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Autore: RedHair    25/06/2013    5 recensioni
Karin non aveva ricordi dei primi anni della sua vita, dei suoi genitori o della sua casa.
La durezza della guerra e la tragica distruzione del suo villaggio natale avevano cancellato ogni cosa dalla sua memoria.
Non aveva mai conosciuto l'amore
Era stata presa sotto la custodia di Orochimaru quando era ancora molto piccola, crescendo dura, forte e orgogliosa.
Non aveva mai ricevuto affetto e riteneva anche di non averne bisogno.
Poi, un giorno, aveva incontrato Sasuke.
Questa one-shot ha partecipato al contest "Naruto Couples: Surprise Pairing Contest" indetto da Sakura_e_Ino
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karin, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Karin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Ciao a tutti!
Ho sempre voluto scrivere una SasukeXKarin, è una coppia per la quale simpatizzo, trovo che abbiano una certa chimica (senza contare che Karin è il mio personaggio femminile preferito!) e questo contest mi ha fornito l'occasione buona per darmi da fare!
Purtroppo la storia non è uscita fuori proprio come volevo, ma ormai me ne sono fatta una ragione, succede sempre così XD
Spero possa piacervi :)
Buona lettura





Karin's Spring 


Karin arrancò lungo il viale che portava verso casa, trascinandosi dietro due buste di cibo da asporto come se fossero state le cose più pesanti al mondo.
 
Dopo quello che le parve un viaggio lunghissimo e faticoso, arrivò finalmente davanti all'ingresso, aprì il portoncino e si ritrovò finalmente all'interno fresco e calmo della sua abitazione.
 
Tirò un sospiro di sollievo e si tolse svogliatamente i sandali, dirigendosi poi in cucina, dove appoggiò le buste di cibo sopra un grosso tavolo di legno scuro.
 
Diede una scrollata alla sua chioma rossa e ribelle, si trascinò fino in salotto e lì si lasciò cadere in maniera davvero poco elegante sopra il suo morbido divano.
 
Aveva avuto una settimana dura e pesante.
Sakura Haruno, la più giovane e talentuosa direttrice che l'ospedale di Konoha avesse mai avuto, aveva finalmente accettato di insegnare a Karin le arti curative, in modo da poter permettere anche a lei di intraprendere la carriera di ninja medico.
Così ora, oltre alle missioni, al suo normale lavoro in laboratorio e ai suoi normali impegni quotidiani, si erano anche aggiunti i pesanti allenamenti con l'Haruno.
 
Quel giorno però, perfino la severa ragazza dai capelli rosa si era accorta che Karin non era al massimo delle sue forze e aveva avuto abbastanza cuore da congedarla un paio di ore prima del previsto.
"Deve essere dura per te. Con tutti questi impegni e Hikari a cui badare..." Le aveva detto.
 
Hikari...
 
Già. Sarebbe dovuta andare a prendere Hikari appena uscita dall'ospedale.
Ogni volta che lavorava fino a tardi la lasciava sempre da Hinata e andava a prenderla alla sera, trovandola, la maggior parte delle volte, già lavata, con la pancia piena e pronta per andare a dormire.
 
Ma quel giorno aveva finito prima del previsto; Hinata non si aspettava un suo arrivo prima delle nove e lei era da tanto, troppo tempo, che non si ritagliava più qualche ora solo per se stessa.
 
Così diede un calcio ai suoi sensi di colpa e si distese per bene sul divano, chiudendo gli occhi.
 
Passarono solo pochi minuti, quando Karin udì il rumore inconfondibile della risata di un bambino provenire dal giardino sul retro.
 
Si alzò di scatto.
Avrebbe riconosciuto quella risata fra mille.
 
Si infilò un paio di ciabatte e si affrettò a raggiungere la veranda che dava sul cortile.
 
Il suo cuore perse un battito quando vide una piccola bambina dai capelli nerissimi intenta a lanciare sassolini in un piccolo stagno, ridendo di gusto ogni volta che si sollevavano spruzzi d'acqua.
 
Poco distante da lei, un ragazzo alto e dai capelli altrettanto scuri, la teneva d'occhio con espressione assorta.
 
Karin si nascose dietro ad una colonna del porticato, cercando di non farsi notare.
“Deve essere tornato dalla missione prima del previsto.” Pensò.
 
Scrutando il profilo perfetto e maestoso di Sasuke, non poté fare a meno di rimembrare il passato.
 
 
Karin non aveva ricordi dei primi anni della sua vita, dei suoi genitori o della sua casa.
La durezza della guerra e la tragica distruzione del suo villaggio natale avevano cancellato ogni cosa dalla sua memoria.
 
Non aveva mai conosciuto l'amore.
Era stata presa sotto la custodia di Orochimaru quando era ancora molto piccola, crescendo dura, forte e orgogliosa.
Non aveva mai ricevuto affetto e riteneva anche di non averne bisogno.
 
Poi, un giorno, aveva incontrato Sasuke.
 
