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Autore: DaubleGrock    25/06/2013    0 recensioni
Cosa non si farebbe per amore? Anche per un amore impossibile, un vampiro e una lupa. Due essere completamente diversi, ma se ci fosse un'altro amore legato a questo? Cosa succederebbe?
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’infrangersi delle onde sugli scogli era l’unico rumore udibile alle orecchie di Simon. Era un suono ritmico, quasi ipnotico, che accompagnava i pensieri tormentati del giovane vampiro. Un leggero martellare di pioggia ben presto unì il suo suono a questo, essa sembrava piangere l’evento a cui alcuni anni prima era stata costretta ad assistere senza potervi intervenire. La luna piena, insieme alle stelle spendenti, donavano un aspetto spettrale al luogo, facendo sembrare le ombre dei demoni pronti a dilaniarti l’anima.
Lo sguardo del figlio della notte si posò sulla delicata rosa bianca che teneva tra le mani, lo stelo snello, ma allo stesso tempo robusto e irto di spine era in contrasto con i candidi petali, quel fiore sembrava incarnare il carattere di Lei. Una lacrima rigò il suo volto fino ad arrivare al mento pronunciato e infrangersi sul terreno brullo della scogliera. Il ricordo di quel mattino era troppo doloroso, quel mattino in cui Lei lo aveva lasciato per imbarcarsi in un viaggio in cui lui non avrebbe potuto seguirla, un viaggio che aveva intrapreso per lui e per la sua felicità.
La lacrima fu seguita da molte altre, in lontananza si iniziò a scorgere il leggero bagliore dei raggi del sole che combattevano contro l’oscurità notturna. Una figura snella si avvicinò lentamente a lui per poi fermarsi al suo fianco. Il vampiro non aveva bisogno di girarsi, sapeva chi era, l’aveva riconosciuta del suo leggero odore di lavanda e fiori di campo. La figura si sedette al suo fianco e poggiò la testa sella sua spalla, Simon la strinse a sé dando conforto e cercando conforto. Le poggiò un leggero bacio sui capelli castani e lei gli strinse una mano. Questa era calda a differenza di quella del ragazzo, fredda. Un anello con un rubino a forma di goccia scintillava sulla mano della ragazza, l’anello che gli aveva dato Lei prima di andarsene.
“Ti ricordi, vero?” chiese la ragazza con un sussurro risvegliando in Simon momenti lontani.
 
