Saaaalve... come state? io bene e spero che anche per voi sia così u.u
Coooooooooomunque molto probabilmente l'ultimo capitolo della ff sarà il numero 30.. quindi ci avviciniamo sempre di più alla fine, non so se ne farò di più o meno...beh..tocca a voi.. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa sempre piacere, lo sapete<3
Un grandissimo bacio a tutte♥
Capitolo 28.
Nicholas aveva appena indossato la sua giacca di pelle.
Finalmente il medico gli aveva dato il permesso di uscire da quel fottuto ospedale, non ne poteva più di stare lì dentro.
Non avrebbe potuto riprendere il suo lavoro, però almeno era felice di poter uscire.
Kevin entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
“ecco le chiavi” disse il ragazzo porgendole a Nicholas
“grazie” disse Nick sul punto di prenderle, ma Kevin le ritirò.
“forse è troppo presto per ricominciare a guidare” ammise il ragazzo passandosi una mano fra i capelli.
Nicholas sbuffò sonoramente.
“Kevin sto bene, posso guidare. E poi anche senza il tuo consenso sai che guiderei comunque, ho delle cose da fare” protestò Nicholas
“del tipo?” chiese curioso Kevin
“del tipo andare da Isabelle” ammise Nick
“come mai non è qui?” chiese Kevin.
“è presto, starà sicuramente dormendo ancora e poi lei non sa che io oggi esco dall’ospedale, quindi voglio farle una sorpresa” disse Nicholas sorridendo
“allora è una cosa seria, non credi di star correndo troppo? E poi è la figlia del presidente, Nick” sussurrò il ragazzo
“non lo so, Kev.. So solo che…voglio averla al mio fianco per il resto della mia vita” disse Nicholas
“e lei? La pensa come te?” chiese Kevin
“non lo so” ammise Nick
“cioè?” chiese Kevin
“io le ho detto…di amarla, ma..” Nicholas non finì la frase
“ma?” lo intimò Kevin
“ma lei non ha detto esplicitamente di amarmi” ammise Nicholas
“che vuol dire?” chiese il ragazzo guardando attentamente Nicholas.
“nulla..davvero…forse mi sto facendo solo film in testa” disse sarcastico Kevin
“parla, Nick” disse Kevin
“un momento mi sembra che lei voglia stare con me, il momento dopo mi sembra che lei abbia paura di me” ammise Nicholas passandosi una mano fra i ricci
“dovresti chiarire” gli consigliò Kevin
“come faccio a parlare con lei se ogni volta che mi sorride mi viene una strana sensazione e non capisco più un cazzo?” chiese Nicholas sorridendo
Kevin scoppiò a ridere per poi parlare “sei proprio cotto, sembri un dodicenne al primo bacio”
Nicholas rise.
“Ora devo andare da lei, hai detto che alloggia all’hotel Jackson, vero?” chiese Nicholas
“si..i proprietari sono i suoi nonni” lo informò Kevin
“sul serio?” chiese curioso Nick
“già” ammise Kevin
“a dopo” disse il riccio prendendo le chiavi per poi fargli un occhiolino ed uscire dalla stanza.
Una volta uscito da quell’edificio, ebbe una bellissima sensazione. Quasi come se quel peso che aveva sullo stomaco si fosse alleviato.
Gli ultimi tre giorni erano stati davvero assurdi.
Prima il litigio con Isabelle, poi la scoperta del suo vero padre.
Ancora non riusciva a credere a tutto questo.
Perché la madre gli aveva mentito? Perché non gli aveva detto la verità? E soprattutto Paul sapeva che Nicholas non era il suo vero figlio?
Nicholas sospirò per poi entrare in macchina e mettere in moto.
In quell’ultimo periodo non era più sicuro di niente.
Era confuso ed in testa aveva mille pensieri.
Non sapeva il motivo, ma da quando si era risvegliato dal coma il suo mondo girava attorno a lei, non riusciva a non pensare a lei, non riusciva a fare nulla perché una ragazzina bionda con un accento americano gli riempiva le giornate.
Era come un sole, rendeva tutto più bello, illuminava tutto.
Aveva illuminato la sua vita, nonostante le cose brutte che erano successe, Nicholas era felice di averla conosciuta.
Parcheggiò proprio di fronte l’hotel e dopo aver chiuso la macchina entrò nell’enorme edificio dirigendosi verso la reception.
Al bancone c’era una donna, doveva avere più o meno una cinquantina d’anni.
