo misterioso.
I loro destini si incroceranno, cosa succederà?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Four
 


Annabelle’s pov.
 
L’acqua salata mi riempie naso e bocca impedendomi di respirare, i miei polmoni bruciano come se del fuoco li stesse divorando lentamente e il fondale sabbioso del mare si fa sempre più vicino, finché la mancanza d’ossigeno mi fa perdere i sensi e tutto si fa improvvisamente nero.
Sento delle labbra morbide posarsi sulle mie e dell’aria entrare nei miei polmoni. Mi sveglio tossendo e sputando tutta l’acqua che mi era entrata a forza nel corpo per poi ricominciare a respirare regolarmente. Alzo lo sguardo e incrocio dei familiari occhi azzurri e una chioma corvina, Gabe mi sorride preoccupato. –Stai bene?- mi chiede.
Mi guardo intorno e mi rendo conto di trovarmi sulla spiaggia in riva al mare nel quale stavo affogando, qua e là ci sono dei mucchietti di alghe verdi e marroni dall’aspetto disgustoso mentre alle mie spalle si estende una fitta foresta dall’aria tropicale. Un cielo azzurro e senza nuvole si estende sopra le nostre teste.
-Com’è che compari ogni volta che rischio di morire?- chiedo a Gabe ignorando la sua domanda. Non che stia particolarmente male, infondo questo è solo un sogno e anche se il dolore sembra reale in realtà è un’illusione e basta. Devo ricordarlo.
Lui scrolla le spalle –Forse il mio scopo nella vita è quello di salvarti.
-Salvarmi da cosa?- ribatto –questo è solo un sogno.
-Ti sbagli, invece.
Lo fisso confusa per qualche istante, la mia attenzione sempre catturata dalle immense ali nere e oro.
-Questo non è solo un sogno.- prosegue Gabe –E’ un sogno, certo, ma non è solo questo. E’ l’unico modo che ho per parlare con te senza venir rintracciato.
-Cosa vorresti dire?- chiedo in un misto di confusione e stupore.
-Voglio dire che ho trovato un modo per farti visita durante la notte, dolcezza. Se fosse solo un sogno le mie azioni verrebbero dettate dalla tua psiche, mentre in questo caso sono io che controllo i miei movimenti e domani mi ricorderò di questa conversazione e di quello che sta succedendo come farai tu.
-Quindi è come…se stessimo sognando le stesse cose e fossimo in grado di controllarle?- domando incerta. Che gran casino.
-Esatto. Considera questa cosa come un posto segreto solo nostro dove niente e nessuno ci può disturbare.
-La scorsa notte mi avevi detto che ti vedevo con la maschera perché era così che ti ricordavo, ma se siamo in grado di controllare ciò che stiamo sognano perché non la puoi togliere? Non ha senso.- dico incrociano le braccia sotto al seno. Qui qualcosa non torna.
-E’ complicato da spiegare, okay? Fidati di me.
-Come posso farlo? Ti ho visto una volta in tutta la mia vita, quattro se contiamo anche i sogni. Io non ti conosco, Gabe. E non capisco perché sei qui.- faccio una pausa per poi terminare la frase con una domanda che mi sta assillando –Che cosa vuoi?
-Te.
