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Autore: LORIGETA    08/01/2008    18 recensioni
“NATALE! Ancora questa sciocchezza, sono stufo!! Voglio la mia gravità!” imprecò, aumentando l’aura. “Senti scimmione! Se non ti va bene questo posto puoi sempre andare allo zoo, oppure proporti ad un circo, sono sicura che faresti un grande successo!” Esclamò la ragazza spazientita. ^^E'solo una favoletta...
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale …Scimmione.

 

 

Per il resto della notte, Bulma, si era trattenuta in cucina, seduta scomodamente su una sedia, i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani a sorreggerle la testa che altrimenti avrebbe ceduto alla stanchezza.
Nell’aria si respirava un gradevole aroma poiché molte volte nel corso della serata, aveva cercato conforto nella caffeina ed ora gli occhi azzurri fissavano tristemente la tazzina vuota.       
La scienziata sospirò, frenando a stento uno sbadiglio, sbattendo le palpebre per tentare le di mettere a fuoco le immagini. La vista le si era annebbiata dalla stanchezza: i colori le sembravano sbiaditi come se riuscisse a distinguere solo un deprimente grigio.   
Troppe domande si erano susseguite incessantemente nella sua mente ed erano rimaste tutte senza risposta… che malinconia tormentarsi così la vigilia di Natale.
Non v’era alcun dubbio che fosse lui la causa di tutto quel patimento, ma lei cosa poteva fare per non penare così?
La giovane scosse la testa come a volersi commiserare, il nobile saiyan sembrava considerarla solo parte dell’arredamento e pareva facesse di tutto per starle lontano. Possibile che fosse così insensibile anche al fascino femminile?
“Dannato egoista, se solo lasciassi che io …” mormorò con un filo di voce.
Invece poche ore prima le aveva voltato le spalle, lasciandola sola a piangere come una bambina, a piangere come non aveva mai fatto prima in tutta la vita.   
Forse avrebbe dovuto avere il coraggio di sbatterlo fuori, dandogli una navicella, rispedendolo nello spazio, il più lontano possibile da lei, ma sapeva benissimo di non poter fare a meno di lui, era scimmione-dipendente oramai.
Dalla grande vetrata ancora appannata per il freddo intenso Bulma poteva scorgere lo sbocciare dell’alba, la luce ora invadeva la stanza, donando intensi riflessi ai suoi capelli azzurri.
La casa era ancora silenziosa, benché mancasse poco al risveglio degli altri abitanti.
Infatti poco dopo la madre scese a fare colazione, affacciandosi sulla soglia, con indosso la vestaglia e un paio di ciabatte fucsia, era allegra come sempre, sembrava che tutto le scivolassero addosso senza mai turbarla e per un attimo la figlia si trovò ad invidiarla.
“Bulma, cara ti sei già alzata?Hai trovato i pasticcini? Li ho messi nel ripiano in  alto” disse premurosa, entrando e aprendo subito il rubinetto del lavello per riempire la teiera d’acciaio.
“No, non ho molta fame …mi sono appena alzata.” mentì la giovane giocherellando con un pezzo di stoffa della tovaglia rossa, rimanendo con lo sguardo concentrato sul Babbo Natale che v’era stampato sopra.
