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Autore: lady hawke    25/06/2013    5 recensioni
- Kili, sai che non è detto che arriverà. – disse suo padre Pirli, avvicinandosi al suo secondogenito, in equilibrio precario sulla panca.
- Ha promesso! – strillò Kili come un’aquila, senza muoversi, con il respiro che creava piccole macchie di condensa sulla finestra.
Ci sono molte cose che Kili esige da un suo compleanno. Un regalo, una torta e, di norma, una persona...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dìs, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: Piccola shot con l'unico scopo di mostrare ancora una volta la tenerezza di Kili. Grazie a Charme e a Maiwe che non mi ostacolano mai in questo ^^

Kili adorava l’inverno principalmente per una ragione, ed era per il fatto che era in quel periodo che compiva gli anni. Se Fili amava festeggiare il suo andando a nuotare nei fiumi poco fuori la città, Kili si lanciava in enormi ed infinite battaglie a palle di neve che lo lasciavano, di norma, fradicio come quando faceva il bagno. Essendo del resto il fratello più piccolo era spesso destinato ad essere quello sconfitto.
L’anno in cui compì cinque anni, però, fu un anno piuttosto mite: venti freddi soffiavano per le vie della città, ma là, sulle Montagne Azzurre, non era ancora caduta la neve e il piccolo nanino si ritrovò, durante una bella giornata di sole, con il naso, già di per sé non troppo sottile, spiaccicato sul vetro della finestra, in attesa.
- Kili, sai che non è detto che arriverà. – disse suo padre Pirli, avvicinandosi al suo secondogenito, in equilibrio precario sulla panca.
- Ha promesso! – strillò Kili come un’aquila, senza muoversi, con il respiro che creava piccole macchie di condensa sulla finestra.
- Ha promesso che avrebbe fatto del suo meglio per esserci, ma la strada dai Colli Ferrosi a qui è lunga, e lo sai anche tu.
- Lo zio le mantiene sempre, le promesse. – Fili, che aveva origliato la conversazione dall’altra stanza, si lanciò a sua volta sulla panca per raggiungere il fratello; nel farlo, fece cadere a terra gli ultimi tre cuscini sopravvissuti alle arrampicate di Kili, ma preferì ignorare la cosa: forse sua madre non ci avrebbe fatto caso. Aveva molta voglia di rivedere lo zio Thorin, quasi quanto Kili, ed era pronto a sostenere il sogno e il desiderio del piccolo di casa.
- Questa gli converrà proprio mantenerla. – sospirò Pirli, lasciando i suoi bambini appostati come piccoli cani da guardia. – Mal che vada se la dovrà vedere con Dìs.
Ma l’attesa dei bambini fu premiata e dopo mezzora di snervante attesa il gridolino eccitato di Kili avvisò tutti, a casa, del fatto che Thorin era stato avvistato in fondo alla via.
- Visto? – esclamò Kili trionfante, lanciandosi sul pavimento per correre all’ingresso, seguito da Fili.
- Ehi, ehi! Mettete a posto quel disastro, io non avevo lasciato i cuscini in giro per la stanza.
- Ma mamma! Zio Thorin…
- Sono certa che Thorin apprezzerà l’ordine.
I cuscini bistrattati, dunque, vennero lanciati di malagrazia sulla panca, permettendo a Fili e Kili di spuntare dalle gambe di Pirli, quando questo aprì la porta al cognato.
- Purli! – esclamò il mancato Re Sotto la Montagna, entrando in casa, - Vedo che sei controllato a vista. – non aveva mai, nemmeno per sbaglio, pronunciato correttamente il nome del marito della sorella, ed era evidente che lo faceva apposta, ma Pirli aveva sempre accettato di buon grado questo atteggiamento, e rispose a tono, abbassando lo sguardo sui suoi pargoli, ancora attaccati a lui.
- Come un prigioniero. – ammise.
Non riuscirono a dirsi altro, gli squittii di Kili sommersero come una mareggiata tutto il resto.
- Sapevo che saresti venuto, lo sapevo! Ti fermi tutto il giorno? Cosa mi hai portato? Ci sono novità dai Colli Ferrosi? – mollata la presa di suo padre, Kili si era francobollato a Thorin deciso a monopolizzare tutta la sua attenzione, visto che era la sua festa e il suo giorno. Fili avrebbe potuto accontentarsi della retroguardia.
Thorin sorrise leggermente, paziente.
- I Colli Ferrosi stanno bene dove stanno, Kili. Là è molto freddo e minaccia neve da un momento all’altro.
- Perché là nevica e qui no? Io volevo giocare con la neve! – cantilenando e attaccandosi allo zio in tutti i modi, Kili ottenne di essere preso in braccio, e il piccolo si sentì entusiasta all’idea di essere così in alto, rispetto al suo solito punto di osservazione.
- Lo sai che la mamma ha fatto la torta? – disse Fili, trotterellando dietro allo zio. Pirli ebbe il buonsenso di prenderselo in braccio, regalando anche al suo primogenito una posizione rialzata.
- Ci speravo, in effetti.
- E’ per me. – fece notare Kili.
- E non hai intenzione di lasciarcene nemmeno un po’? – Pirli sapeva che, in effetti, Kili sarebbe stato capacissimo di mangiarsela tutto da solo, e di piangere tutta la notte per un’indigestione.