La sua immagine sfuma sino a scomparire del tutto, lasciandomi sola su quella spiaggia già deserta.
Apro gli occhi ritrovandomi a fissare il soffitto bianco della mia stanza, dalla finestra aperta entra il soffuso bagliore della luna rischiarando la camera e permettendomi quindi di distinguere le sagome dei mobili e di oggetti vari.
Guardo l’ora sul display del cellullare appoggiato sul comodino accanto al letto: le tre e mezza.
Sbuffo sconsolata e mi alzo per accendere la luce, per prima cosa il mio sguardo corre sul cuscino dove, come i due giorni scorsi, si trova una piuma nera. Mi avvicino al letto e la prendo tra le mani rigirandomela tra le dita distrattamente.
Perché Gabe invade i miei sogni? Perché mi cerca? E perché nonostante questo mi dia fastidio spero che non smetta di farlo?
‘Che cosa vuoi?’
‘Te’
Cosa intendeva dire?
Ora che ci penso è da quando l’ho incontrato che stanno succedendo cose strane. E fra tutte quella che spicca fra le altre è l’aggressione di quei strani esseri dagli occhi viola. Non era mai successa una cosa del genere, niente e nessuno aveva mai osato attaccarci nell’Istituto. E’ stato costruito apposta per fornire protezione agli shadowhunters e né demoni né Nascosti possono entrare qui se non tramite una proiezione. In effetti però ai mondani è permesso entrare qui, ammesso che riescano a vedere l’Istituto per quello che è.
Ho il forte sospetto che quei cosi fossero essere umani, ma gli occhi di quel colore non me li spiego proprio.
Lascio cadere la piuma a terra e decido di uscire dalla mia camera per dirigermi in quella di Chris. Quando ero più piccola avevo preso l’abitudine di infilarmi nel suo letto ogni volta che facevo un incubo e non so come la sua presenza confortevole mi aiutava a riaddormentarmi. E’ un po’ che non faccio questa cosa, ora che ci penso.
La sua stanza si trova di fronte alla mia e quando entro rischio di inciampare nei suoi vestiti gettati a terra e cadere rovinosamente. Se c’è una persona che riesce ad essere più disordinata di me, quella è Chris.
Raggiungo con un po’ di difficoltà il suo letto e scosto le coperte facendomi un po’ di spazio. Quando mi distendo accanto a lui lo sento sussultare e scattare in piedi.
Fottuto sonno leggero da shadowhunter (di cui tra l’altro io sono sprovvista, visto che potrebbe scoppiare una guerra con tanto di bombe e io continuerei a dormire indisturbata).
-Shhht, calmati, sono io- dico a bassa voce. L’Istituto sarà pure grande, ma sia mia madre che gli altri si trovano tutti in questa zona e non vorrei svegliarli.
-Anne?- dice lui tranquillizzandosi e tornando a distendersi –Che ci fai qui?
-Non riuscivo a dormire.
-Un incubo?
-Qualcosa del genere- rispondo.
-Vieni qui- dice e mi avvicina a sé cingendomi le spalle con un braccio, appoggio la testa nell’incavo della sua spalla e lui mi lascia un dolce bacio fra i capelli.
E così, cullata dal ritmo regolare del suo respiro, scivolo in un sonno senza sogni.


