Libri > L'ospite
Segui la storia  |       
Autore: _Safyra    25/06/2013    3 recensioni
Wanda si era salvata. Adesso era rinchiusa in un altro corpo. Felice. Amata dall'uomo che non aveva mai pensato potesse innamorarsi di lei.
Aveva ricominciato una nuova vita, la sua decima vita, ed era ora di iniziare a godersela. Ad imparare che in quel mondo non esistevano soltanto la compassione, il dolore e l'indulgenza, ma anche il piacere, il desiderio... l'amore di una famiglia, di un uomo.
Non sapeva che là fuori, oltre quelle caverne e quel deserto, c'era un mondo pronto ad accoglierla.
Wanda non sapeva nemmeno di essersi fatta un altro nemico... Ma non c'era fretta. Doveva scoprire molte altre cose oltre a quello.
Dalla storia:
Incrociai lo sguardo di Ian per un interminabile istante. Un istante interrotto da un colpo di scena.
Rimasi impietrita quando vidi esplodere il capannone che avevo di fronte.
Avevo cantato vittoria troppo presto [...]
Avevo promesso. Non lo avrei mai abbandonato.
«Wanda... non c'è più niente da fare, capisci? È andato ormai» singhiozzava Brandt dopo avermi preso il volto fra le mani.
«No» dissi «No. Ian non è morto»
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian, Jared, Melanie, Quasi tutti, Viandante
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Up In The Sky - the serie '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

4



Scoperte



«Perché l'hanno fatto? Insomma è... è impossibile!» esclamò Jeb. Non potevo descrivere la sua espressione, nascosta com'ero dietro l'angolo del corridoio, ma non fu difficile immaginarmela. Dal tono che aveva usato doveva essere molto arrabbiato.

«Non lo sappiamo, Jeb. C'è mancato poco che colpissero anche me.» disse Jared.

L'altro sospirò rumorosamente. Sentii dei passi avvicinarsi ed allontanarsi regolarmente dal punto in cui mi trovavo: Jeb stava passeggiando per la stanza.

Per un attimo calò un silenzio così profondo da poter sentire solo il battito del mio cuore. Ero arrabbiata e impaurita; arrabbiata perché era successo qualcosa e nessuno mi aveva avvertita; impaurita perché quando non mi dicevano niente, si trattava di una cosa grave.

«Passami la forbice, Kyle.» ordinò d'un tratto Doc, nervoso.

La curiosità stava avendo la meglio sulla paura e sulla grande idea di starmene in un angolo.

«Merda. Jared, passami quello. Dai, dai!» sbottò all'improvviso il dottore, facendomi sussultare.

«Che succede, Doc?» domandò... Melanie? Era lì anche lei?

Non posso crederci.

Cosa mi stavano nascondendo di così tanto importante? Perché c'era anche lei?

«La ferita sta perdendo troppo sangue... e la pallottola è andata molto in profondità.»

Oh no, pensai col cuore in gola. Trassi un respiro profondo e decisi di abbandonare la mia sorta di nascondiglio.

Un passo avanti. Un altro. Ed eccomi spuntare dal nulla.

La scena che avevo davanti mi ricordò tanto quella di quando avevo scoperto che Doc aveva ucciso delle anime.

La grotta-ambulatorio era pervasa dall'odore di ruggine mischiata a sale: sangue che troneggiava ovunque. Per terra, sulla barella, sul camice bianco di Doc.

Trasalii rumorosamente. Così rumorosamente che le decine di occhi che prima erano posate su di lui si spostarono tutte su di me. Il mio stomaco si contorse, provocandomi una nausea improvvisa.

«Wanda...» sussurrò Melanie, accanto alla barella, un attimo prima che mi cedessero le gambe e svenissi per terra.

Qualcuno ripeté di nuovo il mio nome con la stessa velocità con cui fui presa al volo prima che potessi battere la testa contro il pavimento.

L'ultima cosa che sentii fu il familiare profumo di quel sapone che usavamo nelle grotte.

