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Autore: Just a dreamer_    25/06/2013    4 recensioni
'Take me home e 'Up all night'. I due cd che ci hanno fatto sognare. E se i loro testi si tramutassero in una storia? Ho deciso di scrivere questa fan fiction basata sulle loro canzoni, per cui una canzone equivale a un capitolo. L'idea mi è sembrata molto buona, sta a voi darmi un parere recensendo :)
Enjoy!
P.s. SI PREGA DI NON COPIARE
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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THAT'S ME: Mi scuso tantissimo per il ritardo, ecco il capitolo! Enjoy :3


SUMMER LOVE
 

Can't believe you're packing your bags
Trying so hard not to cry
Had the best time and now it's the worst time
But we have to say goodbye

Bussai piano alla sua porta, sperando quasi che non sentisse. Non sapevo se ero pronta o no ad affrontarlo. Dopo parecchi secondi passati trattenendo il respiro, ero sul punto di andarmene (in parte sollevata), ma sentii dei passi lenti sempre più vicini, la maniglia si abbassò e la porta si aprì. Lui era li, in piedi. Mi sentivo la bocca asciutta e non mi veniva nemmeno una parola da dire.
Alla fine, si decise lui: «Ciao. Entra».
Feci qualche passo dentro la sua camera e mi si formò un groppo in gola alla vista della valigia sul letto, già mezza piena. Giocherellavo con le dita, dandomi un'occhiata intorno. La stanza vuota mi diede una specie di senso di claustrofobia. Ero stata abituata a vedere l'armadio aperto pieno di vestiti sparsi, sul comodino i fumetti, la sveglia e la lampada. Ora, più niente.
Visto il silenzio prolungato, indicai una pila di vestiti. «Vuoi una mano?» mi offrii, anche se in realtà avrei voluto rimetterli tutti nell'armadio.
«Non ti preoccupare».
Indecisa sul da farsi, mi sedetti sulla sponda del letto, dandogli le spalle. Non riuscivo a guardarlo mentre metteva via la roba.
Un rumore di cerniera mi fece capire che aveva finito. Chiusi gli occhi e strinsi le mani a pugno, cacciando indietro le lacrime. Poi, il materasso sprofondò alla mia sinistra e sentii la sua mano calda posarsi sulla mia. Immediatamente, incrociai le nostre dita, stringendo la presa.
«Amore...» sentii le sue parole come se fossero lontane decine di metri. «Guardami». Mi sforzai di alzare la testa e mi ci volle uno sforzo ancora più grande per guardarlo negli occhi, tristi come i miei. E mi accorsi che in realtà nemmeno lui sapeva cosa dire.
«I tuoi dove sono?» chiesi cercando di mantenere un tono di voce calmo.
«Sono usciti stamattina a fare un ultimo giro e a comprare dei panini per il viaggio». Annuii, anche se mi importava poco.
«Fa freddo fuori, meglio se prima di... andare ti metti anche una felpa» dissi guardando la sua maglietta rossa.
«Oh... si, grazie».
Ed ecco, un altro silenzio. Ma non di quelli imbarazzanti, da evitare con una battuta, no. Quello era un silenzio sofferto, in realtà sapevo benissimocosa dire. "Non lasciarmi", ecco quello che avrei voluto dire. Il mio cuore urlava, batteva ed il mio cervello si spremeva per trovare una qualsiasi scusa per trattenerlo, sapendo benissimo che nulla sarebbe servito. E ancora una volta, non riuscivo a capacitarmi del fatto che ci dovevamo lasciare. Ero stata consapevole sin dal primo istante in cui avevo accettato la sua assurda ma piacevole proposta di essere la sua ragazza. Ero stata consapevole di tutte le cose che avremmo condiviso. Non mi aspettavo però, di condividere anche l'amore.
Non badavo al pollice di Harry che accarezzava la mia mano, o ai suoi occhi spenti, o alle sue labbra socchiuse, che sembravano voler pronunciare qualcosa, ma rimanevano immobili, lasciando in sospeso parole che non sarebbero state di aiuto in nessun modo. Come possono dei semplici suoni spiegare il dolore, non solo morale ma anche fisico, dell'allontanamento di una persona amata? Forse urlando. Come possono le pacche sulla spalle o gli sguardi consolare a distanza?
La semplice verità era che ci eravamo messi in un piacevole casino. Se non altro, l'amara consolazione delle sue braccia sarebbe temporaneamente bastata come tranquillante.
Senza dire niente, mi buttai tra le sue braccia, sistemando la testa nell'incavo del suo collo. Dopo qualche secondo mi sentii sollevare e mi ritrovai tra le sue gambe, stretta in un amorevole abbraccio. Perchè era così che mi sentivo con lui, protetta. Sarei rimasta volentieri in quella posizione per un tempo infinito, purché fosse ancora li con me. Il suo respiro sulla mia pelle era inebriante, un profumo che avevo già imparato a riconoscere.
La sua morsa affettiva si strinse ancora di più e iniziò a depositare piccoli baci sulle spalle, come per alleviare la sofferenz, una medicina per me. E in parte funzionò, perché percepii i miei muscoli rilassarsi.
No, non dovevo essere così triste, non l'ultimo giorno insieme! Non era un funerale, dovevo costringermi a sorridere.
Peccato però che lui era stata la causa del mio sorriso per tutto quel tempo.