Gwendolyn’s pov.
 
Faceva caldo, caldissimo, quando mi svegliai, la testa mi pulsava e non sentivo più le gambe, ma non fu la prima cosa che notai, quando aprii gli occhi vidi Daniel che mi toccava la fronte con la mano come se mi stesse accarezzando.
-Che cosa stai facendo?- urlai, alzandomi di scatto dal letto ignorando il dolore.
-Gwen, stai tranquilla.- sussurrò lui senza spostare la mano.
-Toglimi subito le mani di dosso!- ordinai e lui lo fece.
-Ma sei sonnambulo o cosa?- chiesi confusa.
-Ti stavi agitando nel sonno, parlavi, sono venuto a vedere se avevi la febbre, tutto qui.- disse lui alzando le spalle.
-Parlavo?- chiesi scandalizzata. -Cosa hai sentito?
-Niente.- disse lui, ma i suoi occhi mi dissero che non era vero.
Guardai la sveglia sul comodino, segnava le cinque e mezza, mi ributtai sul letto e sospirai.
-Allora cos'è successo?- chiese Daniel sedendosi sul suo letto. -Nell'armeria, intendo, cos'erano quei cosi?
-Non lo so.- dissi -sembravano mondani, ma erano troppo forti.
-E avevano quegli occhi strani.- disse Daniel.
L'avevo notato anch'io, gli occhi erano la prova inconfutabile che non erano mondani.
-Qualunque cosa fossero penso che lo scopriremo presto.- dissi.
-Quindi pensi che torneranno?
-Ovviamente, chiunque li abbia mandati non credo che abbia raggiunto il suo obbiettivo, le sue creature sono tutte morte e invece noi siamo ancora tutti vivi.
-Secondo te cosa volevano?- chiese
Avevo notato il loro interesse per Annabelle e non avevo dubbi.
-Qualcosa di prezioso, qualcosa per cui non si rassegneranno molto presto.- risposi cercando di finire la conversazione.
-Ma...- iniziò Daniel
-Possiamo parlarne domani, mondano?- lo interruppi io -Sono davvero stanca.
-Posso farti una domanda, Gwendolyn?- chiese invece lui.
-Tanto me la farai comunque.- risposi alzando gli occhi al cielo.
-Perché sei così chiusa? Così scontrosa? Ieri, nell'armeria, quando stavo per morire, ti sei avvicinata a me. Hai abbandonato i cacciatori per aiutarmi, ho sentito quando mi toglievi le schegge di vetro dalle braccia, ti sentivo ed eri preoccupata, non negarlo. E invece tutte le volte che provo a parlare con te mi respingi e non mi chiami neanche per nome.
-Io ti ho portato qui, era mio dovere proteggerti.- dissi cercando di non far trasparire l'ansia nella mia voce.
-Chi è Julian?- chiese improvvisamente.
Mi mancò il respiro per un momento, cercai di calmarmi e aspettai un secondo prima di parlare
-Julian è mio fratello.- dissi infine, abbassando gli occhi.
-Dov'è adesso?- chiese Daniel
-Non lo so, non ho più sue notizie da due anni.- sussurrai.
Daniel si alzò e aiutandosi con un paio di stampelle si sedette sul mio letto e mi cinse le spalle con un braccio, questa volta non gli dissi nulla, trattenere le lacrime era già troppo impegnativo.
-Sfogati, Gwendolyn, non sei obbligata ad essere sempre forte.
-Vivevamo tutti insieme a Miami, mio padre mia madre e Julian, lui ha due anni più di me, ma la differenza d'età non ci aveva mai allontanato, io avevo dovuto sempre essere quella forte, Julian non poteva perché lui...aveva perso l'uso delle gambe quando era ancora un bambino. Neanche i fratelli silenti lo poterono aiutare e secondo loro era già un miracolo se eravamo riusciti a non farle amputare. Julian sapeva che non avrebbe potuto camminare mai più, ma nonostante tutto era un bambino felice, un ragazzo felice.- Ormai le lacrime erano iniziate a scendere, e io non potevo più farci nulla.
-E poi cos'è successo?- chiese Daniel.
-Due anni fa mia madre è morta, eravamo fuori insieme, io e lei, quando un demone ha attaccato un mondano e noi siamo corse a difenderlo, lottammo insieme, ma il demone era molto forte e stava per uccidermi, mi ricordo benissimo i suoi occhi iniettati di sangue mentre avvicinava i suoi artigli lunghissimi al mio cuore, ma mia madre si mise in mezzo. Era sempre stata malata, conficcò una spada angelica nel petto del demone, ma prima di morire lui la graffiò e le sue bassissime difese non lo sopportarono. Morì sul colpo.
Ormai stavo singhiozzando, i ricordi che avevo cercato di sopprimere per tanto tempo erano riaffiorati nella mia mente, il dolore era terribile, nonostante mi autoconvincessi di essere forte non ero mai riuscita a superare tutto questo.
Daniel non disse nulla, per una volta l'avevo lasciato senza parole.
-Mio fratello diede la colpa a me e a mio padre, disse che noi sapevamo che nostra madre era debole e che avremmo dovuto proteggerla, mi ricordo che mi guardava con disprezzo e odio come non aveva mai fatto. Due ore dopo se n'era andato e da allora non so più nulla di lui, non si è presentato nemmeno al funerale di nostro padre.
Daniel si limitò ad abbracciarmi e a darmi colpi leggeri sulla schiena ogni volta che singhiozzavo, non mi ero mai sentita così vulnerabile come in quel momento, ma la sensazione non era così orribile come invece pensavo.
-Gwendolyn, non è colpa tua.- disse.
-Sì invece, Daniel, io ero lì, il demone avrebbe dovuto ferire me, probabilmente sarei anche riuscita a guarire...
-Non lasciare che il senso di colpa ti oscuri la mente, non è colpa tua.
Continuai a singhiozzare finché, esausta, non mi addormentai fra le braccia di Daniel.