Non le avrebbe detto che il suo comodo letto era rimasto intatto, stessa cosa però non si poteva dire del suo cuore, quest’ultimo, infatti, si era spezzato grazie ad un principe che di azzurro aveva ben poco.  
“Sicura che non vuoi un pasticcino alla crema?”  chiese ancora la donna intanto che sistemava con cura un vassoio riempiendolo con i prelibati dolcetti, e ridestando Bulma dai suoi pensieri.
“Sì, sono  sicura …” rispose l’altra stancamente.
Se le avesse svelato il motivo del suo scarso appetito la madre le avrebbe certamente risposto in modo vago, magari decantandole  proprio le qualità del benemerito gorilla.
Bulma aveva sospirato spingendo indietro la sedia e alzandosi e allungando le braccia per stiracchiarsi, avvertì una dolorosa fitta al fondoschiena, di certo non le aveva giovato quella scomoda e prolungata posizione.  
“Cara, è già sceso Vegeta?” domandò la signora Brief ignara di procurarle un brivido semplicemente nominando il suo nome.
“Non si è ancora alzato, credo…” rispose lei sollevando appena le spalle e fingendosi disinteressata.
“Allora preparo anche per lui la colazione, puoi prendere tre pacchi di cereali dalla dispensa?” chiese la madre afferrando una tazza molto capiente dal mobiletto.
“No!” fu la risposta secca.  
La giovane venne colta da un attacco di nervosismo: era stufa di servirgli solo per sfamarlo, al diavolo lui e il suo appetito esagerato! Si rifiutò categoricamente di aiutarla  allontanandosi in tutta fretta e lasciando la madre a bocca aperta.
“Questa si prospetta una giornataccia”, pensò sbuffando, salendo le scale fino in cima, decisa a raggiungere la propria stanza e desiderosa di rilassarsi sotto l’acqua tiepida della doccia. Ad un tratto la ragazza si fermò udendo il rumore di una porta che si apriva e trattenne il respiro osservando la figura altera che avanzava verso di lei, le gambe quasi le cedettero per l’emozione.
“Non voglio incontrare i tuoi occhi, non ci riesco…” mormorò sentendo nuovamente quella sensazione che le toglieva il fiato, abbassò d’stinto il viso, nascondendo le occhiaie marcate e i lineamenti tesi.
Vegeta rimase impassibile, l’intenso sguardo corvino non tradì alcuna emozione, anche perché non era nel suo essere manifestare i sentimenti reconditi, non poteva di certo ammettere che la notte appena trascorsa fosse stata interminabile anche per lui.
Non voleva e non poteva dirle d’essersi allontanato e inginocchiato in un angolo del giardino, rimanendo lì al freddo con il viso rivolto verso il cielo a scrutare ogni singola stella.
Un’insolita malinconia lo aveva pervaso, i suoi occhi neri e penetranti avevano cercato rifugio in quegli astri luminosi come un bambino cerca le braccia della madre.
Guardare le stelle per lui era un po’ come sentirsi a casa, anche se in realtà una vera casa non l’aveva mai avuta, fin da piccolo le stelle erano state le uniche silenziose  compagne che avevano potuto alleviare la sua solitudine.  
Non aveva mai fatto certi pensieri prima d’ora, non gli era mai importato di essere solo, o forse aveva sempre cercato di nascondere quanto gli pesasse esserlo.  
Per alcuni istanti, prima che lui si allontanasse si guardarono senza dire una parola, benché avessero così tanto da dirsi.

