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Autore: mariogotze    25/06/2013    0 recensioni
Un ragazzo ha un'idea davvero stupida e all'inizio i suoi amici ridono di lui. Poi però capiscono che quell'idea non è niente male. “Sapete, ragazzi, ho sempre avuto un sogno nel cassetto [...], un gommone!"
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve sono Emiliano, e ho da sempre avuto uno spiccato interesse per la lettura e la scrittura, ma solo ultimamente ho deciso di cimentarmi in un impegno "serio" ovvero la scrittura di una raccolta di racconti che spero un giorno di pubblicare. Il sito mi è stato consigliato da una mia carissima amica, buona lettura!

Gommone
Ce ne stavamo buttati come sempre al vecchio bar sotto casa, troppo insonni per tornare a casa, troppo stanchi per parlare tra di noi. Ogni tanto il cameriere lanciava un’occhiata al nostro tavolo, vedeva che eravamo ancora seduti, e spariva di nuovo. L’orologio segnava l’una di notte. Eravamo quattro ragazzi senza pretese, senza soldi nel portafoglio, senza un futuro che ci sembrasse degno di questo nome. Distrattamente consumavamo il nostro cornetto, o il nostro caffè macchiato, uno era troppo stopposo, l’altro troppo amaro, ma ormai eravamo assuefatti a quella tradizione, un “rito” di cui non volevamo fare a meno, uno dei pochi momenti in cui ci sentivamo realizzati.
Davide stava rigirando la tazzina appena vuotata, osservando con un insolito interesse i fondi di caffè.
“Sapete, ragazzi, ho sempre avuto un sogno nel cassetto” disse all’improvviso frantumando la monotonia e il silenzio quasi religioso in cui ci trovavamo.
“Diventare un calciatore famoso?” chiese Marco.
“Avere una famiglia?”  domandò Emilio.
“No, no. Ho sempre sognato di avere un gommone.” rispose Davide, ancora con la tazzina fra le mani.
“Un gommone!?”
“Esatto, un gommone. Nemmeno troppo grande, mi va bene anche due metri e mezzo per due.”
“E per farci cosa?”
“Bè poi si vede, anche solo tenerlo in casa mi piacerebbe.”
“Quindi un gommone da esposizione. Sei preoccupante Davide.”
Gli altri risero battendo i pugni sul tavolo, ma Davide continuò a sostenere la sua tesi.
“Dai ragà, sarebbe proprio bello, un gommone, in mezzo al mare, fumandosi un sigaro, che sogno! Magari andando verso la Grecia!”
“Mi immagino Davide al freddo, senza acqua né viveri, in mezzo al mare, con gli squali attorno.” gridò Marco, tra lacrime di riso.
Davide tentò di convincerci, ma vedendo che noi tre continuavamo a fargli il verso e a ridere di gusto su quello che reputavamo il peggior sogno che si potesse avere, pian piano abbandonò ogni velleità.
Ritornammo nel nostro mutismo, ma ognuno di noi sembrava essere altrove. Marco stava sicuramente rivalutando l’idea del gommone. Era un playboy insaziabile, che coltivava l’hobby del rimorchio, e che non poteva non raccontarci della sua ultima conquista o delle sue nuove posizioni provate a letto. Ma conoscevo molto bene Marco, e in fondo, lui voleva solo che arrivasse una ragazza a sconvolgergli la vita, a porre fine alla sua esistenza da “mordi e fuggi”, e a raddrizzare quella testa bacata. Sicuramente stava sognando di portare con sé una ragazza, la più bella che avesse mai visto, su quel gommone, di visitare isole lontane e di scendere solo poche volte all’anno sulla terraferma, in modo da godersi il più possibile il viaggio, di godersi il più possibile la sua nuova vita da ragazzo innamorato. Potevo persino vederlo specchiarsi nell’acqua salata, con una Marlboro in bocca, mentre la sua metà era dolcemente adagiata sulle sue ginocchia, intenta a dormire. Avrei messo la mano sul fuoco che stava pensando tutto questo. E Emilio, sebbene guardasse distratto i video musicali che il bar trasmetteva, anche lui ci stava pensando. Pensava alla sua vita fino ad allora, una scelta universitaria sbagliata che lo aveva portato a stare lontano dalla famiglia e dagli amici, una ragazza di cui si era innamorato alla follia e che poi lo aveva lasciato quando la cosa stava diventando troppo seria, un’apatia verso tutto e tutti, e un futuro in cui non vedeva altro se non un deserto di opportunità e di progetti. Un gommone gli sarebbe proprio servito. Andarsene senza avvertire nessuno, liberarsi da quella vita vuota, atona, e remare verso l’ignoto, ma con la consapevolezza di poter ricominciare, con nuovo slancio e con nuovi obiettivi. Glielo si leggeva nei suoi grandi occhi vitrei che la sua mente era già su quel gommone. Anche io mi sorpresi a pensarci. Un gommone. Sbarazzarsi della grigia vita cittadina e veleggiare verso nuovi lidi, vedere nuovi posti, conoscere nuove usanze e nuovi popoli. In una metropoli non si trova mai tempo per pensare, ma basta stare in riva al mare per immaginare soltanto cosa c’è “al di là” di quell’acqua. Un gommone per conoscere il mondo, non era mica male la pensata.
Nessuno lo disse a Davide per non perdere la faccia, ma da allora in poi tutti ripensammo all’idea di comprare un gommone, fissavamo per ore le vetrine degli articoli nautici cercando il coraggio necessario per entrare là dentro e acquistarlo. La verità è che quel gommone, una cosa banalissima e inutile, per una sera ci fece tornare felici. La vita ci appariva in maniera diversa, la speranza tornava a battere all’unisono coi nostri cuori. In quel gommone Marco ci portava l’amore, Emilio ci portava un’ambizione, io ci portavo la curiosità, ma tutti ci stavamo aggrappando a quel gommone con le unghie e con i denti, come ci si aggrappa a un sogno da cui non ci si vuole svegliare, per non tornare a fare i conti col mare burrascoso della nostra realtà. 

N/A 
Questa storia è liberamente ispirata a una reale conversazione con i miei amici (naturalmente non in questi toni), in un periodo in cui si cercava una fuga dalla realtà. Spero abbiate apprezzato :)
  
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