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Autore: Lily_and_the_Marauders    25/06/2013    3 recensioni
LARRY as ROMANCE, bitches.
State alla larga se il genere non vi piace, occhio non vede cuore non duole.
Lo so, ormai ne avrete lette a bizzeffe di storie con questo titolo o ispirate a questa canzone ma mai giudicare il libro dalla copertina, no? *si autoconvince*
Questa one-shot è un 'dietro le quinte' di Harry e Louis.
Mi spiego, qui i ragazzi discutono del problema legato al fatto che, ultimamente, Harry e Louis sono sempre più distanti davanti alle telecamere. Harry si sente solo, Louis non si fa vivo molto spesso.
La band è al completo, compaiono tutti. Niall, Liam e Zayn sono un appoggio fondamentale per Harry in questo momento critico.
Disclaimer: i fatti sono completamente inventati da me, i personaggi non mi appartengono e non voglio in alcun modo insultare il Menagement.
Buona lettura :3
Dal testo: Si era addormentato sul divano. Da solo. Di nuovo.
La televisione ancora accesa, le due porzioni di cibo cinese ancora sul tavolo.
Una era stata consumata, l’altra no. [...] Tre chiamate perse e due messaggi.
Da Louis.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                   Don't let me go.      
 


             






Si era addormentato sul divano. Da solo. Di nuovo.
La televisione ancora accesa, le due porzioni di cibo cinese ancora sul tavolo.
Una era stata consumata, l’altra no.
Si alzò stiracchiandosi, era indolenzito e aveva indosso i vestiti del giorno prima (con tanto di scarpe).
Prese tutto il tempo del mondo per farsi una bella doccia e sistemare il casino, quello era il primo giorno di vacanza dopo parecchio tempo; La lancetta dell’orologio segnava mezzogiorno quando si risedette sulla poltrona. Dell’altro nemmeno una traccia.
Ma Harry non si preoccupò, ormai erano un paio di mesi che quella situazione andava avanti.
Con poca voglia, ancora assonnato, prese in mano il cellulare.
Tre chiamate perse e due messaggi.
Da Louis.
 
00.15 - “Non torno”
00.17 - “Ci vediamo domani, scusa”
 