*********
 
Era un caldo giorno d’estate, il sole illuminava il mare facendolo scintillare come coperto da mille diamanti. Gli scoiattoli si rincorrevano sugli alberi riempendo l’aria dei loro squittii e gli uccellini volavano liberi nel cielo in cerca di cibo. Sembrava tutto perfetto, ma questa tranquillità non sarebbe durato per sempre.
Due ragazze e un ragazzo parlavano seduti sulle radici nodose di un vecchio salice. Due vampiri e un licantropo. Nessuno avrebbe accettato la loro amicizia ma questo a loro non importava. Erano quasi tre anni che si vedevano di nascosto, su quel salice in cima alla scogliera, all’insaputa dei loro genitori. Simon, Laila e Stefanì.
Simon era un giovane vampiro, era arrivato anni prima insieme alla sua famiglia e la sua miglior amica Laila. Entrambi immortali, avevano pelle bianca e fredda e occhi rossi come rubini. Lui aveva ricci capelli castano scuro quasi neri, sopracciglia folte, labbra piene e rosee, un fisico forte ma non troppo muscoloso e una carattere dolce e curioso che un giorno o l’alto l’avrebbe sicuramente cacciato nei guai. Amava in segreto Stefanì, l’aveva confessato a Laila, ma lei era sembrata distante mentre glielo diceva, non sapeva spiegarsene il perché.
Stefanì era una lupa, figlia del capobranco. I suoi capelli erano rossi e li portava solitamente in una lunga treccia, i suoi occhi, di colore viola, erano penetranti e intelligenti, capaci di analizzare qualsiasi cosa con la dovuta attenzione. La sua pelle a differenza di quella dei due suoi amici era più scura e soprattutto calda. Il suo fisico era snello e muscoloso, conseguenza delle lunghe battute di caccia a cui ogni notte era costretta a partecipare. Il suo carattere era ribelle, cosa che aveva causato non pochi problemi alla sua famiglia per la sua educazione. Aveva sempre vissuto in quella foresta insieme alla sua famiglia, ma non aveva ottimi rapporti con loro. Suo padre insisteva a falla allenare tutte le notti per farla, un giorno, diventare un degno capobranco. Era innamorata di Simon, ma questo lo sapeva solo Laila. Non aveva avuto mai il coraggio di dirlo al vampiro, aveva paura di essere rifiutata, dopotutto lei era una lupa e lui un vampiro, da millenni c’era una guerra tra i loro popoli. Ma era anche vero che negli ultimi anni, tra il suo branco e la famiglia di Simon, si era firmata una tregua a beneficio di entrambi.
Laila, infine, aveva lunghi capelli biondi simili a una cascata d’oro filato, sguardo fiero, labbra rosse e carnose e un carattere forte ma allo stesso tempo dolce e comprensivo con cui avrebbe difeso i suoi amici a costo della vita. Era giovane e bella oltre ogni dire e questo le aveva procurato una fila interminabile di pretendenti, ma a lei loro non interessavano. Nei recessi più intimi del suo cuore lei nascondeva un grande segreto, un segreto di un amore. Quel suo amore era Simon. Nessuno lo sapeva, solo lei. Stefanì e Simon si amavano ed entrambi lo avevano confessato a lei, aveva sentimenti contrastanti verso di loro. Da una parte era contenta perché i suoi amici sarebbero potuti essere felici con il loro amore. Ma dall’altra era invidiosa di Stefanì, lei aveva tutto, il tutto che sarebbe potuto essere suo: Simon.
“Che farai stanotte, Stefanì?” la schernì Simon
“Come se non lo sapresti, mio padre mi farà partecipare ancora una volta a quella stupida caccia.” Sbuffò la lupa “non lo sopporto, fai questo Stefanì, fai quello Stefanì.”
“Almeno questa notte non sarà di luna piena, sennò ti saresti dovuta trasformare per forza” disse Laila
“Si, ma…” Laila emise un sospiro di frustrazione “a me non piace cacciare degli animaletti innocenti. Come fate voi a ucciderli e berne il sangue?”
“E’ la nostra natura, se non lo facessimo moriremmo e sai benissimo che anche a noi non piace affatto farlo” fu la risposta pronta di Simon
Ci furono alcuni momenti di silenzio poi Stefanì si alzò e osservò il sole che lentamente stava iniziando la sua discesa.
“Ora devo andare.” Disse “Ci vediamo”
“Buona fortuna” dissero i due all’unisono
“Molto divertente” mormorò lei a denti stretti mentre si incamminava verso casa.
 
***********
 
“Devi stare lontana da loro, hai capito?” urlò Victor
“Ma padre…” supplicò Stefanì
“Niente ma Stefanì, esiste una tregua tra il nostro branco e quegli esseri, dura da anni e tu stai per infrangerla, secondo te non mi sono accorto di come guardi quel Simon?” chiese irato “Ma dovevi per forza innamorarti di una bestia immonda e senza cuore? Di un vampiro? Da ora in avanti resterai qui per tutto il tempo, nella tana e non li rivedrai mai più! Hai capito?”
La ragazza lo guardò allibita “No”
“Si invece, e non permetterti di contraddirmi” urlò il padre menandole uno schiaffo.
Il colpo fu talmente forte de farle girare il viso di lato e spaccarle il labbro. Stefanì lo guardò con occhi pieni di lacrime, lentamente la sua mano si posò sulla guancia accaldata e rossa, una leggera scia di sangue le colava dal labbro fino al mento. Suo padre non l’aveva mai trattata in quel modo. Certo, non era mai stato un vero padre per lei, la sua unica preoccupazione era sempre stata quella di istruirla per farla diventare un perfetto lupo, ma non l’aveva mai picchiata. Si sentiva offesa e tradita da quel suo comportamento. Delle leggere lacrime le iniziarono a colare giù per le guance.
Dopo alcuni secondi si girò e corse via verso la foresta. In lontananza sentì suo padre chiamarla ma non ci fece caso e continuò a correre fino ad arrivare ad una radura dove si abbandonò sul soffice tappeto d’erba iniziando a piangere e singhiozzare incontrollatamente come non aveva mai fatto prima d’ora.
 