Don't promise that you're gonna write
Don't promise that you'll call
Just promise that you won't forget we had it all

Quel silenzio era diventato decisamente insostenibile. Anche l'addio sarebbe stato così? Senza nemmeno un 'ciao'? No, assolutamente no!
«A cosa stai pensando?».
«A quanto mi mancherai». Eh no, così però no migliorava di certo l'alone di tristezza intorno a noi.
«Amore mio...». Faceva male, ma non volevo rinunciare alle sue fossette e ai suoi denti perfetti, non le ultime ore. «Pensa positivo, ti prego! Tornerai dai tuoi amici! Finalmente li vedrai. In fondo, non è quello che volevi?». Non rispose. «Harry, te lo chiedo per favore, non fare il muso, non voglio passare gli ultimi momenti con te che sembri in lutto».
«Sai come mi sento?». Due pugnalate, dritte nel petto. Lui chiedeva a me come mi sentivo io? Mi sentivo uno straccio, senza più la voglia nemmeno di alzarmi, ecco come mi sentivo! Ogni minuto trascorso era del tempo che scorreva inesorabile verso la nostra netta separazione.
«Non fare domande stupide, Harry! Sto come te e lo sai, ma almeno dammi un segno di vita».
E, detto questo, si avvicinò lentamente alle mie labbra, chiedendo accesso con la lingua. Chiusi gli occhi e misi le braccia intorno al suo collo, stringendo i suoi capelli e premetti il mio busto contro il suo. Non era un bacio famelico, bensì uno consolatore, una silenziosa dimostrazione di amore e abbandono a noi.
«Non pretendo che tu mi scriva» mormorò a pochi centimetri dal mio viso. «Non pretendo che mi chiami, credo che ci farebbe solo del male...». Inutile negarlo. Per quanto poteva essere crudele era vero, dovevamo piano piano tornare due sconosciuti, perché rimanere amici a distanza sarebbe stato un vano tentativo di mantenere i contatti. «Però, promettimi una cosa». Annuii.
Mi prese il viso tra le mani, inchiodandomi con il suo sguardo di smeraldo.
«Promettimi che non dimenticherai quest'estate. Promettimi che non scorderai quello che abbiamo passato. Promettimi che ti ricorderai di me. Promettimi... di non classificarmi come 'uno dei tanti'» e la sua voce gli morì in gola. Si spezzò il respiro anche a me. Non doveva nemmeno azzardari a pensare una simile cazzata!
«Non potrei mai dimenticarmi di te. Non sei mai stato uno dei tanti, dovresti già saperlo».
«Sono contento. Perchè io non ti considererò mai solo un passatempo, nemmeno se lo volessi. Sei troppo importante».