L'ultima che vidi, l'azzurro cristallino di due occhi inconfondibili.

Grazie al cielo.



Fui accecata da una potente luce bianca.

Allungai in malo modo una mano sul viso per proteggermi dalla sua intensità, accorgendomi di essere sdraiata su una delle tante barelle che erano disposte nella stanza.

Le figure che avevo davanti erano ridotte a delle ombre su uno sfondo completamente bianco. Tuttavia non fu un'impresa focalizzare la vista sulle dita che qualcuno teneva intrecciate alle mie.

Subito mi vennero in mente le immagini di quella stanza imbrattata di sangue e del viso di Melanie. Di quegli occhi azzurri.

Tra le tante persone che mi avrebbero potuto tenere la mano, me ne immaginai solo ed esclusivamente una.

«I-Ian?» bofonchiai, cercando di scorgere qualcosa oltre la potente luce della lampada.

Chiunque avessi accanto, di grazia, la spense e si avvicinò a me, stringendomi più forte la mano.

Oh.

Sorrisi. Il mio cuore volò improvvisamente, non tanto per la paura che ormai era del tutto svanita, quanto per la gioia di non dover più sopportare quell'orrenda sensazione che mi aveva contorto lo stomaco fino a pochi istanti prima.

«Ciao» mormorò lui. Il suo tono aveva un che di arrabbiato. La sua espressione era stanca e un po' contratta.

Ce l'aveva con me, ne ero sicura. Ma poco importava.

Gli accarezzai una guancia, rispondendo al suo saluto con quell'innocente gesto d'affetto.

«Mi sei mancato»

E tanto. Talmente tanto che solo quando Jamie mi aveva fatto capire che qualcosa era andato storto, avevo compreso quanto lui fosse importante per la mia sopravvivenza.

«Anche tu.»

Ian mi regalò un sorriso apparentemente rilassato. Scostò qualche capello ribelle dalla mia fronte, baciandomela. Il suo tocco alleviò ogni mio intorpidimento o senso di nausea.

E fu in quel momento che ricordai il motivo per cui mi trovavo sdraiata su quella scomoda barella.

«Come ti senti?» mi chiese Ian, distraendomi da quel pensiero.

Avevo ancora la testa che girava, ma il dolore era sopportabile.

«Sto bene. Non preoccuparti.»

Ian sospirò, sollevato. «Mi hai fatto prendere un infarto.»

Feci per mettermi seduta e attirarlo a me per abbracciarlo. Fu quando lo strinsi e guardai oltre le sue spalle che inevitabilmente notai un separé in vimini ad isolarmi dal resto della grotta-ambulatorio.

E poi c'era silenzio. Tanto silenzio.

«Possiamo?»

Chiese qualcuno oltre quella specie di barriera, dopo che mi staccai da Ian.

Improvvisamente ebbi come l'impressione che chiedere qualcosa riguardo a tutto il trambusto che avevo visto prima sarebbe stata un'ardua impresa.

Melanie e Jared comparirono da dietro il separé, con aria indecifrabile.

Erano tutti così strani. Anche Ian lo era.

«Mi hai spaventato a morte.» mi rimproverò dolcemente Mel dopo essere comparsa da dietro il separé insieme al suo compagno.

Mi limitai a sorridere, sia a lei che a Jared, e aspettai con ansia il momento opportuno per domandare cosa fosse successo prima che cadessi per terra, esanime.

«Scommetto che vuoi delle spiegazioni...» iniziò la mia amica, sedendosi sulla barella.

Ringraziai il cielo per avere Melanie, l'unica persona sulla faccia della terra in grado di codificare le mie espressioni.

Prima di cominciare con il suo discorso però, la mia amica si scambiò un'occhiata d'intesa con gli altri due. Poi, dopo un segnale che non riuscii a captare, si decise a parlare.

«Durante il turno c'è stato un incidente... I Cercatori hanno avvistato la jeep in cui c'erano Lily e Jared e... hanno sparato.»

