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Autore: Martunza    07/01/2008    3 recensioni
Susie è una giovane universitaria di talento che, per pagarsi l'affitto della casa a New York, lavora in una rivista di musica che si occupa di scoprire nuovi talenti. Susie viene scelta per partire in viaggio con una nuova e promettente band, che deve promuovere il nuovo album: i My Chemical Romance. Riuscirà la ragazza a superare il suo scoglio di perfezione e seriosità per conoscere i veri MyChem, invece di vederli solo sotto l'aspetto di giovani talenti?
Scusate faccio cagare nei riassunti, ma giuro che poi mi rifaccio^^
Se recensite, gratitudine e amore eterni vi sono assicurati*.*
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 19.03. Le 19.04, scusate.
Erano le 19.04, e Susie era dalle 12.46 che si sforzava di trovare un senso, un ordine.
Distolse lo sguardo dallo schermo piatto del computer, il quale produceva un costante ronzio che cominciava a irritarla seriamente.
Era finalmente tornata a casa, aveva rivisto la famiglia in una visita lampo, aveva incontrato Jack per un caffè, e lui le aveva raccontato di quanto era diventata più allegra Grace, ora che finalmente aveva trovato un compagno, e lei gli aveva parlato di quei mesi di vita così diversi da come se li era aspettati, ne aveva parlato con talmente tanta passione che si era accorta di star tremando solo quando Jack le aveva messo una mano sul polso per chiederle se si sentiva bene.
No, non si sentiva bene, affatto. Come poteva? Erano ore che stava davanti a quel fottuto schermo ridicolizzandosi, prendendosi in giro da sola e prendendo in giro anche gli altri, facendo sprecare a tutti il loro tempo prezioso. L’articolo doveva uscire necessariamente nel prossimo numero della rivista, niente cazzi, Jack e il resto dei superiori erano stati estremamente chiari su quel punto.
E Susie era terrorizzata. Aveva chiesto un giorno in più, per mettere a posto le bozze. Gliel’avevano dato, sotto pressione di Jack. Aveva chiesto di poter lavorare a casa, in un ambiente più intimo. Permesso accordato. “Adesso però zitta e mosca, lavora” si era detta, sedendosi e accendendo il computer quella mattina, con accanto il pranzo così da non doversi alzare, con tutte le foto scattate nel viaggio (sperando che l’illuminassero) e la bozza dell’articolo, quella che avrebbe dovuto consegnare a Jack, il quale però, dopo aver letto il lavoro, aveva detto senza troppi giri di parole a Susie che era tutto da rifare.
Ed ora eccola li. Che si sarebbe inventata per uscire dai guai, questa volta? Davvero non ne aveva idea.
Si mise a guardare di nuovo, e per la millesima volta, le foto che Gerard le aveva mandato la sera prima per e-mail, insieme a quelle che aveva scattato lei.
Frank che fa una smorfia. Bob sorride. Ray che guarda concentrato la chitarra provando “nuove cose cazzo, niente foto, sono concentrato come quando voi state al bagno, io vi lascio in pace no? E allora anche voi fatelo, cristo!” (Gerard aveva riso come un invasato a quelle parole). Mikey che si piastra i capelli. Gee con l’occhio rosso, non per il trucco, ma dopo essersi ficcato per sbaglio la matita nell’occhio (Frank aveva commentato: “ma questa donnina imparerà mai a truccarsi?!” provocando l’ira funesta dell’altro, il quale aveva suggerito al chitarrista di impartirgli ripetizioni, vista la sua bravura).
Le capitò sott’occhio una foto che le riportò alla mente un ricordo vivido. Guardò a lungo la foto, come fosse in trance.
Lo scatto era stato fatto da Brian, li ritraeva in una delle loro ultime giornate insieme. La foto non era in posa, nessuno sorrideva: Susie era seduta accanto a Mikey e guardava fuori dal finestrino con aria assorta, accanto al ragazzo c’era Gee, il quale guardava un po’ perplesso Ray che cercava di spiegare a uno svogliato Bob qualcosa, mentre Frank era di profilo, e osservava divertito la scena.
Chiuse gli occhi, rievocando alla mente quei momenti… eccoli li, ricordava quel pomeriggio.