Wish that we could be alone now
If we could find some place to hide
Make the last time just like the first time
Push a button and rewind

«Scappiamo».
«Harry, hai assunto droghe ultimamente?».
«Sei tu la mia droga»mi sussurrò, accarezzandomi i capelli. Il mio cuore prese a battere più velocemente e un brivido mi scosse.
«Perchè ti è venuta quest'idea?» domandai, continuando a disegnare cerchi invisibili sulla sua maglia, sdraiata sul letto, completamente accoccolata su di lui, persino le nostre gambe erano incrociate.
«Non lo so... vorrei solo che il tempo si fermasse» sospirò. Aveva il coraggio di dire tutto ciò che osavo solo pensare.
«Già, peccato che siamo solo due ragazzi che si amano, impotenti contro la loro vita».
Lo sentii sorridere: «Mi ci voleva una tua frase ad effetto per tirarmi su di morale, amore».
Ero un pochino sollevata, almeno l'avevo distratto.
«Comunque scapperei davvero con te se ne avessi l'opportunità».
«Non farti viaggi mentali esagerati, siamo ancora adolescenti e incoscenti».
«Non essere così razionale proprio adesso, Evie» mi rimprover in modo abbastanza ironico. «In effetti mi basterebbe nascondermi per un po', solo io e te, in un posto tutto nostro».
«Qualsiasi posto può essere nostro, basta chiudere gli occhi, desiderarlo intensamente e avere fantasia» spiegai mettendo in moto il cervello. «Dove vuoi andare?».
Ci rifletté un po', poi parlò: «Al mare, accendere un fuoco, accampare le tende, fare il bagno e ballare».
Stava riassumendo le nostre giornate. Quanto poteva essere dolce inconsciamente dolce?
Un altro degli innumerevoli motivi per cui mi sarebbe mancato. E in quel momento l'avrei seriamente preso per il colletto e trascinato fuori di casa, portandolo nel posto più isolato che conoscevo. Mi ritrovai a pensare alle sue mani, che delicatamente seguivano il profilo del mio braccio e ai suoi piccoli baci sulla fronte.
«Chiudi gli occhi, tesoro».
Feci come aveva detto e sentii lentamente il suo palmo sgusciare sotto la mia maglietta, disegnando forme a caso. Il mio respiro aumentò impercettibilmente e, dopo un momento di rigidità, mi lasciai andare al suo tocco così rilassante.
«Siamo nella tenda, solo noi due, fuori solo il mare e qualche ragazzo che fa una passeggiata... ci siamo appena conosciuti, ma ci fidiamo l'uno dell'altra. Siamo nudi e la tensione è alle stelle...» la sua mano era salita più in alto, il mio petto si alzava ed abbassava ad una velocità doppia del normale e lui lo percepiva, gli piaceva farmi star bene anche in quel senso ed era soddisfacente anche per lui. «è quasi finito, siamo al limite, urli il mio nome e catturo la tua voce in un bacio...». Quando disse la parola 'limite', mi strinse il seno, facendomi sospirare pesantemente, poi cominciò un movimento circolare su di esso. Mossi il busto e le gambe per il piacere.
«Harry...». Aveva superato il reggiseno, scostandolo.
«CI guardiamo negli occhi, siamo sudati, siamo stanchi, siamo soddisfatti, siamo innamorati».
Le mie dita raggiunsero i suoi ricci, mi feci forza sul gomito, arrivando alle sue labbra, che sembravano non aspettare altro che i miei baci, e non lo delusi. Corpo contro corpo, sintonia quasi perfetta.
«Quasi come la prima volta...».
«Zitto e baciami».