Socchiusi la bocca dallo stupore, allarmandomi immediatamente. Jared mi sorrise per rassicurarmi. Aveva solo qualche graffio qua e là.

«Io sto bene.» disse, avvicinandosi senza incrociare il mio sguardo. Nemmeno Ian aveva il coraggio di guardarmi in faccia, concentrato com'era a fissare il pavimento.

Abboccò, ma non ebbe il tempo di parlare, perché lo interruppi. L'idea di pronunciare quelle parole mi provocò una fitta al cuore.

«Hanno colpito Lily.» conclusi mentre mi si formava un groppo in gola.

I ragazzi rimasero in silenzio, in attesa che metabolizzassi la notizia e che avessi una qualche reazione come svenire di nuovo o piangere. Ma dato lo shock improvviso, non videro accadere nessuna delle due cose.

«Dov'è adesso?» chiesi dopo alcuni minuti di silenzio, drizzandomi sul lettino per poter vedere oltre il separé in vimini.

Melanie cercò la mia mano libera, guardandomi con gli occhi lucidi. Non servì aprir bocca per intendere la sua risposta.

Mi portai una mano alla bocca, cercando di limitare ad un flebile singulto il singhiozzo che non riuscii a trattenere.

Mel continuò a stringermi la mano e a fissarmi; Ian invece mi attirò a sé, facendomi immergere il viso rigato da inevitabili lacrime nel suo petto. Il suo calore alleviò un po' dell'inaspettato dolore che mi aveva appena riempito il cuore, senza però farlo scomparire del tutto.

Povera Lily.

Non eravamo mai state grandi amiche, né delle vere e proprie sconosciute.

Col passare del tempo avevo capito che in quelle caverne tutti erano legati a tutti e che, in un modo o nell'altro, ci si affezionava facilmente anche alla persona che meno si sopportava. Lily certamente non era tra quelle. Lei era una ragazza giovane, solare, amorevole e innamorata fino alla follia di un uomo che aveva impiegato chissà quanto tempo per capire di contraccambiare i suoi sentimenti. Quello stesso uomo che, andandosene troppo presto, probabilmente si era portato via anche la sua felicità, le sue speranze e i suoi sogni.

Con la morte di Wes infatti Lily era diventata un'altra persona. Apatica, solitaria, depressa. Si era trasformata in un perfetto automa dal cuore di ferro, ma non lo aveva mai voluto ammettere. Il suo interesse principale inoltre si era addensato nelle missioni che mensilmente compiva insieme alla squadra dei razziatori.

Quella stessa squadra che la notte prima aveva dormito là fuori per controllare quei maledetti Cercatori.

Ma adesso almeno potevo essere sicura di una cosa: Lily aveva finalmente ritrovato il suo Wes ed era ritornata ad essere la ragazza spensierata e felice che avevo conosciuto. Ne ero sicura.

«Jeb si sente maledettamente in colpa per averla lasciata andare con loro.» sussurrò Melanie, la voce incrinata. Jared la strinse dolcemente fra le sue braccia, lasciando che potesse comunque continuare ad intrecciare le dita alle mie.

«Non deve.» riuscii a dire quando ritrovai la facoltà di parlare «Sa quanto volesse far parte della squadra per poter proseguire il lavoro di Wes. Ha fatto la cosa giusta.»

Ian mi accarezzò piano i capelli, baciandomi affettuosamente sulla nuca.

«C'è dell'altro» intervenne poco dopo il mio compagno «riguardo ai Cercatori.»

Melanie ed io alzammo lo sguardo su di lui, in attesa.

Ian si soffermò sui miei occhi, quasi come se volesse immergersi nell'argento che il colorava. Per la seconda volta da quando ci eravamo messi assieme riuscii ad intravedere la mia anima riflessa nelle sue iridi.

«Siamo stati attaccati da uno strano Cercatore» proferì Jared, facendomi voltare verso di lui.