- Ce n’è abbastanza per tutti, ma l’avrà solo chi metterà a posto il salotto. – tuonò Dìs dalla cucina, comparendo improvvisamente.
- Ma l’abbiamo fatto, mamma!
- Lanciare oggetti non è riordinare, Fili. Scendi e fai il tuo dovere, e pure tu, Kili.
- Se lanciassi le cose ti divertiresti di più, mamma. – pigolò Kili, mentre veniva messo a terra, controvoglia.
- Anche questo è vero.
- Non ti ci mettere anche tu, Pirli.
- Semplice constatazione. – rispose il nano, sospingendo Fili verso il fratello per poi seguire Thorin in cucina.
Dai rumori provenienti dal salotto appariva evidente che Fili e Kili non conoscevano proprio altri sistemi per sistemare le cose se non lanciandole in giro, ma Dìs era troppo impegnata ad abbracciare il fratello e  a chiedergli notizie su Colli.
- Simpatici come al solito, laggiù?
- I re del brontolio. – commentò Pirli.
- Niente cambia mai, sui Colli Ferrosi, lo sai anche tu, Dìs.
- Sì, lo so. Sempre a dire che ci sono milioni di cose da fare per la stirpe dei nani, ma se ne stanno là, a fumare nelle loro pipe vecchie mentre tu, che dovresti essere re, tieni tutto insieme e mentre io sto qui a fare il fumo dalle orecchie e a cucinare torte.
- E’ pronta la mia torta? – Kili interruppe una discussione sulle sorti dei nani che avrebbe potuto essere portata avanti per molto tempo, e lo fece con l’aria di un bambino goloso e impaziente. Fili, che corse per raggiungerlo, per poco non lo buttò a terra, frenando in ritardo.
- Si mangia?
Dìs sospirò con alterigia, e per un attimo sembrò la regina che pareva destinata a non diventare mai, poi tornò una mamma e tirò fuori la torta dal vecchio forno. Thorin sospirò a sua volta, dispiaciuto per la situazione non rosea in cui la sua famiglia versava, ma fu presto distratto da Kili.
- Mi prendi in braccio? Non arrivo alla tavola e Fili è già in braccio a papà.
- Dopo voglio venirci io, in braccio allo zio, sennò ci stai sempre tu. – urlò Fili dall’altra parte della tavola.
- Oggi è il mio compleanno. Solo mio. Non tuo. Lo sai che faccio cinque anni, zio? Cinque sono tantissimi, lo sapevi?
- E molti altri ancora dovranno venire, Kili. – rise lo zio.
- Spero di diventare grande almeno quanto te.
- Speriamo tu possa diventarlo molto di più, Kili. – rispose Pirli. – Vuoi una mano, Dìs?
- Per questa sciocchezza? No, non direi. – posò la torta, alle fragole, unico genere di frutta che Kili ingeriva senza farsi problemi, e poi iniziò a tagliarla.
- Io una grande. – disse Kili. – Per favore.
Una fetta grande non bastò affatto, per il piccolo festeggiato, che ne pretese un’altra e un’altra ancora, prima di dichiararsi sazio, almeno fino a cena.
- Mi hai portato qualcosa?
- E chi ti dice che ti ho portato qualcosa, Kili.
Il piccolo sgranò gli occhi e si voltò a guardare Thorin negli occhi, sorpreso. – Fili ha sempre il regalo, quando compie gli anni. Sempre sempre. Se ce l’ha lui devo averlo anche io.
- Ma io sono grande. Ho dieci anni, io. Un numero a due cifre!
- Ma anche io… - Thorin tappò la bocca del nipotino più piccolo con la mano, mentre Dìs gli puliva le piccole tozze mani con un tovagliolo.
- Sono certa che Thorin avrà qualcosa per te, ma solo con le mani pulite.
- E’ così, infatti. Sono passato da Bofur, ieri.
Al nome Bofur, Kili sorrise felice. Bofur era famoso perché era abilissimo nel costruire giocattoli, e Kili semplicemente adorava le creazioni di quel nano. Si mise in piedi sulle gambe di Thorin, aggrappandosi ai suoi vestiti, e disse solo una cosa: -Voglio!
- Kili, ti pare il modo? Sei un erede dei Durin, non puoi essere più cortese?
Kili si bloccò, e lanciò uno sguardo in direzione di suo padre, evitando lo sguardo carico di rimprovero della madre.
- Non fare quella faccia da cucciolo bastonato. Non attacca con me. – rispose, mentre Fili, sotto di lui, si esibiva in una linguaccia. Pirli se ne accorse e gliela intrappolò con le dita. – Quanto a te, non è cortese ridere di tuo fratello.
- Per favore, zio. – disse quindi Kili, stringendo i pugni sui vestiti del nano.
Tenendo in braccio Kili, Thorin si alzò e tornò all’ingresso, dove aveva lasciato mantello e sacca, da lì estrasse un piccolo tasso di legno, che presto si sarebbe unito al coniglio e allo scoiattolo, già parte della collezione del nanino, che squittì di gioia, prendendolo in mano.
- Quanto a Fili, se si comporterà bene e smetterà di ridere di suo fratello, potrebbe ricevere delle armi, al suo prossimo compleanno. – disse Thorin ad alta voce, rientrando in cucina.
- Davvero? – chiese il nanino, appena riottenuto il possesso della sua lingua.
- Davvero.
- E io?
- Ogni cosa a suo tempo, Kili.
  
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