 


***********

 


Il getto d’acqua le aveva regalato un po’ di benessere, Bulma s’era cosparsa il corpo con un abbondante sapone profumato alla vaniglia ed era rimasta parecchio tempo sotto quella tiepida carezza, chiudendo gli occhi, cercando di estraniarsi da tutto, specialmente da lui.
Quando uscì dalla cabina doccia si avvolse in un morbido accappatoio di spugna stringendolo bene in vita e sospirò di sollievo: fisicamente stava decisamente meglio, per lo meno il suo aspetto appariva più curato, pensò dinnanzi allo specchio, raccogliendo i riccioli umidi in un’ alta coda.  
Quel Natale era il più triste della sua vita, dopo un primo entusiasmo ora si sentiva depressa, desiderosa che passasse in fretta.
“Ho sbagliato a credere che lui potesse capire, ho sperato inutilmente, povera sciocca, perché non la smetto di sognare?”
Dopo essersi vestita la giovane scese in soggiorno, l’abitino rosso le stava d’incanto, modellandosi perfettamente sul suo corpo snello, lasciando in parte scoperte le sue lunghe gambe.
“Uffa…” Bulma fece una smorfia, adesso era il telefono ad infastidirla, suonava e lei non aveva voglia di rispondere, intuiva chi potesse essere, ma alla fine esasperata cedette alzando il ricevitore.
“Pronto?” domandò tormentando il filo con l’altra mano.  
“Ciao Bulma, tutto bene? Ero preoccupato…” la scienziata si senti avvampare di rabbia, Yamcha stava diventando paranoico, sembrava che temesse di perderla da un momento all’altro.
“Sì, sì, tutto bene, perché continui a chiedermelo?” domandò con stizza, portando l’altra mano su un fianco.
“Come perché? Con quel coso che gira per casa tua, non riesco a far finta di niente, lo sai che non approvo la tua scelta…” il giovane iniziò ad inveire contro il saiyan e lei ad arrossire fino alla radice dei capelli. Come poteva starsene buona ad ascoltare, mentre lo insultava? Proprio lui che per anni l’aveva tradita: comportandosi da irresponsabile e immaturo.
“Stammi bene a sentire, Vegeta non è come pensi!” esclamò con convinzione, gli avrebbe fatto ingoiare ogni parola a quel buzzurro dell’ex fidanzato.
La sua voce alterata però s’era sollevata come un eco arrivando fino ad un certo orecchio. 
Vegeta strinse i denti, possibile che non potesse stare in pace? Ogni qualvolta che riusciva a distogliere la mente dal pensiero di quella dannatissima donna ecco che questa si faceva sentire, sembrava una persecuzione, un flagello divino.
Ormai stava rischiando persino di trascurare gli allenamenti e ciò era intollerabile,  quella mattina non aveva ancora cominciato, sembrava un anima in pena e dopo aver fatto colazione era rimasto in cucina a rimuginare, con gli occhi ben stretti e le labbra che non facevano altro che imprecare. 
Per quale motivo ora con passo felino stava andando verso il soggiorno? Sembrava che una gigantesca calamita lo attirasse senza lasciargli nessuna via di fuga.