La prima volta in cui i loro occhi si erano incrociati, il suo cuore aveva iniziato a battere forte.
Fino ad allora, sensazioni del genere erano state suscitate in lei solo dalla paura.
Ma in quel momento, Karin non era spaventata.
Quell'emozione sconosciuta non era paura.
Era quasi peggio.
 
Anni dopo, Sasuke l'aveva voluta nella sua squadra e Karin si era ritrovata a provare le stesse sensazioni di quel loro primo incontro.
Aveva tentato in tutti i modi di nascondere ciò che provava, spaventata dai suoi stessi sentimenti.
Era convinta che amore, affetto e amicizia fossero solo forme di debolezza.
E lei non voleva apparire debole.
 
Ma il suo cuore continuava a battere forte ogni volta che si trovava in presenza di Sasuke.
Pensieri assurdi si fecero strada in lei: avrebbe voluto che il ragazzo la notasse, che la ricambiasse.
Ma all'epoca l'Uchiha non aveva nient'altro in testa se non la vendetta.
 
Egoisticamente e forse con un po' di presunzione, Karin aveva pensato di poterlo cambiare.
Di poter essere la donna che avrebbe cancellato l'oscurità dall'animo di Sasuke.
 
Ma come poteva farlo? Come poteva portare amore nella sua vita se nemmeno lei lo aveva mai avuto nella sua?
 
 
Poi c'era stato quel giorno, durante il periodo più buio nella vita dell'Uchiha, in cui il ragazzo era entrato nella sua stanza, nel cuore della notte e aveva sfogato le sue ansie, la sua rabbia e le sue paure sul giovane corpo di Karin.
Aveva pianto, la ragazza dai capelli rossi, quella notte.
Non ricordava l'ultima volta in cui l'aveva fatto.
Si era sentita sporca, tradita, debole.
 
Aveva lasciato che Sasuke la usasse e la umiliasse.
 
A quella notte erano seguite altre.
 
Ogni volta, Karin sperava scioccamente che qualcosa sarebbe cambiato.
Sapeva che Sasuke per lei non provava nulla, che la considerava solo uno strumento.
Ma il solo pensiero che durante quelle notti lei potesse in qualche modo aiutarlo a placare la sua ira, a dargli un po' di sollievo dal male che lo accecava e lo faceva soffrire, bastava a farle accettare tutto passivamente.
Che patetica.
Era forse quello l'amore?
Gettare al vento il proprio orgoglio per un'altra persona?
 
 
 
 
Il giorno in cui scoppiò la guerra e Sasuke decise di prenderne parte, fu il giorno in cui Karin scoprì che in lei qualcosa non andava.
Aveva saltato il ciclo, si sentiva sempre stanca e più nervosa del solito.
Era una ragazza intelligente, non le ci volle molto per fare due più due.
 
Venne presa dal panico.
 
Non poteva tenere quella cosa, non la voleva, non avrebbe mai saputo gestirla.
Era la prova vivente di quanto lei fosse stata sciocca e debole.
Non era pronta ad avere un figlio e mai lo sarebbe stata.
Per di più sarebbe stata costretta a crescerlo da sola, perché Sasuke non l’avrebbe mai accettato.
Doveva assolutamente fare qualcosa e liberarsi di quel vergognoso problema prima che qualcuno lo venisse a sapere.
 
Ma quando Karin aveva sentito per la prima volta Hikari dentro di sé; la decisione che aveva preso, le sue paure, le sue ansie…tutto era andato a farsi fottere.
Nuovi sentimenti, ancora più forti di quelli che provava per Sasuke, si erano fatti strada in lei.
Un forte istinto di protezione l'aveva pervasa, talmente potente che Karin non provò neppure a spiegarselo, tanto le sembrava naturale.
Quello era il suo bambino, come aveva potuto anche solo pensare di potergli fare del male?
Non sapeva nulla di come si cresce un figlio, ma di una cosa, in quel momento fu assolutamente certa: non avrebbe mai permesso a nessuno di avvicinarsi a lei e alla creatura che portava in grembo. Avrebbe lottato con le unghie e con i denti pur di tenerlo al sicuro, rinunciando a tutto ciò che aveva, orgoglio compreso.
 
Durante la guerra, Sasuke decise di schierarsi dalla parte dei suoi vecchi compagni e del suo villaggio.
Combatté fianco a fianco con Naruto e Sakura, verso la quale Karin non poté fare a meno di provare un pizzico di gelosia.
Ma ora aveva qualcun altro per cui combattere, qualcuno di molto più importante.
Così decise  di rimanere in disparte.
 
 
Al termine del conflitto Sasuke, nonostante fosse riuscito ad ottenere il perdono di Konoha grazie al suo intervento decisivo, decise di andarsene per conto suo chissà dove, lasciando tutti di stucco e Karin completamente sola.
 
Il villaggio offrì alla ragazza protezione e un posto sicuro dove stare e lei non poté fare altro che accettare, grata di aver forse trovato un luogo accogliente in cui crescere il proprio bambino e cercare di ricostruirsi una vita.
 