**********
 
Simon stava passeggiando per il bosco, aveva appena lasciato Laila sotto il vecchio salice. Tirava una leggera brezza, era il tramonto, tra non molto si sarebbe fatta notte, quindi il giovane vampiro si avviò verso casa. Era quasi arrivato quando sentì qualcuno piangere. Si diresse verso la fonte del suono e si ritrovò in una raduna. Una ragazza era inginocchiata nel centro con le mani che le coprivano il viso e continui singhiozzi che le scuotevano il corpo. Solo dopo alcuni tentativi si accorse che quella ragazza era Stefanì.
Con fare esitante si avvicinò lentamente. Lei non si era ancora accorta della sua presenza. Quando le fu abbastanza vicino si accovacciò affianco a lei e le poggiò una mano sulla spalla, lei a quel tocco si voltò di scatto credendolo una minaccia. Ma il suo viso si rilassò quando capì che era Simon.
Stefanì gli buttò le braccia al collo e lui la strinse a se sussurrandole parole di conforto e strofinandole una mano sulla schiena. In quel momento Simon la sentì vicina, molto vicina. Il suo profumo gli riempì le narici, lavanda e fiori di campo. Lentamente le sue labbra cercarono quelle di lei. Fu un bacio dolce e lungo, che esprimeva tutto l’amore che entrambi esprimevano l’uno per l’altra. Simon l’aveva amata dalla prima volta che l’aveva vista, tre anni prima, quando era solo una piccola lupetta, quando il suo branco e la sua famiglia avevano firmato quella tregua che durava tuttora. La stessa cosa era per Stefanì.
Simon si ritrasse di qualche centimetro per posare la sua fronte su quella della lupa. I loro occhi a pochi centimetri di distanza, tanto che non riuscivano a mettere a fuoco il viso dell’altro.
“Ti amo” le sussurrò il vampiro con voce infinitamente dolce.
“Anch’io” disse lei con lo stesso tono.
Quando si allontanarono, a malincuore, si guardarono negli occhi e sorrisero. Non c’era bisogno di parole, quel momento era loro e solo loro, nessuno lo avrebbe potuto rovinare. Erano solo loro due, il vampiro e la lupa, l’immortale e la mortale, in poche parole loro due, Simon e Stefanì.
Ma le loro supposizioni ben presto si rivelarono false, nessuno dei due si era accorto che qualcuno li aveva seguiti. Infatti Victor, il padre di Stefanì, uscì dalla boscaglia ed entrò nella radura fiocamente illuminata dalla luce lunare.
“Ti avevo avvertita Stefanì, non avresti più dovuto vederlo!” quasi urlò Victor puntando un dito verso Simon. Era visibilmente arrabbiato, furibondo e a buon motivo.
“Padre…” sussurrò spaventata la ragazza. Lentamente lei e Simon si misero in piedi. Il vampiro le fece da scudo con il suo corpo, non avrebbe permesso a nessuno di avvicinarsi tanto da far del male alla sua Stefanì.
“Vattene Stefanì, vai a casa” disse il padre “Ora”
Gli occhi di Victor lentamente iniziarono a cambiare colore, da castani divennero gialli oro, dalla sua bocca iniziarono a sporgere delle zanne candide. Si stava trasformando.
“No padre, vi prego, non fategli del male” supplicò la lupa ancora dietro Simon.
“Ti avevo avvertita che non dovevi più vederlo” ripeté il padre “e ora lui la pagherà con la vita”
“No vi prego” singhiozzò Stefanì mettendosi davanti a Simon.
Il padre aveva quasi finito la sua trasformazione. Una pelliccia nera lucente iniziò a crescere su tutto il corpo del licantropo. Lentamente Victor si mise a quattro zampe. Degli artigli gli spuntarono sulle grosse zampe. La testa iniziò ad allungarsi fino ad avere la forma di quella di un lupo. Le orecchie si allungarono fino a formare una leggera punta e una coda iniziò a crescere. Poteva sembrare un normalissimo lupo, ma era molto più grande e pericoloso. Un solo morso o graffio, e un vampiro sarebbe morto. Un solo morso o graffio, e Simon sarebbe morto.
Il lupo fece qualche passo in avanti ringhiando contro i due. I suoi occhi dorati luccicavano come due lanterne alla luce fioca della luna. Victor iniziò ad avvicinarsi, prima lentamente, poi sempre più velocemente. Era sempre più vicino, pericolosamente vicino.
Poi cono uno scatto fulminio delle zampe anteriori si avventò su Stefanì, le azzannò la maglia e la scaraventò dall’altra parte della radura. Stefanì cadde rovinosamente al suolo. Per pura sfortuna la sua testa batté su un masso. Una miriade di puntini rossi si formarono sulla sua visuale, poi la sua vista iniziò ad appannarsi, sentiva i rumori come se fosse in un sogno, non era più capace di fare pensieri coerenti. L’ultima cosa che vide fu il viso spaventato di Simon e suo padre che si avventava su di lui, poi il buio.
 