E ricordava anche quello che aveva detto Brian scattando la foto: “Ed eccola qui, signori qui sopra c’è l’essenza, l’archè, e molto più di questo. Questa è l’essenza, quella vera, vedete? -disse mentre faceva passare la macchinetta tra i ragazzi- questi siete voi. Questa è l vita sul bus dei My Chemical Romance”.
Quando la digitare era arrivata tra le mani di Susie, la ragazza si era soffermata poco sulla foto, dicendosi che non era nulla di più che un ritratto di un normalissimo pomeriggio in quel normalissimo bus, come già ce n’erano stati centinaia così. Ma era quello il punto… una foto che non aveva grosse pretese, non voleva essere un capolavoro artistico, non voleva dipingerli ne come delle rockstar strafighe, ne ubriacone, ne nulla di più di quanto non fossero… loro, i MyChem.
Rivedendo la foto, si commosse. Sentì un formicolio alle mani, l’impulso di scrivere. Senza pensarci due volte, lasciò cadere la foto in mezzo alle altre e iniziò a picchiettare freneticamente le dita sulla tastiera.

Parole imprigionate tra le dita, ecco. Mi chiamo Susie, e vorrei cercare di scrivere un articolo bello, interessante e arguto, che possa rimanere impresso nelle vostre menti. Sarebbe cosa giusta e buona, in quanto la mia aspirazione è quella di diventare giornalista. Purtroppo, questo è uno di quei casi in cui vorreste usare cento venti parole di cui nessuno conosce il significato solo per darvi un tono, e invece finite per usare sempre ed immancabilmente le solite venti. Ora come ora, le parole non escono fuori, o meglio, non escono come vorrei io, cosi affiderò alle mie dita il compito di rievocare tutto ciò che è stato, tutta la fatica che sento ora, ma anche la gioia, che vale sicuramente tutti gli sforzi di questi mesi.
Sono stati mesi particolarissimi questi ultimi, dato che ho avuto la fortuna di condividerli con la ormai nota band del New Jersey che sta scalando le classifiche di tutto il mondo con il suo nuovo e terzo album, ‘Welcome To The Black Parade’. Che si può dire di questo album, se non che è la riconferma di una miscela di suoni, voci e strumenti perfettamente riuscita, in grado di emozionare e commuovere persino una fredda e disinteressata giornalista? Si, sto parlando di me.
Non riponevo alcuna fiducia in questo gruppo, all’inizio, quando siamo partiti. Ero fermamente convinta che fossero un gruppo come tanti, si bravini, ma nulla di più. Invece questi ragazzi mi hanno accolto tra di loro come se fossi un’amica da sempre, come se fossi una di loro, sul serio.
‘Essere un gruppo -dice Gerard Way, vocalist dei MCR- è molto simile all’avere una relazione con una donna particolarmente esigente. Cerchiamo di collaborare tutti tenendoci ognuno per se le sue crisi isteriche e dividendo invece le sigarette, tornati a casa possiamo pure riprendere la vita di sempre’.
Già, la vita di sempre… che voi ci crediate o no, ogni singolo componente del gruppo afferma che da quando è diventato famoso e la sua faccia ha cominciato ad apparire su MTV, non si è mai rifiutato di uscire e andarsi a comprare il giornale come ha sempre fatto per tutta la sua vita, poco importa vedere la propria faccia stampata sulle copertine delle riviste, quello è lavoro.
‘Non mi preoccupa più di tanto sapere che c’è qualcuno che potrebbe fotografarmi mentre bevo un caffè al bar o chissà cosa – dice Ray, chitarrista – preferisco di gran lunga che sia un paparazzo qualunque piuttosto che un serial killer che mi sta spiando pronto ad uccidermi!’ ride.
Chi invece non sopporta questo lato della fama è Bob, il quale afferma che è sempre stato troppo timido anche solo per fare la comparsa nelle recite scolastiche. Ci si chiede come faccia allora a stregare chiunque appena prende in mano due bacchette e si mette a suonare la sua amata batteria, e lui (arrossendo, si capisce) afferma che li è diverso, c’è la musica di mezzo, che gli fa dimenticare tutto. Altrettanto timido e Mikey, fratello di Gerard e bassista del gruppo, con il quale ho avuto seri problemi di dialogo durante tutto il tour, eccetto verso la fine, a causa della sua estrema timidezza, che non scompare nemmeno nei live, dove rimane sempre attonito guardando tutta la gente che esulta appena sfiora il basso ‘la cosa strana nel mondo della musica -afferma- è che si muove tutto talmente velocemente che non hai nemmeno il tempo di realizzare cosa effettivamente sta succedendo, entri in un turbine di schiamazzi e colori che è talmente eccitante ed inebriante che rischi davvero di perdere il controllo, qualche volta.’
