Fanfic su artisti musicali > HIM
Segui la storia  |       
Autore: _TheDarkLadyV_    25/06/2013    6 recensioni
" Andiamo a casa di un nostro amico. È solo una riunione fra amici.."- cercò di spiegare per l'ennesima volta, ma risultando poco convincente. Suo padre, infatti, continuava a guardarla serio con un sopracciglio alzato.
" Altrimenti definita orgia?"- chiese sarcastico. Jackie alzò gli occhi al cielo, ma Ville non poté vederla visto che era dietro di lui. Arja non riuscì a trattenersi dal curvare le labbra in un sorriso divertito.
" Ma è solo una festa!"- esclamò Johanna.
" E l'inferno solo una sauna."- sentenziò Ville.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A










Dear Father


Capitolo 2





" Amore quando torni?"

Ville stava parlando al telefono con Hanna. Aveva girovagato per la città per un tempo imprecisato, riflettendo e sbuffando e ora si era rifugiato in una strada vicino Central Park con la testa ancora frastornata.
" Non lo so, potrebbero volerci giorni."- rispose freddo. Lei non sapeva nulla di quello che stava accadendo a New York. Ville non le aveva raccontato il vero motivo che l'aveva spinto fin lì. Aveva detto che si trattava di un'intervista e altre balle del genere che lui stesso aveva dimenticato. Non aveva pensato nemmeno a quale sarebbe stata la reazione di Hanna una volta portata di fronte a questa verità e, sinceramente, non gli importava. Seguì il silenzio e poi finalmente Ville risentì la sua voce.
" Capito."
" Devo andare, ci sentiamo dopo."- disse entrando nel taxi. Non le diede nemmeno il tempo di rispondere che riattaccò più pensieroso di prima. Lesse l'indirizzo sul biglietto che aveva preso dalla tasca della giacca e con una nuova sensazione nello stomaco si lasciò cadere sul sedile dell'auto. Era ansia?
In poco tempo si ritrovò davanti ad un palazzo. Era vicino a Johanna più di quanto lei credeva. Ripensò al suo comportamento stupido e seppe al cento per cento di aver procurato non poco dolore a quella ragazzina. Sentì una stretta al cuore.
" Grazie."- disse dopo aver congedato gentilmente il taxista. Alzò gli occhi verso il palazzo e deglutì. Una volta varcata quella soglia, Ville avrebbe cambiato il corso degli eventi o semplicemente avrebbe realizzato il suo destino, che qualcuno prima di lui aveva scritto complicando la trama. Stava per sconvolgere in maniera radicale quel caos che era la sua vita. 
Se fosse entrato, infatti, avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di una figlia di sedici anni, che molto probabilmente lo odiava con tutto il cuore. E se invece fosse scappato, si sarebbe odiato da solo.
 


Jackie stava affondando la lama del coltello nella carne, liberando così tutta la rabbia che aveva in corpo. Johanna era in camera sua e da lì sentiva i rumori della cucina. Non era in vena di aiutare Jackie e così si era rifugiata nell'unico posto in cui riusciva a sbollire la rabbia.  Era ancora in trance quando il suono del campanello la fece balzare. Per un momento ci fu silenzio.
Jackie aveva appoggiato il coltello sul tavolo e andò a sciacquarsi le mani prima di dirigersi fuori dalla cucina per aprire la porta.
Chi poteva essere a quell’ora?
Fu lo stesso ragionamento che fece anche Johanna pensando che fosse Daphne o Duncan, i suoi migliori amici. Fu per questo che si era precipitata alla porta con un sorriso falso dipinto sul volto. Jackie vedendola con la mano già sulla maniglia indietreggiò un po’.
Johanna aprì velocemente la porta convinta che fossero i suoi amici.
Due splendidi occhi verdi, della stessa tonalità della sua maglia,  brillavano nella semioscurità del corridoio. Johanna sentì il sorriso gelarsi sulle labbra così come il cuore e lentamente il freddo si espanse per tutto il corpo, mentre la tensione crebbe.
Jackie che era rimasta ad osservare tutta la scena non capiva il motivo della sua reazione. Johanna indietreggiò, per poi correre verso la camera e chiudersi a chiave.
Ville, non pensava di poter scatenare una cosa del genere e se ne dispiacque, ma la cosa a cui pensava in quel momento era un'altra. Quello era il posto in cui aveva vissuto Marika e pian piano nella sua mente riaffiorarono dei ricordi. Si ricordava ancora la sua risata..
 