Ma gli sguardi degli altri abitanti, già diffidenti fin dal principio, cominciarono a farsi ostili nei mesi successivi, quando la ragazza non fu più in grado di nascondere la propria gravidanza.
Le cose peggiorarono quando nacque Hikari, i cui capelli nerissimi e luminosi non lasciavano  alcun dubbio sull'identità del padre.
Purtroppo la maggior parte dei cittadini di Konoha considerava Sasuke ancora un traditore, soprattutto dopo che il giovane aveva rifiutato senza tanti giri di parole il loro perdono.
 
Soltanto Sakura e Naruto si dimostrarono amichevoli e totalmente disponibili nei suoi confronti, riuscendo a vincere l'ostilità che la ragazza usava da sempre come scudo contro il mondo e dandole un aiuto concreto con la piccola Hikari.
Fortunatamente, quando Naruto divenne Hokage, riuscì in qualche modo a far entrare Karin e Hikari nella comunità e a farle accettare da tutti.
Non che alla giovane importasse chissà cosa del giudizio degli altri, ma sapeva che questo era importante per il futuro di sua figlia.
 
 
Hikari aveva poco più di un anno quando Sasuke, così come se ne era andato, fece ritorno al villaggio, all'improvviso e senza spiegazioni.
Karin se lo ritrovò davanti alla soglia di  casa, in una sera d'estate.
Non si sa come era venuto a conoscenza dell'esistenza di Hikari ed era venuto a chiedere di poter vedere sua figlia.
Karin lo aveva fissato negli occhi. C'era ancora qualcosa che non andava in lui, qualcosa di triste e corrotto; ma sentì ugualmente di potersi fidare.
 
 
Ricordava bene il momento del primo incontro tra padre e figlia.
Hikari aveva smesso di piangere non appena Karin l'aveva posata fra le braccia di Sasuke.
Vedere il fiero e micidiale Uchiha comportarsi in maniera goffa e impacciata con una piccola bimba la fece quasi scoppiare a ridere.
 
Poi Hikari alzò gli occhi verso il padre ed i loro sguardi s'incontrarono.
 
La bambina non aveva nessuna dote particolare: non aveva  ereditato nessuna delle abilità del clan Uzumaki, né tanto meno possedeva lo sharingan degli Uchiha.
Era una bambina normalissima, come tante altre, ma le bastò guardare una sola volta Sasuke negli occhi per cambiare tutto quanto.
A quel contatto, qualcosa di profondo e inspiegabile fece breccia nel cuore consumato di Sasuke.
La stessa cosa che aveva fatto breccia in quello di Karin, tempo  prima, quando aveva sentito per la prima volta la presenza di sua figlia dentro di sé.
 
Hikari non possedeva lo sharingan, è vero, ma i suoi occhi avevano un potere molto, molto più grande.
Quella piccola, insignificante creatura dai capelli corvini era riuscita con un solo sguardo a compiere il miracolo con Sasuke, laddove prima tutti, da Sakura a Naruto a Karin stessa, avevano fallito.
 
Hikari aveva poi allungato una manina grassoccia, sfiorando la guancia pallida e liscia dell'Uchiha, il quale  vi aveva poi posato sopra la propria con delicatezza.
E poi aveva sorriso.
Sasuke aveva sorriso.
Quel fatto aveva lasciato Karin talmente di stucco che  la ragazza si era quasi  messa a piangere dalla gioia, per la prima volta in vita sua.
 
 
In seguito  Sasuke aveva deciso di rimanere a vivere al villaggio, ristabilendosi  nella vecchia abitazione di famiglia.
Inutile dire che Naruto lo aveva accolto a braccia aperte, senza fare troppe storie.
 
Il giovane e misterioso Uchiha non si faceva vedere molto in giro, se non quando veniva convocato per qualche missione. Continuava a condurre una vita solitaria, com'era stato abituato fin da bambino. Appena poteva però, si recava a casa di Karin per trascorrere un po' di tempo solo con sua figlia.
 
Per la maggior parte delle persone, Sasuke era rimasto il solito ragazzo cupo e tenebroso di sempre, ma agli occhi di chi lo conosceva bene, qualcosa in lui era cambiato nel profondo e per sempre.
 
 
Ed ora eccolo lì, seduto fra l'erba sotto l'ombra di un acero,intento a stringere tra le braccia la piccola Hikari, sussurrandole all'orecchio parole dolci che né Karin, né nessun'altra ragazza avrebbero mai avuto il piacere di ascoltare.
E la bambina gli rispondeva con una limpida risata, aggrappandosi con forza alle sue spalle  e appoggiando la sua testolina contro quella di lui, per nulla intimorita dal giovane che in passato aveva spezzato innumerevoli vite a sangue freddo.
 
Alla fine, una donna era realmente riuscita a cambiare e salvare la vita di Sasuke, e quella donna non era Karin.
Ma alla ragazza dai capelli rossi, in fondo, la cosa non importava più di tanto. 
  
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