Daniel's pov

Aprii gli occhi e mi ritrovai con una massa di capelli castani sulla faccia, mi resi improvvisamente conto che era Gwen, si era addormentata fra le mie braccia dopo essersi finalmente sfogata e sospettavo che non lo facesse da tempo, se non mai.
Pensavo che Gwen fosse una ragazza carina, certo, ma così altezzosa, almeno nei miei confronti, da risultare insopportabile, invece si era rivelata una ragazza che ha sofferto ma che si è rialzata e il suo carattere superbo è causato da tutte le disgrazie che le sono successe.
Mi scostai i suoi capelli sulla faccia, attento a non svegliarla, e la guardai: si era rannicchiata contro la mia spalla appoggiandomi una mano sul petto; i lineamenti di solito tesi e preoccupati per una cosa o per l'altra erano addolciti dal sonno, i marchi neri le spiccavano come macchie sulla pelle bianca.
Era incredibile che una ragazza piccola come quella fosse riuscita a sopportare un dolore così grande per così tanto tempo.
Sentii dei passi nel corridoio e un minuto dopo Annabelle fece irruzione nella stanza, vedendo Gwen abbracciata a me le spuntò un sorriso sulle labbra che però si trasformò immediatamente in una smorfia preoccupata.
-Io...voi...- balbettò Anne visibilmente in imbarazzo.
-No, non è come sembra, ci siamo solo addormentati.- dissi io.
Gwen sussultò fra le mie braccia svegliandosi improvvisamente, guardò prima me e poi Anne e un'espressione imbarazzata le comparve sul viso. Si alzò di scatto e notai che le sue ferite erano già sparite, perché non potevo guarire anch'io così velocemente?
-Anne che è successo?- chiese Gwen.
-Volevo vedere come stavi e chiederti se ti va di allenarti un po’, ma se vuoi torno dopo.- rispose Anne.
-No, no figurati vado nella mia camera a mettermi l'uniforme, aspettami in armeria.- disse e uscì dalla stanza senza neanche degnarmi di uno sguardo.
Anne mi sorrise e se ne andò, lasciandomi solo.
Quando era entrata Anne aveva fatto una faccia così preoccupata da indurmi a pensare che ci fosse qualcosa sotto, forse Gwen aveva un ragazzo?
Avevo due opzioni: potevo restare tutto il giorno a letto fissando il muro e continuando a farmi domande, o potevo uscire, curiosare un po' e cercare di scoprire qualcosa.
Scendere le scale dell'istituto con le stampelle si era rivelato più difficile di quanto pensassi, ma ce l'avevo fatta e dopo essere passato per la cucina e aver mangiato qualche fetta di pane tostato sotto gli occhi di una sorridente Diana, mi ero messo in cerca dell'armeria.
L'ultima volta che c'ero stato la stanza mi aveva colpito così tanto che avevo memorizzato la strada per arrivarci senza neanche accorgermene.
La porta era socchiusa, si scorgeva soltanto uno spiraglio della stanza, ma era abbastanza per vedere Gwen che tendeva un bellissimo arco ricoperto di marchi uguali a quelli che tutti gli Shadowhunters avevano sulla pelle, e Anne che le dava delle dritte su come mirare al meglio il cerchio nero dipinto su una parete della stanza.
-Tendilo un po' di più, non preoccuparti, non si rompe.- disse Anne sorridendo.
Gwen lo fece e poi scoccò una freccia che mancò di qualche centimetro il cerchio nero.
-Non sono mai stata portata per l'arco.- disse Gwen alzando le spalle.
-Non è così difficile, ci vuole solo un po' d'esercizio.- rispose Annabelle porgendole un'altra freccia.
-Insomma tu e Daniel...- Disse poi mentre Gwen la scoccava, stavolta la freccia mancò il cerchio nero di almeno mezzo metro.
-No, non è come pensi.- rispose Gwen rabbuiandosi.
-Anche lui ha detto così.- disse Anne.
-Ieri sera ero talmente stanca che non mi sono accorta di niente, se fosse stata lucida non l'avrei mai fatto. E comunque abbiamo solo dormito.
-Gwendolyn, non mi devi dare spiegazioni, ma...- rispose Anne abbassando gli occhi.
-Credi che non lo sappia?- urlò Gwen. -Lui è un mondano e io una fottuta Shadowhunter, so cosa questo comporta.
Un momento, che cosa stavano dicendo?
-Sai, anche mio zio si era innamorato di una mondana.- disse Anne.
-E...?- chiese Gwen
Sì, avanti, dicci cosa è successo.
-Ha provato a farla ascendere, ma l'Enclave ha rifiutato la sua richiesta.
-L'ha lasciata?
-No, l'ha sposata e ha perso tutto.- disse Anne appoggiando la faretra con le frecce a terra.
Ascendere? Perdere tutto?
-Io non smetterò mai di essere una Shadowhunter, è il mio destino.- disse Gwen raccogliendo una freccia da terra.
Quindi uno Shadowhunter che si metteva con un mondano smetteva di essere uno Shadowhunter? Non era possibile.
Gwen era visibilmente turbata e Anne parve accorgersene perché uscì dalla stanza, io mi appiattii dietro una colonna per non farmi vedere e quando uscì vidi Gwen intenta a scoccare l'ennesima freccia, la sua espressione era tesa e dura, tese l'arco più che poteva e scoccò. Questa volta centrò il cerchio nero perfettamente.


