Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: liam huge heart    25/06/2013    22 recensioni
Tratto dalla storia:
«Zayn era impenetrabile e silenzioso in modo che metteva i brividi. I suoi occhi nocciola sembravano due sfere nere: assorbivano tutto e non rivelavano nulla. Non che di lui volessi sapere altro. Quello che avevo visto in superficie non mi era piaciuto e dubitavo potesse piacermi ciò che si celava in profondità. Peccato che non fosse del tutto vero. In effetti, parecchio di quello che avevo visto mi era piaciuto. I muscoli lunghi e asciutti delle braccia, le spalle larghe, il sorriso, allegro ma seducente e misterioso al tempo stesso. Ero in conflitto con me stessa, perché cercavo di ignorare qualcosa che in realtà trovavo irresistibile.
Purtroppo non era solo bellezza, c’era qualcosa in lui che non andava. Qualcosa che lui nascondeva del suo passato. Qualcosa di oscuro e misterioso che mi attirava a lui sempre di più. Qualcosa che non potevo fare a meno di evitare. Averlo vicino mi trasmetteva desiderio e inquietudine al tempo stesso.
Dal momento che l’ho conosciuto la mia vita non è stata più la stessa. Trovarlo è stato come trovare un angelo all’inferno. Lui ora era diventato il mio inferno.»
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

                                             