Nicholas si avvicinò alla donna che lo guardò curioso.
La donna lo squadrò attentamente, riconoscendo il ragazzo.
Isabelle gli aveva parlato così tanto di lui che ormai era come se lo conoscesse.
Prima che lui potesse parlare, la nonna di Isabelle prese parola.
“Sei Nicholas, vero?” chiese la donna sorridendo
“Si” ammise il ragazzo squadrandola.
Come faceva a sapere il suo nome?
“Sei esattamente come lei ti ha descritto” ammise la donna riferendosi ovviamente ad Isabelle.
Nicholas capì subito per poi sorridere.
“vi ha parlato di me?” chiese curioso il ragazzo
“Si. Tanto. Comunque Isabelle è nella sala bianca, è da più di due ore che è lì, non la smette di suonare” disse la donna ridendo
“suonare?” chiese il riccio
Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Isabelle aveva ricominciato a suonare.
Isabelle, pianoforte, suonare.
“si, ha ricominciato a suonare la notte prima del tuo risveglio. E da quella notte suona sempre, i miei clienti si lamentano della musica e che hanno bisogno di dormire, ma come posso dirle di smettere? È così serena quando suona” disse la donna sorridendo
“voglio vederla, dov’è?” chiese Nicholas
“ti accompagno io” disse la donna.
Si diresse verso l’ascensore e ci entrò, seguita da Nicholas.
“sono davvero contenta che stai bene, Isabelle è stata davvero tanto male” ammise la donna premendo il tasto che portava all’ultimo piano.
“anche io sono contento” ammise Nicholas passandosi una mano fra i ricci e toccandosi la faccia che gli copriva la ferita.
“continuerai ad essere la sua guardia del corpo quando tonerà in America?” chiese la donna osservandolo
“torna in America?” chiese Nicholas
Isabelle tornava in America? Quando ? come e perché? Perché lui non ne sapeva nulla?
“non lo sapevi? è lo scambio con il padre” ammise la donna
“lo scambio? Di cosa state parlando? Non capisco” ammise Nicholas
“se il padre riusciva a farti avere l’incontro con quell’uomo, lei doveva tornare in America” lo informò
“cosa?” chiese Nicholas ancora non riuscendo a capire.
“beh..non è facile far uscire un carcerato e portarlo in un ospedale per fargli avere un incontro con la persona che ha sofferto tantissimo a causa sua” disse la nonna di Isabelle
“quando parte?” chiese Nicholas
“perché non lo chiedi a lei? Sono sicura che te lo dirà” ammise la donna proprio quando l’ascensore arrivò all’ultimo piano “si trova in quella stanza” concluse poi la donna indicandogli una porta
Nicholas annuì guardandola per poi uscire dall’ascensore.
Aspettò che la donna andasse via prima di avvicinarsi alla porta della stanza nella quale si trovava Isabelle.
Perché non gli aveva detto che doveva tornare in America? Perché non gliene aveva nemmeno parlato?
Si avvicinò alla porta lentamente, sentendo la melodia di un pianoforte risuonare per la stanza e per il corridoio in cui si trovava.
Abbassò lentamente la maniglia cercando di fare il minimo rumore possibile.
Sorrise vedendo la sagoma della ragazza.
Il pianoforte si trovava vicino la grande vetrata della stanza che affacciava su tutta Sydney.
Isabelle era intenta a suonare e non si era nemmeno accorta della presenza di Nicholas, al contrario continuava a suonare.
Nicholas si avvicinò lentamente al pianoforte e si sedette sulla poltrona che era attaccata al muro.
Dopo essersi seduto, si mise a guardarla accompagnato dalla dolce melodia che stava suonando.
Avrebbe voluto rimanere così per sempre.
Non sapeva perché, ma si sentiva sereno, felice, libero.
Isabelle si fermò un secondo, staccando le mani dai tasti del pianoforte e legandosi i lunghi capelli biondi in una leggera coda, lasciando che alcune ciocche le ricadessero sul viso.
Riprese a suonare dolcemente.
Nicholas non seppe quanto tempo passò.
Un ora. Forse due o addirittura tre.
Il fatto è che non riusciva a dirle di smettere, non l’aveva mai vista così attenta ed applicata a qualcosa.
Era davvero meravigliosa.
Forse era la donna più meravigliosa e bella che avesse mai visto, e non solo da fuori ma soprattutto da dentro.