"Dai Ville!"- esclamò tra una risata e l’altra mentre si erano rincorsi. Lui le stava facendo il solletico e lei non riusciva a mantenere il controllo.
"Dillo!"-  la spronò lui.
"Ok, ok lo dico!" - disse lei cercando di mettere le mani avanti per respingerlo.
Ville si calmò e si sedette sulla neve aspettando, con un sorriso meraviglioso che gli illuminava il volto, mentre i capelli piuttosto lunghi gli ricadevano sui lati.
"Ti amo."-  disse lei compiaciuta, prima di buttargli le braccia intorno al collo, finendo per rotolarsi entrambi sul suolo ghiacciato.


" Che ci fai qui?!"- chiese dura Jackie con le braccia conserte, fregandosene altamente e ancora una volta della buona educazione. Lei non lo conosceva, o meglio, lo conosceva come un personaggio famoso su cui a volte le erano scappati dei pensieri non tanto casti e puri, ma questo non significava che due occhi stupendi come i suoi dovevano avere la meglio sulla sua rabbia e i suoi modi non tanto gentili. Lei si comportava così quando c'era in gioco la felicità della sua piccola Johanna e non faceva sconti a nessuno, nemmeno ai finnici più sexy del mondo.
Ville, fece qualche passo avanti e finalmente entrò in quell'appartamento. Chiuse la porta e si guardò attorno.
" Sono il padre. Quindi devo prendermi cura di lei."- disse deciso rivolgendo uno dei suoi sguardi seri e ammaliatori a Jackie. In un altro momento si sarebbe anche potuta sciogliere, ma non adesso.
" Ci sono io a prendermi cura di Johanna!"- disse lei. Era sbagliato quello che diceva. Ville aveva tutto il diritto di prendersi cura di Johanna. Era il padre!
" Marika ha lasciato la tutela a me."-  fece notare lui.

" Non mi sembra che tu ne eri così convinto prima. Potevi anche dirlo senza scappare come hai fatto."- continuò arrabbiata Jackie.
" Ho sbagliato, me ne rendo conto."- disse Ville abbassando lo sguardo.
Johanna nel frattempo dalla sua stanza ascoltava con la porta socchiusa il loro parlottare e dopo qualche indugio, decise di essere presente anche lei.
"Io non voglio venire con te."- esordì sorprendendo tutti. Guardava dritta negli occhi con fermezza Ville. Le sue parole erano state dure perché voleva ferirlo.

" Marika ha voluto così."- rispose deciso Ville. Si squadrarono affondo e più che mai in quel momento Jackie pensò a quanto fossero proprio padre e figlia. Testardi e orgogliosi, per non parlare della somiglianza fisica.
" Tu non devi nominarla. Non ne hai il diritto! Non te ne è mai importato niente di lei, di noi, e adesso vieni qui con la pretesa di fare il padre?"- sputò velenosa la ragazzina. Le sue parole erano state in grado di colpire l'orgoglio del caro Ville più di venti coltellate.
" Prepara il necessario. Domani andiamo ad Helsinki."- disse l'uomo fingendosi indifferente alle parole dette prima dalla figlia.
" COSA!? Non puoi portarla così lontano! Qui ha tutto, la scuola, gli amici.."- proruppe Jackie sconvolta. Non voleva che il finnico la portasse via da lei. L'aveva vista crescere, le aveva insegnato ad andare in bici e tante altre cose che Marika non aveva potuto fare. Le voleva bene come una figlia e vedersela portare via da una persona che neanche la conosceva la faceva stare male.
Johanna non disse nulla, era immersa nei suoi pensieri. Helsinki, la città di sua madre. Da piccola molte volte aveva chiesto di andarci, di conoscerla perché le piaceva. Aveva imparato anche il finlandese, pronta un giorno a scappare per andare a vedere la torre dove il suo idolo abitava. Ora non riusciva a credere al fatto che proprio quella torre sarebbe diventata la sua nuova residenza. Cominciava quasi ad odiare quella città che fino a poco tempo prima era stata il suo sogno. Non voleva lasciare le persone a lei più care come Jackie, Daphne e Duncan. Non voleva!
" Passo a prenderti la mattina."- disse Ville prima di avviarsi verso la porta.
Tornò con la mente a Marika. Ogni tanto in quegli anni l'aveva pensata. Solo pensata e mai cercata, per tanti motivi comprese le ragioni di codardia. Se solo avesse saputo, se solo si fosse spinto al di là dei suoi timori e delle sue apparenti certezze, andando contro ogni ragione e sensatezza, avrebbe scoperto di poter essere felice con una famiglia. E invece non l'aveva fatto.
Lui era giovane, non voleva ostacoli e aveva preso la palla al balzo diventando famoso seguendo quel poco egoismo che aveva dentro di sé. E poi aveva amato donne che non erano lontanamente paragonabili al suo primo amore.
Rimase appoggiato al legno scuro della porta nel corridoio poco illuminato dalla luce solare che filtrava da una finestra molto distante. Respirava a fatica. Si allontanò dolorosamente da lì con il ricordo di Marika ancora vivo nella sua mente.
Gli faceva troppo male pensare a lei. Quel giorno doveva assolutamente smetterla di scavare nei ricordi. Uscì lasciandosi alle spalle il portone. L'aria era secca. Probabilmente si sarebbe messo a piovere. Scese rapido i gradini e chiamò un taxi.
 