1. Am I happy to meet you? I don’t think so.

Entrai nell’aula di biologia del secondo piano e rimasi a bocca aperta. Attaccati non si sa come alla lavagna, c’erano una Barbie e un Ken. Le braccia erano state sistemate in modo che le mani si toccassero, ed erano nudi, a parte delle foglie finte posizionate nei punti strategici. Sopra le loro teste era stato scritto con un gessetto azzurro: BENVENUTI A RIPRODUZIONE UMANA.
Accanto a me Jesy Nelson bisbigliò: -Ecco perché la scuola vieta l’utilizzo dei cellulari con la fotocamera. Una foto così nell’e-news basterebbe a convincere il Ministero dell’Istruzione a tagliare le ore di biologia. Il che renderebbe quest’ora disponibile per qualcosa di davvero produttivo, tipo prendere lezioni private da ragazzi ricchi e carini.-
-Sei strana, Jesy.- commentai. –Avrei scommesso che aspettassi questo corso da tutto il semestre.-
Abbassò le ciglia e sorrise maliziosamente. –Questo corso non può insegnarmi niente che io non sappia già.-
-Mm certo.- Mi fece l’occhiolino un secondo prima che la campanella suonasse mandandoci ai nostri posti, una accanto all’altra in prima fila.
Il coach McCoy afferrò il fischietto rosso che gli penzolava dal collo e ci soffiò dentro. –Squadra, ai posti!-
Il coach considerava l’insegnamento della biologia in terza superiore un’attività decisamente marginale rispetto al suo lavoro di allenatore di basket all’università, e lo sapevamo tutti.
-Voi ragazzi sedicenni potreste non aver notato che il sesso è più di un giretto di un quarto d’ora sul sedile posteriore dell’auto. In effetti. È scienza. E che cos’è la scienza?-
-Noiosa.- gridò qualcuno in fondo alla classe.
-L’unica materia in cui faccio schifo.- disse un altro.
Gli occhi del coach passarono in rassegna la prima fila e si fermarono su di me. –Zoe?-
-E’ lo studio di qualcosa.- risposi.
Si avvicino e piantò l’indice sul banco. –Che altro?-
-La conoscenza acquisita attraverso la sperimentazione e l’osservazione.- Perfetto. Sembrava stessi facendo il provino per l’audiolibro del nostro testo scolastico.
-Dillo con parole tue.-
Mi mordicchiai il labbro inferiore e cercai un’alternativa. –La scienza è indagine.-
-La scienza è indagine.- ripeté il coach. –La scienza ci obbliga a trasformarci in una sorta di spie.-
Detta così, sembrava quasi divertente, ma io avevo passato abbastanza tempo nella classe del coach per capire che non era così.
-Una buona indagine richiede molta pratica.-
-Anche il sesso.- commentò qualcuno in ultima fila. Ci furono delle risatine, ma si spensero subito perché il coach aveva già puntato un indice ammonitore contro il colpevole.
-Quello non farà parte dei compiti per casa di oggi e dei prossimi due anni.- disse prima di rivolgere nuovamente  la sua attenzione su di me. –Zoe, sei seduta vicino a Jesy dall’inizio dell’anno.-
Annuii, ma avevo una brutta sensazione riguardo a dove sarebbe andato a parare con quel discorso.
-Lavorate entrambe nell’e-news della scuola, e scommetto che sapete parecchie cose l’una dell’altra.-
Jesy mi diede una gomitata sotto il banco. Sapevo quello che stava pensando: il nostro insegnante non aveva la più pallida idea di quanto sapessimo una dell’altra. E non si parla di segreti nascosti nei nostri rispettivi diari. Jesy è come se fosse la mia gemella diversa. Lei è una moretta alta, con due grandi occhi marroni e molte curve. Io ho gli occhi verde-grigio con una massa di capelli bruni mossi che resistono a ogni tentativo di messa in piega e che porto sempre spettinati. Non sono molto alta, ma sono tutta gambe, come lo sgabello di un bar. Eppure c’è un filo invisibile che ci lega, ed entrambe siamo pronte a giurare che questo legame esiste da prima della nostra nascita ed esisterà per tutta la nostra vita.
Il coach si rivolse alla classe. –In realtà, scommetto che ciascuno di voi conosce abbastanza la persona seduta accanto. E c’è una ragione che vi ha spinto a scegliere questi posti, no? L’abitudine. Purtroppo i migliori detective detestano l’abitudine. Impigrisce l’istinto investigativo. Ragione perciò, oggi, cambieremo i posti a sedere.-
Ci fu un malcontento generale e aprii la bocca per protestare, ma Jesy mi batté sul tempo. –Che senso ha? Siamo a fine marzo, manca poco alla fine dell’anno. Non può fare una cosa simile adesso.-
Il coach accennò un sorriso. –Io posso fare una cosa simile anche l’ultimo giorno di scuola. E se non superi il mio corso, l’anno prossimo ti ritroverai di nuovo qui, dove cose simili accadranno ancora e ancora.- disse con aria di sfida.
Jesy gli lanciò un’occhiataccia. È famosa per quella sua occhiataccia, talmente tagliente che quasi si può sentirla sibilare. Il coach ignorò lo sguardo assassino della mia amica e spiegò cosa aveva in mente.
-Tutti quelli seduti a sinistra, la vostra destra, avanzino di un posto. Quelli della prima fila, si, anche tu Nelson, si spostino all’ultima.-