«In che senso?» domandai, corrugando la fronte.

«Sembra che sia lui ad avere il comando su tutto»

§


Lily fu sepolta accanto a Wes e Walter il giorno dopo.

Sarebbe ingiusto omettere che, dopo che tutti appresero della sua morte, l'atmosfera nelle caverne si fece ancora più irrespirabile. Basta dire che Maggie e Jeb litigarono solo perché gli specchi non fossero più adoperati nella cura dei campi, per far comprendere quanto fosse grande l'esasperazione che vi regnava.

«Cosa si sa su questo Cercatore?» chiesi ad Ian la sera del funerale.

«Niente di preciso. Sappiamo solo che non viene a trovarci molto spesso» borbottò con una punta di ironia.

«Mmh» mi limitai a rispondergli, continuando a piegare i vestiti nella specie di armadio che Ian aveva ingrandito per fare spazio anche alle mie cose.

Questa nuova informazione non era condivisa da tutta la comunità, in quanto Jeb aveva chiaramente ordinato che i razziatori, unici a conoscerla, avrebbero dovuto tacere.

Ultimamente, nelle grotte, molte cose – che fossero di poca o grande importanza – erano tenute allo scuro sempre per evitare inutili e sconvenienti litigi. Io non condividevo molto questa decisione, ma se serviva a garantire la pace, dovevo rispettarla.

Feci per sospirare, ma fui bloccata da delle braccia che mi avvolsero all'improvviso da dietro. Ian appoggiò il mento alla spalla, inspirando il mio profumo. Chissà perché lo faceva sempre?

«Stai bene, Wanda?» mi chiese.

Mi accigliai, senza riuscire a capire il motivo per cui mi avesse posto quella domanda.

«Sì... Perché?» replicai mentre mi voltavo, lasciando che le sue braccia continuassero a circondarmi.

Ian squadrò ogni centimetro del mio viso, passandomi una mano fra i capelli. La sua espressione era indecifrabile.

«Ricordo ancora come sei stata per Walter e Wes.» disse con fare misterioso, alludendo al fatto che fossi stata male e che mi fossi sentita in colpa.

«Ian... Sto bene» lo rassicurai, allacciandogli le braccia al collo «Non sono al settimo cielo, ma ce la posso fare.»

«Sicura?» ribatté, poco convinto.

Annuii, avvicinandomi ulteriormente al suo viso per baciarlo. Lui ricambiò dolcemente, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare.

Non avevo mentito. Non ne ero capace e Ian lo sapeva. Avevo solo capito che essere troppo emotiva non mi avrebbe portata da nessuna parte.

Insomma, ero fragile, ma alla giusta maniera. Piangere le persone che si perdono per il resto dei tuoi giorni non è un bel modo per superare la loro dipartita e godersi la vita.

«Ti amo» disse Ian quando ci staccammo.

«Ti amo anch'io» Sorrisi e lo presi per mano, trascinandolo con me verso la porta rossa.


Al rientro dal funerale, durato quasi un'ora, ebbi il compito di cucinare per i bambini, gli unici ad avere fame dopo la brutta giornata. Solitamente non mi veniva concesso di badare a loro. Neanche ora, che convivevamo da più un anno. Non avevo mai saputo quale fosse il motivo. L'avevo capito solo quando avevo visto Lacey indaffarata a coccolarli solo dopo pochi giorni dal suo arrivo.

«Ho fame, ho fame!» protestava uno dei bambini, tirando la lunga gonna che indossava Lucina.

«Adesso» gli rispose dolcemente lei, sedendosi accanto al tavolo per poi prendere in braccio il piccolo «Wanda ti farà mangiare»

«Cosa ci prepari, Wanda?» mi domandò un'altra, avvicinandosi a me con la sua bambola. Allacciai il grembiule e sorrisi alla bimba. «Sarà una sorpresa» le mormorai, sfiorandole la punta del naso con un dito.

Lei mi sorrise di riflesso e arrossì, stringendo la sua bambola al petto per nascondersi.