Ed è proprio vero… sappiamo bene tutti come sia fugace ed effimera la felicità nel mondo dello spettacolo, dove basta un niente per essere primi in tutto, e poi in un secondo passare ad essere solo uno di quei tanto gruppi che si sono sciolti… Ne sa qualcosa Frank Iero, chitarra accompagnamento nel gruppo, il quale prima di entrare a far parte ufficialmente dei My Chem aveva un altro progetto musicale, i Pency Prep, un gruppo punk formato negli anni del liceo, che sfortunatamente si è eclissato dopo l’abbandono di Frank, in questo caso cantante, e dopo l’uscita di un solo album, il quale aveva riscosso un discreto successo. Riguardo al suo vecchio gruppo, Frank afferma: ‘ricordo con molto piacere e affetto gli anni in cui ho lavorato con i Pencey Prep, ma guardandomi indietro sono anche contento di aver fatto le scelte che ho fatto, e non è una questione di successo, o perché mi trovassi male con i componenti del mio ormai ex gruppo (con il quale, difatti, sono rimasto in contatto) ma per il semplice fatto che era un progetto iniziato troppi anni prima, gli anni dell’adolescenza sono quelli in cui si cambia di più e più spesso, ciò comporta che il carattere e i gusti delle persone cambino… sarebbe stato inutile continuare insieme se uno di noi voleva suonare punk, l’altro pop e un altro ancora voleva darsi al metal magari… cosi abbiamo deciso di scogliere il gruppo con un sorriso, e ora ognuno di noi ha altri progetti musicali, da solista o non, e tutti stiamo avendo più o meno successo, ed io auguro a tutti loro di avere tutta la stima e i riconoscimenti che meritano, perché credimi, se li meritano’.
Riguardo alla vita privata… rimarrà privata, scusatemi, ma non h ancora scritto abbastanza articoli per riuscire ad essere corrotta cosi, quindi per questa volta dovrete rinunciare.
Ma è davvero cosi importante poi? All’inizio io stessa credevo di si, che il vero compito del giornalista era quello di scoprire tutti i più reconditi segreti di questi ragazzi… e solo dopo un sacco di tempo ho capito che più cercavo di capire, nei modi sbagliati per altro, più loro si allontanavano da me, spaventati da quello che potevo vedere di loro. Una volta capito il mio errore ho smesso di preoccuparmi di queste cose, iniziando semplicemente a prenderli per come mi si offrivano, e mi sono resa conto che cosi facendo stavamo davvero instaurando un rapporto, qualcosa di vero.
Ve l’ho già detto, prima di partire ero una ragazza superficiale, ma che soprattutto dava tutto per scontato… e quando mi sono dovuta trovare a condividere tutto, ma proprio tutto (e qui preferirei non approfondire…), con questi ragazzi che invece non davano nulla per scontato, mi sono ricordata di quanto si cominci ad apprezzare di più ogni singola cosa, di quanto sia più gratificante arrivare a fine giornata con le mani che ti fanno male per quanto hanno suonato, ma sapendo anche che hai fatto un grande show. E’ questo l’insegnamento più prezioso che ho ricevuto da questi ragazzi, i quali meritano tutto il mio rispetto e sostegno… Ma, visto che comunque io sono sempre io, devo avere l’ultima parola.
Quindi li ringrazio di tutto cuore, per tutto quanto.
Non so se quello che ho scritto qui possa essere d’incoraggiamento per voi che state leggendo ad andare a comprare il loro CD, unico vero motivo per cui io avrei dovuto scrivere questo articolo, ma ovviamente ho divagato, ma spero comunque che lo facciate, indipendentemente da ciò che ho scritto o no, perché ho sentito questi ragazzi suonare dal vivo, ho parlato con loro, li ho ascoltati, e… posso assicurarvi che dopo aver ascoltato i loro dischi, non avrete più bisogno di ricorrere a nulla che sia chimico, per suscitare emozioni.