Scusa.Chissà cosa se ne poteva fare delle sue scuse…non valevano più neanche quelle.
Le sue dita scattarono rapide sui tasti per comporre un numero di telefono.
«Pronto?» rispose una voce impastata dal sonno.
«Ciao, Liam…ti ho svegliato?»
«In realtà sì, ma non fa nulla…Cosa succede?»
«Non è tornato» borbottò Harry, abbattuto.
«Di nuovo?»
«Già…»
«Tu credi che..? Insomma…»
«Non lo so, non so dove abbia passato la notte».
«Ascolta, Harry» fece Liam dopo qualche secondo di silenzio, «chiamo i ragazzi e veniamo da te, okay?»
Harry mormorò un grazie e poi terminò la chiamata, appoggiò la testa sulla spalliera del divano e chiuse gli occhi.
Non si assopì, no, aveva la testa affollata da troppi pensieri.
Aspettò, aspettò fino a quando non suonarono alla porta venti minuti più tardi. Non andò neanche ad aprire, chiese loro di entrare tanto sapevano dove trovare la chiave.
Si avvicinarono a lui con espressione preoccupata, come fosse una bomba in grado di scoppiare da un momento all’altro.
In quel caso, anche fosse stata un’esplosione distruttiva, i tre avrebbero saputo ricucire i danni o quantomeno attaccare i pezzi con lo scotch e alleviare un po’ il dolore. Ormai lo conoscevano così bene.
Erano indispensabili ad Harry quando l’unica persona a saperlo guarire davvero mancava.
«Siamo passati al supermercato, abbiamo portato un po’ di roba» provò a dire Niall, accennando un lieve sorriso.
Harry annuì, ai tre non restò che sedersi. Ci sarebbe voluto del tempo.
Guardarono un po’ di televisione e mangiarono patatine (quelle che Niall gli aveva lasciato, a dirla tutta).
Non parlarono molto ma a Harry non serviva, gli bastava sapere che fossero lì.
Gli bastava sapere di non essere solo perché, francamente, si era stufato di essere solo.
Dopo circa due ore, però, Zayn spense tutto e si concentrò su di lui. «Harry, devi ricominciare a vivere. Non puoi stare così ogni volta che se ne va» lo rimbeccò.
«Non ci riesco» rispose l’altro, semplicemente.
«Questa situazione è difficile per tutti, Harry, non se l’unico a soffrire. Anche lui sta soffrendo. Ha solo una maniera diversa di manifestare tutto quello che prova» continuò Liam.
«Sì, magari sfondandosi di alcool e dormendo sulle panchine pur di non tornare a casa. Bel modo di gestire la sofferenza!» esclamò allora Harry, con un velo di ironia. Non c’era nulla di divertente in ciò che aveva detto, però. «Questa storia sta prendendo una brutta piega, me ne rendo conto» riprese poi con più calma. «Eppure prima era così semplice».
«Non è questo, Harry, la verità è che pochi se ne fregavano all’inizio» disse Niall. «Man mano che il successo è aumentato sono aumentate le attenzioni così, se prima poteva restare un segreto ora non lo è più. C’è mezzo mondo che ci controlla, Harry, ogni tua azione non viene più presa alla leggera come un tempo. Tutto quello che dici o che fai viene pesato».
«Niall ha ragione» disse Liam «e se poi ci metti anche il fatto che ora il Management controlla le nostre vite, beh, eccoci qui»
«Hanno costretto me e Louis a non fare più una mossa, a non dire più nemmeno una parola perché potrebbe essere fraintesa. Hanno costretto voi a fare lo stesso» era furioso, presto si ritrovò ad asciugarsi le guance.
Lacrime di rabbia, di tristezza.
Non riusciva a sopportare quella situazione, il fatto di sapere che Louis non gli era seduto accanto per ridere di ogni scemenza, il fatto di saperlo lontano a fare chissà cosa, era doloroso.
Fingere di non stare insieme li aveva portati a non stare più insieme per davvero.
Louis aveva un modo tutto suo per affrontare la situazione ma Harry no, Harry in quei casi era ancora piccolo, Harry non riusciva a far finta di niente. Stava perdendo la persona che più amava, non riusciva a fingere che non gli importasse.
In un primo momento, quando gli era stato chiesto di mantenere un po’ le distanze, di essere più riservati davanti le telecamere era sembrato semplice, non bello ma semplice.
Dopo un po’ non riuscivano a stare bene neanche quando erano da soli o con il resto dei ragazzi.
Troppa paura di essere visti, troppa paura di scendere di nuovo a patti con i superiori, troppa paura di creare casini con la band. E la band era la cosa più importante al momento.
Misero dunque da parte i sentimenti ma ciò portò Louis più spesso lontano da Harry che si ritrovò sempre più solo.
Sapere di svegliarsi e non trovare più la metà del letto occupata era strano. Le coperte calde solo dalla sua parte erano strane. Una battuta detta solo a metà era strana.
Ed Harry iniziò a dormire sul divano.
Louis non tornava più a casa la sera, durante i giorni di stacco da lavoro. Capitava solo qualche volta.
La gente lo seguiva, sapeva dove andava, non poteva farsi vedere troppo sotto l’appartamento di Harry. Non poteva più.
Non aveva neanche più la scusa di dire ‘viviamo insieme’ perché era già da un po’ che avevano acquistato appartamenti separati, solo che Louis nel suo non ci aveva mai messo piede se non per stretta necessità.
Trovava sempre il modo di sgattaiolare da Harry quando aveva la possibilità di farlo. Prima.
«Harry devi parlargli» disse Liam.
«Quando si rifarà vivo forse lo farò...» e si asciugò un’altra lacrima.
I ragazzi si scambiarono un'occhiata e, di slancio, tutti e tre si buttarono sopra di lui cercando di soffocarlo in una specie di abbraccio di gruppo.
Harry sorrise lievemente «Mi ucciderete, così».
«Oh, Harry, smettila di interrompere questa atmosfera carina e coccolosa» fece Zayn, ridacchiando.
Poi sentirono sbattere la porta e nella stanza calò il silenzio.
Sciolsero l’abbraccio e tornarono seri: solo un’altra persona aveva le chiavi di casa.
Infatti, Louis si affacciò alla porta del salotto: «Ciao» disse.
«Ciao Loueh» salutò Zayn, accennando un sorriso.
«Ciao» dissero Liam e Niall all’unisono.
Harry si limitò a guardarlo.
Non gli scrollò gli occhi di dosso e Louis fece lo stesso mentre gli si sedeva accanto.