Chris’ pov.
 
Ormai è buio e dopo cena all’Istituto non ho nulla da fare così me la svigno in uno dei trecento pub di Londra.
Questa notte Anne mi ha letteralmente colto di sorpresa infilandosi nel mio letto, non ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta che l’ha fatto ma sono quasi sicuro che fosse più di due anni fa.
Non capisce nemmeno quanto è stato difficile per me mantenere un minimo di autocontrollo, non capisce che quando si è alzata per tornare nella sua stanza per me è stato come se mi venisse portata via una parte di me.
Non capisce che darei la vita per lei.
Non capisce che la amo.
Apro la porta del Full Moon e mi dirigo al bancone per farmi servire qualcosa di forte, questa è stata decisamente una giornata da dimenticare e cosa meglio dell’alcool può aiutarmi?
-Cosa ti porto?- un uomo grosso come un armadio, che intuisco essere il barman, si rivolge a me con tono seccato. Come se lavorare qui per lui fosse la scocciatura più grande del mondo.
-Vodka- dico amaramente.
L’armadio, pardon, il barman corruga la fronte ma mi versa ciò che ho chiesto in un piccolo bicchierino che butto giù in un sorso per poi chiederne ancora.
Una biondina tutta curve si avvicina a me in modo sensuale. –Ciao.
E’ molto bella, ma non è Annabelle.
-Ciao- rispondo distrattamente.
-Cos’è che vuoi dimenticare?- mi chiede lei indicando con un cenno della testa il secondo bicchiere di Vodka che ho appena finito di bere.
Faccio una smorfia. –La domanda giusta non è cosa, ma chi.
-Fammi indovinare…sei innamorato da sempre di una ragazza che non ti si fila.
-Qualcosa del genere- dico per poi ordinare il terzo giro di Vodka.
La vista ha già iniziato ad offuscarsi e temo che fra non molto l’intera stanza inizierà a girare.
-Allora lascia che ti aiuti a scordarla per una sera…- la ragazza si avvicina a me e con un dito percorre il contorno delle mie labbra in modo provocante.
La afferro per il polso e le allontano la mano dal mio viso –Scusa, ma non sono in vena.
Lei libera il suo polso con uno strattone e ancheggiando se ne va via, offesa.


Annabelle’s pov.
 