Don't say the word that's on your lips
Don't look at me that way
Just promise you'll remember
When the tide is grey

Respiro corto di entrambi. Un misto di rimpianto e voglia l'uno dell'altra.
Una porta che si apriva, il tonfo di buste della spesa sul tavolo, dei passi.
«Harry, siamo a casa! Hai fatto le valigie?». La voce della signora Styles ci fece staccare di colpo. Mi ricomposi il più decentemente possibile e mi alzai dal letto.
«Mamma, c'è Evie con me!» urlò Harry di rimando.
«Oh... io e tuo padre siamo in veranda se avete bisogno!».
L'unica volta che avevo visto  la madre di Harry si era dimostrata gentile e disponibile, davvero una bella persona. Ed Harry doveva aver preso la maggior parte del carattere da lei.
«A che ora partite?» chiesi mettendomi a sedere con la schiena contro la spalliera.
«Non lo so, penso che decideranno sul momento» spiegò raggiungendomi.
In poche parole potevano andarsene da un momento all'altro, non sapevo quanto ci rimaneva e l'ansia aumentò.
«Ci pensi se ci incontreremo di nuovo, in futuro?».
«Il mondo non è così piccolo».
«Io intendevo la prossima estate».
Non avevo mai preso in considerazione quell'opzione. «Ma ho paura che non sarebbe comunque come adesso. Non saremmo completi sconosciuti che si incontrano per caso».
«Potrebbe anche essere un vantaggio. Non ci servirebbe ricominciare, prendila come una lunga vacanza».
«Potremmo essere impegnati...». O meglio, lui potrebbe essere impegnato, io non ero così popolare a scuola e di certo non avevo nessun ragazzo che si sbattesse per me.
«Amore non prevedo il futuro».
«Si scusa, cerco solo di vederla da tutti i punti di vista».
«Questo è pessimismo».
Sbuffai: «Come vuoi». Non volevo diventare acida così di punto in bianco, infatti il suo viso cupo mi costrinse a scusarmi. «Hai ragione, non devo pensare  a queste cose, è solo che... non ce la faccio...» dissi con gli occhi umidi.
«Ehi ehi ehi, non è la fine del mondo, tesoro, supereremo anche questa, non ti preoccupare».
Lo ringraziai con lo sguardo. «D'accordo».
Passammo altro tempo a parlare di qualsiasi cosa, cercando di distrarci a vicenda, finché la voce del padre di Harry annunciò ciò che avrei voluto evitare fin dall'inizio: «Harry, partiamo!».

So please don't make this any harder
We can't take this any farther
And I know there's nothing that I wanna change

Osservavo il mio ragazzo prendere la pesante valigia e trascinarla fuori dalla stanza, con una lentezza esasperante. Ed io stavo lì, impotente, a seguire ogni suo movimento che lo portava lontano da me.
Anche il resto era vuoto, vuoto come la mia mente. La porta d'ingresso era aperta, sentivo i genitori di Harry chiacchierare sottovce, probabilmente cercando di non disturbarci. La loro attenzione rendava tutto più solenne e quindi più difficile.
Un passo fuori, un'ultima occhiata all'interno dell'abitazione, prima di prendere la maniglia e chiuderla definitivamente.
Mi immobilizzai, non riuscivo più a muovere un muscolo.
Harry portò la valigia fino alla macchina, la mise nel bagagliaio e scambiò un'occhiata cno i suoi, forse a chiedergli qualche minuto in più. Loro annuirono e senza aggiungere altro (eccetto un saluto per me) entrarono in macchina.
A passi pensanti mi raggiunse, posizionandosi di fronte a me. Chinai il capo, presi la collana tra le mani e ripensai a tutto. Me l'aveva regalata lui, al molo, dove ci eravamo dichiarati.
Portai le mani dietro il collo. «Forse è meglio se...».
Harry capì le mie intenzioni e mi fermò subito. «No, non toglierla! Tienila come un mio ricordo».
«Non... non la toglierò mai...».
«Grazie...».
Cos'altro potevo dire? Non avevo più il coraggio di chiamarlo 'amore' o 'tesoro', non avevo il coraggio di comportarmi come se niente fosse.
«Ti amo, Evie» sussurrò lui.
Non riuscii più a trattenere le lacrime, che sgorgarono, rigandomi le guance, inesorabili. Allacciai immediatamente e braccia al suo collo, gli occhi chiusi, il viso nell'incavo. Non mi aspettavo che Harry dicesse qualcosa, non mi aspettavo che facesse niente. Ma non poteva dirmelo, non adesso, non quando l'ultimo briciolo di coraggio che mi era rimasto si era frantumato all'istante al suono delle sue parole.
HARRY
«Ti amo, Evie» sussurrai.
Lei si aggrappò a me, cominciando a piangere. Non sopportavo di vederla così, soprattutto se la causa ero io. La strinsi forte a me, inspirando il suo profumo, cercando di attutire i singhiozzi che la scuotevano. Quell'abbraccio che avrei voluto non dover mai dare, l'abbraccio di un addio.
Era inutile farmi paranoie su cosa dirle, perché non riuscivo a dirle niente di rassicurante. Perchè non c'era niente. Noi eravamo niente ormai.

