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Autore: Fabi_    25/06/2013    1 recensioni
"La leggenda narra che un giorno, tanto tempo fa, un uomo stava attraversando il lago su una barca a remi; pioveva molto forte, l’uomo cercava di avvicinarsi alla riva perché ormai era buio e la piccola barchetta cominciava a imbarcare acqua. Il cielo era scuro a causa delle nuvole e lui non vedeva nulla, non una luce a indicargli un punto per attraccare; arrivò vicino alla montagna, ma fu costretto ad allontanarsi perché la corrente lo spingeva lontano. Allora, nel buio, vide una luce verde. Iniziò a remare per raggiungerla e, indovinate un po’? La luce portava esattamente qui.”
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vacanze forzate

 
Marta spense la sveglia e si girò dall’altra parte, non aveva voglia di alzarsi quella mattina perché sarebbe stata una giornata triste per lei: sarebbe partita per le sue vacanze dalla nonna.
Un mese di noia profonda…
“Alzati immediatamente,” la voce della mamma non ammetteva repliche,
Marta sbuffò sonoramente e alzò la testa. “Non ci voglio andare, voglio stare a casa!” urlò.
“Non vuoi? Senti, Marta, cerca di esporre i concetti argomentando. Perché non vuoi di preciso?” il fare da professoressa della madre la infastidiva profondamente, sapeva che a nulla sarebbero servite le suppliche, ma voleva provarci lo stesso.
“Perché sono l’unica della mia classe che va a passare le vacanze dalla nonna, non voglio.”
“Non è un motivo valido.”
“Sono grande ormai!” tentò di nuovo.
“No, sei piccola ancora; tua nonna vuole vederti e so che passerai una bella estate con lei, il nonno e Andrea. Qui non staresti comunque perché lo sai che neanche noi restiamo a casa, quindi alzati e andiamo.”

***


Dodici anni erano un’età stupida, il confine tra l’adolescenza e l’infanzia: troppo grande per giocare coi bambini, troppo piccola per giocare coi grandi.
In macchina Marta ascoltava musica con le cuffie, mantenendo una smorfia arrabbiata sul viso che dimostrasse chiaramente ai genitori che lei non era d’accordo.
Quando suo fratello Andrea, innocentemente, le porse una caramella, Marta gli urlò addosso: “Cosa vuoi tu? Non rompere.”
Aveva solo cinque anni: era chiaro che lui le volesse risollevarle il morale, ma lei non poté fare a meno di insultarlo perché era il più innocuo, oltre ad essere il più vicino in quel momento. Al di sopra della musica sentì le lamentele del padre, che le ricordavano quanto lei fosse continuamente maleducata e che le imponevano di scusarsi col fratellino.
Marta sbuffò di nuovo, sorrise e arruffò la i capelli di Andrea: “Scusami, non ce l’ho con te.” Prese la caramella dalla sua mano e la mangiò, felice tutto sommato del fatto che così il fratello avesse trovato di nuovo il sorriso. In fin dei conti anche lei gli voleva bene, era solo di pessimo umore in vista del mese senza le sue amiche.
Lei era abbastanza timida di natura, aveva faticato ad ambientarsi alle medie, in più quasi nessuno dei vecchi compagni era finito nella sua nuova classe. Aveva cominciato ad aprirsi lentamente e dopo un anno poteva dire di avere trovato due vere amiche, per questo si sentiva triste all’idea di lasciarle a Mantova, perché temeva di perderle, di essere dimenticata.
Dalla nonna, durante tutte quelle estati, aveva conosciuto quasi unicamente turisti, infatti lì attorno non c’erano molti bambini, o meglio, ragazzi della sua età.
Arrivarono a Limone attorno alle undici; Marta odiava ammetterlo, ma la vista del paese le faceva effetto ogni volta. Temeva un po’ la strada, questo sì: una via scavata nella montagna che dava direttamente a strapiombo sul lago e che ogni volta faceva riemergere la sua paura dell’acqua.
Il paese era piuttosto piccolo, quasi interamente concentrato sulle rive del lago. La nonna però abitava più indietro, relativamente a distanza dal centro vero e proprio e quindi dagli alberghi per i turisti; più vicino alla montagna. Arrivati a casa sua, Marta contò le auto dei parenti in fila lungo il vialetto, erano cinque. Loro si accodarono e scesero: “Mi raccomando,” la avvertì la madre con aria di rimprovero: “Comportati bene, sii gentile almeno oggi che ci sono tutti.”
Marta annuì sfoderando un’espressione rassegnata e nervosa.
La casa non era molto grande: era stata costruita dai suoi bisnonni, quindi era divisa in soggiorno, cucinino e saletta per pranzare, al piano superiore c’erano due camere e un bagno, ricavato successivamente alla costruzione da quella che era la terza camera. Ora ne era rimasto solo un piccolo studiolo, nel quale suo nonno conservava libri e modellini di barche, la sua passione.
Il giardino era piccolo ma intorno c’erano limoni e altri alberi.
A pochi passi dalla montagna, a pochi passi dal lago. Una posizione splendida, lo riconosceva.
 