**********
 
Simon trattenne il respiro quando vide Stefanì scaraventata dall’altra parte della radura. Una parte di lui voleva correre da lei per aiutarla, ma un’atra voleva scappare il più lontano possibile da quel posto. Victor era ancora lì, davanti a lui e lo guardava minaccioso, iniziò a ringhiargli contro, mostrando le sue grandi zanne.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa gli fu addosso. Simon cadde di schiena con il grosso lupo sopra di lui, la sua bocca a pochi centimetri dal suo viso. Poteva contare ogni singola zanna di quel buco oscuro. Iniziò a tremare, sapeva che era la fine. Girò la testa di lato e chiuse gli occhi attendendo l’inevitabile. Il tempo sembrava essersi fermato, i secondi sembrarono ore. Ma all’improvviso sentì Victor essere strattonato via dal suo corpo. Con cautela aprì gli occhi. Il lupo era steso con la schiena contro il tronco di un massiccio albero, lentamente stava aprendo gli occhi scuotendo la testa. Ancor più lentamente si mise sulle quattro zampe, di nuovo in grado di combattere. Simon cercò il suo salvatore, lo vide quasi subito, Laila. Vicino a lui ansante, ogni tanto lanciava degli sguardi preoccupati a lui e Stefanì, senza però perdere di vista il pericolo.
Lasciando perdere, momentaneamente, Simon, Victor avanzò verso Laila. Anche Laila si fece avanti, sicuramente non aveva buone intenzioni. I due iniziarono a girare in cerchio, squadrandosi per bene. Dopo vari minuti, i due si scontrarono, Victor cercava di mordere Laila in un modo o nell’altro, ma non poteva niente contro la sua velocità sovrumana, Laila invece cercava di bloccarlo in qualsiasi modo.
Simon guardava il combattimento come ipnotizzato, aveva paura per Laila. Passarono secondi, minuti poi ore. Non sapeva da quanto erano in quella radura, ma mancavano poche ore all’alba. Il lupo iniziò a stancarsi. I suoi movimenti erano più lenti e meno flessuosi di prima, sembrava solo lo spettro della grazia del combattimento che prima aveva mostrato.
In un attimo di distrazione, Laila gli saltò al collo, cingendolo con le braccia. Stava cercando di soffocarlo, Victor si dibatteva in quella morsa mortale cercando di liberarsene in qualsiasi modo. Poi riuscì a liberare una zampa e, con sgomento di Simon, graffiò Laila sull’avambraccio. Ma Laila non demorse, anzi strinse ancora più forte, gli occhi del lupo si fecero lentamente più vuoti e vitrei. Poi si sentì uno schiocco che rimbombò per la radura disturbando la quiete notturna. Solo allora Laila lasciò la presa sul corpo di Victor. Questi cadde a terra con un lieve tonfo, il collo in una posizione innaturale, dopo alcuni secondi iniziò a brillare fino a trasformarsi nuovamente in umano. Victor era morto.
Ma in quel momento non c’era tempo per pensare a questo, Simon si girò verso Laila, lei lo guardò negli occhi prima di correre via e inoltrarsi nella boscaglia diretta alla scogliera. Simon voleva inseguirla, ma poi si ricordò di Stefanì, velocemente si avvicinò alla lupa, era ancora svenuta, la sistemò su uno strato di foglie secche per farla stare più comoda e le diede un leggero bacio sulle labbra. Poi, anche lui, iniziò a correre verso la scogliera, verso Laila.
 