«Allora» provò ad iniziare Liam «dove sei stato?»
«In giro» rispose Louis, vago. Harry sbuffò, Louis lo ignorò.
«Ehm, volete restare un po’ soli per parlare?» gli chiese Zayn.
Harry scosse la testa «Restate».
Liam si alzò «Io invece credo che sia meglio andare, forza voi due» fece cenno agli altri di alzarsi.
«Ma ha detto che possiamo restare» protestò Niall.
Zayn lo prese per un braccio e lo trascinò via sbuffando ma quello ritornò indietro e prese il sacchetto di popcorn «Non credo vi servano» disse e, con un sorriso compiaciuto, si dileguò.
«Non vi saltate addosso per la troppa emozione, eh» commentò sarcastico Liam prima di uscire di casa.
Calò di nuovo un silenzio strano, quasi doloroso. Era carico di parole, parole che nessuno dei due sembrava intenzionato a dire.
«Perché hai gli occhi rossi?» chiese poi Louis.
«Oh, niente… allergia»
«Non mentire, Harry»
«E cose dovrei dirti scusa?» fece allora il riccio infuriato. «Cosa? Dovrei dirti che sto male? Dovrei dirti che sono stufo di questa situazione, che ne ho piene le tasche di quelle persone che mi hanno rovinato la vita in poco meno di un anno? Dovrei dirti che mi sento sempre più solo ogni ora che passa, che ho iniziato a dormire sul divano perché svegliarmi in un letto dove l’altra metà non è occupata da te fa male, Lou? O forse dovrei dirti che ormai ho costretto i ragazzi a farmi da fazzoletto? No, perché, nel caso non te ne fossi accorto si stanno facendo in quattro anche loro e sono stanco di assillarli con le mie lamentele e con le mie lacrime» si sfogò, Harry, lasciando che l’altro lo guardasse con espressione attonita, pentita.
«Tu credi che a me piaccia il modo in cui si è evoluta questa situazione? Credi che mi piaccia stare lontano da questa casa, da te? Harry, non sei l’unico a soffrire qui. Io sono l’altra metà della mela avvelenata, te lo ricordi? Biancaneve non ha morso solo te, lei ci ha divorati entrambi».
«Non mi va più di essere mangiato da Biancaneve, Louis» il riccio abbassò la testa prendendo a fissarsi le ginocchia.
«Ma non possiamo neanche mollare ora, capisci?» sussurrò Louis. Harry annuì.
«Mi dispiace di averti aggredito, Boo, è solo che questo peso che porto sulle spalle è diventato troppo ingombrante e pesante...»
Louis si avvicinò e, come faceva di solito, gli passò un braccio intorno alle spalle stringendolo a sé. «Non devi scusarti, Harry. Non ti biasimo per avercela con me, io stesso sono il primo ad avercela con me. Guarda come ci siamo ridotti, a deprimerci sul divano» aggiunse poi, ironico.
Louis non riusciva a tenere fuori le battutine dai suoi discorsi, per quanto seri potessero essere.
Harry ridacchiò.
«Mi dispiace per essermene andato, Harry. Non riuscivo più a convivere con la paura. E’ una cosa sciocca, me ne rendo conto, ma avevo il terrore che le condizioni potessero peggiorare. Ho preferito starmene lontano per un po’ qui in città, per vedere se le acque si calmavano. Dopo le ultime cose ho preferito non istigare la folla… E’ così complicato adesso».
«Lo so, Lou» sospirò. «Dove sei stato a dormire ‘sta notte?»
«Da Eleanor… Dei paparazzi ci hanno seguiti ieri sera e sono dovuto andare via con lei, mi ha offerto la stanza degli ospiti. Ha capito come stanno le cose, Harry»
L’altro annuì, non si sorprese nel sentire che era stato da lei, la ragazza c’era dentro quasi quanto loro. Meglio la Calder che una panchina nel parco.
«Questa  cosa non passerà in fretta, vero?» domandò Harry che, in fondo, sapeva già la risposta.
«No» disse Louis, amareggiato «no, non finirà in fretta».
Harry annuì asciugandosi le ultime tracce di pianto; si voltò in modo da poter guardare Louis in faccia e abbozzò un sorriso, uno di quei sorrisi che sapeva fare solo lui, quelli che racchiudevano sia il piccolo Harry Styles di Holmes Chapel che l’Harry Styles un po’ più grande, quello che soffriva più del dovuto. Gli fece una proposta: «Abbiamo tre settimane prima che gli impegni ricomincino, ti va di restare qui per un po’? Non voglio dormire solo di nuovo».
Louis sorrise dolcemente e, prima di rispondergli, gli baciò la punta del naso. «Certo, per una sera si può fare. Chiamo i ragazzi per dirgli di passare a prendere la mia roba, okay?»
Harry si strinse un po’ di più a lui, gli era mancato da morire quel senso di calore che provava abbracciandolo. «Grazie».
«Smettila di ringraziarmi, Harreh, sono io quello che volevi prendere a pugni in faccia mezz’ora fa» gli fece notare lui.
Harry rise «Hai ragione, non ti ringrazierò più. Ora baciami, idiota».
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ehm, ehm *si schiarisce la voce*
Salve, gente. Come vedete ho mantenuto la mia promessa e sono tornata con una Romance.
Ci ho impiegato un mese a scriverla, ogni volta che aprivo word e buttavo giù qualche riga mi sembrava una tale assurdità. Oggi però ho approfittato della pioggia e, finalmente, sono riuscita a finire questa..ehm…cosa.
Potete lanciarmi i pomodori, le uova, quello che volete.
Non è nulla di che questa one-shot, sono la prima a pensarla così; l’ho portata a termine perché altrimenti mi sarei sentita in colpa (?).
Nella mia testa era molto più bella lol
La canzone di Harry è meravigliosa e devo tutto a lei ashhfg.
So che ne sono state scritte a bizzeffe di storie sulla canzone e su quanto sia assurdamente perfetta per Louis ed Harry, spero di non essere caduta nel banale e di non avervi fatto chiudere la pagina per disperazione.
Ecco, tutto qui. Per ogni dubbio, elogio o insulto ci sono le recensioni oppure potete contattarmi su Twittah, ecco il mio profilo: @ohmycastieel
Niente, grazie per aver letto e alla prossima, si spera.
 
Un bacio enorme,
Lily.
 
P.S.: Oh, quasi dimenticavo, l’immagine l’ho trovata su WeHeartIt ma è passato così tanto tempo che non ricordo più da chi, mi scuso in anticipo.

                                                                           

   
 
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