" Dove vai?"- chiese preoccupata Jackie alla ragazza che stava uscendo proprio in quel momento.

"Torno presto!"- fu l'unica cosa che Johanna disse prima di sbattersi violentemente la porta alle spalle per poi scendere di corsa le scale.
 

Ville stava per salire sul veicolo giallo, quando dei passi affrettati distolsero la sua attenzione. Johanna era appena uscita.
Non si era accorta di lui e Ville spinto dalla curiosità, si mise ad inseguirla.
La scena sarebbe apparsa piuttosto comica ad occhi esterni. Johanna si sentiva seguita, e ogni  volta che si voltava la situazione sembrava tranquilla. Infatti il nostro caro finnico, improvvisato stalker, si nascondeva nei vicoli o dietro le persone o si fingeva interessato alle bancarelle e negozi che trovava lungo la strada per poi guardarsi intorno di sottecchi attraverso gli occhiali che aveva indossato apposta e ritornare al suo ruolo di pedinatore.
Tutto questo gioco durò finché Johanna non si fermò davanti all'ingresso di un posto che Ville conosceva già. La ragazza si guardò intorno sospettosa prima di entrare.
"Vuoi qualcosa?"- gli chiese il venditore davanti al quale Ville si era fermato.
Guardò il cielo. Le nuvole erano nere.

"Un ombrello, per favore."- disse estraendo le banconote dal portafogli.
 

Per Johanna era la prima volta. Avrebbe visto per la prima volta la tomba di sua madre.
" Mamma.."- disse con un sorriso malinconico sul volto, sedendosi davanti alla tomba. Spostò un po’ di terra e svuotò il vaso che conteneva alcuni fiori che stavano già appassendo. Si guardò intorno e notò che c’era una siepe con qualche rosa gialla. Potevano andare. Attenta a non pungersi riuscì a staccarne giusto due e le mise dentro il vaso.
"Mi dispiace di non essere venuta a trovarti prima.." - disse cercando di spostare i capelli che il vento le portava davanti agli occhi.
Abbassò lo sguardo e lentamente le lacrime cominciarono a scivolarle lungo il viso fino a finire per terra. Si sforzava di non farlo davanti agli altri, ma lì chi la poteva vedere? Nessuno a parte quei pochi che andavano a fare visita ai propri cari.
Si sfogò, lasciò che il dolore le scivolasse addosso, sperando che servisse a qualcosa.
Aveva tante domande da fare a Marika, ma a nessuna avrebbe trovato risposta.
Se solo pensava al fatto che quella tomba non l'avrebbe più vista frequentemente si sentiva ancora più triste.
Si alzò con la poca forza che le rimaneva. Restò così immobile a leggere senza veramente capire quelle poche parole che erano state dedicate a Marika.
Lei meritava di meglio, una vita fatta di gioia e tanto amore, e invece il destino era stato crudele.
Le lacrime continuavano a scendere, pungevano gli occhi, mescolandosi al dolore che provava dentro. Eppure lei la sentiva ancora vicina, sapeva che le aveva davvero voluto bene e non le aveva fatto mancare niente. Nemmeno la mancanza di una figura paterna.
E Ville sarebbe stato capace di fare altrettanto? Aveva seri dubbi. In una sola giornata, quell’uomo era riuscito a farla stare male due volte. Però se Marika aveva voluto così un motivo ci doveva essere. Quale fosse non si sapeva,
 non ancora.
La pioggia cominciò a picchiettare. Iniziò a bagnarsi eppure rimase lì, con i pugni serrati, lasciando che i capelli le si attaccassero alla nuca, come del resto anche i vestiti.
Poi all’improvviso l’acqua smise di cadere sopra di lei. Continuava a piovere, lo vedeva, ma sopra di lei no. Alzò lo sguardo e si sorprese di trovare un ombrello sopra la sua testa. Seguì il manico e il braccio che lo teneva fino a quando non vide il viso di Ville che la guardava con compassione.
"Cosa ci fai qui?"- chiese fredda distogliendo lo sguardo da quello dell’uomo che continuava a squadrarla.
"Il tuo stesso motivo."- rispose lui, senza sapere cosa dire.
"Non penso.."- disse lei sicura di avere ragione.
"Dovresti tornare a casa."
" Perché?"
"Piove."
" Si l’ho notato."
" Bene allora perché sei ancora qui?"
" Non sono affari tuoi."
" Invece credo di si."
" Non devi prenderti cura di me, c’è Jackie."
Finalmente Johanna era riuscita a farlo stare zitto. Si sforzò di non sorridere della sua vittoria e si limitò a girarsi verso di lui e guardarlo insistentemente finché non fosse riuscita a fargli abbassare lo sguardo. Ma Ville le tenne testa, una cosa che Johanna non aveva calcolato.

