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Autore: tabula rasa elettrificata    25/06/2013    0 recensioni
- Non ho ancora imparato a fare del bisogno un semplice desiderio.
Diciamo, che non ho ancora imparato a fare a meno di te. -
Diciamo che in questa one shot ci sono delle mezze citazioni Dente. Diciamo che stavo camminando sotto la pioggia con un vestito azzurro e con 'Oceano' in testa e le parole sono piovute dal cielo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho camminato di nuovo per le vie della Città del Mare.
Le nuvole terse d'acqua piovana non m'hanno mai spaventato così tanto.
Le nuvole terse d'acqua non mi sono mai piaciute così tanto.
Il negozio di acquiloni era chiuso ma sulle grate arruginite c'erano ancora gli antichi fiocchi che li custodivano. Dei ragazzini graffiati in volto con i cerotti cadenti e le ferite da gioco ancora sanguinanti brandivano gli acquiloni quasi fossero trofei, fregandosene del tumulto del cielo, fregandosene ancor di più della mia presenza.
Ho indossato l'abito più bello che avevo nel mio armadio, quello azzurro pieno di buchi e macchie di candeggina. Quello che prima di due anni fa mi stringeva i fianchi ma tu insistevi che mi sarebbe stato a meraviglia se l'avessi messo d'estate.
L'estate è arrivata sul calendario ma nel cielo non ve n'è traccia e le nostre spiagge sono ancora vuote.
Ho camminato per quel parco dove ti spiavo dalla finestra di casa mia e per un attimo ho avuto paura staccando lo sguardo dai miei piedi macchiati di sabbia umida per guardare la panchina dove ti sedevi sempre a gambe provocamente accavallate. Dove ti accendevi una sigaretta con i capelli sul viso e ti bruciavi le doppie punte.
Dove una sera d'autunno mi hai detto Ciao col vestitino di lino e la pelle d'oca per il freddo. I miei capelli odoravano di salsedine e la sabbia spostata dal vento mi copriva le borse sotto gli occhi irritandomi le palpebre.
L'ispirazione si nasconde tra le foglie verdi abortite dagli alberi, tra le ciliegie marcie che mi hanno macchiato i sandali bianchi.

Nella Città del Mare ho avvertito lo sguardo della gente rinchiusa al caldo dei suoi salotti posarsi su di me, ma almeno lì non m'importava.
Almeno lì, camminando in un sentiero di ciliegie ammuffite con un vestito azzurro addosso a fingere di telefonare qualcuno mentre invece ascoltavo parole d'amore cantate per qualcuno che non sono io, almeno lì non mi è importato.
Le spiagge della nostra città sono diventati prati disboscati con scivoli rovinati, sigarette non decomposte e siringhe svuotate.
Ho sperato di incontrarti nel parco giochi in cui ti ho sognata ma non c'eri.
Mamma mi ha mandato dallo psicologo come ogni mercoledì perché dice che da due anni non sono più la stessa, che i miei polsi sono troppo ossuti, i miei occhi troppo infossati, i capelli troppo trascurati. Dicono sia perché bisogno di qualcosa impossibile da trovare.
Qualcosa che spero invano di trovare nei rifiuti di me stessa dentro i water dei cessi pubblici.
Ho rinunciato al mio appuntamento dallo psicologo solo per te. Sarei dovuta andarci per imparare a fare del mio bisogno un semplice desiderio.
Ho aspettato di sentire il soffio del tuo alito alcolizzato ed i tuoi capelli lunghi e lisci solleticarmi la nuca, ho aspettato ma non sei mai arrivata.
Come quel ventisei giugno che ti aspettavo e non arrivavi.
Che ti aspettavo e mi è arrivata una chiamata da te.
Che ti aspettavo e la voce non era la tua ma quella di tua madre che piangente mi disse che eri scomparsa.
Quasi fossi un gatto randagio.
Quasi fossi una nuvola in cielo.
Tua madre che dicevi non sapeva dei nostri giochetti notturni e che mai avrebbe dovuto sapere, che era una pazza psicologa che ascoltava tutti tranne te.
Che non te ne fregava e che ti bastavano le tue sigarette, il whiskey e le mie labbra.
Del resto non te ne importava ma tremavi sempre non appena lo dicevi mentre io ti raccoglievo le mani e me le stringevo alla vita.

Ho aspettato che arrivassi per lasciarti parlare un ultima volta dopo due anni di silenzio, ma non ti sei fatta viva, non hai nemmeno telefonato.
Avresti potuto scrivermi che avevi un altro impegno ed io ti avrei creduta, come sempre.
E mi sono ritrovata a parlare da sola. Le parole sono piovute dal cielo, dalle nuvole nere rimbombanti sopra la nostra Città del Mare.
Non ho ancora imparato a fare di un bisogno un semplice desiderio. La psicologa non me l'ha insegnato, non ancora.
Diciamo che non ho ancora imparato a fare a meno di te.
Tutti gli psicologhi sono pazzi e coglioni come tua madre.
Non immischiarti mai con uno di loro, ti traviano la mente, sono state le tue ultime parole.
Avevi ragione tu.

  
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