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Autore: Rohchan    08/01/2008    2 recensioni
Quando c'è qualcosa che è in grado di strappare le catene che ti tengono con i piedi piantati a terra...
quando, sola, puoi chiudere gli occhi, spalancare le braccia e gettarti nel nulla, e scoprire che puoi volare...
quando un oceano di emozioni che spingono da dentro trovano il modo di uscire...
Questo è LIBERTA'...
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Marta, i cui sogni sono grandi più dei miei.
A Serena, senza la quale non sarei ciò che sono.
E a chi vive
e lotta
e sogna
e spera
ogni giorno per avere ciò che vuole.
Con Affetto
Rohchan

QUALCOSA OLTRE IL CIELO

Click.
Le luci si accendono, in una palestra che frequenti solo una volta la settimana. Fuori l’aria è calda, e la luce è quella del tramonto, color miele. Scivola pesante, collosa, sugli alberi, le montagne, la ghiaia su cui hai parcheggiato la macchina.
Il parquet del pavimento invece è fresco, e scricchiola sotto i tuoi piedi nudi. Impossibile definire l’espressione che ti si dipinge ora sul viso.
Sono tre anni che balli…o che almeno tenti di farlo, movendoti a tempo di musica, più che altro. Ore e ore di sforzi, di esercizi, corse per recuperare il fiato, piegamenti e addominali per fortificare gambe, braccia e pancia. Stiramenti dolorosi solo per vedere la gamba sollevarsi in un tilt un po’ più alto del solito.
In tre anni di danza, questa è la prima volta che fai lezione da sola…senza nemmeno la tua insegnante.
Lei è a letto, malata, ma tu hai una voglia pazzesca di ballare. E le chiavi sono state ottenute a prezzo di promesse che andranno mantenute per forza; dopo il tuo passaggio, nemmeno l’orma di un piede dovrà rimanere nella sala.
Scrolli le spalle.
In fondo, che sarà mai, pensi. Non sporcare, non rompere nulla, lasciare tutto in ordine perfetto. È una cosa abbastanza semplice.
Sorridi.

Con un ronzio scocciato, lo stereo si accende e carica il cd che hai messo sulla piastra. La palestra è sperduta tra campi di incolto ed erba tagliata di fresco. Dalla finestra entra il profumo del fieno appena fatto.
Ed eccola, la sensazione.
È il sentire la musica che ti entra dentro, e come un fiume in piena travolge ogni cosa.
Sarebbe bello se potessimo nascondere e cancellare tutto tranne ciò che desideriamo, ma la realtà è crudele. E a volte, bisogna farci i conti.
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
È guardarsi nello specchio senza paura di sbagliare. È scoprirsi a sognare di essere guardata da lui, che non visto ti osserva.
È ascoltarsi respirare, e flessioni e stirare le gambe. È perdere il controllo sulle note di una canzone, sentire che ti rapisce qualunque cosa non sia cuore.
Anima.
Ti perdi, e lo vedi ridere, sorridere di te e della tua goffaggine, a volte proverbiale.
Lo vedi guardarti di sottecchi quando passi leggera come la brezza, cercando di non disturbare durante la lezione.
La musica cresce, e ti senti esplodere. Non c’è nulla, solo tu, la musica e i tuoi piedi nudi che si muovono, con le mani che disegnano figure immaginarie in aria.
Che disegnano una storia.
Cinque.
Sei.
Sette.
Otto.
La tua storia.
Quella che vorresti tanto fosse la tua storia.
La musica travolge ogni cosa, paura, dolore, spazza via l’ansia, si carica a spalle il senso di inadeguato e se lo porta via.
E tu dipingi con le tue mani, con le tue gambe, il sogno che vorresti fosse realtà.
Tutto quello che ti resta è istinto, passi che si poggiano sulla musica con la naturalezza di un’ape su un fiore.
La musica chiama i tuoi passi come il pifferaio magico chiamava i bambini di quella città leggendaria fatta di adulti gretti ed egoisti.
Ancora, e ancora, giri e salti, e stacchi di piccole corse. E mani che esprimono paura e dolcezza.
Mani che si tendono verso lo specchio in cui speri di vedere, dietro di te, qualcuno pronto a prenderti e a portarti nell’ebbrezza di un passo a due mai provato prima.
Il cielo sa cosa vorresti che accadesse ora.
Ma lui è lontano, chilometri e chilometri, e chiedere che lui sia qui non è meno irrealizzabile del vedere materializzarsi davanti ai tuoi occhi Biancaneve coi sette nani al completo.
Di cui tu, ovviamente, ricordi soltanto sei nomi.
La musica ti impone di muoverti, te lo grida argentina, dolce e tentatrice.
E una volta che è entrata in te non hai più scampo.
Sei sua.
Scarichi tutto, la testa si svuota, e tutto quello che resta è una gioia tremenda dentro e un desiderio che brucia come fuoco i ciocchi di un camino in una gelida serata di inverno.
Niente ti sembra più così intollerabile e soffocante.
Hai l’impressione di sapere cosa devi fare in ogni circostanza, ogni tuo casino sembra avere lì la soluzione, e tu ti chiedi come mai non ci hai pensato prima. Non l’ hai vista prima.
Già.
Perché non l’ hai invitato a prendere un gelato?
Perché non l’ hai abbracciato più stretto, andando contro la tua natura così fredda e controllata?
Ma ora non può essere lui l’oggetto dei tuoi pensieri.
La danza…è un oceano che non ha pietà per nulla. Rispetto per nulla. Non cede terreno a nessun pensiero che non sia lei stessa.
Travolge tutto, e rimpiazza ogni cosa con la sensazione che non c’è nulla, a questo mondo, che non si possa aggiustare.
Niente di brutto che non possa avere fine.
Niente di bello che non possa durare per sempre.
Che se il vaso trabocca, allora le emozioni si possono regalare, o lasciare in terra.
Che non importa se lui non è qui ora. Un giorno o l’altro ti vedrà.
La musica si affievolisce.
Ti lascia andare, come la nebbia si stacca dagli alberi nei mattini grigi d’autunno, e ti senti svuotata.
Stanca, sudata, col fiatone. Ti siedi per terra e guardi lo specchio, e ti sorridi.
Alla faccia di chi ti dice che non sei capace.
Poi…
Strana sensazione.
Devi averci pensato troppo. È un fantasma della tua immaginazione di sicuro.
Però…ai fantasmi non scricchiola il parquet sotto i piedi.
- Tu…-

  
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