Cause you were minefor the summer,
now we now it's nearly over,
feels like snow in septemvber
But I always will remember

Un muro invisibile si stava mettendo tra di noi, lo sentivo. Piano piano non eravamo più 'noi', bensì Harry e Evie. Due ragazzi indifferenti ma tristi dentro.
Il problema era che quel muro avrebbe fatto bene ad entrambi, se solo avessimo avuto il coraggio di alzarlo completamente e non abbassarlo di continuo. Non riuscivo a lasciarla andare e nemmeno lei ne aveva intenzione.
Lentamente, con dolcezza ma decisione, mi allontanai poco per volta, per lasciarle il tempo di assimilare la separazione. In realtà avrei preferito che avesse preso lei il comando, ma dentro di me sapevo che sarebbe stato impossibile.
Il filo invisibile che ci univa si allungava man mano che la lontanaza aumentava e una stretta allo stomaco mi diede la conferma che stavo per crollare anch'io, ma non doveva vedermi piangere, sarebbe stato peggio di quanto già non fosse.
Ed ora? Faccia a faccia, braccia lungo i fianchi, occhi fissi (i suoi arrossati).
Addio? No, mai e poi mai l'avrei detto. Ma non potevo andarmene e lasciarla lì, con una frase non pronunciata in sospeso.
«Ciao».
Fu tutto quello che uscì dalla mia bocca. Tutto.
Le posai un bacio a fior di labbra, indugiando più del dovuto, con una mano sulla  sua guancia bagnata, anche se mi ero deciso di non toccarla più per il bene di entrambi.
Mi voltai, imponendomi di non girarmi rischiando di correrle incontro. Aprii la portiera della macchina e la richiusi, non prima di averla guardata un'ultima volta.
Aveva detto 'ti amo' muovendo solo la bocca, ma mi sarebbe bastato.

Cause you were my summer love...

Il rombo del motore, la cintura allacciata, il finestrino abbassato per sentire il vento, la macchina che partiva. Il filo invisibile si era staccato, sparendo, lasciando solo una scia di ricordi.
Lei sarebbe stata il mio amore estivo. Non un amore da quattro soldi, fatto solo per il sesso. Non un amore forzato o di convenzione. Non un amore falso, fatto per compiacere gli altri. Un amore vero, nostro. Un amore che non avrei dimenticato.
Era stata mia per poco, ma era stata davvero la mia Evie.
EVIE:
Osservai la macchina andarsene.
Osservai lui andare via.
Osservai il mio ragazzo andare via.
Osservai tutto, svanire in una nuvola di fumo.
E il pianto, interrotto solo per quell'ultimo addio a distanza, tornò, ma lui era più lì a consolarmi.

QUALE SARA' SECONDO VOI LA PROSSIMA CANZONE? RECENSITE :)
  
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