*********


“Non puoi giudicarlo, non ne hai il diritto, tu non riesci a leggere la tristezza dei suoi occhi, sei troppo superficiale!” la ragazza aveva ripreso fiato, questa era la sua grande occasione per dirgliene quattro, un modo originale per fargli gli auguri di Natale.
“Ti sei invaghita, ecco la spiegazione, lo difendi ma è solo una assassino…cosa ti aspetti da lui? Non può darti niente!”  la rimproverò Yamcha severamente con una punta di rammarico, mentre capiva di averla perduta per sempre.
Gli occhi scuri di Vegeta la intravedevano  di spalle, ascoltava ogni singola parola che sfuggiva a quelle labbra vermiglie, ora più che mai avrebbe voluto far sue.
Ma cosa ci faceva il principe dei saiyan ad origliare dietro ad una porta.?
Era sconvolto da quello che stava facendo, forse si stava rincretinendo, che fosse davvero colpa di quella festa di cui non ricordava neppure il nome?
Bulma in pochi secondi avvertì una forte emicrania, ormai al limite della sopportazione  diede il meglio di se stessa, determinata a zittire l’amico.
“BASTA! Sono affari miei e poi anche se mi fossi innamorata non dovrei darti spiegazioni, è vero lui mi piace e anche molto, d'altronde è innegabile quanto sia affascinate!”
D’improvviso avvertì un brivido e si voltò di scatto verso la porta, lo vide, appoggiato alla parete, gli occhi fissi su di lei, le labbra socchiuse, pallido, altero, bellissimo, regale …Vegeta.
Ora le sembrava che tutta la stanza si muovesse trascinandola in una girandola di colori confusi, mentre lasciava scivolare il ricevitore a terra, mentre il cuore le pulsava così forte da farla star male, da farle credere di stare per morire.
“Ecco io volevo dire che…”  la voce le morì in gola, il saiyan se ne stava immobile senza fiatare, ma lei avrebbe preferito che la insultasse piuttosto che quel silenzio umiliate.
“Bulma, mi senti? Che succede?” Yamcha continuava a chiamarla si sentiva la sua flebile voce giungere dal ricevitore, tuttavia non le importava di rassicurarlo, lei non stava affatto bene, anzi tremava vinta da i suoi peggiori timori, sicuramente Vegeta l’avrebbe di nuovo respinta.
“Non hai niente da dire scimmione?” urlò allora facendosi forza, sfoderando lo sguardo più grintoso di tutto il suo repertorio .
La sua voce si levò rauca, facendola trasalire, non era rabbia quella che sentiva, ma un disperato richiamo, un‘ invocazione che le trapassava il cuore, un vano tentativo di celarsi dietro ad una maschera imperscrutabile.   
“Partirò presto, non voglio più vederti mi hai stancato donna!”
“Vegeta, no, non andare via ti prego…” D’impeto Bulma si avvicinò e quasi con violenza lo afferrò per le braccia, sapendo fin troppo bene che poteva reagire bruscamente, ma non lo fece, lui la lasciò fare, lasciò che raggiungesse le sue labbra e che si saziasse di esse.
Sentivano un brivido caldo scendere lungo la schiena, una meravigliosa sensazione mentre lui le sfiorava la pelle con una delicatezza inaspettata. 
Non era un semplice bacio, v’erano troppe sensazioni in quel gesto, la donna sentiva un desiderio mai provato, lo voleva amare a dispetto di tutto e di tutti sfidando l’intero universo e lo stesso destino.
Si staccò a malincuore dalle sue braccia così avvolgenti, sorpresa da quello sguardo severo che pareva accusarla.
“Vegeta è stato bellissimo…noi…” mormorò sfiorandosi le labbra.
“Taci, me ne andrò oggi stesso, stasera al calar del sole voglio una navicella, intesi?”
Non le restava altro che ingoiare la rabbia, sfogando le sue lacrime, guardandolo andare via.
Cosa doveva fare? Gettarsi ai suoi piedi, implorarlo? Offrirsi come concubina e indossare un costume peloso per farlo sentire a suo agio?
Non sarebbe servito a farlo restare.
“Continui a fuggire, eppure le tue labbra erano calde, le tue mani così dolci…Vegeta. ” Inutile continuare a parlare, si era barricato nella camera gravitazionale e sicuramente vi sarebbe rimasto a lungo, tutto il pomeriggio, fino a sera.