“sei..bravissima” si lasciò scappare Nicholas
Isabelle sobbalzò, fermandosi improvvisamente e voltandosi verso la poltrona su cui si era seduto Nicholas.
“c..che ci fai qui?” chiese Isabelle alzandosi dallo sgabello del pianoforte e avvicinandosi al ragazzo
“perché ti sei fermata?” chiese Nicholas
“dovresti essere in ospedale, Nicholas” ammise la ragazza fermandosi proprio di fronte a lui.
“mi fa davvero piacere che hai ricominciato a suonare” ammise Nicholas
“anche a me” ammise la ragazza sorridendo appena per poi voltarsi e cominciare a camminare avanti ed indietro.
“Isabelle” disse Nicholas
“si?” chiese la ragazza fermandosi a guardarlo
“da…quando..mi sono svegliato..io…ti sento strana…nei miei confronti..è..successo qualcosa? Forse…perché..ho detto qualcosa che..” cominciò Nicholas ma Isabelle lo interruppe
“no..Nick…tu..non hai fatto nulla..sono..io il problema” ammise la ragazza
“cosa vuoi dire?” chiese Nicholas confuso
“che… mi sento confusa.. non so..cosa fare” ammise Isabelle
“È vero che torni in America?” chiese il ragazzo
“Come cazzo fai a sapere sempre tutto?” chiese Isabelle ridendo
Nicholas rise assieme a lei.
“ho i miei informatori” mentì il riccio
“si, è vero…ho il volo stasera” ammise Isabelle nervosamente
“stasera?” chiese Nicholas
“si” disse Isabelle
“io verrò con te, ovviamente. Sono ancora il tuo bodyguard” disse il riccio guardandola attentamente.
Isabelle sbuffò.
“Sei stato sparato, non puoi riprendere già a lavorare. Devi riposarti, il medico ha detto che devi stare almeno un mese fuori servizio” protestò Isabelle
“il medico non mi conosce, sono stato sparato già altre volta, Isa.” Ammise Nicholas ormai stanco di quella conversazione.
“ma non sei andato in coma” disse Isabelle
Nicholas sbuffò sonoramente.
“ricordi quando siamo entrati in aereo? Ricordi cosa mi hai detto? Mi hai detto che il tuo posto…era con me, che tu andavi dove vado io…beh adesso sono io che te lo dico” ammise il ragazzo alzandosi e avvicinandosi a lei.
“io…ho paura, Nick… ricordi cosa ha detto? Che fin quando sarà vivo la tua vita sarà un inferno. Io ho paura per te, Nick. Non tornare ad essere un agente segreto, per favore. Non farlo” lo supplicò Isabelle
“Isabelle, io non ho paura di lui. Ho paura di quello che potrebbe fare a te, per questo voglio stare con te, per questo voglio continuare ad essere la tua guardia del corpo” disse Nicholas
“Nick, sei tu ad avere bisogno di una guardia del corpo, non io” constatò Isabelle
Nicholas rise.
“facciamo così, continui ad essere la mia guardia del corpo, ma con l’aiuto di qualche altro agente. Sai quanto odio i bodyguard, quindi è un’offerta che non puoi rifiutare” ammise Isabelle e Nicholas rise ancora
“io non ho bisogno di aiuti, sono Nick Jonas” disse il ragazzo
Isabelle sbuffò voltandosi e appoggiandosi alla vetrata che le mostrava tutta la città.
“facciamo che accetto..solamente se mi..baci e se continuerai a suonare qualcosa per me ogni giorno” ammise il riccio avvicinandosi alla ragazza
Isabelle si voltò sorridendo, trovandosi il viso di Nick a pochi centimetri dal suo.
“sei sempre lo stesso, eh Nicholas Jonas?” chiese la bionda
“perché dovrei cambiare?” chiese il ragazzo per poi attirarla a se e unire le loro labbra.
Isabelle si sentì, come ogni volta che Nicholas la baciava, giusta.
SPOILER.
“Perché? Vi creo problemi per caso?” provocò il riccio
“Si chiama privacy, non so se ne hai mai sentito parlare” ammise Jack
“si chiama anche prevenire ogni tipo di problema con stupidi ragazzini” ammise Nicholas
“mi stai provocando?” chiese Jack avvicinandosi al riccio
Isabelle si mise tra i due sbuffando.
“smettetela, okay?” disse la ragazza “Nick..per favore..ci lasci soli?” chiese poi la ragazza voltandosi verso il ragazzo e avvicinandosi a lui.