Sono tornata in armeria ad allenarmi con l’arco, è una cosa che mi rilassa, l’ha sempre fatto. Tendo l’arco di fronte a me per poi lasciar andare la freccia che va a conficcarsi nel centro esatto del bersaglio andando a sovrapporsi a quella scagliata in precedenza.
Ovviamente, un tiro perfetto.
Se riuscissi a trovare Chris a quest’ora sarebbe accanto al bersaglio con una mela in testa ad aspettare che scocchi una freccia sperando che colpisca la mela e non la sua faccia.
Lo farei fare a Jason, ma lui non si lascerebbe convincere. Con Chris almeno posso far leva sul suo ego smisurato e sul suo orgoglio maschile infinito.
Sto per prendere l’ennesima freccia dalla faretra sulla mia spalla, quando sento il mio cellulare (appoggiato su una mensola accanto a dei pugnali) squillare.
Appoggio a terra l’arco e afferro il cellulare. –Pronto?
-Annabelle, Annabelle, Annabelleeeee!- la voce cantilenante di Chris mi arriva all’orecchio rischiando di mandarmi fuori uso i timpani. Che diavolo urla a fare?!
-Chris! Puoi evitare di gridare? Che c’è?- domando. Di solito se ricevo una telefonata è perché sta succedendo qualcosa e, naturalmente, quel qualcosa non è mai nulla di buono.
-Ma io devo gridareeee! Voglio urlare al mondo quanto ti amo!- okay, a giudicare dal tono distorto della voce e dalle cazzate che spara direi che è ubriaco fradicio.
-Oddio Chris!- dico esasperata –dove sei?
-Vuoi venire qui e baciarmi dopo questa bellissima dichiarazione?- lui scoppia a ridere e io allontano un po’ il cellulare dall’orecchio –sono sulla luna! Che è piena!- scoppia nuovamente a ridere per poi riattaccare.
Ma che diavolo…?
Oddio, è peggio di quello che pensavo.
Passo qualche secondo a fissare il cellulare prima che un’idea mi passi per la testa.
Oh, ma certo! Come ho fatto a non arrivarci subito? Sarà sicuramente al Full Moon. E’ meglio se lo vado a cercare e lo riporto qui prima che combini qualcosa di cui potrebbe pentirsi una volta tornato lucido.
Ah e devo ricordarmi di sfotterlo a vita per quello che mi ha detto. Perché ovviamente non intendeva sul serio quello che ha detto, giusto? Giusto.
Infilo il cellulare nella tasca della mia uniforme per poi riprendermi l’arco e uscire dall’Istituto, non esco mai senza armi. Non si sa mai chi o cosa potrei incontrare.
Oggi fa piuttosto caldo per essere a Londra e nell’uniforme mi sto squagliando, ma poco importa.
Quando attraverso la strada non mi accorgo che c’è una macchina che mi sta venendo addosso e che la persona che guida non può vedermi a causa dell’incantesimo che mi rende invisibile, resto paralizzata in mezzo alla strada mentre le luci degli abbaglianti mi si avvicinano sempre di più. Chiudo gli occhi e aspetto che l’auto m’investa, ma poco prima che succeda sento come una folata di vento e quando li riapro mi ritrovo sul marciapiede. Completamente illesa.
Com’è possibile?
Ci metto qualche secondo per riprendermi dallo shock. Ma ora non ho tempo di pensare a quello che è appena successo, devo raggiungere Chris.
Vago un po’ in quella zona finché non trovo il pub e ci entro, immediatamente vengo travolta da un’insopportabile puzza di fumo. Arriccio il naso e comincio a cercare Chris, per mia fortuna lo trovo piuttosto in fretta: se ne sta sdraiato privo di senso su uno squallido divano rosso con delle macchie di cibo (o altro) sparse sul tessuto. Mi avvicino a lui e lo scuoto un po’ per farlo svegliare. –Ancora cinque minuti- biascica lui.
-No, Chris, muovi il culo e alzati. Torniamo all’Istituto- dico tirandolo per un braccio.
Lui si degna finalmente di aprire gli occhi e si alza barcollando, scatto e prima che cada rovinosamente a terra gli faccio mettere un braccio attorno al mio collo per sorreggersi.
-Per l’Angelo, manco stai in piedi. Ma quanto hai bevuto?- sbotto.
Lui fa un sorriso distorto –Non ne ho idea.
Alzo gli occhi al cielo e comincio a camminare e a trasportamelo dietro, arrivati all’Istituto faccio il possibile per non farmi notare e sgattaiolo in camera di Chris. Raggiunto il letto ce lo scarico sopra. –Domani mi senti, comunque- gli dico mollandogli un bacio sulla fronte e uscendo dalla sua stanza. In questi casi mi sento come se fossi sua madre, ma non ci posso fare nulla, verso di lui ho un istinto protettivo che nemmeno il genitore più premuroso ha verso suo figlio.

 



RAAAAAAAAWR
Hello people!
Sto pubblicando perché QUALCUNO mi stava rompendo le palle ùù
Qui compaiono due nuovi pov, quella di daniel e quello di chris, che scopriamo essere innamorato di Annabelle, aww.
Lo so, lo so, era prevedibile, capita.
Gwendolyn ha un passato piuttosto triste, non trovate? çç Chissà dov'è finito Julian...
Qualcosa mi dice che sentirete ancora questo nome *colpo di tosse*.
Poi, Gabe ed Anne hanno un posto segreto in cui incontrarsi, non è romantico? **
Ma perché Gabe non vuole che qualcuno risalga a lui? Chissà...
Daniel poi è un ficcanaso, non credete? Origliare le conversazioi altrui, pft.
E no, niente, ringraziamo entrambe per le recensioni e le visualizzazioni sjkdfhsjkhdjk
Byeee.
-Ila&Ila

  
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