 

 

**********

 

 

“Forse ho commesso uno sbaglio…”  
Tutta la giornata era trascorsa senza che lei smettesse di rimuginare.
Guardava malinconica le luci intermittenti del grande albero di Natale, gli occhi le si erano riempiti di lacrime troppe volte perché le venisse idea di festeggiare.
Eppure mancavano poco allo scoccare della mezzanotte, v’erano un sacco di pacchi colorati ai piedi del grande abete, di tutte le dimensioni, e lì in mezzo anche quello per il suo scorbutico scimmione.
La scienziata aveva sospirato,Vegeta non avrebbe mai aperto quel dono, a lui interessava solo il potere, solo ferire, solo allontanarsi, solo rinunciare all’unica donna che gli aveva dimostrato un sentimento sincero.
Sollevandosi stancamente si diresse verso la vetrata, guardando la navicella che il padre gli aveva messo a diposizione cedendo alla sua impellente richiesta.
“Se ne va davvero e non tornerà più.” Disse tra sé e sé, poi con tutta la forza che le rimaneva si trascinò verso il corridoio, arrivando alla cucina, sperando di trovarlo lì seduto a ingurgitare tonnellate di cibo.
Provò una dolorosa fitta la petto quando si accorse che lui non c’era, osservò il tavolo con occhi sbarrati al pensiero che realmente se ne sarebbe andato.
Sconvolta tornò sui suoi passi, verso il soggiorno, era tutto sbagliato e doveva trovarlo, impedirgli di tornare nello spazio in mezzo a quella desolante solitudine.
Arrivò sulla soglia ansimante, aveva avuto molte gioie dalla vita ma quella fu la più intensa, vederlo lì accanto all’albero, la sua mano alzata sfiorava una pallina di vetro colorato, sembrava la stesse ammirando mentre questa rifletteva l’immagine di lei alle sue spalle.
“Vegeta sei qui …” c’era qualcosa di magico nell’aria, di diverso, persino le sue labbra accennarono un lieve sorriso nel vederla.
Quella sera gli avrebbe detto tutto, si sarebbe incatenata a lui pur di trattenerlo.
E poi…poi sapeva di non poter rinunciare a lui.
Bulma si avvicinò e il saiyan rimase immobile, continuava a guardare l’albero e le luci che illuminavano il suo viso.
“Non puoi andartene…prima devo darti il mio regalo.” Disse timidamente.
Le sue labbra tremavano, era bellissima con i capelli sciolti di un azzurro intenso e gli occhi dello stesso colore, probabilmente qualsiasi uomo avrebbe fatto i salti di gioia per ricevere la sua attenzione.
La ragazza si chinò e raccolse il pacchetto porgendolo nelle mani di lui, una scatola quadrata fasciata in una carta rossa legata da vistoso fiocco giallo.
“Aprilo per favore, dopo se vuoi potrai andare via,…” lo fissò con i grandi occhi da cerbiatta, incredibile quanto fosse persuasiva, era riuscita a fargli accettare il dono anche se ora lui stava borbottando seccato. 
Vegeta ci pensò un momento prima di scartarlo, e poi scrollò la testa, pensando che non aveva mai ricevuto un regalo prima d’ora, solo una terreste un po’ pazza e insopportabile com’era lei poteva pensare di fargliene uno.
L’uomo rimase un attimo smarrito davanti al cofanetto color dell’oro e non era meno meravigliato del fatto che lei avesse spento tutte le luci, lasciando che la stanza calasse nell’oscurità.  
“Aprila cosa aspetti!” disse mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
Sembrava sconvolto mentre sollevata con lentezza il coperchio e tanti piccoli raggi di luce uscivano con prepotenza colpendo il soffitto e rendendolo simile ad un cielo stellato. 
Era da parecchio tempo che non provava quella sensazione, gli sembrava di essere così vicino alle stelle, quei giochi di luce facevano sì che lui potesse sentirsi a casa.
“Ti-ti piace? Ho faticato a trovarlo, ma mi è parso perfetto…” ammise la ragazza titubante notando quanto fosse rimasto sorpreso giacché continuava a rivolgere lo sguardo verso l’alto.
“Ho pensato che ti mancassero le stelle, se ti va puoi tenerlo sempre acceso in camera tua, ha una batteria di ricambio…”
Quanto parlava, quanto era bella.
“Bulma…”  mormorò e lei gli mise le braccia intorno al collo, finalmente l’aveva chiamata per nome e non sembrava nemmeno sul punto di sclerale.
“Rimani ti prego, non ti darò più fastidio te lo prometto.” Gli mormorò sulle labbra ad una distanza troppo ravvicinata, niente poteva impedirgli di baciarla e lo fece, con passione, con trasporto, stringendola al petto sotto i bagliori di quel cielo irreale.
Gli occhi di lei mandarono un luccichio quando si staccò da lui e lentamente sollevò una mano a sfiorargli una guancia senza temere che si scansasse.  
Il suo desiderio si era avverato e senza le sfere del drago: era suo quello splendido primate che ora la guardava malizioso e che di lì a poco avrebbe fatto salire nella sua stanza.  
Bastò quel pensiero per farle provare un brivido, era in preda di una profonda gioia e si accorse di non essere mai stata così felice, sentendolo parlare con voce così roca.
“Buon Natale…” gli disse con dolcezza avvicinandosi ad un orecchio.
Ma subito ripeté la frase aggiungendo una parola:
“Buon natale …SCIMMIONE!”
Lui ghignò e con impeto la sollevò sulle spalle, stavolta non si sarebbe fermato, la voleva e adesso toccava a lui sorprenderla.
 

 

 

Fine.

 

 

 

E’ tardissimo, ma ci sono riuscita, volevo davvero finire questa storia^^

Mi piacerebbe avere la vostra opinione, cosa ne pensate?

Il finale vi ha deluso?

Vegeta è davvero lui o alla fine mi sono fatta trasportare troppo dal romanticismo?

 

Aspetto i vostri commenti e vi ringrazio:

 

 

Ishyna, scImMIA, Dolcissima_Bra, l_s, giada_chan, miss miyu 91, maryana, nana987, ragazza silenziosa, Feleset90, Bea, nicichan, MartaSaru, Molly_Brief, pan.

Grazie a Shari_Aruna per i suoi consigli ^^

 

 

Un bacione, ora devo portare a termine anche l’altra a tema Natalizio :

 “Esiste Babbo Natale?”

 

La posterò nei prossimi giorni…

 

Ciao a presto VVB

LORIGETA ^^

 

 

 

  
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