25/06/2013
2 recensioniSe preferite, potete ascoltare Uncover by Zara Larsson (http://www.youtube.com/watch?v=V4aq043kdfY) in sottofondo. Buona lettura.
Even though this story isn't happy at all, welcome back Gaya.
Tremanti dita raggiungono quelle spalle fin troppo strette, seppur mai stanche d'essere sfiorate, e le cingono, cercando conforto, sicurezza in corpo altrui, il quale, purtroppo, ha esaurito ciò di cui ho estremamente bisogno: la certezza di un domani nel quale quel medesimo gesto, anche solamente quello, possa essere riproposto all'aperto, in fronte alle lacrime di milioni di ragazze urlanti, e non solo al chiuso, soffocato dalle nostre di lacrime, le quali scorrono sui nostri volti da ormai troppo tempo per ricordare se il motivo della loro comparsa era una litigata, una cazzata o quel maledetto quanto perfetto giorno di 3 anni fa, se il colpevole delle incessanti cascate d'acqua salata era il balbettato 'Oops!' citato in fronte allo specchio, complice dei ricci ben acconciati, o quel lontano concerto, ove i tuoi occhi si fusero ai miei per la prima perfetta volta. Chi avrebbe mai immaginato quel giorno, battiti a mille e sguardi sgranati per la magia con la quale il vero amore ci aveva travolti, che la nostra storia, quell'amore tanto desiderato solamente in seguito ad uno scambio di sorrisi ed occhiate rubate, un etero convinto ed un gay confuso, avrebbe preso quella tragica piega? Muscolose braccia avvolgono il mio corpo, scosso dai singhiozzi determinati a non permettermi neppur di respirare: ti prego, donami quel po' di autocontrollo che ancora ti permette di smuovere parte di te per continuare la rappresentazione, che ancora ti trattiene dal baciarmi, ancora ti spinge a mentire. Donami un po' della tua pazienza per imparare ad attendere il giorno in cui, ciò che oramai viviamo da 3 anni, causato da nero inchiostro su bianca carta, incosciente del suo potere, maligno nei nostri confronti, potrà esser finalmente rivelato al mondo, giudice dei miei stivali, crudele con quegli esseri che non rispettano i canoni di esistenza oramai radicati nella vita quotidiana. Ma, dopotutto, quali sono questi canoni? Acconciature ben fatte, pagate fior di quattrini, si fa di tutto per apparir belli, per poi ritrovarsi calvi a cinquant'anni, abiti firmati e scimmie in essi, burberi uomini dalle semplici battute riguardanti la politica, donne al braccio, ricoperte di gioielli di marca e annegate nei profumi più alla moda, e nude amanti in attesa, ricoperte di lenzuola ed annegate nella malizia, bicchierino di whisky in mano, col quale dimenticarsi per un paio di orette del proprio lavoro, complice della stanchezza provata al ritorno dal lavoro, utile a soddisfare il proprio portafogli per un'intera vita, e due educati figli rivestiti di pregiudizi? Oppure la normalità non esiste e questi 'canoni' rappresentano solamente la maggior parte della popolazione mondiale, mondo libero dalla libertà e schiavo delle proprie leggi? E le domande si ripetono, si susseguono, 'Esiste la normalità?', 'Siamo anormali?', 'Ci è permesso vivere?', 'Possiamo noi, peccatori a detta loro, infrangere questa realtà circostante ed esistere anche con la presenza di questi canoni, o è più giusto morire qui, col nostro amore fra le mani ed i cuori ancora pieni di speranza ed infinita magia, destinata ad esaurirsi con la morte di essi?'. E queste continuerebbero fino al termine della giornata, ed anche in seguito, se solo i tuoi occhi, lacrimanti ed ormai stanchi, non si rispecchiassero nei miei, la tua voce non risuonasse nelle mie orecchie frasi d'incoraggiamento, di forza, 'Ci riusciremo', 'Ce la faremo', 'Non mollare, Hazza', 'Ti amo' e varie non si susseguissero, le tue dita non si stringessero attorno al tessuto del maglione ch'io indosso, quasi a non volersi allontanare mai più; e ancora, nuove lacrime, guance umide, baci al sapore di sale, di dolore, di paura, di un futuro lontano, di speranza trattenuta ad un dolorante cuore ricoperto di cerotti solo tramite un sottile filo, nulla più, il medesimo collegante le nostre anime, gemelle e riflettenti l'una nell'altra; la tua tremante voce si trascina fino al mio padiglione auricolare e sussurra frasi dolci-amare di una perfetta canzone:
«Nobody sees, nobody knows, we are a secret, can't be exposed».
Ed il mio cuore si infrange nell'udire quelle parole, simbolo di dolorosa verità devastante. Il desiderio di morire fra le tue braccia non è mai stato così grande.
Salutami Eleanor e divertiti al vostro matrimonio.
Grazie, Modest!.