L’articolo riuscì ad uscire in tempo con i tempi di pubblicazione previsti, facendo si che Susie acquistasse di nuovo un po’ di autostima e permettendo a Jake di non perdere il lavoro. Il capo, come tutti i suoi superiori, si dimostrarono entusiasti del lavoro della ragazza, che venne promossa a giornalista effettiva.
Quando vide il display del cellulare illuminarsi, la ragazza fece segno a Jake che doveva rispondere, e lui annuì, interrompendo la conversazione.
Per avere un po’ di privacy, lasciò la stanza per andare nel suo studio dove, dopo aver fatto un respiro profondo, ciccò sul pulsante con disegnata la cornetta verde.
Era da quando erano tornati che non li aveva più sentiti e… ora sarebbe stato strano sentire di nuovo la sua voce dopo tutto ciò che era successo, ma era contenta. Avrebbe parlato ancora con Gee, le era mancato in quei giorni che erano stati difficili per lei.
Sentì dall’altra parte una voce di ragazzo… ma non la sua. Era Frank, il quale non perse tempo in formalità, e si lamentò subito del fatto che non l’aveva affatto trasparire come il chitarrista bello e maledetto come avevano precedentemente concordato. Susie scoppiò a ridere e si scusò per gioco, mentre le risate del chitarrista venivano sopraffatte dalla voce di Gerard, a dir poco alterato, che chiedeva al ragazzo perché accidenti non usasse il suo di cellulare, e dopo un piccolo battibecco tra i due, dove Frank sosteneva che se avesse chiamato lui Susie non avrebbe mai risposto, il cantante lo liquidò con uno “sparisci” e tornò a parlare nell’apparecchio.
“Come stai?” chiese alla ragazza, la quale iniziò a raccontare tutto nei minimi dettagli, da quando si erano salutati all’aeroporto fino a quel giorno… dopo di che fu il turno di Gerard, che le raccontò di come ogni volta fosse strano tornare alla vita di sempre, seppure fosse contento, e che… le mancava.
Nemmeno due ore dopo, eccoli di nuovo li. Seduti allo stesso tavolino dello stesso bar della scorsa volta, prima che tutto cominciasse, la sera dopo la prima intervista che Susie aveva fatto ai My Chemical Romance.
Sebbene fossero cambiate un sacco di cose da quel girono, i ragazzi si resero conto di quanto fosse bello tornare in un posto rimasto immutato, per i capire i modi con cui avevano cambiato loro stessi.


P.S. Martunza:
beh... eccolo. l'ultimo, corto, e nemmeno particolarmente bello, capitolo : P
soddisfatte dell'articolo? io personalmente no XD, però l'importante è che sia finita credo. sono contenta. è la prima fic seria che scrivo, sono contenta di essere riuscita a portarla a termine e sopratutto sono contenta, e colgo l'occasione per ringraziare per la milionesima volta, tutte coloro che hanno avuto tempo/voglia di leggere e commentare questa mia storia, è stato importante per me il vostro sostegno, proprio perchè è stata la prima cosa "semi-seria" che ho scritto^^ indi grazie di cuore a tutte voi. che dire, spero che il capitolo, e la storia complessivamente vi siano piaciute, e sappiate che ho già un paio di altre idee per nuoce fic ; ) una già in lavorazione sui Placebo, e un'altra, ancora nulla di fatto comunque, dove però devo decidere chi usare come protagonista, indi per cui non per forza i my chem, spero però che continuiate a seguirmi e sostenermi, non solo perchè parlo dei nostri idoli, ma per il modo in cui lo faccio : ) vabbè adesso inizio a gasarmi e non è il caso, concludo ringraziando in particolare coloro che non hanno mai [o quasi XD] saltato una renesione: Bell_Lua e miss_D, a loro va il mio ringraziamento più grande, a Elyrock per le sue recensioni a dir poco bellissime, a Stefy e Niamh perchè so che anche se non recensiscono mi vogliono bene e ancora grazie a tutte voi, davvero.
adesso non mi tocca altro che scrivere ancora sperando nel vostro sostengo, e ovviamente aspetto i seguiti di tutte le fic che seguo delle mie lettrici, dai che sono ansiosa >_< XD
un bacione a tutte, alla prossima.
Marta.
  
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