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Stava correndo ormai da vari minuti, quando finalmente arrivò. Il cielo si era fatto più chiaro, ben presto sarebbe stata l’alba. Si incamminò sul prato bagnato di rugiada verso il vecchio salice. Lei era lì, seduta su una delle radici nodose, con il viso rivolto verso il punto in cui stava per sorgere il sole. Alcune lacrime le rigavano il volto, non erano lacrime di paura, né di tristezza, ma lacrime di rassegnazione. Oramai si era rassegnata a quello che stava per succedere.
Quando un vampiro veniva morso, o anche solamente graffiato da un lupo mannaro, la sua morte era inevitabile, non c’era cura. Il vampiro subiva atroci sofferenze che si concludevano solo con la morte.
In mano, Laila, teneva il suo anello solare. Solo allora Simon capì, lei non voleva soffrire, si sarebbe lasciata andare alla luce dell’alba, se ne sarebbe andata per sempre. Con passo lento ma deciso, Simon si avvicinò a lei e le si sedette accanto. Laila continuò a guardare il cielo. Passarono interi minuti e nessuno dei due proferì parola. Il canto degli uccelli iniziava a riempire l’aria mentre in lontananza si intravedevano i primi raggi solari, presto sarebbe finito tutto.
“Mi sono innamorata di te” sussurrò Laila continuando a guardare il cielo ora tinto di un rosa pallido.
Simon si girò di scatto e la guardò scioccato, non se n’era mai accorto. Lui le aveva detto di essere innamorato di Stefanì. Chissà quanto aveva sofferto lei quando glielo aveva detto. Si maledì per essere stato così stupido da non capire quegli sguardi vuoti che gli aveva rivolto lei in quei momenti, per non averne capito subito il significato. Laila era la persona che gli era stata vicina in ogni suo momento più difficile e lui l’aveva fatta solo soffrire. Ora lei stava morendo ed era solo sua la colpa, non se lo sarebbe mai perdonato.
“Ma ora non importa più” continuò. La sua voce era vuota, priva di emozioni.
Non sapendo che dire, Simon, rimase in silenzio, i suoi occhi iniziarono ad inumidirsi. Laila non poteva morire, non per un suo errore. Doveva curarla, forse tutto non era perduto. Le afferrò una mano e la fece voltare verso di se.
“Tu non morirai, non oggi Laila. Non per un mio errore. Tu non morirai” Ma anche mentre diceva quelle parole, sapeva che non c’era più niente da fare, era inevitabile. Quelle parole erano rivolete più a se stesso che a lei, sul suo viso iniziarono a scendere alcune lacrime.
Laila lo abbracciò cercando di consolarlo. Simon si maledì ancora una volta, quanto era egoista, era Laila che stava per morire e, lui, che avrebbe dovuto consolarla e rassicurarla ora stava facendo fare quello che avrebbe dovuto fare lui a lei? Ma anche con questo ragionamento non riuscì a smettere di singhiozzare mentre Laila lo cullava dolcemente. Poi lei lo allontanò con delicatezza e gli sorrise, era un sorriso triste ma allo stesso tempo pieno di amore. Gli accarezzò una guancia e gli baciò la fronte. L’alba era sempre più vicina.
“Va da lei, va da Stefanì” disse guardandolo negli occhi.
“No! Come posso andare da lei?” chiese lui disperato. Come poteva chiedergli una cosa così?
“Lei ti ama, Simon, e tu ami lei. Va da lei e vivete la vostra vita insieme.” Disse dandogli l’anello con il rubino e chiudendogli la mano attorno ad esso. “Dallo a lei come segno del tuo amore”
“E tu?” chiese il vampiro
“La mia vita è ormai giunta al termine e io non posso fare niente per negarlo. Vivi la tua vita e sì felice, perché la tua felicità sarà la mia” disse asciugatogli le guance. Lo fece alzare. “Va.”
Simon indietreggiò di alcuni passi, i primo raggi del sole stavano illuminando le onde del mare, facendo prendere a questi un color oro. Era uno spettacolo bellissimo, ma che per Simon era l’inizio della fine. Laila si era nuovamente voltata, stava con gli occhi chiusi rivolti al cielo e un’espressione serena dipinta sul viso.
Dopo tanta attesa in lontananza si intravide il sole. I primi raggi solari colpirono la scogliera e il vecchio salice. Il corpo di Liala iniziò a brillare di una luce intensa, lentamente questo iniziò a perdere forma per poi divenire cenere, ma non una cenere comune, questa era diversa, era dorata e luccicava come mille stelle. Iniziò a salire verso il cielo, ora dipinto di un colore rosso, prima che la cenere non si vedesse più, Simon sentì due parole, erano poco più di un lontano sussurrò, sembravano la voce delle foglie trasportate dal vento.
Ti amo
Simon non seppe dire per quanto temo stette, lì, su quella scogliera, forse secondi, forse minuti, forse ore, forse anni. Il tempo sembra avesse perso il suo valore, ma arrivò il momento in cui il vampiro decise di tornare da Stefanì.
Si avviò verso la boscaglia dove aveva lasciato la lupa, vicino al corpo del padre. Doveva ritornare da lei per quello che aveva detto Laila, la tua felicità sarà la mia. Simon non voleva altro che Laila fosse felice. Doveva onorare il suo sacrificio, avrebbe vissuto la sua vita con Stefanì, costi quel che costi. L’avrebbe fatto per il gesto compiuto da Laila. Quel gesto che le era costato la vita.

Quel gesto Per Amore.


Angolo Autrice


E' un'idea che mi è venuta così per caso, fatemi sapere cosa ne pensate :)
  
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