Rivolsi alla mia amica un cenno di incoraggiamento, mentre lei sbatteva il quaderno e il libro nello zaino e chiudeva di scatto la zip. Poi mi voltai lentamente a  ispezionare la stanza. Conoscevo i nomi di tutti i miei compagni, tranne uno. Quello che si era trasferito alla fine del primo semestre. Il coach non lo chiamava mai e lui sembrava apprezzare. Sedeva pigramente nel banco dietro al mio, gli occhi scuri puntati come al solito davanti a sé. Per un attimo faticai a credere che fosse sempre stato seduto lì, giorno dopo giorno, a fissare chissà cosa. Di sicuro stava pensando a qualcosa, ma l’istinto mi diceva che non avrei voluto sapere che cosa.
Posò il suo libro di biologia sul banco e scivolò sulla sedia accanto alla mia.
Sorrisi. –Ciao, io sono Zoe.-
Il suo sguardo mi passò da parte a parte e gli angoli della sua bocca si sollevarono. Il mio cuore perse un battito. E in quella frazione di tempo, una sensazione di tristezza, un ombra fredda, mi scivolò addosso. L’istante dopo la sensazione era sparita, mentre io lo stavo ancora osservando e il suo sorriso non era diventato più amichevole. Era un sorriso che prometteva guai.
Mi concentrai sulla lavagna.
-La riproduzione umana può essere un argomento molto spinoso..- disse il coach.
-Ahi.- fece un coro di studenti.
Li fulminò con lo sguardo. –Richiede maturità. E come per tutte le scienze, il metodo migliore è quello investigativo. Durante il resto dell’ora eserciterete questa tecnica cercando di scoprire il più possibile sul vostro nuovo compagno. Domani porterete una relazione con le vostre scoperte e, credetemi, controllerò che siano vere. Questa è biologia, non letteratura, quindi non romanzate le vostre risposte. Voglio vedere una vera collaborazione e un lavoro di squadra.- E nella frase c’era l’avvertimento di non azzardarsi a fare altrimenti.
Restai seduta immobile. La palla era nella metà campo del mio nuovo compagno. Avergli sorriso non si era rivelata una buona mossa. Arricciai il naso, cercando di capire cosa mi ricordasse il suo odore. Sigarette? No, qualcosa di più intenso e nauseante. Sigari.
Guardai l’orologio sul muro e inizia a tamburellare la matita sul banco scandendo i secondi. Grandioso, a quella velocità non avrei scoperto un bel niente. Tenevo gli occhi fissi davanti a me, però potevo sentire lo stesso il fruscio della sua penna. Stava scrivendo e io volevo sapere cosa. Dieci minuti di convivenza nello stesso banco, non lo autorizzavano a ipotizzare niente sul mio conto. Con la coda dell’occhio, vidi parecchie frasi sul suo foglio e la lista continuava ad allungarsi.
-Che cosa stai scrivendo?- chiesi.
-Parla la mia lingua.- disse indifferente mentre scriveva quella frase, ogni movimento della mano fluido e pigro allo stesso tempo.
-Che cosa hai scritto?- ripetei.
Allungò la mano per prendere il mio foglio bianco e lo fece scivolare verso di sé, lo appallottolò e, prima che riuscissi a protestare, lo lanciò nel cestino dei rifiuti dietro alla cattedra. Canestro.
Rimasi un attimo a fissare il cestino, metà allibita e metà arrabbiata. Poi aprii di scatto il bloc-notes alla prima pagina bianca e gli chiesi: -Come ti chiami?-
Alzai gli occhi e vidi il suo sguardo gelido. Sembrava volermi avvertire che non avrebbe tollerato altre domande sul suo conto.
-Come ti chiami?- ripetei, sperando che non ci fosse alcun tono esitante nella mia voce.
-Chiamami Zayn. Dico sul serio. Chiamami.-
Lo disse ammiccando, così mi convinsi che volesse prendermi in giro.
-Cosa fai nel tempo libero?-
-Non ho tempo libero.-
Sbuffai. –Senti, suppongo che prenderemo un voto per questo compito, quindi mi fai il favore?-
Si appoggiò alla spalliera della sedia con le mani incrociate dietro alla testa. –Che tipo di favore?-
Ero sicura che fosse un’allusione e cercai disperatamente un appiglio per cambiare argomento.
-Tempo libero…- ripeté invece lui, pensieroso. –Faccio fotografie.-
Scrissi sul foglio “Fotografia”.
-Non ho finito- disse. –Ne ho una bella collezione di una giornalista dell’e-news che crede sia giusto mangiare biologico, scrive poesie in gran segreto e rabbrividisce al pensiero di dover scegliere tra due anni, tra Stanford, Yale e… qual è quell’altra grande università che inizia per H?-
Lo fissai scioccata, da quanto maledettamente ci avesse preso gusto. E non mi sembrava che avesse tirato ad indovinare. Lo sapeva. E io volevo sapere come facesse a saperlo, subito.
-Alla fine non andrai a nessuna delle tre.-
-Ah, no?- chiesi senza riflettere.
Prese la parte inferiore della mia sedia con le dita e mi trascinò più vicina a lui. Indecisa se spostarmi di scatto o ignorarlo e fingermi annoiata, scelsi la seconda.
-Anche se otterresti degli ottimi risultati in tutte e tre le università, le snobbi perché le consideri lo stereotipo del successo. Sputare sentenze è il tuo terzo difetto.-
-Perché, ce ne sono altri due?- dissi in preda a una gelida rabbia. Chi era questo tizio? A che gioco malato stava giocando con me?
-Non ti fidi di nessuno. No, aspetta mi spiego meglio. Ti fidi, ma solo delle persone sbagliate.-
-E l’ultimo?-
-Tieni la vita al guinzaglio.-
-E questo che vorrebbe dire?-
-Hai paura di quello che non puoi controllare.-
Mi si rizzarono i capelli sulla nuca e la temperatura della stanza sembrò precipitare. In circostanze normali, sarei andata dal coach e avrei preteso di cambiare posto. In quella circostanza però, non sopportavo che Zayn pensasse di avermi intimidito o spaventato con il suo giochetto e decisi che non gliela avrei data vinta.