Preparai velocemente le uniche cose che erano rimaste per i bambini: latte per i più piccoli e minestra per i più grandi.

Lucina mi aiutò a mettere nelle ciotole il cibo, parlandomi con più confidenza del solito.

«Ci sai fare con loro» commentò mentre portava i piatti in tavola, provocando la gioia di tutti i bambini.

Feci spallucce, avvampando per il complimento. «Non sono così insopportabili come dicono» Mi sedetti nella parte opposta alla mia "collega-baby-sitter", osservandola imboccare ciascun bambino con assoluta tranquillità. Chissà come faceva a tenerne buoni così tanti?

«Concordo» disse, alzando lo sguardo verso di me. «Potresti sempre averne uno, se ti piacciono così tanto»

Sbattei le palpebre, palesemente sbigottita. Non avevo mai pensato a niente di simile in tutta la mia vita.

«Quando è tuo, non potrebbe che renderti felice dover farci i conti tutti i giorni»

«Be'... grazie per il consiglio... anche se non ci avevo mai pensato» sussurrai, guardando in tutte le direzioni tranne che nella sua.

«Finito!» urlò d'un tratto Freedom, alzandosi in piedi sulla panca.

«Bravo. Adesso puoi andare a giocare» gli rispose soddisfatta Lucina, pulendogli le labbra sporche di pappa con un tovagliolo.

Il bambino si allontanò dal tavolo e andò a giocare con i suoi amichetti.

«Be'... di niente, Wanda» ridacchiò, ritornando alla nostra conversazione «Tu e Ian sareste due genitori perfetti»

A quell'altro complimento, sentii come se le vene della faccia mi fossero scoppiate.

Santo cielo!

Che cosa imbarazzante!

Proprio in quel momento entrò nella stanza Jamie.

«Ciao, ragazzi» disse disinvoltamente, venendosi a sedere accanto a me.

«Ciao, Jamie»

«Dov'eri finito?» borbottò Lucina, stranita.

«Ero con mia sorella... Avete lasciato qualcosa anche per me?»

«Credo sia rimasta della minestra» intervenni, alzandomi automaticamente per versargliene un po' in un piatto.

Jamie sbuffò, disgustato dalla cena, ma non fece alcuna protesta quando gliela porsi.

«Le scorte stanno finendo» mi limitai a spiegargli mentre pulivo una pentola.

Il loro silenzio – si fa per dire, dati gli urli dei bambini – mi bastò per capire quanto la mia affermazione li avesse entrambi turbati.

«Quando avete intenzione di andare in missione?» mi domandò Lucina, dopo aver dato il latte ad uno dei bimbi.

«Non lo so... Sono successe tante cose e non abbiamo avuto il tempo di parlarne. Ma lo faremo» mi voltai per una frazione di secondo, lanciandole un'occhiata rassicurante.

Tra le persone che più mantenevano la calma in quel periodo c'ero sicuramente io. Ne ero certa.

Dopo quel breve scambio di parole, ci rifugiammo ognuno nei propri pensieri. La serata passò lenta tra cucchiai da lavare e pentole da sistemare. Lucina se ne andò verso le nove, con la scusa di dover portare a letto la sua ciurma di birbanti; Jamie invece rimase ad aspettarmi finché quasi non si addormentò. Lo feci andare via, pregandolo di avvisare Ian che lo avrei raggiunto appena finito.

E finii. Ma starmene sola con me stessa mi mancava, quindi decisi di passare ancora qualche minuto in cucina.

«Posso?»

Nel più bello dei silenzi fui riportata al presente da una visita inaspettata.

Mi voltai, sobbalzando, poi sospirai. «Lacey»

«Scusami, non volevo spaventarti» mi sorrise dolcemente e si avvicinò a me. Indossava una tuta e un largo cardigan.

«Tutto bene?» le chiesi mentre la osservavo. I capelli le ricadevano sulle spalle, liberi e un po' in disordine, e contornavano un viso scarno e segnato dalla stanchezza.