Zia Caterina le corse incontro e le scompigliò i corti capelli castani: “Marta! Sei sempre più grande! Stai diventando una signorina ormai, quanti anni hai?”
Al solito, la zia ogni anno le faceva le stesse domande, alle quali Marta rispondeva sempre con un sorriso, anche se a volte le costava fatica: “Ne ho tredici, quasi.”
“Eh, già, vai alle medie ormai!”
La ragazza annuì cordialmente e continuò coi saluti.



Note:

Tipologia:
 long fic 
Genere: fantasy, c’è un po’ di avventura, ma giusto poca
Avvertimenti: long fic.
Credits:
"Se c'è rimedio perché te la prendi? E se non c'è rimedio perché te la prendi?" Confucio
Note dell’autore: Sono molto lunghe, era necessario spiegare da dove sono partita.
Premessa (wikipedia): la cittadina di Limone sul Garda, che in realtà non è che un paesino di poco più di mille abitanti, ha dalla sua numerose leggende e dicerie: tra queste è realtà il fatto che siano tra i più longevi d’Italia, e questo è il motivo: Nel 1974 il farmacologo milanese Cesare Sirtori scoprì che gli abitanti di Limone possiedono nel loro sangue una forma mutata di apolipoproteina chiamata Apo A-1 Milano, che provoca una variante benefica colesterolo ad alta densità, che diminuisce il rischio di arteriosclerosi ed altri disturbi cardiovascolari.*
La presenza dell'Apo A-1 Milano a Limone sul Garda è dovuta all'isolamento che il paese ha vissuto per lungo tempo. Questa proteina ha conferito agli abitanti del villaggio un'estrema longevità - una dozzina di residenti ha superato i 100 anni (su circa un migliaia di abitanti). L'origine della mutazione è stata ricondotta ad un uomo che visse a Limone nel 1780, Giovanni Pomaroli.*
Ora, è molto più poetico supporre che la scienza si sia sbagliata e che in realtà il motivo sia mistico.
La prima volta che sono stata a Limone mi sono stupita di come la montagna scendesse, a strapiombo quasi, sul lago. È ripida e fino a qualche anno fa (si parla del 1932) il paese era raggiungibile solo attraverso l’alta montagna, anche abbastanza impervia, e il lago. Per questo è rimasto isolato per tanto tempo.
*da wikipedia
Le fate, almeno secondo l’idea che ne ho io, sono buone, ma so che secondo la mitologia sono dispettose, ho cercato di curare ogni dettaglio al meglio, per questo magari alcune frasi possono sembrare strane dette dalla fata, ma spero che proseguendo con la lettura ogni domanda trovi risposta. Mi è piaciuto scrivere questa storia anche se ammetto che avrei voluto dare un ruolo più rilevante agli altri personaggi, cosa che forse riuscirò a fare creando un seguito o ampliando il racconto.
La leggenda della fata e della barca è mia invenzione. Si noterà immagino.
Il nome della fata l’ho preso da un libro che le raccoglie, significa ‘sottile tessuto’. Mi auguro che gli abitanti di Limone non se la prendano, e che si capisca che ho fatto il possibile con l’ambientazione.

Fine di queste note eterne. 
   
 
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