" E se invece volessi farlo di mia spontanea volontà?"
" Non ti credo. Lo fai perché ti senti in colpa."
Mentre i due parlavano, Ville notò la collana che spuntava da sotto la giacca aperta di Johanna. Non ci aveva fatto caso prima, e ora la sua sorpresa aumentò notevolmente. Se non aveva le allucinazioni quello era davvero un heartagram! Johanna seguì il suo sguardo e immediatamente nascose il ciondolo sotto la maglia.
" Tu..tu..ascolti.."
Lei annuì andando in aiuto a Ville.
" Da quando avevo cinque anni. E' stata la mamma a farmi conoscere voi."
Ville continuò a guardarla senza essere in grado di parlare.  Sentiva un groppo alla gola e per un soffio evitò di mostrare la sua parte più debole, ricacciando ancora una volta le lacrime che quel giorno non riuscivano a lasciarlo in pace. E così Johanna era cresciuta ascoltando la sua voce. In un certo senso gli era stato vicino e di questa cosa doveva esserne grato a Marika. La ragazza continuava a guardarlo, ma questa volta il suo sguardo duro si era tramutato in uno curioso. Era come se Ville volesse dirle qualcosa o fare un gesto che lei non riusciva ancora a capire quale poteva essere.
Infine Ville, dopo aver distolto lo sguardo da lei per circa un minuto, la guardò di nuovo e stampandosi un sorriso sulle labbra disse: " su vieni, ti riaccompagno a casa."
Di malavoglia, Johanna si lasciò guidare dalla mano di Ville appoggiata sulla sua spalla e così entrambi uscirono da quel luogo cupo e triste.
 
 
La pioggia continuava e picchiettava violenta sul vetro della finestra di Johanna.
Forse era una questa delle cause che non le permettevano di addormentarsi.
Si rigirò varie volte nel letto cercando una posizione comoda ma il sonno non arrivava.
Controllò che le ultime cose fossero apposto. Si assicurò che il suo album fotografico fosse al sicuro nella borsa a tracolla. Non si fidava a lasciarlo nella valigia. La voglia di rivedere quelle foto era tanta, ma ora non era proprio il caso. Era tardi e almeno un po’ doveva dormire. Prese un sonnifero dal comodino e si lasciò scivolare tra le braccia di Morfeo. Il giorno dopo avrebbe dovuto affrontare tanti cambiamenti..
Forse sarebbe dovuta scappare, ma non sarebbe servito a nulla. Avrebbe solo complicato le cose e poi Ville era un personaggio famoso e sarebbe stato un disastro.
No, doveva solo..
Il sonno la colse in pieno e gradualmente i pensieri si trasformarono in sogni, mostrandole creature magiche che in genere popolavano i suoi mondi onirici, ma stavolta c’era anche sua mamma.

Almeno questo si ricordò la mattina dopo appena si svegliò. Marika era stata nel suo sogno, ma come spesso le capitava non ricordava quello che era successo.







VALS, IL RITORNO
Welllaaa eccomi di nuovo qui! 
Dovete perdonare la grande attesa, ma sono ancora in fase studio e appena mi libero di questo fardello sarò tutta vostra :D
Mmmh..dunque facciamo due calcoli: Ville ora sa che Johanna è una grande fan degli HIM ( accresciamo l'ego della Dark Divah, dai su xD), lei non ha proprio tanta voglia di andarsene e Jackie sta premeditando uno sterminio di finnici belli e sexy..la cosa è messa molto bene direi xD
Voglio avvisare la gentile clientela ( che tra l'altro ringrazio per la gentilezza di essere passata <3) che questi due capitolo sono leggermente noiosi. Quindi dal prossimo cominciamo a vedere un pò che cosa combinerà Valo. Parola di Vals u.u
Il prossimo capitolo spero di postarlo al più presto. Fino a quel momento fate le brave (?)






   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: _TheDarkLadyV_