«Non riesco a dormire»

«Ah...»

«E tu che ci fai qui?» domandò, prendendo posto nel punto più lontano da dove mi trovavo io. Sventolai uno straccio, alzando le spalle.

«Ho lavorato... E avevo bisogno di stare un po' da sola»

Lacey si strinse nel suo cardigan, appoggiando i gomiti al tavolo. «Ti capisco»

«Vedi, Wanda... Io... volevo scusarmi per quello che è successo qualche giorno fa. Ero terrorizzata e...» iniziò.

«Non c'è niente di cui ti devi scusare, Lacey. È normale che tu l'abbia presa così» dissi, alludendo al nostro spiacevole incontro nelle grotte.

Lei sorrise, abbassando lo sguardo.

E proprio in quel momento mi si accese una lampadina in testa.

«Lacey... vorresti aiutarmi a capire una cosa?»

La ragazza si accigliò, ma annuì.

«Jeb ci ha ordinato di non dirlo a nessuno, ma io penso che se lo dicessi a te potremmo risolvere qualcosa»

«Dimmi»

Trassi un respiro profondo e sperai che quello che stavo per fare non fosse un errore.

«Mi è stato detto che Lily e Jared sono stati attaccati dai Cercatori... uno in particolare...» parlai lentamente, in attesa di una sua qualche reazione.

«Un uomo?» chiese lei, la voce improvvisamente impaurita.

Scossi la testa in segno di assenso e nei suoi occhi vidi il terrore.

«Lacey, se sai qualcosa... qualsiasi cosa...»

«Credo di sapere chi è»

Continuai a fissarla ansiosamente.

«È un uomo malvagio, Wanda. Se è chi penso che sia, siamo davvero nei guai»

«Perché?»

«Perché era il suo compagno, Wanda. Della Cercatrice»

Ogni mio dubbio venne illuminato da quell'agognata verità.

«E sicuramente la rivuole» concluse, lo sguardo vitreo proiettato nel passato, forse per ricordare il suo volto.

«Vieni» le ordinai, prendendola per mano. «Dobbiamo avvisare gli altri»



Spazio pseudo autore:


Ta da! Finalmente abbiamo scoperto perché i Cercatori sono qui!!! ^_^ Contente??? Io sììì!!

Allooora... Direi che il titolo del capitolo è molto azzeccato...

La morte di Lily è stata necessaria per dare una svolta alla storia. Inoltre lei era molto triste (nel libro non si parla quasi mai di lei, ma io ho voluto aprire una piccola parentesi prima di abbandonarla del tutto) e l'unica cosa che veramente voleva era riconciliarsi al suo Wes.

Ma ammettiamolo, avete creduto che fosse un'altra persona quella sulla barella, eeeh??? Di qualcuno lo so già ;) di altre però no. Non me l'avete detto: eravate troppo ansiose di sapere perché i Cercatori fossero tornati alla carica :P

Il capitolo in sé è molto discorsivo, e si alterna a momenti di vero e proprio dolore, a momenti di spensieratezza e tranquillità (come avviene con i bambini che Wanda deve curare). Questo ovviamente l'ho fatto per non renderlo troppo intenso e farvelo pesare troppo :)

Be', penso di aver detto il minimo indispensabile!

Ringrazio di cuore le persone, sempre più numerose, che di tanto in tanto mettono nelle seguite/preferite/ricordate questa fanfiction, ma ringrazio di più quelle che perdono un po' del loro tempo a recensire. Siete carinissime ragazze, però vorrei che foste più numerose!! Mi servite come nemmeno immaginate!! <3


P.S. Il prossimo aggiornamento non conto di farlo in pochi giorni, in quanto avrò alcuni impegni che seguiranno una vacanza di una settimana e mezza. Ma a questo siete abituate, lenta come sono nel pubblicare!! xD

Un abbraccio,

Sha

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > L'ospite / Vai alla pagina dell'autore: _Safyra