-Dormi nuda?- chiese.
La bocca minacciò di spalancarsi, ma riuscii a rallentare la caduta della mascella.
-No e anche se fosse non lo verrei a dire a te.-
-Mai stata da uno strizzacervelli?-
-No.- mentii. Per la verità ero in terapia dallo psicologo della scuola, il Dottor Smith. Non era una scelta mia e non mi piaceva parlarne.
-Mai fatto niente di illegale?-
-No.- Superare occasionalmente i  limiti di velocità non contava con lui.  -Perché non mi fai delle domande normali? Tipo, che ne so, il mio genere di musica preferito?-
Fece un sorriso sghembo. -Non chiedo quello che non posso indovinare.-
-Tu non conosci la mia musica preferita.-
-Classica e Pop. Strana accoppiata. In te è tutto questione di ordine e controllo. Scommetto che suoni uno strumento… il pianoforte?- Lo disse come se l’idea gli fosse venuta in mente dal nulla.
-Sbagliato.- Altra bugia. Ho suonato il pianoforte fino ai 13 anni. Non avevo mai mentito così tanto in una volta. Fui percossa da un brivido. Chi era quel ragazzo? Che altro sapeva?
-Paura dei ragni?-
-No.- In realtà li odiavo.
-Quello cos’è?- chiese Zayn dandomi un colpetto con la penna all’interno del polso. Istintivamente, mi scostai.
-Una voglia.-
-Sembrerebbe una cicatrice. Hai tentato il suicidio Zoe?- Incrociai il suo sguardo e capii che si stava divertendo.
-Genitori sposati o divorziati?-
-Vivo con mia madre.-
-Dov’è tuo padre?-
-È morto l’anno scorso.-
-Come?-
Sussultai e non riuscii a impedirlo. –Ucciso. Queste però sono faccende private che non ti riguardano.-
Ci fu un momento di silenzio e lo sguardo di Zayn sembrò ammorbidirsi. Fu attraversato da un velo di tristezza. –Dev’essere dura. Mi dispiace.- Sembrava sincero.
La campanella suonò e Zayn si alzò dalla sedia, diretto verso la porta.
-Ehi!- gridai. Lui non si voltò. –Scusa!- Era già oltre la soglia. –Zayn! Non ho scritto niente su di te.-
Si voltò, tornò indietro, mi prese la mano e ci scrisse qualcosa prima che avessi il tempo di pensare.
Poi guardi i sette numeri rossi che avevo sul palmo della mano.
Volevo dirgli che non c’era possibilità che il suo telefono squillasse quella sera. Volevo dirgli che era colpa sua, che aveva usato tutto il tempo per le sue domande. In realtà volevo dirgli un sacco di cose, ma riuscii a dire solo: -Stasera ho da fare.-
-Anch’io.- Sorrise e sparì per i corridoi.
Rimasi immobile a riflettere. Aveva usato tutto il tempo di proposito? Così non avrei avuto il tempo di domandargli niente? Credeva che con quel bel sorriso avrebbe sistemato tutto? Si, lo credeva eccome.
-Guarda che non ti chiamo!- gli gridai dietro. –Non sto scherzando!-
-Hai finito l’articolo da consegnare domani?- Era Jesy. Si fermò dietro di me e scrisse degli appunti sul taccuino che si portava sempre dietro.  –Credo che il mio riguarderà l’ingiustizia della nuova disposizione dei posti. Sono capitata accanto a una ragazza che mi ha raccontato di aver appena finito il trattamento contro i pidocchi.-
-Il mio nuovo compagno- dissi indicando il corridoio in direzione di Zayn. Notai la sua camminata: irritante e sicuro di sé . Era il tipo di andatura che avresti associato a un cow-boy con una maglietta scolorita e un cappello alla texana. Zayn era il tipo da Levi’s neri, maglietta nera, giubbotto di pelle nera e anfibi.
-Il ripetente che è arrivato quest’anno? Avrà tipo diciotto anni. Credo che non abbia studiato molto al primo giro e nemmeno al secondo.- Jesy mi rivolse uno sguardo complice. –Ma al terzo giro ha un certo fascino.-
-Mi mette i brividi. Sa che musica ascolto. Senza il minimo indizio ha detto “Classica e Pop. Che strana accoppiata.”- cercai di imitare il suo tono di voce bassa, ma inutilmente.
-Magari ha tirato ad indovinare e ha avuto fortuna.-
-Sapeva.. altre cose su di me.-
-Tipo?-
Più di quanto avrei voluto. –Per esempio come farmi innervosire.- dissi. –Vado a dire al coach che rivoglio i vecchi posti.-
-Accomodati, ci hanno già provato. Magari tu avrai più fortuna. Potrebbe essere un’idea per il mio prossimo articolo: “Studentessa del terzo anno si ribella”. Oppure, meglio: “Scacco matto alla nuova disposizione”. Mmm mi piace.-
A fine giornata, quella ad aver avuto uno scacco matto ero io. Uscii da scuola sconsolata. Il coach McCoy aveva respinto la mia richiesta, quindi a quanto pareva, dovevo sorbirmi Zayn.
Per il momento.



 

Allora cosa ne pensate di questa nuova fanfiction che ho scritto?
(senza aver nemmeno finito l'altra per giunta .-.)
Ho avuto l'illuminazione leggendo un libro per il personaggio di Zayn e di Zoe.
Sarà un po' complicata come storia e piano piano metterò tutti i ragazzi e metterò anche due ragazze delle Little Mix,
Jesy,che già ho messo, e Perrie che metterò più avanti.
Ho fatto una sottospecie di banner con una foto che mi piaceva tanto,
non è male devo dire ma non ne sono tanto convinta.
Voi che ne dite del banner?
Spero vi piaccia la storia e cercherò di continuarla ogni settimana c:

 

Intanto seguite l'altra mia storia: "You've upset my life like a hurricane"
Questa è la mia pagina facebook: One Mixer ღ ∞ .
Il mio twitter per contattarmi: @ehibritish

   
 
Leggi le 22 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: liam huge heart